lunedì 18 dicembre 2017

RADIO POPOLARE

RADIO POPOLARE
Mi capita di non essere sempre d'accordo con le opinioni che esprime, alcuni programmi non mi entusiasmano (mentre molti altri mi piacciono molto, mi sono utili, e mi divertono assai), ritengo che debba essere sempre ascoltata con discernimento (come del resto viene richiesto da chi esprime opinioni forti e non banalità a cuor leggero), perché anche se poi giungo a una conclusione differente, il percorso di ragionamento e confutazione mi ha obbligato a ragionare, ha uno sguardo lungo che racconta anche di chi rimarrebbe nell'ombra nel grande circo mediatico.
E in ogni caso rimane, a mio avviso, assieme a Radio24, forse un pelo sopra considerato alcune cadute di stile della radio del Sole24ore, la migliore radio "parlata" da ascoltare (per la musica RadioSwissJazz e RadioSwissClassic sono inavvicinabili). Credo che perderemmo molto tutti se dovesse chiudere.

lunedì 4 dicembre 2017

RIGOROSAMENTE... IN ORDINE SPARSO

RIGOROSAMENTE... IN ORDINE SPARSO

Da una parte la potente maggioranza ( Lega/Forza Italia e altri) che amministra la Regione Lombardia e che vorrebbe introdurre questa pericolosa riforma sanitaria per i malati cronici invitati a scegliersi un "gestore" che li prenda in carico con contratti annuali. (non è la sede per l'analisi della riforma, chi è interessato ha la possibilità di approfondire in altra sede)

Dall'altra parte chi vede le falle e i pericoli di questa riforma e si oppone. A mio avviso con buoni motivi.

Conosco almeno due nuclei di opposizione (magari ce ne sono altri, sarebbe bene) il primo (forse anche chi per primo ha visto il pericolo) il dottor Agnoletto sostenuto da Rifondazione Comunista e titolare di una trasmissione radiofonica su Radio Popolare ( dal titolo come al solito indovinatissimo: "37 e 2" ), il secondo il Consigliere Regionale del PD Carlo Borghetti che sta girando per la Lombardia, come testimonia su FB, per assemblee come questa che cito dalla sua pagina: "A ____ questa sera parliamo del nuovo preoccupante modello di *presa in carico dei pazienti cronici* che la Regione Lombardia vuole avviare entro fine anno." Confesso che di sfuggita mi era sembrato di vederne un terzo (Rosati, ARTICOLO UNO), ma non trovo nulla, mi sarò sbagliato, ma sono contrari o non interessa? Mah.

Comunque tornando ai due che si espongono, ho una domanda da fare.

Sono contrari in modo differente alla riforma sulle cronicità?


 Perché mi sfugge il motivo per cui di fronte a una corazzata piuttosto che cercare di costruire una corazzata simile o quasi simile, si vada con due barchette che, tra l'altro, fingono di non vedersi reciprocamente. Un po' di razionale umiltà e di concreto laico interesse per il fine ultimo? Se il fine sono le persone e non le bandiere ...Se sbaglio, vorrei capire dove e come.

domenica 19 novembre 2017

LE TABELLE SINOTTICHE DEL CENTRO SINISTRA E SINISTRA AMPIA

Potrebbe essere giunto il momento delle tabelle sinottiche del centro sinistra e della sinistra ampia? Il momento in cui, questa infinita e assurda proliferazione di “soggetti politici” (nuovi o usati) della Sinistra si siede attorno a un tavolo e applica queste poche regole: si “parla delle cose”, si dimenticano rancori personali, si tacciono dichiarazioni ad effetto, si cerca ciò che unisce e lo si condivide, si media su ciò che è motivo di dubbio o contrasto, si guarda al futuro con fiducia verso nell'Italia e nell'Europa e reciprocamente gli uni con gli altri, si scrive un incipit sentito come proprio e comune per tutti, misura per il resto dei punti di discussione? Per esempio
“ ciascuno fa al meglio il proprio dovere, non si lascia nessuno indietro, si calibra la “velocità” della società in modo che sia adeguata a rispettare il principio precedente”

Potrebbe essere giunto il momento in cui ci si “impegna per” e non di fanno promesse, in cui la programmazione futura è realistica, non stuzzicante o seducente, bensì strettamente connessa alle possibilità reali concesse in un mondo sempre più interconnesso e interdipendente e nel quale la prima cosa da fare è scardinare rendite di posizione e privilegi inamissibili?

Potrebbe essere giunto il momento in cui non si promette o non si auspica il migliore dei mondi (irrealizzabile), ma (se proprio il meno peggio dei mondi possibilile perché sarebbe deprimente) si assicura l'impegno concreto, lungimirante, pragmatico, laico, del miglioramento continuo del mondo in cui viviamo, in senso di giustizia sociale, di funzionamento dello stato, di redistribuzione del reddito, di cultura di cittadinanza, di senso del dovere?

Potrebbe essere giunto il momento in cui i vari (piuttosto usurati) leaders si pongano il dubbio: ma dietro di me il deserto? E si interroghino se parlano (e si parlano addosso) autorefernzialmente, e i cittadini si voltano da un'altra parte e smettono di ascoltare?


Potrebbe essere giunto il momento?

LA SCUOLA DEVE INSEGNARE ANCHE IL SENSO DEL DOVERE

http://www.corriere.it/opinioni/17_novembre_19/scuola-deve-insegnare-anche-senso-dovere-8200a010-cc8f-11e7-b192-e3062d909ba1.shtml

DAL RISPETTO DA PARTE DI CIASCUNO DEL PROPRIO DOVERE DISCENDE IL RISPETTO E LA TUTELA DEI DIRITTI DI TUTTI (R.S.)

Concordo in pieno con l'articolo di Giovanni Belardelli sul Corriere di oggi
"Se è possibile abolire il voto di condotta, per di più nel disinteresse pressoché totale dell'opinione pubblica, è anche perchè tutto ciò che ha a che fare con la disciplina, il rigore, la serietà è da tempo considerato in modo sospetto"
"... cultura di sinistra e in generale progressista. Una cultura che, soprattutto nella sua declinazione comunista, aveva al lungo alimentato, invece, l'idea che a scuola contassero autodisciplina, sforzo individuale, capacità di superare gli ostacoli e le difficoltà. Si trattava di una cultura che aveva eletto a proprio modello Antonio Gramsci che, privato della libertà e in condizioni difficilissime, si era applicato agli studi e alle riflessioni consegnate ai Quaderni del carcere"
E' una narrazione falsa e utile a chi vuole chiudere a ogni prospettiva di cambiamento in senso di maggiore uguaglianza e giustizia la società italiana ed europea, ma occorre che con l'esempio pratico e la evidenza della adesione all'etica del senso del dovere e del senso dello Stato sia smentita. Fare il proprio dovere al meglio, mettere in campo strumenti di rigore e di disciplina, avere e rispettare regole ferree che servono alla fine per tutelare i più deboli da violenza e prevaricazioni sono strumenti utili per non lasciare nessuno indietro e adeguare la velocità di crescita della società in modo che questa prescrizione sia rispettata. 

venerdì 17 novembre 2017

ALMENO UN ASPETTO POSITIVO ESISTE

ALMENO UN ASPETTO POSITIVO ESISTE

In questi tempi bui (nello specifico: buio politico, grigio/nero) aspetti positivi possono essere trovati, cercandoli, anzi uno mi sembra evidente, si appalesa nitidamente:
possono già iniziare, con largo anticipo, le meditate, pungenti, sentite, accurate, analitiche, sapienti e sapute, saccenti e seccanti, analisi sui motivi della clamorosa sconfitta della Sinistra ampia (dal Centro-Sinistra alla Sinistra-Sinistra) nelle prossime elezioni.
Si pensi ai benefici di iniziare subito: non si accavallano voci, non si rischia di perdere nessuna delle imperdibili analisi così precise, si può parlare uno alla volta, anche prenotando il giorno e l'ora (considerate tutte le sfaccettature in cui la suddetta si divide - meglio, viene divisa da chi ad essa si richiama, nell'arte riuscita di complicare un principio semplice: ciascuno fa il suo dovere al meglio che può, nessuno viene lasciato indietro, si procede a quella velocità che consente al requisito precedente di essere soddisfatto- occorre prevedere circa 3 mesi di tempo). I media riusciranno a rendere intrigante la noia pur di vendere spazi pubblicitari prima e dopo, saranno soddisfatti e ringrazieranno. Gli italiani, un po' meno, anche se lo capiranno dopo qualche tempo

mercoledì 8 novembre 2017

NON DOVREMMO AVERNE PIU' CURA?

NON DOVREMMO AVERNE PIU' CURA?

Si sorride amaramente leggendo il libro IN TERRA D'AFRICA- GLI ITALIANI CHE COLONIZZARONO L'IMPERO di Emanuele Ertola.
Si sorride nel ritrovare nelle vicende del colonialismo feroce e straccione dello Stato Fascista tutte le miserie ( corruzione, pressapochismo, familismo, informazione falsa, sfruttamento dello Stato per fini personali, Amministrazione pubblica e burocrazia sempre ben disposte a "farsi oliare") che non riusciamo a eliminare dallo Stato del XXI secolo.
Si sorride amaramente perchè se quello era lo Stato Fascista, una dittatura da cui non ci si poteva aspettare di meglio e che diede solo il peggio (e che stimolò la popolazione ad esprimere anch'essa il proprio peggio), ora siamo cittadini di uno Stato democratico, non dovremmo essere sudditi. Allora di questo Stato Democratico non dovremmo averne più cura?

giovedì 2 novembre 2017

"UNA NAZIONE PUO' SOPPORTARE...QUANDO..."ENRICO BERLINGUER

Lo stralcio che pubblico è tratto da un intervento in Comitato Centrale  del PCI (che termini antiquati, che ricordi di gioventù) del 1974 ( 43 anni or sono). Dire P.Farina, curatore del libro da cui traggo il testo "CASA PER CASA, STRADA PER STRADA" che è conseguente due fatti importanti, la vittoria del NO al referendum sul divorzio ( ebbene sì, una volta i referendum in Italia erano indetti per scelte epocali, non erano iniziative farlocche messe insieme per scopi diversi da quelli manifesti) e la legge Piccoli sul finanziamento pubblico ai partiti.
Ancora una volta, come spessissimo mi capita leggendo questo libro, mi stupisco a pensare che sta parlando dell'oggi (con una tempra morale che chi oggi parla se la sogna). I nostri problemi non nascono ieri, in compenso ieri avevamo figure di riferimento che potevano avere ruoli di leadership e di statisti - per parte mia credo sia evidente che penso proprio ad Enrico Berlinguer. Ormai sembra diventato un "classico", una figura di pensatore di un passato vicino e lontano a cui fare riferimento per i problemi odierni.
Ecco il breve testo
Una nazione può anche sopportare un periodo di difficoltà e di durezze quando se ne fa una ragione; ma non può vivere, conservare una sua unità morale e andare avanti senza avere dinanzi a sé una prospettiva e delle mete da raggiungere. Ecco la ragione più profonda del malessere che serpeggia e si diffonde nei più vari strati della società e che dà luogo a fenomeni di avvilimento, o di esasperazione, o di scatenamento di particolarismi. Anche nell’attività di certi settori dell’amministrazione pubblica, così come della scuola, si constata un affievolimento di impegno, che non giustifica la svogliatezza dei singoli, ma la cui causa principale sta nel fatto che la direzione politica del paese niente fa per rendere consapevoli i cittadini delle ragioni sociali e personali di un severo impegno nel lavoro e nello studio, non sa infondere in tutta la collettività il senso dello Stato perché essa stessa non lo ha, non sa insomma indicare una nuova prospettiva di sviluppo a tutta la nazione

mercoledì 1 novembre 2017

ALZIAMO LO SGUARDO

ALZIAMO LO SGUARDO

Ragionando sulla vicenda Russiagate, oggi su "la Repubblica", il giornalista Rampini si interroga: "in che stato è la democrazia Americana?"
"ottimo e terribile a seconda di come si guardi questa vicenda"
Ottima perchè il bilanciamento dei poteri tiene e il potere del Presidente non è in grado di "fermare" l'autonomia dei giudici e il procedere delle indagini .
Pessima per come la politica utilizza e ha utilizzato ogni arma per infangare l'avversario e ingannare i cittadini, indirizzando scelte non razionali. E anche per come chi dall'esterno aveva interessi abbia potuto superare qualsiasi barriera di sicurezza per espandere la propria influenza.

Sarebbe bene forse applicare questa domanda e questa riflessione all'Italia.
Ci sono molti motivi di allarme. Alla luce della facile previsione di chi governerà prossimamente il nostro Paese, lo spettacolo di come è stata condotta la campagna per il Referendum recente in Lombardia (non mi riferisco è ovvio al quesito che si poteva non condividere ma che era, come ogni domanda, in democrazia legittimo - ancorché inficiato dalla sua inutilità e dallo scopo recondito ma conosciuto per cui era stato posto) dovrebbe farci sentire suonare un campanello di allarme, obbligarci ad alzare lo sguardo dal contingente (e dalle miserie del contingente - rancori reciproci e tristissime faide comprese) e suscitare un motivato allarme.

domenica 29 ottobre 2017

6 BUONI MOTIVI PER PREOCCUPARSI

6 BUONI  MOTIVI PER PREOCCUPARSI
C'è un aspetto, della recente vicenda referendaria (o tentativo plebiscitario come si può indifferentemente chiamare) che, a distanza di una settimana dalla conclusione del processo, mi sembra sparito dal dibattito. E la cui sparizione, a mio avviso, è poco lungimirante e sintomo di scarsa attenzione.
Non a caso definisco processo la vicenda referendaria, per come è stata vissuta in Lombardia, perchè la mia preoccupazione non si riferisce all'evento del voto, con una partecipazione popolare estremamente scarsa -  avere dei dubbi nel riconoscere un fatto oggettivo tanto quanto la pioggia quando piove è evidenza di sudditanza culturale desolante- bensì alla campagna propagandistica precedente.
Il processo ha dimostrato, nei sostenitori e promotori del referendum, alcune caratteristiche che elenco per brevità:

  1. spregiudicatezza nell'uso di risorse pubbliche al servizio di una campagna politica privata
  2. facilità nell'utilizzo delle Istituzioni, anche in forma surrettizia, con scopi particolari
  3. attitudine a confondere il mandato popolare a governare pro-tempore con la cessione di proprietà della Istituzione governata (da cui le boutade degli analfabeti istituzionali consigliera regionale e sindaci sui servizi a fronte di presentazione di ricevuta del voto)
  4. desiderio di determinare cosa sia "politicamente corretto" con la tendenza a squalificare ogni pensiero dissenziente
  5. ambizione di redarre un vocabolario e una lingua nuova che definisca i limiti del discorso e indottrini il dibattito politico e culturale (da cui l'esempio dei libri di testo per la Primaria di cui si è parlato)
  6. indifferenza e spregiudicatezza nell'utilizzare affermazioni a sostegno delle proprie tesi che spaziano, in un range di affidabilità, dal "piuttosto approssimativo" alla "fake news" con la conseguenti dimostrazione di scarsissima valutazione e stima del "popolo"
Ora, tutto questo, espresso da gruppi politici che fra pochi mesi governeranno l'Italia, per me dovrebbe essere motivo di preoccupazione e riflessione, e dimenticarlo perchè il Referendum è passato e corriamo sempre dietro alla cronaca della notizia del giorno, salvo accorgersene in ritardo e impotenti nella prossima occasione del dispiegamento mediatico-propagandistico (o quando questi al Governo si sarà impotenti), può non essere lungimirante e saggio.

giovedì 26 ottobre 2017

ENRICO BERLINGUER: se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone

Tra l’altro non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone.
Sto leggendo con interesse e una buona dose di commossa nostalgia un bel libro di Pier Paolo Farina che raccoglie saggi e interviste di Enrico Berlinguer.
E' un libro meritorio perchè sono raccolte interviste che non conoscevo e che dimostrano vuoi una non comune, ma non sorprendente, lungimiranza tipica di uno statista che è anche un umanista,  un profondo pensatore sulla vicenda umana, vuoi una intuizione sui pericoli di una deriva negativa di fenomeni che si stavano evidenziando che a noi, che abbiamo percorso fino in fondo questa deriva, pur nella sua visione dimostratasi utopistica e non realistica, provocano dolore mostrandoci una alternativa possibile e possibilmente migliore dell'evoluzione di questi fenomeni.
Ora copio uno stralcio di questa intervista, quanto mai attuale (anche se in senso classico della lettura):
VERSO IL DUEMILA Intervista a Ferdinando Adornato, l’Unità, 18 dicembre 1983 (notare l'anno di rilascio dell'intervista)
Adornato- Ma in un mondo nel quale le informazioni, anche le più sofisticate, possono arrivare direttamente nelle case della gente, resisterà il partito di massa? Avrà ancora un senso un partito che costruisce un proprio sistema autonomo di informazione con gli iscritti? L’elettronica non spezzerà il circuito della partecipazione?
Berlinguer - La questione esiste ed è anche più ampia di quella che tu poni. Non riguarda solo il PCI e i partiti di massa ma riguarda il destino e le possibilità stesse dell’associazione collettiva. Io francamente credo che questa esigenza sia una esigenza irrinunciabile dell’uomo e continuerà a esistere anche se in forme diverse dal passato. La lotta, la pressione di massa saranno sempre necessarie. Certo si può immaginare un mondo nel quale la politica si riduca solo al voto e ai sondaggi; ma questo sarebbe inaccettabile perché significherebbe stravolgere l’essenza della vita democratica…
Adornato- Ma già si parla di «democrazia elettronica»: la gente risponde da casa ai quesiti posti sul video dall’amministrazione…
Berlinguer - La democrazia elettronica limitata ad alcuni aspetti della vita associata dell’uomo può anche essere presa in considerazione. Ma non si può accettare che sostituisca tutte le forme della vita democratica. Anzi credo che bisogna preoccuparsi di essere pronti ad affrontare questo pericolo anche sul terreno legislativo. Ci vogliono limiti precisi all’uso dei computer come alternativa alle assemblee elettive. Tra l’altro non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone. A ogni modo, lo ripeto: io credo che nessuno mai riuscirà a reprimere la naturale tendenza dell’uomo a discutere, a riunirsi, ad associarsi. Ogni epoca, certo, ha e avrà i suoi movimenti e le sue associazioni. Vedi per esempio, nella nostra, i movimenti pacifisti, i movimenti ecologici, quelli che, in un modo o nell’altro, contrastano la omologazione dei gusti e il conformismo: chi avrebbe saputo immaginarli quaranta o anche venti anni fa? Naturalmente compito dei partiti dovrà essere quello di adeguarsi ai tempi e alle epoche. È qui che si misura la loro tenuta: sulla loro capacità di rinnovarsi.

lunedì 23 ottobre 2017

PLEBISCITO. AVEVO FATTO UNA PREVISIONE, CHE IL 34%...

PLEBISCITO. AVEVO FATTO UNA PREVISIONE, CHE IL 34%...
...in realtà avevo previsto che il 20% dei Lombardi avrebbe manifestato il proprio sacrosanto dissenso verso questo inutile tentativo di plebiscito (e di riposizionamento di potere in diversi schieramenti politici) indetto dopo anni di latitanza e di immobilismo, ma non volevo passare per il solito pessimista, e quindi ho alzato il limite di "break even politico" al 34%. Ci credevo però poco. E invece... ben il 62% circa dei Lombardi ha deciso di non andare a votare e di manifestare il proprio dissenso (in una richiesta di plebiscito come è stato questo referendum le motivazioni anche per il non voto non sono pigrizia o disinteresse se non in minima parte, e anche il disinteresse non è una medaglia che i proponenti possono mettersi al collo).
Mi sembra un risultato significativo.
Poi, nell'era della "verità alternativa", la narrazione dei fatti può trasformare mediaticamente un cattivo risultato in un successo clamoroso, non ci stupiamo di ciò. Aiuta la debolezza culturale degli avversari. Io rimango convinto che in Lombardia, a fronte di una campagna elettorale spregiudicata nel racconto e nell'uso delle istituzioni, chi ha proposto il referendum non ha ottenuto un gran successo (eufemismo per dire che ha avuto un reale insuccesso). Se attrezzo una squadra che è una corazzata (e ho anche gli arbitri dalla mia parte) non posso dire che lotto per salvarmi e gioire se non vinco lo scudetto ma entro in Europa League. Se non vinco il Campionato ho perso. E la metà di 10 è 5, non 3,8. Quando il "non mi piego al diktat" non votando è espressamente una scelta politica.
Io mi preoccuperei, rispetto ad alcuni commenti dei pochi che ho letto, invece del fatto che questa gente, che tra pochi mesi governerà l'Italia, grazie anche, insisto, al cupio dissolvi del centro sinistra e della sinistra, dimostri scarsissimo senso delle istituzioni, spregiudicatezza nell'utilizzo della comunicazione anche istituzionale, propensione per le fake news e istinto proprietario verso le istituzioni che è chiamata pro-tempore a governare. Si arriverà ad accorgersene come sempre un attivo tardi.

venerdì 20 ottobre 2017

IL DOVERE DI DISSENTIRE. NON VADO A VOTARE IL 22 OTTOBRE

IL DOVERE DI DISSENTIRE. NON VADO A VOTARE IL 22 OTTOBRE, non partecipo a questo Referendum che considero inutile, e lo faccio come scelta politica ben precisa di critica verso il presidente della Regione e il governo della stessa.
La scelta è motivata da 3 forme di rispetto.
Si  badi che non entro neppure nel merito della questione su cui si basa la consultazione, perché non concedo riconoscimento politico al referendum stesso, quindi a monte della richiesta che finge di sostenere. La questione dell’autonomia e delle trattative con il Governo ha un suo percorso normale che è stato negletto per motivi opportunistici.
PRIMO RISPETTO: per le forme di rappresentanza democratica. Non sostengo e non apprezzo questa maggioranza che governa la Regione, ma essa è legittima e ha il potere e il dovere di dare seguito al programma su cui è stata eletta, del quale la richiesta di maggiore autonomia è una parte minima delle promesse elettorali, e poiché il meno è parte del tutto, cercare di conseguire una piccola parte del proprio programma non ha bisogno di una ulteriore conferma da parte degli elettori.
SECONDO RISPETTO: per i cittadini. Se la consultazione richiesta da Maroni serve per un riposizionamento o un confronto di potere all’interno della Lega spinta da Salvini verso il Sovranismo, o per distrarre l’opinione pubblica da possibili problemi di rendicontazione di Maroni, non è giusto che queste dinamiche siano pagate da tutti i cittadini lombardi. Come pure occorre che sia chiaro che avere il mandato di governare pro-tempore una istituzione, avere la maggioranza dei voti, non equivale a una cessione di proprietà. Maroni governa la Lombardia, non la possiede. Che la campagna per il voto e per il Sì sia stata pagata dalla Regione, quindi dai soldi pubblici, e non dai partiti che sostengono il sì, a me sembra un vulnus non abbastanza evidenziato.

TERZO RISPETTO: per la trasparenza. Non comprendo perché, avendo la sensazione che non ci sia un minimo di opposizione (intendo per il voto NO, non per l’astensione critica), i vertici politici della Regione si siano sentiti nella necessità di diffondere notizie che, con un eufemismo, possono essere definite di discutibile verità (altri hanno chiaramente parlato di FAKE NEWS), come se noi cittadini elettori fossimo bambocci che possono essere facilmente presi per il naso. Forse tra tutte le MANCANZE DI RISPETTO questa è la più grave, e per questo spero che molti lombardi, indipendentemente da come la pensano sull’autonomia, decidano di mandare una messaggio di richiesta di maggior rispetto nei loro confronti a Maroni e di invito a lavorare concretamente invece di perdere tempo e soldi in manovre strumentali.

sabato 7 ottobre 2017

LA GIUSTIZIA COME GIOCO DI RUOLO RIDOTTA AD ACCADEMIA STERILE

LA GIUSTIZIA COME GIOCO DI RUOLO RIDOTTA AD ACCADEMIA STERILE
La possibilità di estinguere un reato grave come lo stalking con €1.500 di sanzione rappresenta in modo evidente come il diritto e la giustizia siano diventati un artificio accademico sterile ed astratto e non si curi dei cittadini che, rispettosi della legge, ad essa si affidano e contano sulla legittima violenza, ove necessaria, o forza repressiva, e non solo preventiva, dello Stato per la loro difesa.
Così il diritto e la giustizia sono diventati un gioco di ruolo giocato da classi che fondano su questa alterità la loro potenza e il loro guadagno, usando i cittadini come pedine del Risiko per calibrare i loro rapporti di forza.
Una sentenza del genere dovrebbe stupire maggiormente, preoccupare maggiormente i cittadini e i rappresentanti politici.
Forse dovrebbe avere un impatto e una incidenza sul dibattito pubblico maggiore di quello che sembra avere.

giovedì 28 settembre 2017

PUBBLICITà (per il ) PROGRESSO

PUBBLICITà PROGRESSO (ricevo e trasmetto)

ERO STRANIERO, L'UMANITÀ CHE FA BENE

LA CAMPAGNA E LA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE


Altromercato aderisce a “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, campagna che sostiene una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare intitolata “Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione

sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”, con proposte basate su accoglienza e integrazione, regolarizzazione su base individuale e canali diversificati di ingresso per lavoro.

Sosteniamo Ero straniero perché da 30 anni siamo impegnati a far sì che le persone siano difese nel loro diritto di lavorare alla luce del sole, per un equo compenso, partecipando alla crescita della collettività in cui vivono.

Le Botteghe Altromercato sono ancora una volta luoghi di partecipazione civile e di incontro, dove lavorare insieme a proposte sociali concrete ed essere protagonisti del cambiamento.



Nazca Mondoalegre Trezzo ha aderito alla campagna

Ti aspettiamo il 30 settembre: firma anche tu!

lunedì 11 settembre 2017

11 SETTEMBRE _ DEVONO AVERE QUALCHE AGGANCIO CON IL GOVERNO

ALTRO CHE FORTUNA! DEVONO AVERE QUALCHE AGGANCIO ...

Quasi alle ultime pagine di UN'ARINGA IN PARADISO . ENCICLOPEDIA DELLA RISATA EBRAICA di E. Loewenthal, trovo questo breve apologo umoristico che mi sembra indicato per oggi ANNIVERSARIO DELL'11 SETTEMBRE 2001.

Unione Sovietica. Rivoluzione o non rivoluzione, le cose non sembrano essere cambiate di molto, per gli ebrei. In città si sparge la voce che è in arrivo una partita di carne. Davanti al negozio del macellaio, tristemente vuoto, si forma subito una lunga coda. Passa un'ora, ne passano due. Niente. Arrivano alcuni poliziotti. Uno prende un megafono e dice: "Ci è stato appena comunicato che la partita di carne è più piccola del previsto. Pertanto, tutti gli ebrei in coda sono invitati ad andarsene." Una ventina di uomini e donne abbandona il campo, con aria mogia e rassegnata.
Passa un'altra ora, e ricompare la truppa di poliziotti. Nuovo annuncio:"Brutte notizie. C'è stato un problema nel trasporto. Per oggi niente carne. Tutti a casa". La gente si disperde in silenzio. Nessuno protesta, qualcuno mormora sottovoce: "Che sfortuna. Tre ore di coda per niente."- "E' proprio vero. Pensare che gli ebrei se ne sono andati a casa già da un'ora. Fortunati loro!" "Fortunati? Altro che fortuna! Io l'ho sempre detto: devono avere qualche aggancio con il governo..."

venerdì 8 settembre 2017

E' PER DOPO IL FUNERALE

E' PER DOPO IL FUNERALE

Sto leggendo con molto gusto il libro UN'ARINGA IN PARADISO, ENCICLOPEDIA DELLA RISATA EBRAICA di Elena Loewenthal.
Sinceramente sono abbastanza di stirpe plebea da non sapere andare oltre i miei nonni (e anch'essi con notizie vaghe), quindi non so se in qualche modo ho "un quarto ebraico", ma la sintonia che sento con quella parte di cultura che si esprime nell'umorismo, mi fa pensare (o piacere di pensare) di sì.
Ecco un estratto del libro, tanto per dare un'idea e invogliare a leggerlo.

"Fishke è in agonia. Langue nella sua stanza da letto, quando a poco a poco un delizioso e tiepido effluvio proveniente dalla stufa del locale adiacente - che funge da cucina, salotto, stanza da letto dei ragazzi e laboratorio - giunge alle sue narici e gli risveglia i sensi intorpiditi dalla morte che incombe. Con un filo di voce e gli occhi socchiusi, mormora al figlio: "Yankele, ti prego, va' dalla mamma e fatti dare un boccone di dolce. Voglio assaggiarlo ancora una volta prima di morire".
Yankele fa la commissione e torna prontamente dal morente: "La mamma dice di no, perchè è per dopo il funerale"

domenica 3 settembre 2017

SCUOLE MEDIE DA TRE A DUE ANNI. E SE FOSSE UN ERRORE? PER ME MEGLIO UNA SCUOLA MEDIA DI CINQUE ANNI

SCUOLA MEDIA DA TRE A DUE ANNI. E SE FOSSE UN ERRORE? PER ME MEGLIO UNA SCUOLA MEDIA DI CINQUE ANNI

Ieri su LA STAMPA è apparsa una intervista alla ministra Fedeli (Istruzione) nella quale si annuncia uno studio per valutare la possibilità di ridurre la durata delle SCUOLE MEDIE ( detto in modo vecchio per capirsi, in realtà la Scuola Secondaria di Primo Grado) da tre a due anni.
Ecco il link all'articolo.
http://www.lastampa.it/2017/09/02/cultura/scuola/fedeli-cos-accorcer-una-scuole-medie-svolta-ritorno-sui-banchi-ecco-tutte-le-novit-davenia-se-la-scuola-ha-bisogno-mXcdBoKNBgIoDsx8SY8CkN/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=gplusGiornalisticamente l'articolo è un po' strano perchè il virgolettato del titolo non c'è nell'intervista e a una precisa domanda Fedeli risponde in modo molto più vago.
Ma non è di giornalismo che mi occupo qui.
Premetto che da anni sono fuori dal mondo della scuola (nel ruolo di genitore) e non ho le competenze per giudicare progetti e programmi se non, già così' con difficoltà, a posteriori. 
Quindi queste mie considerazioni sono un po' "da bar". 
La mia impressione, la mia ridotta esperienza, mi induce a credere che gli anni anagrafici corrispondenti a quelli delle Scuole Medie siano anni difficili e determinanti per i ragazzi. 
E, ripeto valutazione particolare che non trasformo in generale salvo una condivisione ampia della riflessione, sono anche gli anni dove la Scuola riesce a dare il MENO BENE. Ho conosciuti bravi professori che in successivi cicli apparivano essersi arresi di fronte alle intemperanze dei giovani in fisiologica quanto disordinata crescita e alla ostilità delle famiglie, decisi ad arrivare alla fine dell'anno e a liberarsi delle mine vaganti che si trovavano in classe. Ho quindi visto potenzialità enormi sprecarsi nei tre anni delle medie, pagando le conseguenze nelle superiori. 
Ho l'impressione che questi anni cruciali siano poco sotto i riflettori. Non più "bambini" da crescere con la massima attenzione (la mia esperienza della Scuola Elementare è di una scuola di eccellenza), neppure potenziali giovani cittadini da formare (vuoi nella conoscenza, vuoi nella competenza - evito di perdermi nelle polemiche se si debbano preparare cittadini o lavoratori utili alle imprese e basta). Una sorta di limbo guardato con occhio disattento dai decisori, con occhio spaventato dai docenti, con occhio ... dalle famiglie... non so le famiglie, ogni famiglia infelice lo è a modo suo...
Allora, per farla breve, perchè invece di diminuire gli anni delle medie, non li si aumentano di altri due, portando a cinque anni il ciclo generalista/formativo delle medie. Investendo il massimo in idee, progetti, programmi di conoscenza e di formazione. Non perdere, o al limite non rendere un po' ignavi le ragazze e i ragazzi nell'età cruciale tra i 10 e i 15 anni circa, è per tutti un guadagno. Poi negli ultimi tre anni si può scegliere la specializzazione che si vuole, fare gli Erasmus con un humus culturale/personale più ricco e più fertile. Non credo sia necessario, considerato l'aumento della aspettativa di vita, della età pensionabile, del momento in cui si fa una famiglia, si procrea, si entra nel "mercato del lavoro" (mamma mia che brutto termine), non credo sia necessario, ripeto, avere fretta. Meglio impiegarci un po' di più ma aiutare meglio i nostri ragazzi ad essere pronti ad affrontare un mondo difficile.

mercoledì 26 luglio 2017

E SE SI INIZIASSE DAI "DOVERI" A COSTRUIRE LA CASA COMUNE? -cap 3

E SE SI INIZIASSE DAI "DOVERI" A COSTRUIRE LA CASA COMUNE? -cap 3
Ho il timore che se si parte dalla rivendicazione dei "diritti", escludendo quelli più disattesi che sono i "diritti umani universali" delle carte come quella dell'ONU, si tratta in fondo di una competizione tra gruppi (una volta classi, ma ora siamo alla frammentazione corporativa) che misurano i loro rapporti di forza, dove anche nell'ottenimento dei diritti spesso prevalgono coloro che non dei diritti ma degli agi che tale riconoscimento concede ne approfittano (rendendo di conseguenza debole poi la difesa dello stesso diritto, spesso sacrosanto e spesso vilipeso dagli approfittatori quando i rapporti di forza cambiano - se lo chiedano gli urlatori contro i diritti repressi o persi) , mentre se si parte dai doveri si rischia di sfociare nello Stato Etico, cosa la più lontana e a più rischio compromissione della democrazia che si possa pensare - quale Etica poi? Sto leggendo Antigone in questi giorni e la domanda è potente e conficcata nel tempo universale degli uomini, dalla Tebe di Creonte al nostro tempo contemporaneo -
Eppure uno Stato funziona grazie a un patto civico di rispetto dei doveri, che si ottiene con la sanzione e il controllo, potenzialmente, ma che maggiormente si ottiene con la consapevolezza che è un guadagno per tutti. Il rispetto e l'adempimento dei doveri di cittadino, di genitore, di responsabile di qualunque incarico, di potere protempore e di esecutore, è la via più semplice per l'assicurazione del rispetto dei diritti di ciascuno.La forma sociale è ovviamente definitiva dalla scelta popolare democraticamente espressa, ma uno stato allo sfacelo con piccoli recinti di privilegi contrapposti ( di corporativismo) penalizza i fragili, schiacciati dai diritti acquisiti più forti e traditi da chi nei recinti dei privilegi è più furbo. Potrebbe essere un tavolo comune di lavoro per chi si riconosce "di sinistra"? Ricominciando con sincera volontà, anche con ciascuno il proprio carico di tanti e grandi errori e meschinità, queste sono le persone, questi sono i fatti pregressi, questa è la realtà. Con un bagno di umiltà e realismo. Senza ascoltare le sirene che invogliano alla piacevole irrilevanza immacolata (che poi di immacolato ha ben poco).

martedì 25 luglio 2017

E SE SI INIZIASSE DAI "DOVERI" A COSTRUIRE LA CASA COMUNE? -cap 2

E SE SI INIZIASSE DAI "DOVERI" A COSTRUIRE LA CASA COMUNE? -cap 2
Un amico mi ha suggerito un articolo di E.Galli della Loggia che si intitola "La politica senza potere nell'Italia del non fare".
Credo che questa volta GdL abbia saputo centrare bene la questione, forse dimenticando un po' di argomenti correlati, probabilmente per mancanza di spazio.
Perché da anni in Italia ogni tentativo di cambiare in meglio ha quasi sempre vita troppo breve o finisce in nulla. Perché ogni tentativo di rendere efficiente un settore dell'amministrazione, di assicurare servizi pubblici migliori, una giustizia più spedita, un Fisco meno complicato, una sanità più veloce ed economica, di rendere la vita quotidiana di tutti più sicura... si rivela... un'impresa destinata a fallire? La risposta che da GdL è che in Italia non esiste più il Potere... cioè l'autorità di decidere che cosa fare, e di imporre che si faccia trovando gli strumenti per farlo: che poi si riassumono essenzialmente in uno, lo Stato. Sempre GdL, riassumo brutalmente, ritiene che la Politica (potere teorico) non prevalga mai nei confronti dei Poteri concreti, ma ... in un regime democratico alla fine il potere della politica è il potere dei cittadini, i quali solo grazie alla politica possono sperare di contare qualcosa.
Questo in sintesi, spero non errata, il GdL pensiero. Facciamo tara che lo scrive sul Corriere, che potrebbe sembrare non avere lo stesso occhio per i diversi "poteri concreti" che bloccano l'Italia. Nel succo io credo che l'analisi di GdL colga un aspetto drammaticamente vero della nostra nazione. I vincoli e i lacciuoli che riescono a bloccare ogni riforma anche palesemente necessaria rendono seducente derive autoritarie (e quando Renzi dice: vorrei chiudere il TAR, in questa caduta populista confessa un fallimento), mentre io credo che avremmo bisogno di Autorevolezza del Potere, avremmo bisogno di Elitè che manifestano Lungimiranza e senso dello Stato (Statisti insomma). Ma, guardandomi attorno mi chiedo: nel panorama politico, che si sta attrezzando per riproporsi per la prossima tornata, dove trovare queste Elitè? Sono tutti screditati e sono coloro che hanno in mano il pallino. Non c'è possibilità di trovare una nuova classe politica in questi sei mesi che ci separano dalle elezioni. Dobbiamo fare una squadra con i giocatori che abbiamo. Allora forse si potrebbe cambiare metodo di gioco, proposta politica, con una autocritica presa di coscienza dei giocatori in campo. Io guardo ovviamente a Sinistra, il più inclusivamente possibile. E mi chiedo, invece di correre a perdifiato, incitandosi vicendevolmente (con pochissime eccezioni lungimiranti)  con insulti e rancori, verso il baratro della assoluta irrilevanza (chi uscirà meno male da questo cupio dissolvi potrà forse avere qualche rendita dai "poteri concreti" evocati da GdL), perchè non partire dal riconoscimento di punti di contatto partendo dai DOVERI, di cittadini, di lavoratori, di politici, di imprenditori, di  contribuenti sostenitori del welfare (attraverso le tasse), di docenti e di discenti, di nuovi italiani? E cercando gli strumenti, attivi e passivi, perchè questi doveri, da cui discendono i diritti, siano rispettati? Non è facile dopo anni nei quali le riforme hanno sempre lasciato il sospetto (spesso usato strumentalmente per non intaccare il proprio piccolo potere e la propria miserrima rendita di posizione) di chiamare settorialmente  (e solo i settori più deboli) a dare il proprio contributo alla nazione. Ma quale può essere la strada, realmente percorribile, non solo come testimonianza di purezza?

lunedì 24 luglio 2017

E SE SI INIZIASSE DAI "DOVERI" A COSTRUIRE LA CASA COMUNE? - cap1

E SE SI INIZIASSE DAI "DOVERI" A COSTRUIRE LA CASA COMUNE?
Quando partecipo a manifestazioni popolari (ovviamente per sostenere argomenti progressisti comunemente riconosciuti come "di sinistra") sfoggio un cartello nel quale esprimo un concetto preciso: il riconoscimento dei diritti discende dal rispetto da parte di ciascuno dei doveri (di cittadino).
Questa idea forte (anche io incredibilmente ho ancora idee forti e resistenti) mi torna continuamente quando leggo, con sempre minore interesse e fermandomi spesso ai titoli, articoli, interviste, post, tweet e altro che ci spiegano perchè a sinistra di debba procedere divisi e rancorosi verso la totale irrilevanza.
Perchè il minimo comune denominatore, la base programmatica, l'argomento sul tavolo su cui tentare di capire, andando oltre alle differenze (non posso dire al rancore personale perchè è stato smentito e chi sono io per dar credito alla mia sensazione e non alle parole espresse che questo rancore non esiste!), perchè la pietra angolare su cui costruire la speranza per un futuro più giusto e più equo non può essere il riconoscimento della necessità di adempiere e rispettare i doveri di cittadini e la ricerca degli strumenti, politici, culturale ed educativi per cui questi doveri vengano rispettati?
Oggi sul Corriere della Sera un cittadino, il signor Campomenosi, scrive al direttore sulle opere per la sicurezza impiantate dal comune di Milano, citando Aldo Moro " Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere". E chiede al Direttore se il nodo da sciogliere non sia ancora una volta questo. Io faccio mia questa citazione di Aldo Moro e la scrivo a caratteri cubitali. QUESTO PAESE NON SI SALVERA' E LA STAGIONE DEI DIRITTI E DELLE LIBERTA'  SI RIVELERA' EFFIMERA, SE IN ITALIA NON NASCERA' UN NUOVO SENSO DEL DOVERE.
(continua)

lunedì 17 luglio 2017

CHI DA VALORE AL BENE SOTTRATTO

Ho trovato questa pagina interessante all'inizio del libro che sto leggendo "Aristotele e i Misteri di Eleusi" di Margaret Doody ( che immagina una vicenda nella Grecia classica con Aristotele ... detective). Il libro è coinvolgente soprattutto per l'ambientazione e la ricostruzione puntigliosa di stili di vita e abitudini. Ma non è di questo che voglio parlare.
La parte che mi ha colpito e che riproduco in foto è una considerazione che trovo di estrema attualità, ovvero l'esigenza che sentiamo come cittadini che la valutazione del reale valore di ciò che con furto ci può essere sottratto non sia data dal mercato (il valore oggettivo del bene sul mercato) ma dalla sua importanza (per scopo, per uso o per affetto) che ha per noi. Se chi è preposto alla tutela della nostra sicurezza (per non fare un discorso demagogico è necessario capire che spesso avviene cercando di riparare il danno fatto- è oggettivo) dimostrasse di comprendere "il valore che noi diamo" a ciò che ci è stato sottratto (dallo Stato che evita di definire alcuni reati come bagatellari che di bagatella nella violenza del furto non c'è nulla, agli organi di Polizia o Carabinieri che non si limitano a redarre il verbale per l'assicurazione) forse non cadremmo come pesci nella rete dell'imbroglio elettoralistico della estremizzazione della legittima difesa.

venerdì 14 luglio 2017

QUANDO LE ISTITUZIONI FALLISCONO

QUANDO LE ISTITUZIONI FALLISCONO
Questa è una citazione di una citazione.
Nell'ultima pagina del libro di Hannah  Arendt "Disobbedienza Civile" ho trovato questa citazione che l'autrice fa di W.C. McWilliams (che ammetto di non conoscere) che mi sembra estremamente attuale (per l'Italia e per l'Europa):

"Quando le istituzioni falliscono, la società politica dipende dagli uomini e gli uomini sono canne al vento, inclini ad accettare l'iniquità se non a praticarla"

mercoledì 28 giugno 2017

MARIO MONTI: "SENZA LA UE GLI STATI SAREBBERO PREDA DELLE MULTINAZIONALI"

MARIO MONTI: "SENZA LA UE GLI STATI SAREBBERO PREDA DELLE MULTINAZIONALI"

Intervista rilasciata al Corriere della Sera, 28 Giugno 2017, in merito alla multa comminata da UE a Google per abuso di posizione dominante

domanda: Le istituzioni UE sembravano in crisi di legittimità di fronte all'opinione pubblica. Questa azione segnala che la Commissione riprende forza?
Mario Monti: Ci sono partiti che vorrebbero far uscire i rispettivi Paesi dalla UE, così come ci sono primi ministri che si riferiscono con disprezzo alla Commissione e ai suoi tecnocrati. Ho una domanda per loro: hanno mai pensato che senza la UE, senza la commissione, senza una "eurocrate" come la commissaria Verstager, i nostro piccoli Stati nazionali sarebbero facili bocconi per le grandi multinazionali, con grave danno dei nostri consumatori e delle nostre imprese?"

domenica 25 giugno 2017

MEGLIO TENERSI TRUMP (Vreeland ci spiega perché)

MEGLIO TENERSI TRUMP (Vreeland ci spiega perché)

Oggi il Corriere intervista Frederick Vreeland ( del quale fino a questa mattina ignoravo l'esistenza), che appare essere stato una di quelle persone che, nell'ombra, partecipano a tutti i momenti topici e hanno accesso alle stanze del potere con funzioni di informazione, consiglio e forse condizionamento - insomma uno che ha contato e conosce. Tra l'altro si assume l'onore di essere colui che ha suggerito a JFK la famosa frase "Ich bin ein berliner")
L'intervista è gustosissima, sarebbe da riportate interamente, ma qui mi interessa un accenno alla contemporaneità più immediata, due domande e due risposte:
L'intervistatrice è niente poco di meno che Milena Gabanelli

Domanda: (si parla dell'interesse di Trump per un'Europa disgregata). C'è la convinzione che (Trump) farà qualcosa per frammentarla
Risposta: Non lo so; l'unica cosa buona di Trump è che, al contrario di tutti i politici e di tutti noi che abbiamo lavorato per la politica, è capace di cambiare prospettiva in un secondo. Può fare cose completamente diverse da quelle promesse in campagna elettorale. Però, se riescono a fare l'impeachment, il giorno stesso diventerò presidente il suo vice, Mike Pence, che è molto peggio! Lui è un uomo di estrema destra e resterà fedele alle posizioni di estrema destra.
Domanda: Quindi dobbiamo augurarci che Trump resista?
Risposta: La risposta è sì, perchè sappiamo già che Trump perderà le elezioni intermedie, quindi ci sarà un Parlamento per metà democratico e per metà di estrema destra, dunque un Senato bloccato fino alle prossime elezioni. Poi verrà sicuramente eletto un democratico.

domenica 18 giugno 2017

10 CALORIE ENERGIA FOSSILE PER OTTENERE 1 CALORIA CIBO

10 CALORIE ENERGIA FOSSILE PER OTTENERE 1 CALORIA CIBO
Facendo una ricerca con la parola "resilienza" nella RBBG, ho trovato questo libro: CR(EAT)ING CITY di Emauele Sommariva, dell'Università di Genova.
Nelle prime pagine, ancora introduttive, trovo questo paragrafo che, ammetto, devo prendere apoditticamente, perchè non ho le competenze per sapere se è esatto, preciso, impreciso o (detta all'americana) un fatto alternativo.
E' sufficientemente critico verso questo modello di sviluppo da rendermelo simpatico  (secondo il ben noto adagio che cerchiamole informazioni che certificano le nostre convinzioni, non quelle che le mettono in dubbio).
Io lo trascrivo.
"Nel Millenium Development Goals Report (2012)secondo i regimi di produzione attualmente vigenti sono necessarie fino a 10 calorie di energia fossile per ottenere una singola caloria di cibo consegnato al consumatore. Tutto ciò significa che il sistema alimentare globale consuma dieci volte più energia di quanta ne produca in forma di cibo. soprattutto negli allevamenti intensivi di bestiame, settore in cui si registrano i maggiori sprechi. In altri termini, i vari mangimi impiegati per ottenere una porzione di carne corrispondono alla quantità equivalente di cereali oppure di legumi sufficienti per nutrire dalle 9 alle 10 persone. se tutta l'umanità volesse consumare la stessa quantità di carne pro-capite degli Stati Uniti o dell'europa, occorrerebbe avere a disposizione una superficie doppia o anche tripla rispetto a quella del pianeta, da adibire a pascolo e a coltivazione cerealicole, con un impatto ecologico sul nostro clima, ben peggiore di quello dell'intero sistema dei trasporti globali.
Jeremy Rifkin nel libro Ecocidio, Ascesa e caduta della cultura della carne, sottolinea come al filiera di lavorazione della carne, sia responsabile della produzione complessiva di più del 9% dell'anidride carbonica, del 60% dell'ossido di azoto e del 37% del metano rilasciati in tutta l'atmosfera terrestre,"
beh, io in Cina mi sono portato avanti testando, con soddisfazione, l'alimentazione a base di insetti.

venerdì 2 giugno 2017

COSCIENTI DEI PROPRI DOVERI

Leggo dal BREVIARIO di Gianfranco Ravasi (Domenica del Sole 24 Ore del 28 Maggio) dedicato al centenario della nascita di J.F.Kennedy

" Prima di accampare i pur giusti diritti, i cittadini devono essere coscienti dei loro doveri. La consapevolezza dell'etica sociale, se diffusa a livello popolare, alla fine esprime politici migliori. Inoltre, dev'essere viva la coscienza dell'universalità, per cui tutti sono necessari agli altri e non esiste il primato di una nazione sull'altra. E la meta finale verso cui procedere è una sola, la libertà e la dignità di ogni uomo e donna"

giovedì 1 giugno 2017

2 GIUGNO. FESTA DELLA REPUBBLICA


 2 GIUGNO. FESTA DELLA REPUBBLICA


Non vedremo, probabilmente, festosi cortesi di sovranisti omaggianti la Festa della Repubblica oggi 2 giugno per le strade e nelle piazze d'Italia. In contraddizione con la narrazione mainstream che mediaticamente romba da ogni canto. Del resto, molti dei loro archetipi avevano sì fatto la scelta repubblicana, ma prima del 2 giugno e non per la Repubblica nata dalla Resistenza antifascista e fondata sui valori di libertà, democrazia e tolleranza che, ora, si vorrebbero imporre a giorni (e persone) alterni.


E' vero, questa Festa della Repubblica passa un po' in sordina (nell'Italia laica paradossalmente si prediligono le feste consumistiche/religiose - non tutte, in verità, dipende; per alcune, per cercare di farti sentire sgradito, ti controllano anche se hai parcheggiato in divieto di sosta). Un po' i primi calori dell'estate incipiente ci invogliano alla distrazione e al meritato riposo (d'altronde anche nei patriottici USA la "festa dei reduci" è diventata la festa dei barbecue- si lamentano oltreoceano), un po' noi tutti assimiliamo la Repubblica e le Istituzioni a coloro che le occupano pro-tempore (un pro-tempore che con diversi artifici si prolunga un po' tanto, non trovate?) E ci sentiamo un po' ingannati, un po' disillusi, forse anche un po' ostili a volte.


Per quanto possiamo essere giustificati ( o provocati, fate voi) in realtà sbagliamo. Le Istituzioni Democratiche, la Repubblica sono la nostra forza, siamo noi, NOI SIAMO LA REPUBBLICA ITALIANA, anche se ci sentiamo un po' usurpati, un po' "vilipesi" da élite poco lungimiranti che appaiono voler "occupare" le Istituzioni, neanche fossero un circolo anarchico, e più interessati a produrre leggi che perpetuino questo stato poco florido della Democrazia Sostanziale (della famosa Attuazione della Costituzione, il mantra che spesso si usa a sproposito) piuttosto che a governare; anche se siamo delusi dobbiamo acquisire coscienza e consapevolezza che la nostra storia corre nel solco di questa Repubblica Italiana (e speriamo sempre più nel solco di questa altra sofferente che è l'Europa), nostra Patria.


I nostri padri e i nostri nonni hanno saputo scegliere di cacciare una monarchia codarda e imbelle, e guardando la loro progenie lo hanno fatto con una certa lungimiranza; forse le generazioni successive hanno smorzato le aspettative e sporcato il sogno. E' ora che le generazioni di fine secolo XX e i millennials si attrezzino per prendere il testimone dalle esauste mani delle precedenti generazioni e governino con mano sapiente e preparata il timone di questa malandata ma gloriosa e visionaria caravella. Anche ricordando ( e curiosi studiando per conoscere, personalmente o assieme tra amici, senza la necessità di pletoriche manifestazioni) quale è il significato e l'occasione di questa Festa.


Viva la Repubblica Italiana, viva la Costituzione, viva l'Europa.

domenica 28 maggio 2017

PASSAGGIO IN TRAM CON STILE GIAPPONESE di V. Lamarque

PASSAGGIO IN TRAM CON STILE GIAPPONESE. di Vivian Lamarque. Corriere della Sera di domenica 28 maggio

Chiedo scusa e spero non me ne vorrà se ignoro il monito "riproduzione riservata" e condivido per intero il suo breve intervento,Vivian Lamarque,  apparso sul Corriere di oggi. E' che ancora da distanza di anni, quando sento parlare di Giappone non riesco a rimanere indifferente, sento ancora un potente moto di nostalgica ammirazione. Il racconto di oggi poi, così rappresentativo dell'idea (e della realtà ) che abbiamo dei giapponesi mi spinge a condividerlo.

"Il tram è un teatrino itinerante, basta ogni tanto riuscire a staccare gli occhi da quello schiavista di un cellulare (quando si distrae un attimo). Sul 19, giorni fa, è salita una coppia giapponese.
Avevano inserito male il biglietto da vidimare e, ricevuto aiuto da un passeggero, lo hanno ringraziato una decina di volte, con una decina di sorrisi, mentre quello ne faceva soddisfatto buona scorta per le molte giornate di magra. I due si sedevano poi nel tram semi-deserto, aprivano una guida della città e la commentavano insieme a bassa anzi bisbigliata voce.
A un tratto, soprassalto, hanno avvistato un cartello: erano seduti in due posti riservati agli anziani. Rossore, vergogna, immediato cambio di posto sul tram semi-deserto. E una buona decina di scusi scusi a noi quattro gatti di passeggeri inebetiti, increduli, esterrefatti".

lunedì 22 maggio 2017

IN REALTA', C'E' UN'ITALIA ...

Carlo Carboni
La società Cinica
Le classi dirigenti italiane nell'epoca dell'antipolitica

dall'introduzione:
LA PORTA STRETTA
(...)
In realtà, c'è un'Italia in cui alberga l'individualismo amorale, secondo il quale lo spazio pubblico è visto in funzione di un riconoscimento o di un vantaggio individuale: è l'Italia in cerca di scorciatoie, che rifà il verso ai "furbetti del quartierino, che cerca di emergere a qualsiasi costo e possibilmente in un solo colpo. L'Italia che si copre nelle protezioni clientelari e quella che narcotizza le sue aspettative nei comodi automatismi garantiti o tenta di fuggire la mediocrità nei consumi rateizzati. L'Italia che non rispetta le regole, approfittando delle lungaggini bizantine della nostra giustizia e l'Italia degli ultras, dell'evasione fiscale diffusa. Pezzi d'Italia deserti di merito, presi nei vortici dei valori delle tv commerciali. e poi, purtroppo, c'è anche l'Italia del grande degrado che con cementificazioni abusive sfigura per sempre la natura che la ospita, l?italia che vede crescere la violenza contro le donne e la famiglia, l'Italia che alimenta organizzazioni criminose e mafiose anti-Stato. E' quindi inevitabile aprire gli occhi criticamente sul lato indolente, cinico e persino torbido e illegale del nostro tessuto sociale, mettendo a nudo i suoi aspetti avariati esattamente come è accaduto nel rete dibattito sulle nostre élites e, in particolare , sulla classe politica, criticata come una casta.
Inevitabile l'amara condivisione dei vizi e delle carenze delle nostre élites con quelli della nostra società, appunto "complice". autoreferenziali le prime, corporativa, localistica ed essenzialmente individualistica la seconda, entrambe provinciali, invecchiate, maschiliste, centronordiste e d'accordo con merito e mobilità solo a parole.
(...)
Tuttavia, c'è anche un'Italia che preme per il cambiamento...

giovedì 18 maggio 2017

GIUSEPPE MAZZINI: I DIRITTI SONO UNA CONSEGUENZA DEI DOVERI ADEMPITI



Giuseppe Mazzini: "Doveri dell'uomo".

Ohibò, mi scopro essere Mazziniano (a mia insaputa)?
 "EDUCAZIONE, abbiamo detto; ed è la gran parola che racchiude tutta quanta la nostra dottrina. La questione vitale che s'agita nel nostro secolo è una questione di Educazione. Si tratta non stabilire un nuovo ordine di cose colla violenza; un ordine di cose stabilito colla violenza è sempre tirannico foss'anche migliore del vecchio: si tratta di rovesciare colla forza la forza brutale che s'oppone in oggi a ogni tentativo di miglioramento, (...) Si tratta dunque di trovare un principio educatore superiore a siffatta teoria, che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li vincoli a' loro fratelli senza farli dipendenti dall'idea d'un solo o dalla forza di tutti. E questo principio è il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini ch'essi, figli d'un solo Dio, hanno ad essere qui in terra esecutori d'una sola legge - che ognuno d'essi deve vivere, non per sé, ma per gli altri - che lo scopo della loro vita non è quello d'essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori - che il combattere l'ingiustizia e l'errore a benefizio dei loro fratelli e dovunque si trova, è non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa - dovere di tutta la vita.
Operai Italiani, fratelli miei! intendetemi bene. Quand'io dico, che la conoscenza dei loro diritti non basta agli uomini per operare un miglioramento importante e durevole, non chiedo che rinunzino a questi diritti; dico soltanto che non sono se non una conseguenza di doveri adempiti e che bisogna cominciare da questi per giungere a quelli."

domenica 14 maggio 2017

UN METODO INFALLIBILE PER MORIRE

http://intern.az/1xu3
Amira Hass. da Internazionale.
Pubblico uno stralcio dell'articolo, con il link per leggerlo tutto. Tra il grottesco e il drammatico. Potrà mai cambiare?

UN METODO INFALLIBILE

Quando l’uomo si è avvicinato minacciosamente alla soldata, gli agenti dell’azienda privata che gestisce il checkpoint si sono messi in allerta. Hanno notato il coltello e hanno sparato all’uomo.
(...)
“Il giovane non era palestinese”. Era ebreo. Nei comunicati successivi è stato indicato come una “persona” o un “giovane”. Non era più un “terrorista”.

Il giovane ebreo, com’è stato scritto in seguito, aveva deciso di suicidarsi. La logica è chiara: dopo aver visto per due anni militari israeliani che non esitavano a sparare a palestinesi armati di coltello, l’uomo sapeva che era un modo sicuro per morire.

venerdì 12 maggio 2017

GENERARE VISIONI ALTE

GENERARE VISIONI ALTE

Paolo Pileri nel libro IL SUOLO SOPRA TUTTO  Cercasi "terreno comune": dialogo tra un sindaco e un urbanista, scritto con Matilde Casa.

"Se penso alla sfide sociali e ambientali di oggi, mi preoccupa che la comprensione approfondita che richiedono sia in gran parte affidata alla buona volontà dei singoli.
La formazione a cui penso non è però quella degli aggiornamenti legislativi o procedurali o di "gestione del personale nelle P.A." o di marketing urbano. No, la formazione che manca è quella dei grandi orizzonti culturali, quella che apre le menti, che dà gli strumenti della conoscenza critica e, soprattutto, che insegna a generare le visioni alte. Perché il mestiere della politica è di dare visioni e il governo del territorio ne ha bisogno. Perché se non lo fa, gioca al ribasso e da laggiù non riconosce più come alto e possibile un gesto politico e un progetto urbanistico come quello di Lauriano. Non lo vede proprio. Semmai, non avendo le chiavi per leggerlo, arriva persino a deriderlo.
La frammentazione politica degli ultimi anni ha individualizzato e spezzettato le rappresentanze politiche in migliaia di monadi che non si riconoscono in nessuna struttura di riferimento che possa fare loro da supporto e possa essere un luogo di sintesi culturale, o perfino di scontro ideologico. Ognuno fa da sé senza neppur più porsi il dubbio se governare senza avere delle guide culturali sia o no un problema. Inevitabilmente questo atteggiamento è parente dell'individualismo e rischia di deteriorare la complessità del fare politica che, di per sé, è un'arte sociale che vive di relazione, confronto, alleanze e non ama certo la reclusione entro i confini stretti del proprio municipio."

venerdì 5 maggio 2017

LA MAESTA' DELLA LEGGE, LA CERTEZZA DELLA PENA, IL MONOPOLIO STATALE DELLA VIOLENZA

LA MAESTA' DELLA LEGGE, LA CERTEZZA DELLA PENA, IL MONOPOLIO STATALE DELLA VIOLENZA

Non voglio entrare nel merito della legge approvata in Parlamento e in attesa di iniziare la navetta con il Senato sulla “legittima difesa”. Non ho le competenze e comunque credo sia correlata e conseguente alla cultura egemone che da anni possiede il “vocabolario” del dibattito civico italiano, segno inequivocabile di una vittoria ben più sostanziosa dell'alternante e contingente esito elettorale. Così è, e forse la “legittima difesa” verrà ancora resa meno vincolante. Spero solo, lo dico con convinzione, che quando accadrà che un padre spaventato ucciderà il figlio rientrato tardi scambiandolo per un ladro, lo si consideri per quello che è, un danno collaterale e non si spargano lacrime di coccodrillo. Anche se ciò accadesse due o tre volte l'anno, cosa significa percentualmente a fronte di 100, 200, 500 ladri e malviventi uccisi nel corso dei tentativi di rapina? Voglio solo condividere le riflessioni di oggi, parte di esse, con cui mi trovo d'accordo (e già questa è una novità quasi assoluta) scritte da Pierluigi Battista sulle colonne del Corriere. Riporto, anche per rispetto del copyright, solo gli ultimi due paragrafi, quelli dell'accordo. Perché a me sembra che ciò di cui abbiamo bisogno sono Forze dell'Ordine che considerino la nostra sicurezza e la tutela della nostra proprietà come bene primario, e che quindi ci diano confidenza di mettere tutto l'impegno per recuperare ciò che ci può essere stato rubato, fosse la catenina che ci ricorda la mamma morta come l'automobile che ci serve per lavorare, non considerando alcun reato “bagatellare” ma una violenza inaccettabile, e uno Stato severo e inflessibile che troviamo nelle parole di Battista che riporto. Alla fine è la sicurezza della legge l'unica difesa per i cittadini.


Pierluigi Battista

Non bisogna sottovalutare questo stato di malessere, liquidarlo come se fosse una reazione isterica o addirittura meschina. Anzi, bisogna ricordare che gli Stati moderni nascono proprio da questo patto con i sudditi che poi diventeranno cittadini titolari di diritti inalienabili: ti sottometti alla maestà della legge, perché la legge è la garanzia della tua sicurezza. Lo Stato garantisce secondo questo patto la protezione delle persone, si arroga il monopolio della violenza, si dota di un apparato repressivo e di un sistema giudiziario proprio per tutelare e difendere la vita e la proprietà di chi fa parte di una comunità nazionale regolata dalle leggi. Ma proprio per questo la risposta al senso di insicurezza che serpeggia in Italia deve muoversi in più direzioni. La prima è che le forze della sicurezza e dell’ordine non debbano conoscere tagli e mortificazioni.

La percezione dell’insicurezza diminuisce quando vedi lo Stato presente, i territori presidiati, la tutela delle persone avvertita anche fisicamente grazie a una polizia a cui non lesini risorse e aiuto. La seconda è la sempre ricercata certezza della pena, che impedisce a chi delinque di tornare a delinquere e di seminare paura e anzi terrore in chi si sente, indifeso, alla mercè dei violenti, con uno Stato impotente. Se non si imboccano queste due strade il tema della sicurezza resterà per forza un tossico destinato a inquinare lo spirito pubblico e dare spazio a demagoghi e violenti. E la disciplina della legittima difesa si rivelerà fragile e inefficace.

RELAZIONI

Mi chiedo se ci sia una relazione tra i rating pessimi che ha l'Italia in diversi campi e notiziole come questa letta oggi sul Corriere della Sera.
"LA CASSAZIONE
FA LAVORARE LA MOGLIE? VIALE MAZZINI NON LO LICENZI
Il coniuge non è un parente. Con questa motivazione la Cassazione ha respinto il ricorso della RAI contro un caporedattore, Livio Leonardi. Nel modulo con il quale aveva chiesto all'azienda un contratto di lavoro autonomo per la moglie, Leonardi aveva negato, sottoscrivendolo, "rapporti di parentela" con la signora (il regolamento vieta di assumere familiari. E la Rai aveva così chiesto il licenziamento di Leonardi, per aver taciuto il legame con la donna per la quale aveva chiesto un ingaggio "come invitata intervistata" al programma "Paese che vai". Tra i parenti, in base al "senso comune" ci sono anche i coniugi. Non così per la Suprema Corte: "parentela" e "coniugio" sono due cose diverse. Ricorso respinto."

lunedì 1 maggio 2017

ERI CONTENTO E RICONOSCENTE DI QUELLO CHE AVEVAMO

da IL GUARDIANO DEL FARO di Camilla Laekberg

"Era buonissimo già da neonato" disse Signe, la voce rotta e raschiante dopo il lungo silenzio. "Dormiva tutta la notte fin dai primi giorni e non ha mai causato fastidi. Ma io mi preoccupavo, l'ho sempre fatto. Era come se aspettassi che gli capitasse qualcosa di terribile."
" E hai avuto ragione. Avrei dovuto darti retta." Gunnar abbassò gli occhi.
"No, eri tu ad avere ragione." ribatté Signe guardandolo. Sembrava che di colpo fosse riemersa dal torpore. "Ho sprecato tanto tempo e tanta gioia mentre tu eri contento e riconoscente di quello che avevamo, di Matte."


domenica 30 aprile 2017

DON MILANI: UNA GIOIA INDIVIDUALE E' MINORE DI QUELLA SOCIALE

DON MILANI: UNA GIOIA INDIVIDUALE E' MINORE DI QUELLA SOCIALE

Ogni tanto si ha il tempo di affrontare le colonne di giornali e libri accumulati per tempi migliori e si ha la fortuna di trovare articoli che erano sfuggiti alla prima frettolosa scorsa.
Sulla Domenica del Sole24ore del 23 aprile ho trovato questo testo di Don Milani con il quale l'inserto culturale del giornale presenta l'edizione Meridiani delle opere complete di Don Milani (peraltro affrontato con critiche da Lorenzoni e Mastracola tra gli altri sulle stesse colonne nelle settimane precedenti).
Questo è il link all'articolo, ovviamente invito a leggerlo
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-04-21/perche-voglio-fare-scuola---132244.shtml?uuid=AErHWG7&fromSearch

Mi limito a riportare la frase centrale, che anche l'inserto culturale del giornale degli imprenditori, con onesta contraddizione, riporta:
UNA GIOIA INDIVIDUALE E' MINORE DI QUELLA SOCIALE.
E' già sufficiente: discutiamo di come fare, non del risultato da raggiungere. Secondo me.

martedì 4 aprile 2017

"FORIS UT LIBET, INTUS UT MORIS"

"FORIS UT LIBET, INTUS UT MORIS"

Diego Fusaro: "Pensare altrimenti"

Questo libro, nei primi capitoli, mi convince poco. Però trovo questo pensiero particolarmente incisivo
" Alla luce di queste considerazioni, possiamo sostenere che l'odierna democrazia di massa della civiltà dei consumi ottiene la neutralizzazione dei costituirsi del dissenso mediante l'espansione onnipervasiva e capillare di un consenso tanto radicale da saturare gli anfratti più remoti della coscienza. Ne scaturisce il conformismo di massa coessenziale all'odierna società di mercato, che del motto libertino segna il rovesciamento: non più "esternamente secondo le convenzioni, internamente come vuoi tu (foris ut moris, intus ut libet)", bensì "esternamente come vuoi tu, internamente secondo le convenzioni (foris ut libet, intus ut moris)"

martedì 7 marzo 2017

E' COME SE I LAICI SI SENTISSERO TRANSFUGHI IN CERCA DI PERDONO

Michele Serra. L'amaca. 7 marzo 2017.
Non trovo mai banale Michele Serra. Ma oggi è qualcosa di più, a mio avviso. Oggi entra nel profondo. Svela che, probabilmente, facciamo fatica, al di là di supponenti proclami, ad essere veramente illuministi. Non riusciamo ad uscire dalla condizione di minorità.

"...alla tradizionale e soffocante ingerenza della Chiesa... si sommasse quella dei non cattolici nei confronti della Chiesa. Chi sceglie di non sottostare a regole e dogmi nei quali non crede, deve fare senza... E' come se moltissimi laici, sotto sotto, si sentissero transfughi in cerca di comprensione e perdono..."


lunedì 13 febbraio 2017

LO STOLTO LETTORE. I PERSONAGGI IMPERFETTI DI ISABEL ALLENDE

ISABEL ALLENDE. IL QUADERNO DI MAYA

Avevo messo da parte Isabel Allende, della quale ero stato interessato e ammirato lettore due o tre lustri or sono, convinto che avesse dato il suo meglio. Poi, seguendo l'istinto, oppure così per caso, avendo visto sul tavolo delle proposte, che la mia amica Irina suggerisce nella sua biblioteca della Malpensata a Bergamo, questo libro, l'ho preso così, senza convinzione.
Devo dire che mi sembra, ora che sono giunto poco dopo la metà, un bel libro, nel quale ritrovo la Isabel Allende delle origini. Il libro non è nuovo, l'edizione che ho risale al 2011.
Non sono un lettore sofisticato, quindi il mio piacere è il piacere di un semplice che apprezza la coralità della storia, anche se scritta in prima persona autobiografica, la descrizione dei personaggi, apparentemente fatta con grandi pennellate e invece attenta e capace di rendere figure vive, profonde, conosciute e imperfette (l'imperfezione umana dei personaggi, che li rende veritieri anche se sempre un po' sopra le righe mi affascina, soprattutto perchè sto leggendo l'intervista ad Adonis sulla violenza nell'Islam - lo so è un volo pindarico, ma sto maturando l'idea che, soprattutto nel rapporto con le religioni, abbiamo bisogno più di imperfetti peccatori poco aderenti ai precetti religiosi piuttosto che invasati ligi adepti), l'ambientazione in un microcosmo - finalizzato allo svolgimento della storia, ovviamente - affascinante (come lo è questo Sud-Sud America, così legato e così distante da un'Europa con cui sembra non essersi mai scisso il legame - ne ho avuto la prova nel tour fatto nel Palazzo del Congresso di Buenos Aires).
Magari tra qualche giorno scoprirò di aver avuto fretta nel commentare, on the road della lettura - questo libro, e da ora in avanti mi deluderà. Non so, corro il rischio.

venerdì 10 febbraio 2017

LO STOLTO LETTORE. LO STRANO MANOSCRITTO TROVATO IN UN CILINDRO DI RAME ( di J.DeMille)

Si è rivelata una scelta azzeccata l'aver seguito l'istinto ed essermi affrettato  ad ordinare nelle mie biblioteche questo libro "LO STRANO MANOSCRITTO TROVATO IN UN CILINDRO DI RAME" dell'autore inglese James De Mille nato ad Halifax nel 1833.
Non ricordo dove ho letto la presentazione di questo libro (questo non è strano, spesso non ricordo il titolo dei libri che sto leggendo), considerata l'originalità del testo sarei propenso ad ipotizzare LA DOMENICA del Sole 24 Ore.
Il libro è godibilissimo e particolarmente intrigante. Ricorda i romanzi di Verne o di Swift (le avventure di Gulliver), a quest'ultimo l'autore si fa paragonare dai personaggi che leggono il manoscritto, autodenigrandosi con molta ironia.
Molto sinteticamente. Un marinaio attraverso alcune peripezie giunge in una terra sconosciuta popolata da uomini e donne che hanno sovvertito tutta la scala di valori "dell'occidente" (agli occhi di un inglese dell'unica parte di mondo che aveva un senso). "Odiano la luce, vivono in caverne buie e spoglie, considerano la povertà un privilegio, la ricchezza e il potere una maledizione; la morte per loro è una meta molto ambita e l'amore corrisposto una calamità dalle tremende conseguenze".
Questo "mondo al contrario" con cui il marinaio protagonista si confronta serve al pungente De Mille per fare una ironica critica alla nostra società, ai valori sbandierati ma spesso strumentalizzati. Il racconto scorre con leggerezza senza essere frivolo, mi sembra ben tradotto, e particolarmente divertente e moderno. Si gioca sulla contrapposizione tra il racconto del marinaio, More, disperso tra i Kosekin, e i quattro guadenti inglesi in crociera che trovano e leggono il manoscritto, tra i quali spicca il personaggio di Melik che con arguzia e scetticismo smonta le ricostruzioni pseudoscientifiche con le quali gli amici commentano il racconto ritrovato.
Non sono in grado di commentare questo libro, che consiglio, ma mi piace copiare un breve brano, di un dialogo tra More( bianco, inglese, occidentale, civilizzato), amante della vita, e il kohen (una alta carica- e quindi per contrapposizione una umiliazione) dei Kosekin, amante della morte
MORE "Quindi, da voi, quando un uomo procura la morte degli altri è degno di essere onorato?"
KOHEN " Certo, come potrebbe essere altrimenti? Non è lo stesso da voi? Tra le tante cose incredibili che mi hai raccontato del tuo popolo, alcune erano normali e comprensibili: per esempio, il vostro modo di onorare sopra chiunque altro chi procura la morte del maggior numero di persone. Voi, che fingete tanto di temere la morte, in realtà non vedete l'ora di scontrarvi in battaglia come noi, e i più celebri tra i tuoi simili sono quelli che hanno mandato il maggior numero di uomini alla morte" 
La nostra topografia, l'arredo di centinaia di nostre piazze, i nostri libri di storia lo testimoniano.

mercoledì 8 febbraio 2017

L'"ULISSISMO" E' DEL CERVELLO

Piero Boitani IL GRANDE RACCONTO DI ULISSE
stralcio conclusivo di "In guisa di introduzione: Ulisse e io"

E' difficile essere Ulisse da vecchi, anche se proprio Eliot nei "Quattro quartetti" dice che quando invecchieremo non dovremo cessare di esplorare e il momento dell'arrivo sarà quando scopriremo ciò che non abbiamo visto quando siamo partiti, quando eravamo giovani. Ma -diciamo la verità - parla più dello spirito che dei fatti materiali. Non escludo di vedere altre cose di questa Terra, vorrei fare il giro del mondo anche se ne ho visto tanto, vorrei andare in Antartide, però riconosco che ci sono dei limiti, forse alla mia età è da evitare. L'avventura, il desiderio di vedere, di esplorare si compie anche con il semplice intelletto o anche leggendo libri, fantasticando; quando posso leggo, ho comprato le prime edizioni di Shackleton e di Fridtjof Nansen, esploratori veri. Trovo avvincente cercare di capire questo tipo di mentalità, il loro rapporto con le incognite e il rischio in contesti ben diversi da quelli attuali; se a noi si incaglia una nave (come è accaduto due anni fa) arriva un elicottero, ma cento anni fa non c'erano gli elicotteri che andavano a soccorrere gli uomini di Shackleton, che pure si salvarono.  Le avventure - dicevo- si possono compiere anche nella mente, non sono soltanto avventure di esplorazione del mondo esterno, sono anche avventure del sé, dell'io interiore. Adesso ho scoperto il film "il concerto", bellissimo, la scena finale la guardo quasi ogni sera. Affiorano cose che prima non sapevo, quindi l'"ulissismo" è del cervello, della mente, del cuore e può, deve rimanere fino alla fine. Ho sempre sostenuto che il critico deve essere fondamentalmente inquieto, impuro e obliquo: impuro perché non deve seguire un solo metodo, inquieto nel senso che deve andare per vie traverse, e quindi fare come Ulisse, altrimenti si finisce suicidi come Aiace.

LO STOLTO LETTORE. MAMMA MIA CHE LIBRO

LA RONDINE SUL TERMOSIFONE di Edith Bruck

Mamma mia, che libro! Da molto tempo non ero così scosso da un libro come durante la lettura, e ora al termine, di questa drammatica testimonianza scritta da Edith Bruck che racconta con accorata partecipazione gli ultimi tempi trascorsi con l'amatissimo marito Nelo Risi ammalato di Alzheimer.
Emozione e commozione, partecipazione e paura. 
Sono questi i sentimenti che un libro tanto delicato quanto crudo mi hanno smosso, rendendo a un tempo difficile smettere di leggere e contemporaneamente sostenere la potenza drammatica di quelle pagine, sì che a un certo punto, dopo un certo numero di pagine, avevo l'esigenza di deporre il libro e di prenderne un altro, così per calmierare lo scuotimento interiore.
E' un libro questo del quale si sente l'esigenza di parlarne con amici, di trovarsi per ricordarlo e discuterlo, perchè la vicenda della signora Edith (una donna straordinaria nella sua complessa e ricca personalità) e del signor Nelo sono una vicenda che parla a tutti noi e ci interroga a fondo.
La signora Edith a un certo punto si chiede se sia giusto che racconti così nell'intimo la sia vicenda e la drammatica decadenza del marito. Marito che, da lucido, la spronava invece ad essere sempre chiara e sincera. Non so che dire per loro, penso che avendo pubblicato il libro abbia deciso che fosse giusto. Per noi lettori è un grande, duro, tenero e spietato regalo. Non di legge questo libro rimanendo indenni. Si cambia un po' dopo averlo letto.

venerdì 3 febbraio 2017

LA SETTIMANA (con previsione)

30 Gennaio su Corriere della Sera Roberto Speranza: " Per non avere mai più un Parlamento di nominati ci sono due strade. Si possono fare i collegi uninominali o togliere i capilista bloccati"  Concordo. Giusto e indispensabile.
31 Gennaio su Repubblica Stefano Folli: "Dare un senso al mosaico disordinato esso sul tavolo dalla sentenza della Corte significa fare un tentativo per rendere governabile la prossima legislatura. Dovrebbe voler dire anche ridurre e non accentuare la distanza fra il cittadino elettore e l'eletto. A tal fine il sistema francese sarebbe il migliore" Eh sì. Palese ed evidente, e quindi non verrà attuato.
3 Febbraio su Corriere della Sera Dario Franceschini: " A mio avviso il premio di maggioranza andrebbe assegnato alla coalizione, alla Camera e al Senato" Ho l'impressione che questa proposta sia più un favore a Berlusconi che al campo riformista/progressista. A Sinistra la coazione a dividersi per puntiglio renderebbe inutile questo capestro, mentre a destra obbligherebbe Salvini e forse Meloni a scegliere se coalizzarsi ancora con Berlusconi o osare il salto della quaglia, alleandosi in coalizione con M5S subito, come probabilmente  accadrà,  se il premio di maggioranza sarà per la lista che supererà il 40% (e nessuno lo farà), dopo le elezioni

sabato 14 gennaio 2017

ADESSO BISOGNA FARLO DA SOLI

La morte dell'illustre Tullio De Mauro per Giovanni De Mauro ha significato perdere il padre. Giovanni De Mauro è direttore di INTERNAZIONALE, ogni settimana firma il fondo di pagina 3, interventi sempre brevi, pacati ma importanti e determinati.
Questa settimana ha voluto ricordare il padre senza citarlo, per pudore da vero giornalista, con una lunga citazione firmata Teju Cole, una profonda riflessione sul lutto, che si riferisce alla morte del proprio genitore ma nella quale ciascuno di noi può ritrovarsi

una breve frase tratta dallo scritto
"a delineare il lutto non è solo il vuoto scavato dalla tristezza: è sapere che quel che si faceva in due, qualunque cosa fosse, che avesse un nome o no, che fosse reciproco o no (...) adesso bisogna farlo da soli"
Non è solo quando si è perso qualcuno.
A volte nei brutti sogni anche ad occhi aperti, si pensa al futuro, quando ci capiterà, se saremo chi sopravvive, di vivere questa situazione

http://www.internazionale.it/opinione/giovanni-de-mauro/2017/01/13/privato

venerdì 6 gennaio 2017

EMPATIA

Marco Malvaldi. La battaglia navale

"- Facciamo un test per stabilire il tuo grado di empatia. Pronto?
-Pronto.
-Entri in una ferramenta, vuoi comprare un paio di forbici, ma il commesso è sordo. Che fai?
Ma che domanda è
Massimo mimò con la destra il gesto delle forbici che tagliano
-Benissimo. Entri in un negozio di animali, vuoi comprare un cane, ma il commesso è cieco. Che fai?
-Bau, bau...
Aldo guardò Massimo con severità.
-Massimo, il commesso è cieco, non è scemo"

giovedì 5 gennaio 2017

INFORMAZIONE E LIBERTA'. POTER NON SUBIRE NOTIZIE INUTILI

La vicenda degli insulti di Sgarbi a Boldrini per la volontà di quest'ultima di caratterizzare per genere il nome comune di alcune professioni.
Ovviamente ha ragione Boldrini, ma l'intrattenitore con gli occhiali ha avuto il suo quarto d'ora di celebrità e reso necessario interessarsi alla sua sortita con una correzione. Ha raggiunto il suo scopo. Lui ha vinto. Il sistema dell'informazione che ha sprecato carta e bit ha perso. Noi abbiamo perso ugualmente perchè abbiamo dovuto subire una notizia assolutamente inutile.
Saremo veramente liberi quando di queste fole non se ne curerà nessuno.

mercoledì 4 gennaio 2017

memoria_ IL COLONIALISMO E I SUOI PICCOLI PIACERI 4/4

memoria _IL COLONIALISMO E I SUOI PICCOLI PIACERI

tratto dal libro di HENRIK SVENSEN "STORIA DEI DISASTRI NATURALI"
 quarta  parte di quattro


Malgrado la gente morisse di fame dappertutto in India, l'impero non rimase mai senza le derrate alimentari. Molti morivano di stenti mentre vagoni del treno pieni di grano passavano loro accanto. Vennero istituiti alcuni campi per gli affamati, ma riuscirono solo a peggiorare la situazione. Le razioni di cibo erano state calcolate attentamente dalle autorità britanniche, ma erano troppo piccole per permettere di sopravvivere. Inoltre bisognava guadagnarsele lavorando duramente. Il risultato fu la morte lenta per inedia e per malattia di migliaia di indiani emaciati, nonostante fossero , in teoria, sotto la protezione britannica. (…) Nei tre anni successivi (al 1877) ci furono tra i sei e i dieci milioni di vittime che pesarono tutte sulla coscienza dell'Impero.

martedì 3 gennaio 2017

memoria - IL COLONIALISMO E I SUOI PICCOLI PIACERI 3/4

memoria _IL COLONIALISMO E I SUOI PICCOLI PIACERI

tratto dal libro di HENRIK SVENSEN "STORIA DEI DISASTRI NATURALI"
 terza  parte di quattro

In più, un ciclone aveva causato 150.000 vittime nel Bengala e aveva diffuso una violenta epidemia di colera che colpì praticamente tutti e si trasformò in una pandemia. A Bombay si cercò di impedire alla stampa di venire a conoscenza dell'altissima mortalità. Le rivolte del grano scoppiavano quotidianamente e le prigioni erano piene fino a scoppiare. La classe sociale più colpita della rigida stratificazione indiana fu quella delle caste più umili e degli intoccabili. Le donne e i bambini presi a rubare il cibo dai campi o dai granai rischiavano la tortura, di avere il naso tagliato o di essere uccisi. Gli unici che riuscirono a cavarsela abbastanza bene furono i ricchi. In ottobre la siccità finì, ma le piogge portarono solo zanzare. La malaria causò centinaia di migliaia di vittime. Non c'era fine alle tragedie. Coloro che sopravvissero agli anni di crisi fino al 1879 dovettero anche sopportare le visite dei funzionari armati delle tasse che richiedevano il pagamento di debiti che ormai erano saliti a vette altissime d erano impossibili da onorare.
Nel suo libro LATE VICTORIAN HOLOCAUSTS, lo storico radicale Mike Davis ha descritto l'ideologia da cui Lytton e i britannici hanno tratto il loro atteggiamento verso la terribile carestia, per cui non di doveva dare la priorità agli aiuti per la popolazione indiana. I principi malthusiani riguardo la crescita della popolazione ( la produzione di derrate alimentari non riesce a stare la passo con la crescita della popolazione), mischiati al darwinismo sociale ( i più forti sopravvivono e i più deboli morranno comunque), giustificavano per loro la mancanza di interventi. Erano “la stessa natura” e “i ritmi di riproduzione troppo elevati” degli indiani che portavano alla morte di così tanti di loro. Gli aiuti avrebbero solo rimandato il problema. Questo punto di vista venne ribadito da una commissione d'inchiesta britannica istituita per investigare sulle cause del disastro e fu anche sostenuto dal parlamento britannico.

lunedì 2 gennaio 2017

memoria -IL COLONIALISMO E I SUOI PICCOLI PIACERI 2/4

memoria _IL COLONIALISMO E I SUOI PICCOLI PIACERI

tratto dal libro di HENRIK SVENSEN "STORIA DEI DISASTRI NATURALI"
 seconda  parte di quattro


Nel corso dell'anno le condizioni peggiorarono drasticamente: la scarsità di cibo si diffuse da Madras nel nord-ovest a Bombay. Migliaia di persone iniziarono ad ammassarsi intorno alle città, ma furono bloccate e si impedì loro di entrare. La gente moriva fuori dai granai. Si sarebbe potuto evitare di arrivare a una simile situazione se il rappresentante dell'Impero britannico in India, lord Lytton, non si fosse rifiutato di interferire nel libero mercato che controllava il prezzo del grano. Continuò a vivere circondato dal lusso a Delhi e iniziò a preparare il ricevimento più costoso e più grande del mondo in occasione della proclamazione a imperatrice dell'India della regine d'Inghilterra. Quasi 68.000 invitati poterono gustare deliziosi piatti per un'intera settimana, mentre nel sud del paese 100.000 persone morivano di fame. Lytton viene ricordato in India come il “Nerone britannico”. Durante il 1877 le sofferenze dei poveri aumentarono. Gli inglesi rifiutavano ancora di intervenire sul prezzo del grano e, addirittura, le esportazioni verso l'Inghilterra raddoppiarono rispetto al 1876. In alcune parti del paese scoppiarono delle rivolte e ci furono molte disperate proteste contro i prezzi alti. I vecchi raccolti degli anni precedenti il 1876 erano stati esportati, inoltre l'agricoltura in alcune parti dell'India si era concentrata sulla coltivazione del cotone invece che su quella del grano. Nella provincia del Deccan la gente cominciò ad avvertire le conseguenze del mercato globale. In alcune zone la gente era così disperata che iniziò a vendere i propri figli anche per poco cibo in cambio. Ci furono anche molti casi di cannibalismo.

L'estate del 1877 fu molto torrida e i raccolti di riso di Burma e del Bengala furono ottimi, ma il riso venne esportato, sebbene l'India avesse ora, ufficialmente, 36 milioni di persone che soffrivano la fame.