sabato 31 gennaio 2015

MATTEO RENZI ALESSANDRO MAGNO

Garantisco di non voler essere offensivo, ma devo dire che l'immagine che mi viene spontaneamente (e forse un po' irrazionalmente) da associare oggi a Matteo Renzi è quella di Alessandro Magno, quello che nel 332 a.C. fece crocifiggere sulle spiagge 2000 cittadini di Tiro che avevano resistito 7 mesi all'assedio, in modo che dal mare si vedessero e rimanessero a monito

domenica 25 gennaio 2015

LA FUNZIONE DELLO STEREOTIPO _ la storia è maestra e insegna ancora oggi

LA FUNZIONE DELLO STEREOTIPO _ la storia è maestra e insegna ancora oggi

Raul Hilberg. LA DISTRUZIONE DEGLI EBREI D'EUROPA
pag. 12 e seguenti

" Ciononostante, i precedenti amministrativi non furono i soli elementi storici a giocare un ruolo determinante. Nelle società occidentali, un'azione di distruzione non si riduce a un'operazione tecnica. I problemi che pone il processo di distruzione non sono soltanto di ordine amministrativo, ma anche di ordine psicologico.
(...)
Uno dei mezzi principali di cui dispone il criminale per restare in pace con la sua coscienza è quello di coprire con un mantello di infamia la sua vittima, di rappresentarla come una cosa che deve essere distrutta.

(...)
Quali che siano la loro origine e le loro finalità specifiche, QUESTI STEREOTIPI HANNO SEMPRE LA STESSA FUNZIONE, FORNIRE UNA GIUSTIFICAZIONE ALLA VOLONTA' DI DISTRUZIONE, un pretesto all'azione distruttrice.
I nazisti avevano bisogno di uno stereotipo, gli serviva poter utilizzare un'adeguata rappresentazione degli Ebrei.
(...)
Quando Hitler parlava degli Ebrei, parlava ai Tedeschi un linguaggio familiare. Quando copriva di ingiurie le sue vittime, ridava vita a un atteggiamento medievale. Quando si scagliava selvaggiamente contro gli Ebrei, era come se avesse risvegliato i Tedeschi da un lungo sonno per ricondurli a un'antica ostilità. 

HILBERG: I NAZISTI COSTRUIRONO SULLE VECCHIE FONDAMENTA

Raul Hilberg. LA DISTRUZIONE DEGLI EBREI D'EUROPA

pag. 6  e seguenti
"La distruzione degli Ebrei d'Europa tra il 1944 e il 1945 ci appare oggi un avvenimento senza precedenti
(...)
Tuttavia, esaminando con attenzione questo cataclisma di grandezza eccezionale, si constata che, per la maggior parte, gli avvenimenti di quei dodici anni, non erano assolutamente nuovi.
Il processo di distruzione operato dai nazisti non si sviluppò affatto per generazione spontanea; fu il punto di arrivo di una evoluzione ciclica, simile a quella che abbiamo visto delinearsi nell'azione dei fautori delle precedenti politiche antiebraiche. I missionari del cristianesimo, in sostanza avevano finito con il dire: "se rimanete Ebrei, non avete il diritto di vivere tra noi". Dopo di loro, i capi secolari della Chiesa avevano sentenziato " Voi non avete il diritto di vivere tra noi". Infine, i nazisti tedeschi decretarono: "Non avete il diritto di vivere".
(...)
... i nazisti non rinnegarono il passato; costruirono sulle vecchia fondamenta. Non furono all'origine del processo, lo portarono a compimento. Negli oscuri recessi della storia delle politiche antiebraiche, si possono scoprire molti degli strumenti amministrativi e psicologici di cui i nazisti si servirono più tardi per compiere la loro opera di distruzione.
(...)
Il significato dei precedenti storici apparirà molto chiaro sul piano dell'amministrazione. La distruzione degli Ebrei fu un processo amministrativo; il loro sterminio richiese l'applicazione di misure amministrative sistematiche, per tappe successive.
(...)
La burocrazia tedesca poteva basarsi su precedenti, riferirsi a procedure precise; i suoi funzionari attingevano a volontà in una vasta riserva di esperienza amministrativa, costituita dalla Chiesa e dallo Stato in millecinquecento anni di attività distruttrice.

OXFAM: GRANDI DISUGUAGLIANZE CRESCONO

OXFAM: GRANDI DISUGUAGLIANZE CRESCONO
Oxfam issue briefing. Gennaio 2015

cap. 1 LA RICCHEZZA GLOBALE è SEMPRE PIU'  CONCENTRATA NELLE MANI DI UNA RISTRETTA ELITE DI SUPER-RICCHI
...
Nel 2014, l'1% più ricco della popolazione mondiale possedeva il 48% della ricchezza globale, lasciando appena il 52% da spartire tra il restante 99% di individui sul pianeta (fonte citata: Credit Suisse "Global Wealth databook)
(se poniamo di essere in 6.000.000.000 sul globo, vuol dire dividere 60milioni da 5miliardi, 940 milioni di persone - scrivo queste note perchè con le percentuali non capisco molto, spero di fare calcoli giusti. Due tra questi ultra ricchi, i proprietari di Google mi aiutano a stimare in 110.000 miliardi di dollari la ricchezza globale. quindi 60 milioni possiedono 50.600 miliardi di dollari e noi - ipotizzando di non avere ultraricchi tra gli amici, 59,400 )
(c'è un altro dato che aiuta a peggiorare le cose)
La quasi totalità di quel 52% (i 59.400 miliardi di dollari) è posseduto da persone che rientrano nel 20% più ricco (cioè 1miliardo e 188 milioni di persone - e qui secondo me ci siamo anche noi), lasciando quindi solo il 5,5% al restante 80% di persone. (se ho capito 56miliardi e 133milioni ce li spartiamo in 1 miliardo e 188 milioni, mentre altri 4miliardi e 752 milioni di persone si spartiscono 3miliardi e 267 milioni di dollari - mi sto perdendo)
Se questa tendenza continuerà, con una crescita a favore dell'1% più ricco, in soli due anni si determinerà una situazione per cui l'1% più ricco possiederà più del totale posseduto dal restante 99% delle persone (...) con una quota di ricchezza dell'1% più ricco che supererà il 50% entro il 2016.
La cosa comica è non solo che questo meccanismo funziona, ma che anche ci preoccupiamo tutti  nel nostro piccolo, di difenderlo (salvo che a parole, con le quali siamo grandi rivoluzionari!)

CALVIN AND HOBBES. di Bill Watterson

CALVIN AND HOBBES
di Bill Watterson
Una delle mie strip preferite (forse addirittura la preferita)










giovedì 22 gennaio 2015

ROHINGYA. LA POPOLAZIONE PIù PERSEGUITATA DEL MONDO (valutazione ONU)

ROHINGYA. LA POPOLAZIONE PIù PERSEGUITATA DEL MONDO (valutazione ONU)
I rohingya sono un popolo di fede islamica concentrato soprattutto nello stato di Rakhine, nel nordovest della Birmania. Sono stati resi apolidi da una legge sulla cittadinanza approvata nel 1982, che li classifica come musulmani senza stato originari del Bangladesh, e, nonostante vivano nel Rakhine da generazioni, il governo e molti birmani li considerano “immigrati bangladesi illegali”.
http://intern.az/dgW

COMUNITA'. RICORDI DI DISCUSSIONI DI UNA PRIMAVERA COMUNQUE BELLA

COMUNITA'. RICORDI DI DISCUSSIONI DI UNA PRIMAVERA COMUNQUE BELLA

da FILOSOFIA DEI BENI COMUNI di Laura Pennacchi.

Il "comunitarismo negativo" dà una risposta chiusa e regressiva alle domande sull'"essere a casa". Esso è l'opposto di quel bisogno "autentico" di comunità che erroneamente i liberali avevano visto destinato alla scomparsa nella società industriale e nella modernità e che Max Weber, invece, aveva individuato come dimensione strutturale e permanente del sociale, articolata in una pluralità di forme di vita comunitarie, incarnanti peculiarità irriducibili dell'integrazione.
(...)

... di una comunità positiva, non regressiva, "nella quale - dice Pulcini - il bisogno di riconoscimento e il desiderio di appartenenza, la tensione collaborativa, l'interesse per il legame sociale e la solidarietà possono trovare uno spazio di espressione, accanto e non in opposizione allo spazio astratto e formale delle relazioni giuridico-politiche" Qui prevalgono la tensione verso il cum, la dimensione solidaristica e comunicativa, l'apertura e la dinamicità dell'essere-in-comune.

martedì 20 gennaio 2015

RICERCA DELLA RENDITA E CREAZIONE DI UNA SOCIETA' DISUGUALE. J.E.STIGLITZ

da IL PREZZO DELLA DISUGUAGLIANZA. COME LA SOCIETà DIVISA DI OGGI MINACCIA IL NOSTRO FUTURO di J.E. STIGLITZ

Il capitalismo moderno è diventato un gioco complesso, dove per vincere non basta un po' di cervello. Chi vince spesso possiede anche caratteristiche meno degne di ammirazione: l'abilità di aggirare la legge o di plasmarla a proprio beneficio, il desiderio di sfruttare gli altri, anche i poveri, e la disponibilità a giocare scorrettamente quando necessario.
Con le parole di uno di questi giocatori di successo, il vecchio adagio "non importa vincere o perdere, ciò che conta è come si gioca" è spazzatura. Conta soltanto se si vince o si perde e il mercato ha un modo semplice di dimostrarlo: la quantità di denaro che si realizza.

Vincere il gioco della ricerca della rendita ha permesso a molti di quanti di trovavano in cima alla scala sociale di ammassare vere e proprie fortune, ma non è l'unico strumento attraverso il quale si ottiene e si conserva la ricchezza. Anche il sistema fiscale svolge un ruolo cruciale, come vedremo più avanti. Chi sta in alto ha fatto in modo da disegnare un sistema fiscale che gli permettesse di pagare meno di quanto sarebbe giusto, ossia una percentuale del proprio reddito inferiore a quella dovuta da chi è molto più povero. Definiamo regressivi i sistemi fiscali di questo tipo.
E mentre le imposte regressive e la ricerca della rendita (che toglie denaro al resto della società e lo ridistribuisce a chi sta in alto) sono al centro della crescente disuguaglianza, soprattutto in cima alla scala sociale, forze più ampio esercitano particolare influenza su due altri aspetti della disuguaglianza in America: lo svuotamento della classe media e l'aumento della povertà

domenica 18 gennaio 2015

ACCAPARRAMENTO. "greed is good" ???

ACCAPARRAMENTO. "greed is good" ???
da Laura Pennacchi: FILOSOFIA DEI BENI COMUNI

...
per non parlare dell' 1% al top della distribuzione, al quale, se nel 1976 andava il 7,5% del reddito totale disponibile dopo le tasse, ora va ben il 13,6%. Il dato più impressionante è l'andamento delle retribuzioni dei top manager rispetto all'evoluzione del salario dei lavoratori che stanno nel mezzo della scala retributiva.
(...)
"Nell'ultimo quarto di secolo, l'economia sia stata caratterizzata da una continuità che vede il governo della moneta e i mercati finanziari dirigere, anziché riflettere, la dinamica del profitto" (Nardozzi 2001). La crescita delle diseguaglianze in grandissima misura è dovuta proprio all'accaparramento di una maggiore quota del reddito prodotto da parte dei redditi da capitale, così come alla sua concentrazione tra i gruppi con reddito più alto, particolarmente tra l'1% al top della distribuzione, il quale nel 1979 riceveva il 37,8% di tutti i redditi da capitale, nel 2000 il 49,1%, nel 2003 il 57,5%.

UNA INFEUDAZIONE (PRIVILEGI PARTICOLARI CONTRO IL SISTEMA DIRITTI/DOVERI) DELLE NOSTRE LIBERTA'

da Laura Pennacchi: FILOSOFIA DEI BENI COMUNI

Il declino degli stati, mentre non restituisce maggiore libertà agli individui, rischia di riattualizzare "la dimensione feudale insita nella nostra cultura contrattuale" generando una "infeudazione" delle nostre stesse libertà

(...)
I rischi di una regressione a un nuovo medioevo sono testimoniati dall'incremento delle disuguaglianze e dalla latente erosione di un repertorio di diritti fondamentali garantiti pubblicamente da istituzioni collettive mosse da un'ispirazione universalistica. Una società strutturata sui privilegi - vale a dire prerogative non universalizzabili perchè di tipo personale, discendenti da una sorta di arbitraggio di aree particolari entro uno spazio socialmente eterogeneo - tende a sostituirsi a una società basata su un sistema di diritti/doveri, con grave nocumento per la stessa democrazia. L'esaltazione dell'autoregolazione del mercato, l'esternalizzazione contrattata delle responsabilità pubbliche, la sollecitazione agli Stati a ritirarsi e ridursi al minimo sono tutti fenomeni che rimettono in discussione le costruzioni giuridiche e sociali che, sotto la guida  dei principi illuministici, avevano teso a riconciliare la dimensione "economica" e quella "sociale".

martedì 13 gennaio 2015

SIAMO TUTTI EUROPEI

UNA NUOVA EUROPA CONTRO IL NUOVO TERRORISMO

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-13/una-nuova-europa-contro-nuovo-terrorismo-063510.shtml?uuid=ABNea3cC

Questo è link all'articolo di fondo del direttore ROBERTO NAPOLETANO sull'edizione odierna del SOLE24ORE.

stralcio l'ultimo paragrafo

Se si vuole che l’emozione non duri qualche ora o qualche giorno e bruci la speranza (scenario terribile) e, allo stesso tempo, si vogliono rendere davvero sicuri i cittadini europei, bisogna che l’Europa operi alla voce fatti la sua scelta politica, si doti di una politica estera e di difesa comune, dimostri che sullo scacchiere geopolitico e economico mondiale c’è un popolo di centinaia di milioni di cittadini europei che è guidato da uno Stato europeo e si muove con la forza e la saggezza di quello Stato. Per le strade di Parigi non c’era Obama, errore gravissimo suo e degli Stati Uniti, ma quando l’Europa la smetterà di aspettare che arrivino gli americani? Dopo gli obbrobri dell’austerità senza limiti e la morte di quello spirito solidaristico costituente che è appartenuto ai fondatori Monnet, Adenauer, De Gasperi, ma anche dopo a uomini del calibro di Kohl, Delors e tanti altri, è ora che l’Europa dimostri di esistere, riprenda a investire e usi la leva dell’azione monetaria unica, scommetta su se stessa e affronti a viso aperto le sue laceranti disuguaglianze interne. Io sono europeo, scriviamo a fianco, e ognuno dei 28 Paesi dell’Unione europea lo ripete nella sua lingua, ma bisogna che dietro le parole si avvertano il sogno e l’orgoglio di un grande progetto comune di crescita. La macchina dell’Europa ha bisogno della benzina della politica e non basta un’emozionante passeggiata a braccetto per le strade di Parigi ad assicurarla. Servono fatti e servono subito. Altrimenti gli egoismi nazionali torneranno a vincere e l’orgoglio europeo ritrovato si dileguerà.

DOVERI RISPETTATI DA CUI DERIVANO DIRITTI

Mi diverte molto, beh molto, diciamo "un po'", leggere su LA LETTURA del Corriere questo scritto di Michele Ainis nello stesso week end nel quale alle manifestazioni di Milano e di Trezzo " E' ORA DI #STAREINSIEME" che propugnavano (giustamente) "più democrazia, più apertura, più diritti" in risposta all'attacco alla libertà e ai valori di libera espressione con i quali noi europei di questa generazione siamo cresciuti, io partecipavo con un cartello con scritto "IL RISPETTO DEI DOVERI PUO' UNIRE", suggerendo che a volte i diritti possono rivelarsi divisivi e che il rispetto da parte di ciascuno dei propri doveri può aiutare a rispettare maggiormente i diritti della maggior parte di persone possibile.

Questo è il link dell'articolo di AINIS

http://lettura.corriere.it/debates/attenti-alle-sbornie-troppe-garanzie-si-annullano-tra-loro/

trascrivo qualche stralcio:

" Stiamo dunque entrando nel Paradiso dei diritti? Dipende: potrebbe anche trattarsi dell'Inferno. In questo caso ci entreremmo da ubriachi, perchè si va consumando - in Italia come altrove- una sbornia di diritti.
(...)
Mentre ovunque di moltiplicano le Carte dei diritti: del malato, del bambino, dell'alunno, dell'anziano, dell'automobilista, del pedone, dello spettatore, del turista. Da qui un'avvertenza, anzie due. Primo: nessun diritto è a costo zero. Come hanno scritto due studiosi americani (Holmes e Sunstein) la libertà dipende dalle tasse. Più diritti, più tasse [mi permetto una nota: per questo sono sempre stato d'accordo con Padoa Schioppa: sono felice di pagare le tasse]
(...)
Secondo: i diritti non sono a somma zero. ... C'è quindi una competizione fra i diritti, Ma c'è anche, nel ventre affamato delle nostre società, un moto consumistico, c'è l'idea d'usarli e di gettarli via come un vestito sdrucito, per fare spazio nell'armadio. E' un errore. Perchè troppi diritti s'elidono a vicenda. E perchè le troppe libertà generano l'arbitrio. Come diceva Platone, "dalla somma libertà viene la schiavitù maggiore e più feroce"






domenica 11 gennaio 2015

Maryan Ismail (Comunità Somala) 10.1.15

INDIVIDUALISMO DEMOCRATICO

Laura Pennacchi: FILOSOFIA DEI BENI COMUNI - Crisi e primato della sfera pubblica

Eppure, se è indubbia l'influenza della società, sia direttamente sui valori (per esempio nel modellare l'ideale della partecipazione alla vita della collettività), sia indirettamente mediante il riverbero che la riflessione pubblica esercita su tali valori, se è parimenti indubbio che noi siamo tutti essere "posizionati" in contesti e che dei contesti va tenuto conto (...) la "posizionalità" deve spesso essere relativizzata e superata. Infatti, da un lato non si può dissipare il riscatto che la libertà dei moderni ha compiuto dalle costrizioni della casta, della classe, della condizione sociale, dello status, degli usi,d elle tradizioni, della ereditarietà, ignorando che "gli obblighi imposti in ambito comunitario possono essere opprimenti" (Sandel 2009), dall'altro è evidente che "la limitatezza posizionale" delle nostre preoccupazioni morali che, some ricorda Sen (2009) sono "generalmente ristrette a chi si trova nella nostra immediata prossimità".
(...)
... prendere le distanze da un individualismo "chiuso agli altri e ai loro diritti" e di ricostruire  " a partire dall'individuo-soggetto e dalla sua relazione con altri individui-soggetti una società intesa come una casa comune", il che presuppone "l'essere capace d'associare il rispetto delle differenze con la creazione di una coscienza universalistica dei diritti umani fondamentali"
(...)
L'individualismo democratico non sposa il carattere pervasivamente privato dell'appropriazione e l'idea di un dominio illimitato sulla natura propri dell'individualismo economico
(...)
offrendo una possibilità di innestare la dimensione della comunanza sull'eredità democratica.

domenica 4 gennaio 2015

LA BANALITA' DEL MALE 2015

LA BANALITA' DEL MALE 2015
http://www.internazionale.it/notizie/2015/01/02/israele-autorizza-la-distruzione-punitiva-di-case-palestinesi-a-gerusalemme


Israele autorizza la distruzione punitiva di case palestinesi a Gerusalemme

La corte suprema di Israele ha autorizzato la distruzione “punitiva” a Gerusalemme est delle case di quattro palestinesi, accusati di aver commesso degli attentati contro Israele, rigettando l’appello delle famiglie che chiedevano di ritirare la decisione.
La sentenza riguarda due attentati commessi nel mese di novembre, in cui erano rimaste uccise sette persone.
La pratica è contestata anche dalla popolazione israeliana, perché colpisce donne e bambini innocenti senza avere l’effetto dissuasivo invocato dalle autorità israeliane.Le Monde
Questa breve notizia che avevo letto velocemente su un giornale on line, nascosta nella parte bassa della pagina mi aveva colpito ma ero passato ad altro velocemente. Mi è tornata in mente oggi. Riflettendoci mi pare tremenda. La distruzione della casa di parenti di persone accusate di aver commesso attentati è di suo un atto orrendo di rappresaglia. Se fosse stato commesso d'impeto come reazione sproporzionata e male indirizzata da un esercito che abitualmente si prende tutte le libertà nel contrapporsi ai palestinesi nell'opera di oppressione, sarebbe stato brutale ma disconoscibile dallo stato. Invece questo simulacro di legalità, neppure una decisione governativa, ma addirittura una autorizzazione di una entità che lo stato si è dato per valutare la legalità degli atti del governo, è quanto di più feroce e tristemente noto, soprattutto ad un Europeo, si possa immaginare. La parodia della democrazia e dello stato di diritto. Autorizzare, seguendo procedure formalmente democratiche, un atto inumano svuota di senso la stessa democrazia e apre le porte all'inferno di uno Stato nel quale le persone non sono il fine dello stesso ma un mezzo, anche se queste sono rappresentanti di un popolo oppresso dal detentore del potere.