domenica 26 aprile 2015

INVECCHIO E (purtroppo) RIMANGO UN INGENUO CREDULONE

INVECCHIO E (purtroppo) RIMANGO UN INGENUO CREDULONE ...

Ieri pomeriggio ho partecipato con entusiasta piacere alla manifestazione di Milano per festeggiare il 70° della Liberazione.
Risalito dalla Metropolitana a Palestro, con mia moglie siamo andati velocemente all'incrocio con via Senato e per almeno 90 minuti o forse più, abbiamo visto passare l'umanità varia che festeggiava con noi.
Raggiunti da amici di Trezzo ci siamo diretti verso piazza Duomo.
Arrivando verso s. Babila, risalendo sul lato il corteo, siamo giunti in contemporanea con il PD e alle spalle della Brigata Ebraica. Poco in lontananza ma con la vista impedita dal muro di persone, ho visto vicine una bandiera della Brigata Ebraica e una Palestinese. Consapevole delle tensioni dei giorni scorsi, e delle tristi decisioni di Roma, ho pensato con gioia che qui a Milano la vicinanza delle due bandiere indicasse che sotto di esse gli uomini che le portavano si stessero parlando, si avvicinassero in onore della memoria dei Partigiani Italiani, per i quali tutti, credevo, eravamo qui convenuti.
Con il cellulare ho voluto velocemente immortalare il momento.
Con delusione invece ho visto che i “sostenitori” della causa palestinese avevano scelto il posto, come collo di imbuto, per attendere e insultare i componenti della Brigata Ebraica.
Sono convinto che dopo questo atto, la situazione nel medio oriente si è definitivamente risolta con il riconoscimento dei diritti dei Palestinesi!!!
Due danneggiati escono da questo frangente, due danneggiati che probabilmente speravano di non essere chiamati in causa da terzi “volonterosi”
- La manifestazione del 25 Aprile, perchè subito con gli amici abbiamo previsto che i pornografi dell'informazione di un pomeriggio di festa e di allegria avrebbero titolato l'indomani sui questi cinque minuti di intolleranza marginali ed estranei ai festeggiamenti. E così è stato.
- La causa Palestinese che si è vista collegata e associata a fenomeni di intolleranza e di tentativo di prevaricazione.

Nel discorso del mattino alla manifestazione di Trezzo, il sindaco del mio paese, che non stimo (come sindaco, non come uomo) aveva inserito un passaggio su chi inneggia alla libertà e contemporaneamente cerca di prevaricare chi non la pensa come lui. Avevo pensato si riferisse ai continui insulti e travisamenti che opera Salvini nei confronti della Presidente Boldrini. Ma ieri pomeriggio ho dovuto, in questo caso dargli ragione, su un argomento per il quale la mia adesione sta nella difesa dei diritti dei Palestinesi e nella accusa della Oppressione che opera con metodi di inizio secolo Israele nei confronti della popolazione araba. Son convinto che se parlassimo della Oppressione mi troverei in fortissimo disaccordo con le persone che sfilavano con la Brigata Ebraica, e pure sono convinto che il loro diritto di sfilare, per il loro ruolo avuto nella Guerra, è sacrosanto. Non amo il PD ma l'aver assunto la difesa del diritto di sfilare della Brigata Ebraica va a suo onore

... E UNO STOLTO RAMINGO

venerdì 24 aprile 2015

LO STATO DI ECCEZIONE

LO STATO DI ECCEZIONE

Straordinaria e intensissima serata, ieri sera, dedicata a un episodio di drammatica rilevanza nella seconda Guerra Mondiale: la strage commessa da nazisti e fascisti a Marzabotto.
La serata è stata proposta e organizzata da SOLDELLADDA e ANPI per celebrare il 70° della Liberazione.
Abbiamo assistito, con commozione e partecipazione, alla documentazione filmica del processo, dopo 62 anni dagli avvenimenti, del processo intentato ai  responsabili tedeschi (gli italiani erano stati amnistiati subito dopo la guerra) dell'eccidio.
Il film, intitolato LO STATO DI ECCEZIONE (riprende una definizione giuridica secondo la quale, nella giurisdizione arcaica, l'omicidio non era perseguibile), è stato girato da un regista giovanissimo, GERMANO MOCCIONI.
Devo ammettere che la partecipazione emotiva è stata tale che non saprei dire neppure quanto dura. 
Alla fine del film il silenzio regnava nella sala.
Abbiamo successivamente discusso degli avvenimenti del film e in generale della capacità dell'Italia di fare i conti con la propria storia e dei tentativi di dimenticare tutto (i fascicoli di un vecchio e scandaloso processo, base per questo nuovo processo, erano letteralmente nascosti in quello che è stato definito "l'armadio della vergogna") con l'aiuto della prof. SILVIA BUZZELLI, docente di procedura penale internazionale presso l'Università Bicocca.
Ecco alcune (brutte purtroppo) foto della serata.







lunedì 20 aprile 2015

TAWAKKUL KARMAN. LE DONNE FANNO PAURA PERCHE' SANNO CONIUGARE IDEALITA' E CONCRETEZZA

TAWAKKUL KARMAN. LE DONNE FANNO PAURA PERCHE' SANNO CONIUGARE IDEALITA' E CONCRETEZZA

Traggo, dall'intervista apparsa su LEFT a Tawakkul Karman, due risposte interessanti (interessante è tutta l'intervista, in realtà).
Tawakkul Karman è "il volto, deciso e delicato, della primavera yemenita. Per il suo impegno dalla parte delle libertà, è stata insignita nel 2011 del Premio Nobel per la Pace".

domanda:lei sostiene che quella in atto in Yemen non è una guerra sciiti versus sunniti, né una guerra di religione. Ma non crede che le religioni, non solo quella musulmana, abbiano giocato un ruolo regressivo, di chiusura spesso sanguinosa, nelle vicende che hanno investito il Medio Oriente?
risposta: Non sarei così assolutista. Vede, spesso sento dire o scrivere che l'Islam è incompatibile con la democrazia. Non sono di questo avviso. Penso che in sé, nessuna religione è contro la democrazia. Il problema è l'uso che ne viene fatto, è la sua estremizzazione per fini di potere, è l'interpretazione faziosa, di parte
(...)
domanda: guardando agli avvenimenti che hanno segnato l'Egitto, la Siria, lo Yemen, c'è chi ha tratto la conclusione che il sogno delle Primavere arabe si è infranto contro una realtà dove sembrano poter dettar legge solo generali e califfi.
risposta: No, non è così. Mi ribello con tutte le mie forze a queste affermazioni. Ma cosa si pretendeva da  noi,m dai ragazzi di Piazza Tahir, dai giovani tunisini protagonisti della "rivoluzione dei gelsomini", dagli uomini e dalle donne che nel mio paese hanno sfidato un regime sanguinario come quello di Saleh? So che in Europa va di moda parlare di "Inverno islamista" e liquidare coeme "illusoria" la stagione delle "Primavere". Ma guardate la storia dell'Europa e vedrete che non bastano quattro anni, quanti ci separano dall'inizio delle "Primavere di libertà", per poter costruire un futuro di democrazia e di giustizia. Noi abbiamo abbattuto un vecchio ordine, costretto a fuggire dittatori che sembravano inamovibili. Ma per costruire un nuovo ordine c'+è bisogno di tempo e di una volontà che dovrà essere più forte di quella di chi vorrebbe riportare indietro le lancette del tempo. Ma non l'avranno vinta.

lunedì 13 aprile 2015

VOTO DI SCAMBIO COME ESPRESSIONE IDENTITARIA

VOTO DI SCAMBIO COME ESPRESSIONE IDENTITARIA
Durissimo Alberto Krali su Eco di Bergamo di oggi ( 13 aprile).
Trascrivo le ultime righe:
"Le novità sono sempre una sorpresa e le società sono scosse da cambiamenti epocali, crisi economiche e sociali. Ogni società si chiude a riccio e punta sul collaudato. Vale per i francesi che ritrovano il mito dellanazione, gli inglesi quello dell'insularità, i tedeschi quello dell'etica pubblica. Per una parte di italiani non poteva essere diverso: travolti dalla corruzione endemica si scoprono sudditi e si rifugiano nel voto di scambio come espressione identitaria"

...parte degli italiani... ovviamente ciascuno di noi sa che quella parte sono altri...



“PERCHE’ LA LIBIA E’ UN CASO DISPERATO” LIMES 1/2015.

“PERCHE’ LA LIBIA E’ UN CASO DISPERATO” LIMES 1/2015.

LIMES 1/2015.
DOPO PARIGI CHE GUERRA FA
“PERCHE’ LA LIBIA E’ UN CASO DISPERATO” di Mattia Toaldo (Visiting Policy Fellow presso l’European Council on Foreing Relations. Consigliere scientifico di Limes)
Traggo uno stralcio del suo intervento,  più che altro mi colpisce la discrasia tra la narrazione comune, facilona, da bar sport che spesso si legge sui media o si sente dalla bocca di politichini arrembanti, e l’analisi scientifica.

“… si dice spesso che gli occidentali sono intervenuti e poi hanno la Libia. E’ una frase che va bene per un editoriale o un tweet, ma che non corrisponde a verità. La risoluzione Onu 1973, che autorizzava l’intervento armato internazionale , vietava esplicitamente la presenza di truppe d’occupazione sul terreno. D’altronde, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu Cina e Russia non avrebbero mai approvato un intervento di terra e una presenza internazionale dopo la fine dei combattimenti. Ma soprattutto, non sono gli occidentali ad aver abbandonato la Libia; è stato il governo libico post-Gheddafi (il Consiglio nazionale di transizione, Cnt) ad aver richiesto di non avere truppe straniere sul suo suolo. E, vista l’esperienza in altre parti del Medio Oriente, non è detto che una presenza internazionale avrebbe fatto la differenza. Sotto altri aspetti, gli occidentali sono tutt’altro che scomparsi: decine id programmi di aiuto e sostegno alal società civile, trasferimento di conoscenze per ricostruire il settore della giustizia, addestramento delle future forze di sicurezza. Tutti ambiti nei quali gli italiani hanno svolto un ruolo notevole”


Non posso riportare tutto l’articolo, purtroppo. 

sabato 11 aprile 2015

IL DIARIO DELLO STOLTO RAMINGO. STRALCI INTERVISTA A ZINEB EL RHAZOUI

Ho preso il numero di questa settimana di Left, per conoscere la rivista. Ho letto l'articolo che viene rilanciato in copertina; l'intervista a Zineb El Rhazoui, giornalista marocchina di Charlie Hebdo. UNa intervista nella quale la giornalista risponde con durezza e chiarezza alle domande sulla religione e la società civile (El Rhazoui è atea). Riporto alcuni stralci, per me significativi
L'intervista è di  Simona Maggiorelli.
El Rhazoui, che prima di questo articolo io non conoscevo, è stata docente di sociologia delle religioni all'Università del Cairo e fondatrice del Mouvement alternatif pour les libértes individuelles in Marocco. E' stata più volte arrestata e ha dovuto rifugiarsi all'estero per la repressione. E' giornalista di Charlie Hebdo.
domanda: pensa che questa violenza sia intrinseca ai monoteismi?
risposta: penso che tutte le religioni, anche i monoteismi, e molte ideologie, siano fonte di violenza. Come il nazismo, il comunismo sotto Stalin o Pol Pot. Per quel che riguarda l'Islam il problema non è il Corano che è semplicemente un libro scritto molti secoli fa in un certo contesto storico. Il problema è se un movimento politico come i Fratelli Musulmani, divenuto partito che siede nel Parlamento Egiziano, sostituisce la Costituzione con l'Islam. Gli integralisti non credono nella democrazia, pensano che si debbano applicare non le leggi degli uomini ma quelle di Dio. Un mio collega diceva che anche un libro di cucina, se preso alla lettera, può diventare micidiale: ti uccido se metti due cucchiai di zucchero invece di tre come è scritto! Il Corano contiene pensieri di un beduino di quindici secoli fa. Possiamo leggerlo come opera letteraria, ma è un guaio se viene usato per il governo di una nazione. Lo stesso si può dire della Bibbia.
domanda: Dopo la strage, i partiti di destra hanno soffiato sul fuoco, speculando sulla paura e alimentando il razzismo
risposta: ci sono punte di estremismo da entrambi i lati degli schieramenti, come se si specchiassero gli uni negli altri. La destra sfrutta il terrore al alza la tensione, ma l'strema sinistra filo-islamista non sembra rendersi conto che nei Paesi arabi i fondamentalisti sono l'estrema destra conservatrice. Quando c'è stata la protesta in Francia contro i diritti degli omosessuali, in piazza c'erano gli estremisti musulmani e cattolici. Andavano mano nella mano.
domanda. bisogna saper criticare senza attaccare la persona?
risposta: certo. Faccio un esempio: io sono contraria al velo, penso che sia una prigione per le donne ma non significa che critichi chi lo indossa. Una cosa è criticare un dogma o  decostruire una credenza, altra cosa è attaccare la persona. Quando critico anche aspramente l'Islam non voglio colpire le persone che si definiscono musulmane. Per me razzismo è quello di certi scrittori di sinistra che per non essere accusati di razzismo accettano per gli altri quello che non vorrebbero per se stessi. Razzismo è pensare che siccome quelle appartengono ad un'altra cultura non sono in grado di condividere i valori universali di libertà e di uguaglianza.

martedì 7 aprile 2015

147NotJustANumber _ ognuno di loro era un essere irripetibile che l'umanità ha per sempre perduto

LEGGERE BENE SIGNIFICA CORRERE GROSSI RISCHI

TUTTI I PERICOLI DELLA LETTURA
stralcio da Alfonso Berardinelli su LA DOMENICA SOLE 24ORE del 27 novembre 2011 (per fortuna non butto nulla!)
"Leggere bene significa correre grossi rischi, mette a repentaglio la nostra identità e i nostri pensieri. (...)
L'atto della lettura è a rischio. Leggere, voler leggere e saper leggere, sono sempre meno comportamenti garantiti. Leggere libri non è naturale e necessario come camminare, respirare, mangiare, parlare o esercitare i cinque sensi. Non è una attività primaria, né fisiologicamente né socialmente. Viene dopo. E' una forma di arricchimento, implica una razionale e volontaria cura di sé. Leggere letteratura, filosofia e scienza, se non lo si fa per professione, è un lusso, una passione virtuosa o leggermente perversa; un vizio che la società non censura, è sia un piacere che un proposito di automiglioramento. Richiede un certo grado e capacità di introversione concentrata. E' un modo per uscire da sé e dell'ambiente circostante, ma anche un modo per frequentare più consapevolmente se stessi e il proprio ordine e disordine mentale.
..."

lunedì 6 aprile 2015

IL DIARIO DELLO STOLTO RAMINGO. IL PROGRESSO A SPIRALE

IL DIARIO DELLO STOLTO RAMINGO. IL PROGRESSO A SPIRALE
Incontro, leggendo il libro di Magris ALFABETI, questo paragrafo che l'autore scrive nella prefazione a Walter Benjamin "Immagini di città".
Non conosco Walter Benjamin, ma in questo contesto interessa punto.
Mi colpisce invece lo scritto di Magris, saggista che continua a consolarmi intellettualmente per la sua capacità di leggere la realtà e tratteggiare uno stile di viverla con poche precise e importanti parole, senza sconti e senza illusioni.
Mi sono sembrate parole attuali, in questo periodo nel quale la speranza di una storia umana che non si avviti su se stessa nella regressione è labile e fievole.
Scrive Magris:
" Benjamin - che nella sua utopia di riscatto dei vinti e dei cancellati fondeva Marx e il Talmud- era avverso a ogni regressiva nostalgia del passato e dell'arcaico, così ferocemente ingiusti e violenti; non disconosceva la liberazione che il progresso ha significato per milioni di persone, ma sapeva che il progresso, lungi dall'essere una marcia inarrestabile e illimitata verso un mondo sempre più felice, crea- con le sue stesse conquiste - nuovi problemi e infligge nuove ferite, che occorre sanare restando fedeli a suoi fini, tornando magari indietro per curare quelle nuove piaghe, per soccorrere chi è stato travolto dalla marcia che gli è passata sopra, ma continuando poi a procedere, in un continuo processo a spirale"

IL LETTORE STOLTO (17) : (a cura di Romano Montroni) I LIBRI TI CAMBIANO LA VITA, ANDREA BERTAGLIO, LUCA SIMONETTI, CLAUDIO MAGRIS

IL LETTORE STOLTO (17) : (a cura di Romano Montroni) I LIBRI TI CAMBIANO LA VITA, ANDREA BERTAGLIO, LUCA SIMONETTI, CLAUDIO MAGRIS

La raccolta proposta da Montroni assembla le risposte che cento amici o conoscenti del curatore hanno inviato come risposta alla sua domanda su quale libro fosse stato per loro particolarmente significativo.

Il sottotitolo recita “cento scrittori raccontano cento capolavori” ed è uno dei sottotitoli più fuorvianti che possa ricordare. Non solo perché ci sono parecchi doppioni ( lo stesso libro preferito da due corrispondenti: faccio l’esempio “Il maestro e Margherita” di Bulgakov da Mauro e Morazzoni)), ma anche perché non necessariamente il libro preferito è un capolavoro.
A volte ho l’impressione che le risposte arrivino grazie all’insistenza di Montroni, a volte leggo un piacere di ritorno all’infanzia (non pochi citano libri tra i primi letti dopo aver imparato a leggere, come grimaldelli che scardinano l’ingresso nel mondo della letteratura – e come mi ritrovo quando vengono citati i romanzi di Salgari sul ciclo di Mompracem) 


Procedo lentamente, con il tempo concesso dalla scadenza del prestito bibliotecario, nella lettura, aiutato dalla brevità di ogni capitolo. Così, anche se a volte in un capitolo ci si trova poca passione, si sa che sarà comunque uno sforzo breve, e si passa alla testimonianza successiva. Rimane l’ottima idea dell’elenco dei libri “preferiti” proposto sulle pagine finali, che ho ovviamente provveduto a fotocopiare.

Sto leggendo in alternanza GENERAZIONE DECRESCENTE di Andrea Bertaglio, ancora giovane scrittore membro del Movimento per la Decrescita Felice (di cui è stato vice-presidente) e CONTRO LA DECRESCITA, PERCHE’ RALLENTARE NON è LA SOLUZIONE di Luca Simonetti, preso dopo aver letto la recensione (favorevole) sulla DOMENICA del SOLE24ORE. L’ambizione sarebbe quella di aprire nella mia mente un dibattito scientifico su un argomento che mi coglie ampiamente impreparato (come pure è per il TTIP o per l’Expo di Milano), purtroppo so che la conseguenza sarà una confusione mentale maggiore di quella che mi raccontano essere nei talk show politici che infestano le televisioni.

Per ora sono giunto alla fine della prima parte del libro di Bertaglio (quindi Gisella, che me lo hai prestato, abbi pazienza), senza aver trovato delle grandi idee, e sono alle prime pagine di Simonetti che mi sembra partire con quel tono dileggiatore verso la controparte (alla Montanelli) che già un po’ mi urta. Vedremo nel futuro.

Queste letture hanno rallentato Magris, del quale però vorrei condividere uno stralcio, (del 2001, da ALFABETI ) che mi sembra piuttosto attuale:

“Solo un imbecille può augurasi le tragiche condizioni – guerre, malattie, morti, catastrofi pubbliche e private – in cui ci sia necessità di essere coraggiosi e occasione di meritarsi medaglie; ogni persona di retto sentire vorrebbe vivere in pace, quando non succede nulla di eccezionale e niente turba la partita a carte all’osteria. Ma quando la minaccia arriva alla porta ( e prima o dopo arriva sempre) occorre la forza d’animo; al nazismo si risponde con la fermezza di chi ha saputo morire –e anche uccidere – per combatterlo. Il timore fomenta non solo viltà, ma anche violenza: l’ira, ha detto Kipling – è l’uovo della paura. (…) Oggi l’Occidente ha forse più paura di quanta ne abbiano i suoi nemici. Non si tratta solo del fanatismo, che conferisce al terrorista un’anomala carica psichica e rende soggettivamente più facile accettare il rischio o la certezza della morte. Vi sono pure altre ragioni: l’attonita sorpresa di scoprirsi così vulnerabili, dopo aver nutrito una cieca, talora supponente fiducia nella propria potenza e sicurezza; la sensazione di essere impreparati a una radicale ma indefinibile svolta della storia; le condizioni di sviluppo e di vita che tendono a mettere in soffitta le virtù di tempi duri, fra le quali il coraggio; soprattutto l’invisibilità e inafferrabilità del nemico, che nel caso del terrorismo non si identifica precisamente con uno Stato e appare difficile da combattere e imprevedibile nei suoi attacchi: la minaccia può arrivare da qualsiasi parte, in qualsiasi momento, e nessuna misura o reazione rassicura a sufficienza. Il tettorismo incute una paura arcaica, come quella del buio: la paura dell0indefinito, dell’indeterminato, dell’occulto. Già dare un nome al pericolo è un conforto; quando il medico definisce un termine esatto, magari astruso, il vago disturbo o dolore che ci inquieta, quel nome è quasi già una medicina."

domenica 5 aprile 2015

TTIP

Per chi è favorevole il TTIP
avrà benefici sia per gli Stati Uniti che per l’UE. Il Center for Economic Policy Research di Londra e l’Aspen Institute dicono per esempio che ci sarebbe un aumento del volume degli scambi e in particolare delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti (l’incremento sarebbe del 28 per cento, circa 187 miliardi di euro). (...) l PIL mondiale aumenterebbe (tra lo 0,5 e l’1 per cento pari a 119 miliardi di euro) e aumenterebbe anche quello dei singoli stati (si stimano 545 euro l’anno in più per ogni famiglia in Europa). Poiché ci sarebbe una maggiore concorrenza, si avrebbero anche benefici generali sull’innovazione e il miglioramento tecnologico.(...) Si avrebbero infine dei benefici derivanti dalla semplificazione burocratica e dalle regolamentazioni: ridurrebbe sia i costi delle ispezioni che quelli delle attività economiche che operano nei due mercati facilitando alle imprese il compito di rispettare contemporaneamente le due normative. (stralci tratti da un articolo apparso sul sito IL POST che linkerò in calce)per chi è contrario il TTIP
una delle principali critiche ai negoziati è la loro segretezza e mancanza di trasparenza; e anche il fatto che ad aver condotto il principale e più citato studio sui benefici dell’accordo sia il Center for Economic Policy Research di Londra, che questi gruppi non considerano credibile perché finanziato anche da grandi banche internazionali. Questi gruppi sostengono che le cifre sull’impatto dell’accordo sono piuttosto ambiziose, che sarebbero previste solo per il 2027 e che comunque sono troppe le variabili non considerate per poter fare una stima affidabile.(...)armaci meno affidabili, aumento della dipendenza dal petrolio, perdita di posti di lavoro per la scomparsa delle norme sulla preferenza nazionale in materia di forniture pubbliche, assoggettamento degli stati a un diritto fatto su misura per le multinazionali (...)’armonizzazione delle norme sarebbe fatta al ribasso, a vantaggio non dei consumatori ma delle grandi aziende. (tratto dallo stesso articolo) Sempre per i contrari ( questa volta copio da un volantino di www.stop-ttip-milano.net che ho recuperato a FA LA COSA GIUSTA): il TTIP punta a privatizzare i servizi pubblici, i beni comuni, i diritti dei cittadini a vantaggio del profitto e dei grandi poteri finanziari ed economici, mettendo a rischio la sicurezza alimentare e ambientale, la scuola, la sanità, il lavoro.
Ho trovato l'articolo citato, scaricabile da questo link http://www.ilpost.it/2014/11/06/ttip-2/ sul sito IL POST ( http://www.ilpost.it/ ) piuttosto interessante, soprattutto per uno come me che è al digiuno totale di conoscenza e comprensione di questa problematica, pur intuendo che sarà impattante sul nostro futuro, ma rimanendo piuttosto scettico di fronte alle crociate (da qualunque parte provengano).

giovedì 2 aprile 2015

AGGIORNAMENTI SOCIALI: "CONFIRMATION BIAS"

"CONFIRMATION BIAS"
Alla fiera FA LA COSA GIUSTA ho avuto la possibilità di prendere un paio di numeri di AGGIORNAMENTI SOCIALI, la rivista dei Gesuiti.
E' la prima volta, credo (ma con la mia memoria non posso mai essere sicuro) che ho l'occasione di leggere questa rivista.
Ho trovato articoli interessanti, in particolare, fino ad ora, mi ha incuriosito uno scritto a quattro mani dai prof. FASOLI e GUI intitolato STRESS DIGITALE, GLI EFFETTI COLLATERALI DELLA SOVRABBONDANZA COMUNICATIVA.

Tutto il breve saggio è interessante, mi limito a riportare un breve stralcio che credo possa interessare tutti noi "navigatori" (io mi ci sono ritrovato, vedendo chiaramente e con tenera simpatia i miei limiti di presunto libero pensatore)

"TENDENZA ALLA CONFERMA
Strettamente connessa alla problematica della selezione delle informazioni è quella tendenza ad essere attratti da informazioni che confermano il nostro punto di vista. La mente umana, infatti, subisce un condizionamento chiamato confirmation bias. La "tendenza alla conferma", per cui si tende a ritenere la propria opinione più diffusa e condivisa delle altre e a ricercarne conferme, è ben documentata dalla letteratura psicologica. Con i media digitali questo problema si manifesta particolarmente in due direzioni. Da un lato noi stessi, nella sterminata possibilità di scelta del web, abbiamo l'opportunità di ritagliarci una dieta informativa che confermi pienamente le nostre credenze. Dall'altro, molti strumenti del web, a differenza dei media della generazione precedente, tendono a proporre esattamente ciò che sanno esserci gradito, acutizzando così gli effetti del confirmation bias.
(...)
Selezionando e riproponendoci ciò che più ci piace, il web ci gratifica confermando le nostre opinioni e rinforzando i nostri gusti, ma costruisce attorno a noi una sorta di bolla che tende a nascondere le opinioni su cui non siamo d'accordo,  le fondi diverse dalle nostre preferite, i prodotti commerciali che non ci piacciono."