domenica 30 dicembre 2018

POTREI SBAGLIARMI MA SI PUO' GUARDARE AVANTI

POTREI SBAGLIARMI MA SI PUO' GUARDARE AVANTI

Ho letto una breve ma interessante intervista a Giuseppe Sala, sindaco di Milano.
Estrapolo la frase che mi interessa (e per certi versi la estraggo anche dai limiti nei quali si colloca -immagino- il ragionamento di Sala)  ai fini di una visione del futuro, più delle altre.


«A differenza della Lega all’interno dei Cinque Stelle c’è un’anima sociale più accentuata. Che si possa governare insieme è tutt’altra cosa. Continuo a pensare che sia stato arrogante andare sull’Aventino durante la formazione del governo. Non dico che siano meglio i Cinque Stelle, dico che i Cinque Stelle avrebbero avuto più bisogno di noi che della Lega perché per certe cose siamo più vicini. Non sono uno che si astiene dalla lotta politica e dal fare opposizione, però evito gli insulti e sconsiglio tutti, anche quelli della mia parte, di cadere in giudizi sprezzanti nei confronti dei Cinque Stelle»


Non ripeto cosa penso dell'errore del PD di subire il diktat di Renzi espresso via televisione a suo tempo, e come vedo necessario (anche ai fini di una salvaguardia della democrazia italiana sui tempi medio/lunghi) il dialogo franco e onesto intra-Sinistra e tra Sinistra e M5S.

Dico solo che è tempo di non farsi distrarre dalle colazioni del Ministro dell'Interno, capire come invece come il suo partito sia una vera testa d'ariete ai fini dello smembramento dell'Europa e della modifica sostanziale dell'ordine istituzionale in Italia e di come sia necessario "ascoltare Sala" (sia intra-sinistra sia verso M5S) in questo passaggio e iniziare a dialogare.
E' difficile oggi, con il veleno circolante nelle vene di tutti gli apicali di entrambe le parti, farlo ai piani alti e al centro.
Ma si può fare, volendo, con franchezza, a partire da
1. le realtà locali piccole e medio/piccole
2. le generazioni giovani o ancora giovani, dove le amicizie sfociate in diverse scelte politiche non hanno ancora guastato gli animi.

NON SERVONO TANTE PAROLE

NON SERVONO TANTE PAROLE
Tra i numerosi commenti sulla vandalizzazione del presepe che Rifondazione Comunista aveva costruito fuori dalla sua sede a Trezzo (molto bello, pieno di significato, semplice e nel pieno rispetto delle "nostre tradizioni") ho letto queste parole dell'amico Alberto Agostinelli.
Nel magma di commenti delle bacheche di FB rischiano di scomparire un attimo dopo essere state scritte, e in effetti non sono state likate e condivise come avrebbero meritato, per questo voglio riprenderle nel mio blog

Sta a noi restare uniti, oltre le inevitabili differenze che ci identificano: finché siamo uniti potranno essere arroganti ma non possono essere più forti

venerdì 7 dicembre 2018

IO SONO EUROPEO

IO SONO EUROPEO

Ho letto che domani a Roma ci sarà una manifestazione politica di uno dei partiti di governo, quello più lontano, abissalmente lontano, dal mio sentire. Auguro ai partecipanti di fare una manifestazione serena e tranquilla. Coloro che sostengono idee e proposte divergenti dai manifestanti, a Roma, dovrebbero, se non scelgono l'opzione di ignorare l'avvenimento, accogliere i manifestanti con sorrisi e fiori. Perché quelli hanno il pieno diritto di esprimere le proprie idee, per quanto inutili, sterili o ipocrite possano essere, e chi le contesta prima di tutto deve essere migliore anche dal punto di vista democratico. Un altro motivo, mi permetto sommessamente di sottolineare, è che ogni tanto essere più furbi, anche mediaticamente, non è un crimine...
Io mi farò modestamente  un piccolo gesto politicamente scorretto. Non ignoro l'evento, perchè è espressione dell'élite al potere, dei padroni della comunicazione, dei declinatori del vocabolario, e quindi le antenne costituzionali rimangono ben attente. Domani mi limiterò ad esprimere, con un piccolo gesto, il mio pensare diversamente dalla élite.
#iosonoeuropeo

martedì 4 dicembre 2018

NELSON MANDELA

NELSON MANDELA 
Nelson Rolihlahla Mandela (Mvezo, 18 luglio 1918 – Johannesburg, 5 dicembre 2013)


domenica 25 novembre 2018

LO STATO LAICO SI ASSUMA LA RESPONSABILITA'

LO STATO LAICO SI ASSUMA LA RESPONSABILITA'
tratto da "NON C'è FEDE CHE TENGA- manifesto laico contro il multiculturalismo" di CINZIA SCIUTO
(sempre più interessante questo libro)
"(...) non è più sufficiente che Stato e Chiesa (si legga in carattere più generale, di ogni religione - mia nota) siano separati, è giunto il momento che lo Stato laico si assuma la responsabilità di entrare nel merito di quel che accade dentro le comunità religiose per farsi garante dei diritti dei singoli cittadini"

sabato 17 novembre 2018

E' PIù PROBABILE_ D.J.GOLDHAGEN "PEGGIO DELLA GUERRA"

E' PIU' PROBABILE_ D.J.GOLDHAGEN "PEGGIO DELLA GUERRA"
"E' più probabile che dica sì all'uso della violenza per liberare la società, quando è ritenuto necessario, da un certo gruppo di persone (...) chi cresce in una società o in una sottocultura che vede in quel gruppo un male o un pericolo, che chi cresce in una società  o sottocultura che vede nello stesso gruppo un bene o una ricchezza sociale."

martedì 13 novembre 2018

LA DISTRUZIONE DEGLI EBREI IN EUROPA: LO STRUMENTO FU LA LEGGE

LA DISTRUZIONE DEGLI EBREI IN EUROPA: LO STRUMENTO FU LA LEGGE
tratto dal libro di Raul Hilberg "CARNEFICI, VITTIME, SPETTATORI. La persecuzione degli Ebrei, 1933-1945"
parte prima: i carnefici
pag. 73 " Lo strumento originale per ancorare il processo di distruzione (degli Ebrei in Europa- mia nota) alla struttura legale fu la legge o il decreto, ovvero un provvedimento preparato da un ente che cooperava con altri enti nella misura in cui il contenuto della proposta toccava la loro giurisdizione, e pubblicato quindi da una gazzetta legale"

venerdì 9 novembre 2018

POTREI SBAGLIARMI, MA VORREI SI GUARDASSE AVANTI

POTREI SBAGLIARMI, MA VORREI SI GUARDASSE AVANTI

Potrei sbagliarmi, ma sono convinto che i partiti, le liste e i movimenti che si possono riconoscere nell’ampia accezione “di sinistra” dovrebbero impegnarsi per instaurare un dialogo serio, chiaro, trasparente e sincero con il Movimento 5 Stelle (anche nella attuale collocazione governativa di quest’ultimo), con una visione lungimirante che non limita la visuale a domani o a maggio, bensì nel medio lungo periodo futuro della Nazione e dell’Europa.

Scopo del dialogo dovrebbe essere quello di fare una ricognizione dei programmi e dei provvedimenti presi e pensati o progettati per analizzarli nel merito (nei limiti di una difficile modificabilità a fronte di ipotetiche concordanze per i vincoli governativi del M5S) con una visione lungimirante del bene Nazionale ed Europeo, e non legata (intendo soprattutto da parte di M5S) puramente al riscontro clientelare o elettorale del momento.

Premessa: concordo che il M5S, per la sua storia di violenza verbale, strategia dell’insulto, autoincensamento di maggiore eticità e moralità (che i comunisti dei bei tempi al confronto apparivano necessitanti di corsi di autostima), arroganza, (e incoerenza ora che si è dalla parte di chi deve fare) merita tutto il dileggio che sta subendo per il suo atteggiamento supino e gregario nei confronti dell’elemento dominante della alleanza di governo. Ma questo è un guardare indietro. E’ necessario guardare avanti. E’ sterile continuare su questa strada, se questa è l’unica percorsa.

Movimento 5 Stelle e Lega non sono uguali e non hanno uguale valore. Questi mirano ad occupare i gangli del potere lisciando il pelo agli istinti più immediati dell’elettorato (cogliendo con acuta strategia punti vulnerabili reali del contesto sociale) in modo da poter condizionare lo Stato anche in caso di cambiamento politico, creando quindi un vero “sistema di potere” che a mio avviso è già a buon punto; quelli, pur con una conduzione disastrosa, inefficace e incapace, promuovono idee che non sento lontane (sulla fine di privilegi offensivi ed assurdi, sulla attenzione per le fasce deboli, su uno stile di vita meno consumistico, su un interrogarsi –magari sbagliando- in favore di ambiente e suolo).

Ho l’impressione che la base “storica” del M5S rispetto a quella del suo alleato di governo (tralascio la parte fluttuante dell’elettorato, verso questa parte molto maggiore è l’abilità della Lega di circuirla  con sprezzo delle conseguenze future e dei conti da pagare) sia molto più affine a chi è più attento alle necessità del territorio e delle classi più fragili (al netto dei drammatici limiti politici, culturali ed etici che gli esponenti apicali del movimento mostrano, ma dai quali nessun politico può chiamarsi estraneo)

Potrei sbagliarmi, ma continuo a pensare che (come capita in alcuni momento topici dove è una singolo fatto a determinare gli eventi seguenti) l’intervista imposta a Fazio con la quale Renzi ha stoppato ogni colloquio tra PD e M5S sia stato uno degli atti più sciagurati dei tempi recenti, e temo che non sia stato un errore quanto una strategia di interesse personale.

Occorre prestare attenzione ad usare eccessivamente la minaccia di fascistizzazione della realtà politica italiana, c’è il rischio di esaurire la forza della denuncia per svilimento causa reiterazione della minaccia con esito di banalizzazione e reazione di stanchezza. Mi sembra che siamo indirizzati più verso una democrazia illiberale, concentrata in una cinghia di trasmissione forte tra Comuni, realtà intermedie e Stato (isolato dall’Europa e orientato verso realtà allogene politicamente e culturalmente come Russia e Cina) e occupazione del “ventre molle” della amministrazione (mi sembra che contrariamente alle uscite intemerate e stupide dei M5S, i loro coinquilini del governo preferisca captare la benevolenza della amministrazione). Credo che dell’ultimo decreto sia meno pericolosa la parte sui richiedenti asilo (per quanto eticamente urtante) rispetto alla strategia di controllo del territorio che rappresenta probabilmente un dono avvelenato per gli italiani (ce ne accorgeremo quando sarà tardi, forse)

Prioritario sarebbe che nell’ampio e disperso schieramento di sinistra (a tutti i livelli, dai partiti alle persone), si sapesse trovare un minimo comune denominatore invece di proporre sempre “nuovi soggetti” stantii prima di nascere o di spaccare quelli esistenti ancorché in stato comatoso. Occorre farsi una ragione che la traversata del deserto non solo sarà lunga, ma a me sembra neppure incominciata. Ma parlando si “sinistra” questa mia è un pio desiderio utopistico, e come l’ho espresso lo abbandono (inutile sperare nelle cose impossibili)

Assunto che il percorso sarà lungo e le opportunità lontane, di sicuro non si può (ma sono convinto che nessuno lo fa) sperare in un default della Nazione per un ribaltone (non è eticamente sostenibile e poi sappiamo chi pagherebbe). Per questo suggerisco di avere la capacità di discernere.

Potrei sbagliarmi.


giovedì 8 novembre 2018

DANTE E' SEMPRE UN MAESTRO DI VITA E LA "COMMEDIA" MOTIVO DI RIFLESSIONE

DANTE E' SEMPRE UN MAESTRO DI VITA E LA "COMMEDIA" MOTIVO DI RIFLESSIONE

L'attualità, trista e ria, mi ha fatto tornare in mente, in un suo particolare, un passo della Divina Commedia che a suo tempo mi aveva colpito.

PURGATORIO
canto XI
dal 120
"Quelli è", rispuose, "Provenzan Salvani;
ed è qui perché fu presuntuoso
a recar Siena tutta a le sue mani.
Ito è così e va, sanza riposo,
poi che morì, cotal moneta rende
a sodifar che é di là troppo oso"
E io: "Se quello spirito ch'attende,
pria che si penta, l'orlo de la vita,
là giù dimora e qua sù non ascende,
se buona orazion lui non aita,
prima che passi tempo quanto visse, 
come fu la venuta lui largita?".
"Quando vivea più glorioso", disse, 
"liberamente nel Campo di Siena,
ogne vergogna disposta, s'affisse;
e lì, per tra l'amico suo di pena,
ch'e' sostenea ne la prigion di Carlo,
si condusse a tremar per ogne vena.
Più non dirò, e scuro so che parlo;
ma poco tempo andrà che' tuoi vicini
faranno s^ che potrai chiosarlo.
Quest'opera li tolse quei confini".

domenica 30 settembre 2018

DOVERISTA GENTILE #INTOLLERANZAZERO

DOVERISTA GENTILE  #INTOLLERANZAZERO

Oggi, domenica 30 settembre, a Milano in piazza con tante altre persone normali che sostenevano ideali e valori eccezionali ( uguaglianza, condivisione, diritti universali, tolleranza).
Perché li chiamo eccezionali. Perché, a volte lo dimentichiamo, la negazione di questi valori e ideali non è storia degli ultimi anni. La storia dell'uomo è fondata sulla sopraffazione, sullo sfruttamento, sulla intolleranza, sull'odio etnico, razziale, sessuale, religioso, sulla intolleranza.
Per questo, purtroppo, questi valori sono "eccezionali". Ma non per questo il loro raggiungimento (per condivisione, non solo per legge) deve cessare di essere il nostro obiettivo. L'obiettivo di persone normali, ancorché per ora MINORANZA. Il credo che il primo passo risieda nell'adempimento ciascuno del proprio dovere.












domenica 26 agosto 2018

SIMONE WEIL _ C'è IN OGNI UOMO QUALCOSA DI SACRO

SIMONE WEIL _ C'è IN OGNI UOMO QUALCOSA DI SACRO
SIMONE WEIL "LA PERSONA E IL SACRO"  da MORALE E LETTERATURA.
saggio trovato nel libro: SIMONE WEIL_PAGINE SCELTE

Presento una estrapolazione di frasi tratte dal saggio citato, senza la presunzione di riassumere il complesso ragionamento, scelte solo perché ho l'impressione che possano dire qualcosa a noi oggi.

"C'è in ogni uomo qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. non è neppure la persona umana. E' semplicemente lui, quest'uomo. Ecco un passante per la strada che ha lunghe braccia, degli occhi celesti, una mente dove si agitano pensieri che ignoro ma che forse sono mediocri. E' lui. Lui tutto intero. Le braccia, gli occhi, i pensieri, tutto. Non violerei niente di tutto questo senza infiniti scrupoli."
"C'è nell'intimo di ogni essere umano, dalla prima infanzia sino alla tomba e nonostante tutta l'esperienza dei crimini commessi, sofferti e osservati, qualcosa che si aspetta invincibilmente che gli si faccia del bene e non del male. E' questo, prima di tutto, che è sacro in ogni essere umano. Il bene è l'unica fonte del sacro. Solo il bene è sacro, e quanto è relativo al bene."

"Per esempio non c'è niente di più orribile che vedere in tribunale uno sventurato balbettare davanti a un magistrato che fa lo spiritoso in un linguaggio elegante (mia nota: adeguando la frase ai tempi, possiamo usare anche violento, sprezzante, umiliante al posto di elegante)"
"E' inutile spiegare a una collettività che in ciascuna delle unità che la compongono c'è qualcosa che non deve essere violato. Prima di tutto una collettività non è un qualcuno,se non idealmente; non ha una esistenza, se non astratta; parlarle è un'operazione fittizia. Poi, se fosse qualcuno, sarebbe qualcuno disposto a rispettare solamente se stesso. Per di più, il pericolo maggiore non è la tendenza del collettivo a comprimere la persona, ma la tendenza della persona a precipitarsi, ad affogare nel collettivo"
"Una mente che sente la propria prigionia vorrebbe dissimularla. Ma se ha orrore della menzogna, non lo farà. Dovrà allora soffrire molto. Batterà la testa contro la muraglia fino allo svenimento; si sveglierà, guarderà la muraglia con timore, poi un giorno ricomincerà e sverrà di nuovo; e così di seguito, senza fine, senza alcuna speranza. Un giorno si sveglierà dall'altra parte del muro"
"La sventura, quando la distanza materiale o morale permette di vederla soltanto in modo vago, confuso, senza distinguerla dalla semplice sofferenza, ispira alle anime generose una tenera pietà. Ma quando un qualche giorno di circostanza fa sì che d'improvviso si trovi da qualche parte messa a nudo, come qualcosa capace di distruggere, una mutilazione o una lebbra dell'anima, si rabbrividisce e si retrocede. E gli stessi sventurati provano lo stesso brivido di orrore davanti a se stessi"
"Ma abbiamo perso completamente perfino la nozione di castigo. Non sappiamo più che esso serve a procurare il bene. Per noi si limita a infliggere il male. E' la ragione per cui vi è una cosa, un'unica cosa, nella società moderna, ancora più orrenda del crimine, la giustizia repressiva"
"Dio e verità sono tra queste parole. Pure giustizia, amore, bene. Tali parole sono pericolose da usare. Perché ne venga fatto un uso legittimo, occorre da un lato non richiuderle in alcuna concezione umana, e dall'altro collegarle a concetti e azioni direttamente ed esclusivamente ispirate dalla loro luce. Se no, sono riconosciute subito da tutti come menzogne"

sabato 4 agosto 2018

FONTANA. MINISTRO FURBETTO, PAVIDO E PIAGNONE

FONTANA. MINISTRO FURBETTO, PAVIDO E PIAGNONE

La resa pubblica dei propri desideri da parte del Ministro Fontana ha prioritariamente la funzione ovvia dell’investimento politico. Probabilmente ipotizzando tra gli scenari prossimi anche nuove elezioni per una ridistribuzione dei consensi tra Lega e M5S (che si possono stimare in 4/5 dei suffragi) si pensa di assicurarsi il fianco destro. Inoltre, confondendosi nella narrazione mediatica annunci e cose fatte, questo annuncio, ben confezionato dai russi , si sedimenterà nella convinzione conformista dell’elettorato attivo.

Contemporaneamente, come alcuni affermano, può anche essere un'operazione di distrazione (annuncio seducente offuscante scarsità di provvedimenti reali)

La mia idea è che se crede giusto abolire quella legge, non faccia una riflessione, ma produca, attraverso il suo partito un disegno di legge, convinca gli alleati che è da votare, e lo faccia votare in Parlamento. Hanno una stragrande maggioranza e il diritto di votare le leggi, non incostituzionali, che ritengono giuste. La maggioranza non ha ragione, ha diritto a governare.

Perché allora pavido e piagnone? Perché non ha il coraggio di dire: ora comandiamo noi, abbiamo l’appoggio della stragrande maggioranza degli italiani, ancora maggiore rispetto ai suffragi di partenza (come ci dicono i sondaggi), e siamo noi a decidere cosa è “politicamente corretto”, quale è il pensiero “mainstream” (magari non uso la terminologia “pensiero unico” perché la testimonianza di dissenso, purché ininfluente, viene accettata per quanto osteggiata tramite importanti scelte mediatiche), quali sono i riferimenti culturali e ideologici da dare agli italiani. Anzi, la battaglia di definire il pensiero mainstream, il politicamente corretto, la abbiamo vinta ancor prima delle elezioni, diventando i proprietari del vocabolario e definendo il perimetro del dibattito. Questo sarebbe un discorso onesto.

Preferisce un vittimismo stucchevole e piagnone tanto peloso e falso quanto gradito dai conformisti accidiosi. Probabilmente funziona. Ma se egli ha il diritto di specularci (insomma se lo prende, io credo che ciascuno avrebbe il dovere di essere sincero, ma non è un pensiero "mainstream"!) deve anche accettare che lo si definisca per quello che politicamente è: pavido e piagnone.

giovedì 2 agosto 2018

DEDICATO A NOI

Gianrico Carofiglio. AD OCCHI CHIUSI

(dedicato a noi)

"Ovviamente bisogna intendersi su cosa significhi cedevolezza. Significa resistere fino ad un certo punto, e poi sapere esattamente in quale momento cedere, e sviare la forza dell'avversario, che alla fine si ritorce contro di lui. Il segreto dovrebbe essere nel saper trovare il punto di equilibrio fra resistenza e cedevolezza; cedevolezza e resistenza; debolezza e forza. Il principio della vittoria dovrebbe essere tutto qui. Fare esattamente il contrario di quello che l'avversario si aspetta, e che a te verrebbe naturale, o spontaneo. Qualunque cosa significhino queste due parole".

martedì 31 luglio 2018

EMERGENZA RAZZISMO VERA, MA SI PUO' RECUPERARE

EMERGENZA RAZZISMO VERA, MA SI PUO' RECUPERARE

Esiste realmente una emergenza razzismo in Italia da qualche mese, ma non una deriva che corre irrecuperabile su un piano inclinato. Suonano patetici e un po' ridicoli i tentativi “social” di contrapporre altri eventi (veri o falsi – teniamo sempre vivo il dubbio) apparentemente speculari e contrari. Come se un crimine contro un uomo dalla pelle nera e un crimine contro un uomo dalla pelle bianca si annullassero. Oh stolti! Sono due crimini. Entrambi da perseguire. Esiste quindi una emergenza causata da attacchi gratuiti a persone a causa unicamente del colore della pelle. Questa emergenza deve essere chiara a tutti, denunciata, combattuta. Dirò una cosa che credo potrà essere fraintesa, ma la dico ugualmente: a mio avviso occorre avere anche misura nella denuncia. Non nella forza quanto nel clamore della denuncia. I toni sbraitati non servono. Peggio è sicuramente il negare il problema da parte di chi questo problema dovrebbe essere in prima fila a combatterlo. Temo invece che ci sia un gioco cinico nel quale chi potrebbe intervenire con decisione preferisca lasciare un po' lasca ancora la catena alle belve, convinto di poterla tirare in qualsiasi momento, a risultato raggiunto. Servirebbero, per questi scopi, persone malvagie ma di ben altra statura rispetto ai modesti governanti che abbiamo ora. La piccola statura politica (se non intesa come captatori di consensi con strumenti discutibili ancorché efficaci) di questi fa correre un grave rischio alla società nel suo complesso. Invece servirebbe, pur nella lotta politica, un fronte comune per reprimere ogni atto gratuito come quelli che stiamo vedendo. E fare le scelte politiche alla luce del sole, senza sotterfugi e senza cavalcare alcuna tigre. Intendiamoci, siamo razzisti, lo siamo come italiani e come uomini. Non è che altrove il razzismo non esista (vi ricorda qualcosa Tutsi e Hutu? Solo per fare un esempio). Il razzismo e connaturato all'uomo, ed ognuno è libero di esserlo. Non si è liberi di sparare a una persona per il suo colore della pelle. Possiamo fermarci e possiamo fermare le belve. Riconoscendo l'esistenza del problema, senza volerlo utilizzare per reciproche rivalse, lo si può fare. Maggiore potere dà maggiore responsabilità a mio avviso. E quando è il potere a usare un fenomeno in modo strumentale è maggiormente colpevole. Lo scrivevo ieri. Pur essendo tutt'altro che uno statista, spero che il Ministro dell'Interno sia condotto in un ruolo istituzionale dalla struttura del Viminale.

lunedì 30 luglio 2018

TEMO NON SIANO STATISTI _ ed è un male per tutti

TEMO NON SIANO STATISTI _ ed è un male per tutti

E’ probabile che gli uomini del Viminale (forti della loro esperienza e visione tecnica dell’ordine pubblico) spingeranno il Ministro dell’Interno a modificare (cercando il modo per “salvare la faccia” del Ministro) l’approccio attuale verso il crescere degli episodi di gratuita violenta aggressione verso italiani o stranieri di pelle nera. La volontà di non comprendere, come puro atto di volontà politica, come gli effetti di oggi siano anche causa di parole e atteggiamenti di ieri rischia di far sfuggire, anche per conseguenza della emulazione che nel peggio trova terreno fertile, la situazione. Non credo che le Forze dell’Ordine lo permetteranno, voglia o non voglia il Ministro. Non credo e lo spero. C’è un secondo aspetto altrettanto grave. Il Ministro dimostra di non saper tracciare un confine nel suo duplice ruolo, l’uno di capo politico spregiudicato ma, pro domo sua, di successo (al netto di molti dubbi anche etici da parte di chi non condivide idee e stile- ma è un altro discorso), l’altro di Ministro della Repubblica. Nel primo deve vivere in una costante campagna elettorale alzando sempre più i toni o fingendo di non vedere problemi, cause, effetti e conseguenze. Nel secondo deve avere una visione complessiva indirizzata alla difesa della Repubblica, un ruolo da Statista. Ecco, in questo esame ha miseramente fallito. E’ un abile capopopolo, ma NON E’ uno Statista. E questa non è una buona notizia per nessuno, nemmeno per i suoi avversari. Perché l’Italia ha bisogno di Statisti nei ruoli chiave. In coda, ho letto una dichiarazione del capo politico del Movimento alleato di governo, Ministro dell’Industria ecc. Purtroppo anche nel secondo caso, forse ancor peggiore per un manifesto cinismo malissimo speso, non ci si trova alla presenza di uno Statista.

martedì 17 luglio 2018

SIMONE WEIL. LA PRIMA RADICE

SIMONE WEIL. "LA PRIMA RADICE"
trascrivo un breve stralcio che mi sembra una riflessione attuale e utile

" La geniale osservazione di Hitler sulla propaganda, e cioè che la forza bruta da sola non può vincere le idee ma che ci riesce facilmente accompagnandosi a qualche idea, volgare e bassa quanto si voglia, fornisce anche la chiave della vita interiore. I tumulti della carne, per quanto violenti, non possono avere il sopravvento sull'anima, se sono soli. ma la loro vittoria è facile se comunicano la loro potenza persuasiva ad un altro pensiero, per quanto cattivo. Questo è il punto importante. Per questo compito di alleato della carne nessun pensiero sarà mai di qualità troppo scadente. Ma la carne ha bisogno, come alleato, del pensiero.
Per questo mentre in tempi normali la gente, e persino la gente colta, vive, senza disagio, portando in sé enormi contraddizioni intime, nei momenti di crisi suprema, la minima falla nel sistema interiore acquista una massima importanza, come se, in un qualche angolo, si celasse un lucidissimo filosofo pronto ad approfittarne maliziosamente."

martedì 3 luglio 2018

LA PRECEDENZA DEI DOVERI SUI DIRITTI

LA PRECEDENZA DEI DOVERI SUI DIRITTI  _ SIMONE WEIL

Devo ringraziare il Ministro degli Interni dello Stato italiano. Probabilmente devo ringraziare i suoi abilissimi "spin doctors" che gli preparano i discorsi e gli scovano le citazioni con le quali può infiorire i suoi discorsi. In ogni caso è il Ministro che si è espresso, nelle vesti di Segretario politico del suo movimento.  Ho letto in un occhiello sul #Corriere (relativo a una manifestazione politica) che avrebbe citato una frase di #SimoneWeil  che recitava (vado memoria): "I doveri vengono prima dei diritti" completandola con una interpretazione a mio avviso personale (funzionale al suo discorso). Questa frase, che non conoscevo, di Simone Weil (ammetto, conosco quasi nulla di questa importante filosofa europea), mi ha stimolato. Corrisponde esattamente al mio pensiero. Da anni vado dicendo che "i diritti discendono dal rispetto dei doveri" e sono sostenitore dell'idea che la rifondazione del pensiero progressista e di sinistra in Italia debba partire da questo mattone: IL PROPRIO DOVERE. Infatti alle manifestazioni che si tennero a Milano, una credo dopo gli attentati a Parigi, e una sull'accoglienza ( 20 Maggio senza muri - nel 2017), mi sono presentato con questi due manifesti


Incuriosito ho fatto una ricerca sul web trovano il sito www.pensareildiritto.it dove ho trovato un breve testo: SIMONE WEIL E LA PRECEDENZA DEI DOVERI SUI DIRITTI, dove è riportato l'incipit del libro " La prima radice. Preludio a una dichiarazione dei doveri verso l'essere umano"
Anche a rischio di allungare questo post, voglio copiare, sperando di non fare un abuso, questo testo (ovviamente mi sono premurato di ordinare il libro in biblioteca)

“La nozione di obbligo sovrasta quella di diritto, che le è relativa e subordinata. Un diritto non è efficace di per sé, ma solo attraverso l’obbligo cui esso corrisponde; l’adempimento effettivo di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì dagli altri uomini che si riconoscono, nei suoi confronti, obbligati a qualcosa. L’obbligo è efficace allorché viene riconosciuto. L’obbligo, anche se non fosse riconosciuto da nessuno, non perderebbe nulla della pienezza del suo essere. Un diritto che non è riconosciuto da nessuno non vale molto.

Non ha senso dire che gli uomini abbiano dei diritti e dei doveri a quelli corrispondenti. Queste parole esprimono solo differenti punti di vista. La loro relazione è quella da oggetto a soggetto. Un uomo, considerato di per se stesso, ha solo dei doveri, fra i quali si trovano certi doveri verso se stesso. Gli altri, considerati dal suo punto di vista, hanno solo dei diritti. A sua volta egli ha dei diritti quando è considerato dal punto di vista degli altri, che si riconoscono degli obblighi verso di lui. Un uomo, che fosse solo nell’universo, non avrebbe nessun diritto, ma avrebbe degli obblighi.

La nozione di diritto, essendo di ordine oggettivo, non è separabile da quelle di esistenza e di realtà. Essa appare quando l’obbligo entra nel campo dei fatti; di conseguenza essa comprende sempre, in una certa misura, la considerazione degli stati di fatto e delle situazioni particolari. I diritti appaiono sempre legati a date condizioni. Solo l’obbligo può essere incondizionato. Esso si pone in un campo che è al di sopra di ogni condizione, perché è al di sopra di questo mondo”.
Temo, ma potrei sbagliare, che l'utilizzo da parte del Ministro della citazione possa intendere qualcosa di un po' diverso da quanto intende la filosofa europea. Non è detto che la capisca bene io, mi sembra però uno stimolo di ragionamento necessario oggi. 
Concludo con una annotazione che vorrei fosse ben capita: sono contento che ci possa essere qualche punto di contatto con il Ministro, perchè, seguendo l'insegnamento del Presidente #NelsonMandela (che ha superato fossati ben più ampi) è importante cercarli sempre

Montesquieu_ Lo Spirito delle Leggi XVII DELLA TORTURA INFLITTA AI CRIMINALI

Montesquieu_ Lo Spirito delle Leggi  XVII DELLA TORTURA INFLITTA AI CRIMINALI

Poiché gli uomini sono cattivi, la legge è costretta a crederli migliori di quanto non siano. Perciò la deposizione di due testimoni è sufficiente per punire tutti i delitti. La legge li crede, come se parlassero per bocca della verità. Si giudica altre sì che qualunque figlio concepito durante il matrimonio sia legittimo: la legge ha fiducia nella madre come se fosse la pudicizia in persona. Ma la tortura inflitta ai criminali non si trova in un caso di necessità come questi. Vediamo oggi che una nazione molto ben governata (la nazione inglese) la respinge senza inconvenienti. dunque non è necessaria per sua propria natura.
Tante persone competenti e tanti brillanti ingegni hanno scritto contro questa pratica, che io non oso parlare dopo di loro. Stavo per dire che potrebbe convenire nei governi dispotici, in cui tutto quello che ispira la paura entra di più nei metodi di governo (mia nota: suggerisco di leggere le pagine dell'interrogatorio che O'Brien fa a Smith in 1984 di Orwell); stavo per dire che gli schiavi presso i Greci e i Romani... Ma sento la voce della natura che grida contro di me.

martedì 12 giugno 2018

QUELLO CHE ERA REGOLA, LO SI CHIAMA IMPACCIO _ Montesquieu "Lo Spirito delle Leggi"

QUELLO CHE ERA REGOLA, LO SI CHIAMA IMPACCIO_ Montesquieu "Lo Spirito delle Leggi"
(libro terzo capitolo terzo)

"Gli uomini politici greci, che vivevano in un governo popolare, non riconoscevano altra forza che potesse sostenerli, se non quella della virtù. Quelli di oggi non ci parlano che di manifatture, di commercio, di finanze, di ricchezze e perfino di lusso.
Quando tale virtù cessa, l'ambizione entra nei cuori che possono riceverla, e in tutti entra l'avarizia. I desideri cambiano oggetto: quello che si amava, non lo si ama più; si era liberi con le leggi, si vuol essere liberi contro di esse; ogni cittadino è come uno schiavo fuggito dalla casa del padrone; quello che era massima ora lo si chiama rigore; quello che era regola, lo si chiama impaccio; quello che era riguardo, lo si chiama paura. E' la frugalità che passa per avarizia, e non la brama di possedere. Un tempo i beni dei privati formavano il tesoro pubblico; ma ora il tesoro pubblico diventa il patrimonio dei privati. La repubblica è un guscio vuoto; e la sua forza non è più che il potere di alcuni cittadini e la licenza di tutti."

domenica 3 giugno 2018

AMARE I LORO DOVERI _ Montesquieu: LO SPIRITO DELLE LEGGI

AMARE I LORO DOVERI _ Montesquieu: LO SPIRITO DELLE LEGGI

Prefazione dell'autore:
"Chiedo una grazia che temo non mi si accorderà: cioè di non giudicare con una lettura di un momento vent'anni di lavoro; e di approvare o condannare il libro intero, e non qualche frase. Se si vuol cercare il disegno dell'autore, non lo si può scoprire appieno che nel disegno dell'opera.
(sembra scritto per l'oggi, ma queste righe risalgono al 1750)
(continua la prefazione)
Non è cosa di poco momento che il popolo sia illuminato. I pregiudizi dei magistrati hanno cominciato con l'essere i pregiudizi della nazione. In un'epoca d'ignoranza, non si ha nessun dubbio nemmeno quando si fanno i maggiori mali; in un tempo illuminato, si trema anche quando si fanno i maggiori beni. Si riconoscono i vecchi abusi, si vede il modo di correggerli; ma si vedono anche gli abusi della correzione stessa. Si lascia il male, se si teme il peggio; si lascia il bene, se si dubita del meglio. Non si considerano le parti che per giudicare dell'insieme; si esaminano tutte le cause, per vedere tutti i risultati.
Se potessi far sì che TUTTI AL MONDO AVESSERO NUOVI MOTIVI DI AMARE I LORO DOVERI, il loro principe, la loro patria, le loro leggi, e potessero sentire meglio la propria felicità in ogni paese, in ogni governo, in ogni posto nel quale si trovano, mi reputerei il più felice dei mortali."
Ecco a cosa servono i classici, a trascendere il tempo e ad essere sempre attuali nell'aiutarci a leggere la realtà contemporanea che stiamo vivendo.

sabato 2 giugno 2018

STOLTO RAMINGO APOLIDE _ NOTERELLE

Oh insomma, quattro noterelle, quattro corbellerie da stolto ramingo apolide lo coglio scrivere anche io.
A me l'idea del “contratto” piace. Non necessariamente il contenuto di questo “contratto di governo”. Mi piace che ci sia consapevolezza delle differenze, che si sappia non farne questione “di vita o di morte” (aiuta che entrambe le formazioni non siano di sinistra ;-) e che stiano insieme più per interessi che per ideali), e che ci si impegni a cercare di superare le difficoltà e i contrasti con le discussioni.

Vengono esautorati i ministri, probabilmente lo stesso Premier, e i parlamentari contano come il due di picche quando briscola è cuori. Ciò è grave ed è anche figlio del fatto che il contratto è stato fatto dopo le elezioni per necessità e che l'ampio successo in termini di seggi, soprattutto del M5S rende dubbiosi i capi su chi è salito sul vascello (probabilmente), mentre la Lega è un partito molto fideistico, molto verticistico e molto bolscevico, quindi è più naturale che la parola di pochi capi sia accolta sempre con entusiasmo acritico (per ora le hanno indovinate, perchè non credere in loro?)

Io ho auspicato (sperare era troppo anche per la mia ingenuità) in un contratto leale e realistico tra tutte le forze a sinistra discusso fino allo stremo e (qui sta la profonda differenza con il contratto governativo) elaborato prima delle elezioni – intendo dalla punta centrista del PD fino alla sinistra più a sinistra- che tenesse conto dei fichi secchi a disposizione per organizzare le migliori nozze per tutti i cittadini italiani (comprendendo anche i nuovi italiani), insomma come dico spesso, perché non c'è da promettere il migliore dei mondi possibili, bensì il meno peggio dei mondi probabili.

Lo auspicavo a novembre 2017 quando iniziava a profilarsi la chiamata alle urne http://sistacomedautunnosuglialberilefoglie.blogspot.com/2017/11/le-tabelle-sinottiche-del-centro.html e non ho cambiato idea e continuo ad essere deluso dalla cacofonia di voci ognuna per sé parlante che si sente tra coloro che, alla fine senza tanta autorevolezza, vorrebbero proporsi o imporsi come guida della Italia progressista.

Ora leggo Calenda che propone un “fronte repubblicano” e leggo commenti che, con ancora l'inchiostro dello scritto di Calenda umido, dicono subito che è tutto sbagliato (o passare più sbrigativamente all'insulto). Per carità: Calenda ha più strumenti culturali, politici e più conoscenza di quanto possa averne io in tre vite, magari vede doe non vede e sa cose che io non so, però due riflessioni me le fa sorgere: la prima è che la proposta non merita di essere subito accantonata, ha un suo valore, certo occorre discuterla e circoscriverla (per esempio “chi” sta dentro il Fronte Repubblicano? Io rimango convinto che più a destra del PD non si può andare e vorrei ragionare con chi sta a sinistra del PD: insomma NO a Forza Italia e Berlusconi); la seconda è che io credo (ma le previsioni più lunghe di un giorno sono soggette ad essere smentite) che questa alleanza di Governo ha la possibilità di durare una o anche due legislature (spiegherò perché) e quindi serve un impegno di riformulazione di un pensiero progressista che deve essere di lunga durata e di profondo radicamente, il Fronte Repubblicano mi sembra abbia un'ansia di barricata (anche sacrosanta) che può durare pochi mesi. Io non scommetterei su prossimi cambiamenti di scenari e quindi c'è il rischio che questo Fronte faccia la fine dei Governo Ombra


Perché dureranno: qui riprendo, nella sua lucida e drammatica sintesi, quanto scrive l'amico (virtuale) #MaurizioGhezzi che cito integralmente : Sui social una valangata di dichiarazioni passate e recenti dei nuovi ministri che smuovono sorpresa e indignazione per i contenuti xenofobi, razzisti e (quando va bene)oscurantisti e ultraconservatori. Ecco, volevo dirvi che li hanno votati proprio per quello #magarinonlosapete - ecco “li hanno votati proprio per questo. E questo manterranno e questo piacerà (fino a che gli interessi personali non saranno toccati, perchè si sa che siamo un popolo che vive per l'ideale (:-))

E forse potremmo anche essere stupiti da qualche atto (soprattutto da parte dei ministri M5S che continuo a non sentire ostili)

Infatti quando c'è stato il momento dell'esplorazione Fico io ho sperato che M5S e PD si sedessero al tavolo per discutere (anche considerando l'approccio assolutamente gregario e timido di M5S come si è dimostrato facendosi fagocitare dalla più strutturata e spregiudicata Lega – e anche un po' prendere per i fondelli). Ho considerato l'intervento a gamba tesa di Renzi assolutamente nefasto (per l'Italia). Però chi mi fa notare che il PD si sarebbe schiantato non ha torto, in considerazione della confusione che regna in quel partito.

Abbiamo evidentemente una grande carenza di Statisti in compenso abbiamo una sovrabbondanza di parvenu politici. A mio avviso tra gli ultimi statisti metterei Gentiloni, Minniti e Calenda. Spero non spariscano dalla scena politica

Che noia i Social che sono ridondanti di attacchi alla incoerenza degli uni e alle dichiarazioni degli altri. Mamma mia. La discussione politica giocata sulle dichiarazioni o su cose vecchie ormai di mesi se non di anni. Come se ripetere gli stessi attacchi facesse riconquistare i voti persi o intimorisse i nuovi padroni (non nuovi in realtà, lo erano già da tempo, da quando hanno imposto il vocabolario). Oggi ho letto una ripresa di un pezzo di Michele Serra che dice, più o meno che usare il vaffa con chi ha in passato usato il vaffa è da perdenti perchè si utilizza il loro vocabolario invece di darsi da fare per definirne uno nuovo (cito a memoria e forse mischio mie idee con quelle di Serra).

venerdì 1 giugno 2018

"PARADOSSI ITALIANI" _ Piercamillo Davigo: IN ITALIA VIOLARE LA LEGGE CONVIENE. VERO!

"PARADOSSI ITALIANI" _ Piercamillo Davigo: IN ITALIA VIOLARE LA LEGGE CONVIENE. VERO!
#letturaincorso #sra #curioso
"Aggiungiamo un tassello: è più difficile attenderci l'osservanza dei nostri diritti da parte di altri se non è evidente anche che dalla loro violazione derivano conseguenze sfavorevoli. Magari pesanti conseguenze sfavorevoli.
In Italia la situazione al riguardo è paradossale perché esiste una subcultura diffusa secondo cui a violare la legge sono i furbi, e a rispettarla sono i fessi! Esiste una lunga tradizione volta a cercare di convincere le persone che non conviene osservare le regole. Qualche esempio? I CONDONI (in materia edilizia, in materia fiscale, ecc.) sono atti attraverso i quali viene perdonato chi ha violato la legge senza- di solito - apprezzabili conseguenze. E si tratta, appunto, di un costume tipicamente italiano. Certamente ci sono altri Paesi che mettono in atto provvedimenti simili, ma non con la frequenza con cui in Italia è stato fatto ricorso a tali provvedimenti".

LA MITEZZA E' IL CONTRARIO DELL'ARROGANZA _ Norberto Bobbio - ELOGIO DELLA MITEZZA

LA MITEZZA E' IL CONTRARIO DELL'ARROGANZA _ Norberto Bobbio - ELOGIO DELLA MITEZZA
seconda riflessione

Anzitutto la mitezza è il contrario dell'arroganza, intesa come opinione esagerata dei propri meriti, che giustifica al sopraffazione. Il mite non ha grande opinione di sé, non già perché si disistima, ma perché è propenso a credere più alla miseria che alla grandezza dell'uomo, ed egli è un uomo come tutti gli altri. A maggior ragione la mitezza è contraria alla protervia, che è l'arroganza ostentata. Il mite non ostenta nulla, neanche la propria mitezza; l'ostentazione, ovvero il mostrare vistosamente, sfacciatamente, le proprie pretese virtù, è di per se stesso un vizio. La virtù ostentata si converte nel suo contrario. Chi ostenta la propria carità manca di carità. Chi ostenta la propria intelligenza è in genere uno stupido. A maggior ragione la mitezza è il contrario della prepotenza. Dico "a maggior ragione" perché la prepotenza è qualcosa di peggio rispetto alla protervia. La prepotenza è abuso di potenza non solo ostentata, ma concretamente esercitata. Il protervo fa bella mostra della sua potenza, del potere che ha di schiacciarti anche soltanto come si schiaccia con un dito una mosca o con un piede un verme. Il prepotente questa potenza la mette in atto, attraverso ogni sorta di abusi e soprusi, di atti di dominio arbitrario e, quando sia necessario, crudele. Il mite è invece colui che "lascia essere l'altro quello che è " anche se l'altro è l'arrogante, il protervo, il prepotente. 

LA MITEZZA E' L'UNICA "POTENZA" _Norberto Bobbio ELOGIO DELLA MITEZZA

LA MITEZZA E' L'UNICA "POTENZA"  _Norberto Bobbio ELOGIO DELLA MITEZZA
prima riflessione

" In un filosofo torinese, Carlo Mazzantini, appartenente a una generazione precedente la mia, poco noto ormai, (...) ho trovato un elogio e una definizione della MITEZZA che mi ha colpito: la mitezza, egli diceva, è l'UNICA SUPREMA "POTENZA" (badate: la parola "potenza" usata per designare la virtù che fa pensare al contrario della potenza, alla impotenza, se pur non rassegnata) CHE CONSISTE ". Aggiungeva: "il violento non ha impero perché toglie a coloro ai quali fa violenza il potere di donarsi. Ha impero invece chi possiede la volontà, la quale non si arrende alla violenza, ma alla mitezza". Dunque:"lasciare essere l'altro quello che è" è virtù sociale nel senso proprio, originario, della parola."

giovedì 31 maggio 2018

ALBERTO CLO' - ENERGIA E CLIMA

ALBERTO CLO' - ENERGIA E CLIMA
Rileggo, cercando di comprendere meglio, questo bellissimo e coinvolgente libro di Clò

"Diversi sono gli interrogativi dalle cui risposte dipenderanno tempi, modi, costi dell'auspicata transizione energetica.
(...)
il sesto, sulla dimensione umana dell transizione energetica: s, in sostanza, il sistema di valori che ha forgiato gli attuali modelli di sviluppo... possa ritenersi compatibile con la scelta di anteporre la difesa del Pianeta all'immediata soddisfazione d'ogni desiderio, impulso, comodità.
(...)
La transizione energetica, in sostanza, non è solo questione di denaro, di tecnologie, di infrastrutture ma insieme è "transizione culturale" nei valori che plasmano i nostri comportamenti e abitudini quotidiani, giacché quelli che hanno portato a minacciare la natura non possono essere i medesimi in grado di salvarla.
(...)
Da qui, la necessità di sostituire all'istantaneo soddisfacimento d'ogni desiderio l'accettazione dell'intermittenza
(...)
Che la politica ne sia pienamente consapevole e attrezzata a provvedervi è opinabile come pure che la collettività intenda fornirle il necessario supporto (...) quella -la transizione- verso il low-carbon non sarà trainata, allo stato delle conoscenze, da nuovi prodotti in grado di offrire servizi energetici a minori prezzi e migliore qualità rispetto alle fonti fossili che vanno a sostituire.
Non potendosi anzi escludere che le cose possano peggiorare in nome di un bene superiore.

Una miopia che potrebbe non facilitare il corso degli degli accadimenti

sabato 26 maggio 2018

GRAMSCI E MATTEOTTI. I CIPPI CON I BUSTI DEI DUE GRANDI ITALIANI A TREZZO

GRAMSCI E MATTEOTTI. I CIPPI CON I BUSTI DEI DUE GRANDI ITALIANI A TREZZO
Queste due busti e le frasi scritte sul cippo mi hanno accompagnato per i 40 anni di attività che ho cercato di svolgere. La loro presenza è diventata così consueta che quasi (quasi, ma non completamente, a onor del vero) non li si vedeva più, tanto scontato era il loro vigilare su quella che era "la Casa del Popolo".
Mi è sembrato il momento di rendere omaggio (a loro, al loro sacrificio, al loro pensiero, alle bellissime e pregnanti frasi con le quali sono ricordate) con qualche fotografia da condividere.













giovedì 24 maggio 2018

"SARO' L'AVVOCATO DIFENSORE DEL POPOLO ITALIANO" ... MAH.

"SARO' L'AVVOCATO DIFENSORE DEL POPOLO ITALIANO" ... MAH.
Perchè? Certo, in uno Stato di Diritto come il nostro tutti, anche i peggiori, hanno diritto a un Avvocato. I mafiosi, i camorristi, i ndranghetisti, i sacrocoronaunisti, i mafiosi nigeriani, cinesi e esteuropei, i corrotti e i corruttori, i concussi e i concussori, i trafficanti: di uomini, di donne, di droga, di armi, di rifiuti; i ladri e gli assassini, gli uccisori di donne e il branco violentatore, gli inquinatori, gli sfruttatori di lavoratori e gli schiavisti dei campi, i caporali, i truffatori, i teppisti, gli evasori fiscali, gli assenteisti, i falsi invalidi, i baroni che truccano i concorsi e i chirurghi venduti alle case farmaceutiche, i maltrattatori di animali, gli imbroglioni che percepiscono emolumenti immeritati e i governatori di regione corrotti, i truffatori di vecchi e gli scippatori, i violenti con parole e pensieri, i diffusori di falsità, i fascisti apologhi del fascismo... insomma tutti.
Ma io sono un grigio mediocre cittadino europeo e italiano, cerco di essere ligio alla legge e faccio del rispetto del dovere la cifra stilistica della mia vita. Chi mi ha chiamato a giudizio perché un avvocato mi debba difendere? Non ne ho bisogno per ora. Ho solo bisogno di un Governo forte, autorevole, pragmatico, non ideologico, statista, severo, attento. Un avvocato, mah, credo proprio di no.

martedì 24 aprile 2018

GOVERNO FUTURO: IL DOVERE PRIMA DI TUTTO. IL DOVERE VERSO L'ITALIA E GLI ITALIANI

GOVERNO FUTURO: IL DOVERE PRIMA DI TUTTO. IL DOVERE VERSO L'ITALIA E GLI ITALIANI

Essere un semplice (e sempliciotto) cittadino scevro dalla conoscenza delle intricate relazioni tra correnti amicali inter e intra partiti e movimenti nazionali consente di vedere l'obiettivo come raggiungibile attraverso un percorso lineare per quanto duro, e non contorto e deformato come un labirinto di specchi concavi che non rappresentano la reale essenza delle cose. Si pensa di dire una semplice verità e invece ci si accorge di aver detto una scempiaggine perchè non si tiene conto di una involuta sequenza di motivi di equilibri precari che reggono rapporti spesso un po' troppo opachi e poco nobili per essere squadernati alla pubblica opinione (e sia chiaro, come abbiamo imparato, questo coinvolge tutti!)
Rischiamo queste scempiaggini, in serie.
1. E' il momento in cui deve prevalere il senso del dovere. Dal rispetto del dovere da parte di ciascuno discende un sano rapporto sociale e la difesa dei diritti di ciascuno. Dalle forze politiche che hanno chiesto la delega a guidare questo Paese si chiede, prima e assieme a tutti, che sia il senso del dovere a guidare le loro scelte oggi, senza troppi calcoli, con sincerità e dedizione alla Nazione.
2. Questo vuole dire un fortissimo impegno, e mi riferisco agli ultimi sviluppi e quindi a M5S e PD, a discutere fino allo sfinimento, sulla base del documento preparato dal prof. della Cananea, se un accordo laico e serio sia possibile, con l'impegno che sarà rispettato lealmente per i prossimi cinque anni (riprendo l'ultima pagina dell'allegato 3 del documento).
3. Sarebbe opportuno un silenzio social per una settimana perchè non possiamo pensare che un importante momento del futuro della nostra Nazione sia giocato su tweet e post su FB. Ho visto oggi post contemporanei all'incontro del PD con Fico che cercavano di sabotare il colloquio senza sapere neanche i contenuti che sono demotivanti
4. La ricerca dell'accordo può fallire, ma ciò può avvenire solo quando l'ultima stilla di sudore della trattativa è caduta sulle carte di discussione
5. Io sono convinto, l'ho già detto, che un serio accordo M5S- PD sia possibile, sono convinto che questa strada debba coinvolgere la parte parlamentare alla sinistra del PD (LEU).
6. Sono anche dell'idea che le forze politiche di sinistra che non sono riuscite a farsi rappresentare in Parlamento debbano essere in qualche modo partecipi con dovere di critica, stimolo, suggerimento ma non come nemici. La Sinistra ha il dovere di essere realista, auspicare il migliore dei mondi possibili è molto bello, ma se non posso realizzarlo, diventa un esercizio sterile. Penso da solo di essere in grado di proporre un mondo ancora migliore.
7. Mi spiace umanamente per Salvini (se l'accordo M5S-PD andasse in porto). Ha ragione ad essere arrabbiato. Ha saputo ottenere un grande risultato (certo utilizzando forme di rara scorrettezza comunicativa, ma non c'è un innocente in quel mondo) e a un passo dal traguardo ha scoperto di essere legato all'elastico Berlusconi e non è stato capace di sciogliere il nodo prima di essere risucchiato indietro (come mai per me è un mistero). Ma è giovane, potrebbe stare in Parlamento cinque anni gridando all'ingiustizia oppure lavorando come Parlamentare per proporsi come alternativa.
8. M5S e PD non hanno lo stesso peso, inoltre uno è in stato nascente, l'altro è istituzionalizzato (anche maluccio), ma anche nella distribuzione degli incarichi sarebbe necessario che il senso del Dovere di proporre le migliori persone per i vari incarichi dovrebbe fare premio sul bilancino dei pesi.
9. Mi rendo conto che molti parlamentari e senatori del PD si sentono debitori verso Renzi, ma sono più debitori verso gli Italiani. Il loro Dovere è verso gli italiani.
10. Tralascio tutte le tristezze della passata legislatura, quelle tristezze che mi spingevano verso l'astensione. Ora si deve avere la forza di voltare pagina. Per dovere verso gli Italiani (e per chiedere che tutti gli Italiani, vecchi e nuovi e prossimi, rispettino ciascuno il proprio dovere).

lunedì 23 aprile 2018

IL PD DOVREBBE CERCARE DI TROVARE UN ACCORDO DI GOVERNO CON IL M5S

IL PD DOVREBBE CERCARE DI TROVARE UN ACCORDO DI GOVERNO CON IL M5S

Sono giunto a questa conclusione dopo aver letto il documento presentato dal gruppo di studiosi coordinati dal prof Giacinto della Cananea che ho scaricato dal sito del Sole24Ore.
https://www.ilblogdellestelle.it/Immagini/Relazione%202.pdf
1. il documento prodotto è un segno di maturità politica e vero interesse nazionale da parte del M5S. Occorre avere la forza e la lungimiranza di vederlo come il prodotto di una nuova fare e avere la generosità di dimenticare anni di violenza verbale e volgare captatio benevolentia dei nostri istinti peggiori. E' vero che hanno avuto beneficio da ciò, ma continuare a recriminare su questo non ha senso; i competitori del M5S dimostrerebbero intelligenza politica dando credito a prodromi di questa nuova fare, il contrario porterebbe beneficio senza chiedere una controprova allo stesso M5S
2. soprattutto l'allegato C del documento AGENDA PER IL GOVERNO - PRIMA STESURA è un documento che rappresenta una ottima base di verifica per un contratto di governo tra forze politiche che non si amano ma che possono trovare sintonie utili alla Nazione.
2.1 i dirigenti tipo Orfini del PD non possono nascondersi dietro affermazioni apodittiche e stentoree e dire che non ci sono concordanze programmatiche. Non credo proprio, ma potrei sbagliarmi. Ma allora con molta trasparenza dovrebbero prendere il documento e riga per riga dire dove il PD non può trovare sintonia su quanto esposto.
2.2 Mi spiace per Salvini, ma veramente non trovo nulla della Lega nel documento prodotto dal prof. della Cananea. Mi rendo conto che sente di aver vinto con la sua coalizione le elezioni, ma purtroppo la coalizione sembra essere più un peso che un vantaggio. Non capisco perché Salvini non si liberi di Berlusconi che sembra ormai cotto, ma questa palla al piede lo blocca. Del resto è giovane, è entrato in Parlamento, per lui la storia non è finita (beh, io spererei di sì, ma devo essere realista).
3. Un documento come quello prodotto da M5S è quello che chiedevo fosse preparato dai partiti a sinistra del Centro, dal PD alla coalizione Potere al Popolo. Invece come al solito si è preferito una guerra di tutti contro tutti, salvo poi passare il tempo a lamentarsi della sorte trista.
4. In sintesi finale: il PD deve affrontare i colloqui con il presidente FICO con l'intenzione di iniziare un percorso che porti, possibilmente, alla conclusione di un accordo, come espletato nell'ultima pagine del documento citato, rigoroso, leale e fiducioso per formare un governo. In questo accordo dovrebbe essere chiamato anche LEU. E la Sinistra non rappresentata in Parlamento dovrebbe essere forza di pungolo, di stimolo, di critica, con voglia di ricostruire un percorso di dialogo a sinistra.  Il PD deve accettare di fare dei reali sacrifici (in fondo è la forza che ha "perso" le elezioni - ce lo hanno detto mille e mille volte, ora devono dare seguito con spirito di servizio e non con astio), ma deve chiedere con forza una sincero cambio istituzionale da parte del M5S che deve diventare una forza politica e non un gruppo di potere privato ed eterodiretto.
5. Come italiani potremmo averne qualche beneficio.

lunedì 2 aprile 2018

"PREFERISCO L'ELOGIO DELLA GIUSTIZIA A QUELLO DELL'AMORE" _ Cesare Segre.

"PREFERISCO L'ELOGIO DELLA GIUSTIZIA A QUELLO DELL'AMORE" _ Cesare Segre.

Per un fortuito caso ho incrociato il passo che citerò leggendo un libro che tratta di tutt'altro. Il libro in questione è "Prontuario di punteggiatura" di Bice Mortara Garavelli che sto leggendo nella disperata speranza di migliorare il mio testo scritto, evitando il risaputo gesto di "prendere un po' di virgole e gettarle a caso sulla pagina manoscritta". Garavelli ha usato il testo a mo' di esempio per l'uso, appunto, della "virgola". Io ho trovato il messaggio in sintonia con il mio principio che una società civile fondata sul DOVERE è ontologicamente progressista e tutrice dei diritti di ciascuno.
" Personalmente, preferisco l'elogio della giustizia a quello dell'amore. L'amore per i nostri simili è sempre frutto di scelta, spesso di simpatia o di capriccio. La giustizia vale, o dovrebbe valere, per tutti. Sarebbe (sarà) la nostra maggiore sconfitta lasciarla campeggiare all'orizzonte del mito; costringerci a vagheggiare un'era messianica che è, ma non ce ne accorgiamo, nelle nostre mani."

LA MAGGIORANZA LEGITTIMAMENTE GOVERNA MA NON E' DEPOSITARIA DELLA VERITA'

LA MAGGIORANZA LEGITTIMAMENTE GOVERNA MA NON E' DEPOSITARIA DELLA VERITA'
da un editoriale di SLAVOJ ZIZEK su Internazionale n. 1154 del 20 maggio 2016
(attenzione: il punto di vista espresso da Zizek è, a mio avviso, parzialmente biunivoco. Ritenersi depositari della "verità" è un rischio prodromo di disastri)
" ... che succede alla democrazia se la maggioranza è disposta a votare per delle leggi razziste e sessiste? E' facile immaginare  un'Europa con più democrazia e partecipazione civica in cui la maggior parte dei governi è formata da partiti populisti e xenofobi. Non ho paura di concludere che le politiche progressiste non dovrebbero essere vincolate a priori a procedure di legittimazione democratica formale. Naturalmente nessun soggetto politico sa cosa è meglio per i cittadini, e nessuno ha il diritto d'imporre le sue decisioni ai cittadini contro la loro volontà, come facevano i regimi comunisti ai tempi di Stalin. Quando però la volontà della maggioranza viola chiaramente le libertà fondamentali, abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di opporci alla maggioranza. Questo non significa che bisogna disprezzare le elezioni democratiche, significa solo affermare che non bastano di per sé a stabilire la verità assoluta. Di norma, le elezioni riflettono l'opinione corrente determinata dall'egemonia ideologica."
Zizek, per il poco che lo conosco, ama essere provocatore, ma fortunatamente provoca sempre per aiutare una riflessione intelligente e profonda.

domenica 1 aprile 2018

LA STORIA MAESTRA DI VITA _ VOLGERE IN POSITIVO LE STUPIDE PROVOCAZIONI DEI GOVERNANTI DI COLOGNO MONZESE

LA STORIA MAESTRA DI VITA _ VOLGERE IN POSITIVO LE STUPIDE PROVOCAZIONI DEI GOVERNANTI DI COLOGNO MONZESE

La vicenda di Cologno Monzese, con l'AC destrorsa che dà il patrocinio a una associazione che ama sfoggiare le insegne naziste (cito dal sito di #RadioPopolare : organizzata dal gruppo ’36 Fusilier Kompanie’, associazione specializzata nelle rievocazioni storiche delle attività dei militari nazistiTra questi, quelli della famigerata ’36° Waffen Grenadier Division der SS’, unità delle SS naziste composta da criminali e impiegata nella lotta anti partigiana.) per una farlocca ricostruzione storica di un accampamento di soldati della Germania nazista (strategicamente pochi giorni prima della festa della Liberazione) indica una manifestazione di volontà e chiede una risposta originale. La manifestazione di volontà è quella di testimoniare ancora una volta di più chi è ora il padrone del vocabolario e del linguaggio, chi detta il pensiero mainstream, chi definisce quale discorso è "politicamente corretto", chi definisce i confini del dibattito politico, culturale e sociale in Italia oggidì. Questi sono fenomeni epifanici di un percorso iniziato 25 anni fa al quale si sono contrapposti sempre ostacoli formali, spesso retorici, quasi sempre fragili e sterili. I padroni del mezzo e del messaggio oggi sono i destrorsi sovranisti, che si divertono anche nel provocare sapendo che la risposta spesso è un agitarsi senza esito. Allora serve originalità anche nelle risposte. Per esempio: ai destriodi di Cologno io risponderei alzando la posta. Facciamo della storia la maestra di vita. Vicino all'accampamento dei feroci occupanti nazisti si pongano in atto anche le conseguenze: si recuperi un vagone merci e si sperimenti (magari con Sindaco e Assessori in testa) due giorni chiusi nel vagone senza mangiare e senza bere, abbastanza compressi da poter dormire in piedi, senza poter urinare o defecare se non nei propri pantaloni (non è una ricostruzione storica congrua questa)? Oppure o anche si impianti un campeggio dove  si dorme su letti a castello a tre piani, a due per branda, uno con i piedi verso la testa dell'altro. Basta una notte. Con un secchio per urinare e magari al Sindaco, invitato d'onore, tocca dormire con il compagno che ha portato il secchio dell'urina a svuotare (non invento: cit. Primo Levi). Così il Sindaco di Cologno può, da buon "padre della città", raccontare bene la storia ai propri cittadini.

lunedì 12 marzo 2018

#libroletto QOHELET. Commentato da Gianfranco Ravasi

#libroletto QOHELET. Commentato da Gianfranco Ravasi

Tempo fa, quando ero camperista, leggevo i resoconti di viaggio e ricordo uno che suggeriva di provare sempre a girare l’angolo ad ogni meta raggiunta perché si rischiava altrimenti di perdere qualche tesoro per pigrizia. Al netto del tono supponente dello scrivente che non me lo rendeva simpatico, devo dire che aveva ragione. Mi è tornato in mente questo aneddoto scoprendo di aver avuto dietro l’angolo (della letteratura occidentale) un tesoro come il Qohelet e aver avuto la curiosità di girare l’angolo solo in tarda età. C’è della involontaria ironia nella vicenda, considerato cosa scrive della vecchiaia questo libro: “12.1 Ricordati del tuo Creatore / nei tuoi giovani anni / prima che vengano gli orribili giorni/ e sopraggiungano gli anni di cui dirai: / ”.

Ma alla fine, nei sei gradi di separazione che la curiosità mi ha aiutato a collegare (da un settimanale letterario a un autore, dall’autore a un suo libro, dal libro alla curiosità per la citazione del Qohelet), alla fine sono giunto a questa perla.

Non sarò ovviamente così stupido da commentare il Qohelet e neppure il libro di commento su cui ho potuto conoscerlo ( Gianfranco Ravasi. Qohelet. Il libro più originale e “scandaloso” dell’Antico Testamento). Mi limito a esprimere il mio stupore per il contenuto di questo libro, così atipico per la mia ignorante conoscenza, da Ateo lontano dalle cose di religione, delle Sacre Scritture.

Del libro di Ravasi mi ha colpito la ferrea volontà dell’autore di smentire qualsiasi edulcorazione del testo, anche nelle sue più difficili affermazioni (difficili per poter conservare una immagine di un Dio padre severo ma attento ai suoi figli – il Dio che vedo emergere è più “indifferente” che altro. Neppure malvagio, no, proprio indifferente alla piccolezza, debolezza e caducità dell’Uomo). La sua analisi del testo è a mio avviso un validissimo aiuto per decrittarlo nel profondo (sarebbe probabilmente bellissimo anche senza poterlo capire e contestualizzarlo). A questo proposito volevo citare una frase di Ravasi che ho annotato (che illustra in poche parole lo sconcerto anche di chi vede “da fuori” come me): “Gesù denunzia le ingiustizie con l’ansia e lo sdegno dei profeti, Qohelet le registra in modo sconsolato e scontato”.

Infatti al 9.1 scrive Qohelet: “Ma l’uomo non sa/ se Dio prova per lui amore o odio/ Tutto ciò che l’uomo ha davanti è vuoto”

La terza parte del libro viene intitolata da Ravasi “I mille Qohelet”. In essa percorre, con una erudizione spaventosa, la letteratura a noi più vicina cercando i “veri fratelli di Qohelet”, ovvero (e qui lascio parlare Ravasi, non avrebbe senso arruffassi parole io): “ Costoro invece amano gli interrogativi fondamentali, anche se spesso restano irrisolti come ferite aperte; sono consapevoli che molti orizzonti metafisici classici sono fragili e forse infranti; non sopportano le spiegazioni di seconda mano, le facili consolazioni filosofiche o teologiche; detestano la stupidità, l’ottimismo becero, la superficialità; vogliono rischiare sulle frontiere del pensiero e della vita, anche in zone di pericolo. Per essi potrebbe valere il motto dello scrittore francese di origine americana Julien Green: ” 

Non essere quieti.

Anche contrastando lo stesso Qohelet: “8.17 Ho considerato anche tutte le opere di Dio: /l’uomo non può scoprire il senso/ di tutto quanto si compie sotto il sole. / Si affatichi pure a cercare, / nulla scoprirà. / Ed anche se un sapiente pretendesse di saperlo , / in realtà non potrebbe scoprirlo” . 

Non crederci, non arrendersi, non cedere. Anche in questo sta la grandezza di questo minuscolo, insignificante, caduco esserino sperso nel grande universo infinito che è l’Uomo.


mercoledì 7 marzo 2018

PER UN'ARTE DEL BUON VICINATO_ MARIO DELPINI

MARIO DELPINI
PER UN'ARTE DEL BUON VICINATO
Ho letto (ci si impiega un'ora, a leggerlo, per rifletterci sopra sicuramente no) questo libricino denso e importante che Mario Delpini ha pubblicato come "discorso alla città" (credo venga fatto ogni anno in occasione di sant'Ambrogio - Mario Delpini è Arcivescovo di Milano).
E' stata una lettura che mi ha coinvolto e fatto entrare in sintonia con l'autore, per quanto io sia lontano da Chiesa e religione in modo netto e definitivo.
Forse perchè l'ho trovato un libro laico, no, meglio, universale. Sì universale nel senso che parla a tutti gli uomini che ascoltano (beh, ammettiamolo, forse non ci sono esponenti religiosi che sanno parlare in modo così universale come gli esponenti della Chiesa Cattolica). Ma oltre, ho trovato i discorso di Delpini molto controcorrente, fuori anzi alternativo al "politicamente corretto" dominante oggi, in questa nazione l'un contro l'altro armato. E ovviamente sono attirato da chi va controcorrente, soprattutto con uno stile discreto e pacato come su questo libro.
Mi è piaciuta la parte iniziate con gli elogi (istituzioni, insegnanti - bellissimo - operatori (contrastando, come scrive, quella tendenza troppo facile alla critica e quell'enfasi troppo sproporzionata su alcuni... corrotti), che si conclude con un ringraziamento ( solo apparentemente banale) a chi fa funzionare la città facendo il proprio dovere. La tematica del dovere ritorna periodicamente nel libro, per esempio in contraltare rispetto ai "comportamenti arbitrari e la suscettibilità di chi credi di avere solo diritti". Ma ugualmente dovere delle Istituzioni  essere baluardo contro la prepotenza di chi prevarica sui diritti degli altri. Sembrerebbe banale buon senso, ma forse non è proprio il buon senso che è venuto a mancare?( c'è anche della ironia quando indica il dovere di elaborare normative sensate e di farle rispettare?). Ma non troviamo solo quelle raccomandazioni sensate che potrebbero relegare questo libricino tra "i bei discorsi" che si possono dimenticare in fretta. Non mi sembra. A pagina 19 e 20 troviamo una serie di domande che Delpini suggerisce le Istituzioni si pongano che sono in forma quasi maieutica una griglia per un programma di governo del territorio di chi si pone come potenziale amministratore di un Ente Locale. Così, senza dare nell'occhio un bel carico da mille. Con discrezione. Infine, tornando alla universalità, un richiamo a tutti (usando le sue parole: "per questo tutti, tutti!, sono invitati a partecipare; chi abita da sempre in città e chi è arrivato oggi, chi abita in centro e chi abita in periferia, chi parla il dialetto milanese e chi stenta a parlare italiano, chi ha un passaporto granata, chi ha un passaporto blu, verde, rosso"). Forse sbaglio ma questo non è solo un richiamo, è anche l'indicare un problema (tra l'altro ho trovato sintonia con un articolo letto su la Lettura del Corriere di Breschi - cito: "non importa da dove provieni, importa se la terra di arrivo è la tua nuova patria, e al riconoscimento di diritti e status corrispondono fedeltà e rispetto degli obblighi di una convivenza civile". Certo i piani sono un po' differenti, ma non opposti), ovvero se le comunità di nuovi italiani o di coloro che sperano di essere presto nuovi italiani non si chiudano, per mille motivi, nei loro cluster (per esempio, che partecipazione c'è di genitori allogeni o non italofoni ai Comitati Genitori delle scuole per interessarsi dei problemi delle scuole frequentate dai loro figli?, o nelle associazioni di volontariato?). L'ho fatta fin troppo lunga, ma è un libricino smilzo dove non una parola è di troppo. Meglio leggerlo che ignorarlo.

venerdì 2 marzo 2018

IN FONDO

in fondo M5S all'ultimo miglio ricorda sempre più la Democrazia Cristiana, contiene tutto senza cambiare nulla
in fondo la destra sembra un personaggio di Alberto Sordi al quale hanno tolto le poche scene di riscossa morale
in fondo la sinistra fa quello che sa fare meglio, dividersi con spreco
in fondo potere al popolo propone inutilmente il solito paradiso irrealizzabile che però mantiene pure le coscienze rivoluzionarie.

domenica 25 febbraio 2018

ANALOGIE?

Edgar Morin  - CULTURA E BARBARIE EUROPEE

ANALOGIE?
FALLIMENTI QUASI ANALOGHI
Il fallimento della rivoluzione russa è fondamentalmente culturale, perchè non c'è in quel momento cultura socialista. Non c'è neanche cultura mondiale. Questa mancanza ha permesso il successo dello stalinismo. Lo stalinismo abbandona totalmente la prospettica rivoluzionaria mondiale e intende ormai edificare il socialismo in un solo paese attraverso lo sviluppo industriale. Questo fallimento dell'idea socialista, fraterna e umanista, è quasi analogo al fallimento spirituale del Cristianesimo, che, istituendosi, ha falsato il messaggio originale di Gesù Cristo. Gesù aveva detto ai suoi discepoli che sarebbe tornato mentre erano in vita. Per più di un secolo, i discepoli e i loro discendenti hanno vissuto persuasi che la fine dei tempi fosse vicino, che la loro grande notte stesse arrivando. Quando fu palese che non ci sarebbe stata la grande notte, hanno realizzato la costruzione di una Chiesa gerarchizzata, organizzata, potenzialmente "totalitaria" in un certo senso. Così il fallimento del messaggio redentore di Gesù ha provocato il trionfo della chiesa cattolica. Allo stesso modo possiamo dire che il fallimento culturale del socialismo in Unione Sovietica  ha provocato l'insediamento del socialismo reale e lo spettacolare sviluppo della sua potenza sotto il giogo di Stalin.

sabato 17 febbraio 2018

GENOVA 1960 BOLOGNA 2018 UGUALI? TANTI DUBBI E UN TENTATIVO DI RAGIONAMENTO FATICOSO

GENOVA 1960 BOLOGNA 2018 UGUALI? TANTI DUBBI E UN TENTATIVO DI RAGIONAMENTO FATICOSO

da http://www.minimaetmoralia.it/wp/

http://www.minimaetmoralia.it/wp/antifascisti-impedire-ai-neofascisti-manifestare-discorso-sandro-pertini-genova-nel-1960/

Sul blog “Minima e moralia” trovo questo pezzo pubblicato da Christian Raimo e riproducente il testo di un intervento dell'indimenticato Presidente Partigiano Sandro Pertini sulla manifestazioni contro il congresso Missino a Genova nel 1960 dal titolo eloquente: “ Essere antifascisti oggi è impedire ai neofascisti di manifestare”. Questa lunga citazione di Pertini dovrebbe essere come una pietra tombale sulla possibile discussione sugli avvenimenti di ieri a Bologna (che invece mi pongono tanti interrogativi e dubbi) e su tante altre occasioni di contrasto interdittorio alle manifestazioni pubbliche dei gruppi di estrema destra italiani ( che si richiamano mitologicamente e cialtronescamente al periodo peggiore della breve storia italiana, quello del regime dittatoriale fascista). Nulla da eccepire sul discorso e sulle intenzioni di Pertini, però lui stesso cita un dato che mi sembra importante: siamo a 15 anni dalla fine della Guerra e dalla caduta dell'ultimo residuo della dittatura. Con le ferite ancora aperte e sanguinanti e in un contesto storico nel quale le dittature fasciste erano ancora considerate una opzione da giocare nella guerra fredda. Forse però la preoccupazione per il risorgere delle sirene fascistoidi e delle tentazioni autoritaria (ben più marcate e agenti nella Europa orientale), dovrebbe farci piuttosto guardare al periodo precedente l'assurgere al potere delle dittature fasciste per trovare un monito su come si possa giungere a disprezzare la democrazia. E forse il punto fermo su cui non cedere è la difesa dello Stato come unico elemento autorizzato ad usare la forza per la difesa della democrazia, la protezione del cittadino, la ricerca e la applicazione della giustizia, la punizione dei reati. Non voglio fare un paragone che potrebbe risultare insultante per alcuni, ma temo che se un gruppo di cittadini si sente investito dalla autorità di decidere chi ha diritto di parola, preventivamente alla espressione della parola stessa, questo gruppo di cittadini (anche se mosso dai migliori sentimenti – anche se... ed è tutto da verificare) diventa un somministratore di una “giustizia fai da te”, abbastanza pericoloso perchè diventa poco chiaro dove si pone il limite di questo tribunale che si autoinveste di potere di decisione. Intendiamoci, credo che la mobilitazione antifascista debba rafforzarsi e la denuncia di chi utilizza in modo strumentale questi utili idioti per calcoli elettorali di brevissimo respiro debba essere sempre più forte. Ma occorre avere la pazienza di percorrere tre strade: la manifestazione pubblica, anche con presenza fisica ma non interdittiva, in occasione di manifestazioni fasciste (lasciar parlare può anche essere utile a raccogliere informazioni degne di denuncia ai sensi delle leggi), il richiamo dello Stato alla applicazione delle leggi (leggi applicabili e applicate, se solo di facciata si prestano a facili ironie e sfide che diventano perdenti per gli antifascisti) e lo sforzo culturale e civico pro democrazia e pro Repubblica Antifascista, che si fonda sulla pietra angolare del rispetto del DOVERE da parte di ciascuno in ciascun ambito, perchè non possiamo nasconderci il fatto che se un periodo tanto nero e luttuoso come quello fascista attira ragazzi e ragazze nati attorno al 2000, forse è anche dovuto al fatto che si sono trovati di fronte un deserto etico e culturale coperto di cartelloni pubblicitari pieni di slogan ormai svuotati di senso e costellato di lobbies e categorie impegnare solo a far prevalere i propri DIRITTI