venerdì 27 gennaio 2012

AI GIOVANI: IL PROBLEMA non è' SEMPRE UN ALTRO

"LA REPUBLICA. ARTICOLO DI CORRADO ZUINO ( ma si potrebbe prendere le dichiarazione dell'on Concia o una infinità di commenti su FB) Martone, nessuno è perfetto Ecco come fu giudicato Quel raccomandato del viceministro del Lavoro avrebbe potuto guardare la trave del suo percorso professionale prima di aprire bocca e dire che chi si laurea a 28 anni è uno sfigato 1. Michel Martone, 38 anni, è un tipico prodotto dell'accademia familistica italiana." L'articolo poi continua con la storia accademica del signor Martone, ma la mia riflessione prende un'altra strada Il signor Martone potrebbe anche aprire una falegnameria con "le travi" delle quali è più o meno colpevolmente proprietario, però le sue affermazioni HANNO VALORE IN SE'? Sono, cioè, DOMANDE SCOMODE per noi genitori e per i nostri figli? Oppure il problema è sempre un altro, è più comodo per giornali e opinion maker andare a scavare nella carriera del signor Martone, con il sollievo di coloro che, tra noi, potrebbero riconoscersi nella definizione usata e ormai entrata nel gergo comune? (A Padoa Schioppa vengono giornalmente tributati riconoscimenti di saggezza dopo morto... evitiamo un altro decesso!) Stay hungry, stay foolish

ESISTE UN'ETICA DELLA RESPONSABILITà?

 
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domenica 15 gennaio 2012

DURA LEX, SED LEX (ma che sia per tutti LEX)

Questa mattina sono passato da Piazza Crivelli e ho visto questo cartello appeso ad un albero
Una cortese richiesta di civiltà ed educazione a quei proprietari di cani ( troppi ) che considerano la città come toilette per i propri animali ( si dovrebbe aprire una amplissima parentesi per addentrarci nelle considerazioni su chi porta in giro i propri cani senza guinzaglio e all'occorrenza museruola -come richiede il recente regolamento comunale che gli assessori di questo comune sicuramente conoscono bene ) Mi ha colpito il tono molto educato della richiesta e ugualmente mi ha colpito l'adesivo sotto il manifesto, con il logo del comune di Trezzo che ci informa trattarsi di una "affissione abusiva soggetta a sanzione art 23 CDS e Reg. Comunale di Polizia Urbana" ( lo stesso che obbliga a tenere i cani al guinzaglio e che gli assessori di questo Comune conoscono bene avendolo scritto). Però ho pensato. La legge non può guardare nel merito, se la affissione è abusiva, dura lex, sed lex, come tale va censurata e il regolamento applicato. Mi sono però ricordato di un'altra immagine, di una fotografia, che avevo fatto a Concesa. Questa
Mi chiedo. Come mai questo sfregio (perchè non possiamo non ammetterlo che ben diversa è la richiesta cortese del cittadino infastidito, giustamente, dalla inciviltà altrui, dalla violenta e boriosa "appropriazione" forzata dal territorio non proprio da parte di chi ha posto l'adesivo a Concesa)non appare essere preso giustamente di mira da parte delle Forze dell'Ordine di Trezzo. Non viola quel regolamento Comunale di Polizia Urbana ( e forse anche altre norme). Dura lex, sed lex, e sia, ma uguale per tutti, per il cittadino e per la casta (sia pure delimitata geograficamente) - e vale per le affissioni e per i cani...

venerdì 6 gennaio 2012

TUTTI I GIOVANI POSSONO DIMOSTRARE CHE LA SOCIETà NON E' CRISTALLIZZATA

Rubo questa lettera giunta alla sempre interessante rubrica di lettere "Posta celere" che si trova nelle pagine milanesi di Repubblica. Il titolista scrive (a mio avviso sbagliando) L'AMAREZZA PER I PROBLEMI SOCIALI IRRISOLTI" ma credo che la questione sia più dura, difficile, drammatica e al momento senza risposta. Non mi è facile non avere un pensiero che è in fondo tanto comune quanto, apparentemente, indotto dagli stessi protagonisti. Forse sta proprio nella frase che lo scrivente dice al padre il succo della questione. Puntare attenzione, risorse e sforzi sui giovani per convincerli che un'altra vita è possibile rappresenterebbe non solo la sconfitta di uno stile di vita incancrenito che quei genitori cercano di tramandare, ma anche del nostro razzismo che crede nella immutabilità etnico-sociale. La lettera a Colaprico, apparsa il 5 gennaio su Repubblica EGREGIO Colaprico, le scrivo per raccontarle uno spiacevole episodio. Recatomi in uno spaccio a Pero per comprare pannolini mi trovo in coda dietro ad una famiglia rom, due adulti, due bambine e due maschietti, più uno visibilmente in arrivo; non posso fare a meno di notare e stupirmi, vergognandomi un po' , di come siano ben vestiti e tranquilli; lancio un sorriso al piccolino che mi rimanda uno sguardo spaventato. Alla cassa però il padre paga solo un pacco con un «centone», mentre uno dei maschietti passa sotto il bancone con altri due pacchi di pannolini; in circa 10 secondi si scatena una tormenta dentro di me, ma alla fine cedo e avviso la commessa che li raggiunge e si fa pagare un altro pacco (l' altro è sparito). La madre incinta mi rivolge qualche frase non comprensibilee all' uscita mi aggredisce prima verbalmente poi con uno sputo e qualche spintarella (ovviamente inoffensiva). Dopo averle detto di smetterla rimango a fissarli mentre salgono su un Mercedese il padre accostando mi chiede se ho intenzione di prendere la targa, io rispondo che non mi importa della sua macchina ma che non è il caso di insegnare ai figli a rubare. Lui ridendo quasi si giustifica dicendo che si erano dimenticati, la madre continua a offendermi e io ribatto che se avessero sorpreso il bimbo magari avrebbero corso il rischio di vederselo portare via. Poi ripartono e io rimango in preda a mille dubbi: dovevo tacere? Dovevo tirare una sberla alla madre o al padre? Certo ripensando ad appena passati episodi di cronaca, ringrazio la mia formazione di sinistra (e cristiana) che mi ha impedito di reagire violentemente, ma mi è rimasto un certo sapore amaro in bocca... Marco Lei, in fondo, rappresenta l' incarnazione di quella che dovrebbe essere la reazione dello Stato: la legalità, e lei ha avvisato la cassiera. La tolleranza, e non s' è fatto prendere la mano. L' educazione, perché ha spiegato al patriarca ladrone il senso delle cose, e delle proporzioni. Chissà, con i genitori è battaglia persa, ma i figli forse ricorderanno quell' uomo che li aveva fermati. O forse no. E l' amaro che prova, è il nostro: quello di tutti noi, democratici, alle prese con problemi sociali che ci risolviamo spesso da soli, maledicendo chi strepita, chi le spara grosse, chi non fa niente per noi, chi chiude gli occhi. Avviso ai lettori: ho ricevuto moltissime lettere sul Capodanno, sto indagando, la settimana prossima le pubblico. - risponde Piero Colaprico

AINIS: UNA CAMERA DEI CITTADINI

Sul Corriere della Sera del 2 Gennaio 2012 è apparso l'articolo di Michele Ainis intitolato "PER UNA POLITICA MENO DISTANTE OCCORRE UNA CAMERA DEI CITTADINI", del quale pubblico uno stralcio. Mi ha colpito perchè richiama una norma che da tempo ritengo necessaria (difficile anche nella applicazione ma necessaria) che è il RECALL. Questo articolo contiene, oltre alla opportuna regola 2 MANDATI E POI A CASA (tanto importante che tutti la propongono, a cominciare dal PD, e non prendono neanche fiato nel cominciare ad elencare le deroghe), anche un suggestivo ritorno alla Atene Periclea: il sorteggio delle cariche pubblica. Per me il RECALL deve essere strettamente correlato alle PRIMARIE PER L'ENTRATA IN LISTA COME ELETTORATO PASSIVO e PREFERENZE DA PARTE DELL'ELETTORATO ATTIVO in collegi piuttosto piccoli ( e possibilmente uninominali all'inglese). IL pezzo di AINIS ora. ...In altre parole, è necessario che la politica non sia più un mestiere, e che i cittadini non ne siano meri spettatori. Come? Non certo armandoli con un voto di preferenza in più, quando poi il preferito è sempre un uomo cooptato dai partiti. Armandoci piuttosto di coraggio, di fantasia costituzionale. In primo luogo segando il ramo su cui stanno inchiodati i professionisti del potere: due mandati e via col vento. Era la regola in vigore nella democrazia ateniese (cariche a rotazione, governanti provvisori), e dopotutto dalla Grecia antica abbiamo ancora molto da imparare. In secondo luogo, c'è un istituto di democrazia diretta che può rivitalizzare la democrazia rappresentativa. Si chiama recall, funziona in Canada come negli Stati Uniti, consiste nella revoca anticipata dell'eletto immeritevole. Se fosse codificato anche alle nostre latitudini, potremmo usarlo contro quel signore che ha consumato il 93% d'assenze in Parlamento, o contro quell'altro che vi è approdato in una lista antiberlusconiana, per poi diventare una fedele sentinella dell'ex presidente del Consiglio. Potremmo coniugare responsabilità e potere, giacché questo divorzio è alla radice di tutti i nostri mali. In terzo luogo, serve una sede di rappresentanza degli esclusi - i giovani, le donne, i disoccupati, ma in fondo siamo tutti esclusi da questo Parlamento. Ne ha parlato Carlo Calenda sul Foglio del 29 dicembre, proponendo che il Senato diventi una «Camera dei cittadini» formata per sorteggio, in modo da riflettere il profilo socio-demografico del Paese. Un'idea bislacca? Mica tanto. La demarchia - la democrazia del sorteggio - va prendendo piede in tutto il mondo, quantomeno nelle esperienze di governo municipale. Anche in Italia: per esempio a Capannori, nella provincia di Lucca. Mentre a novembre in Svizzera un ventottenne ha conquistato il Parlamento grazie ai favori della sorte (aveva preso lo stesso numero di voti di un'altra candidata). E vale pur sempre la lezione di Aristotele: lui diceva che l'elezione è tipica delle aristocrazie, il sorteggio delle democrazie. Pensiamoci a fondo, prima di gettare queste idee nel cestino dei rifiuti. Non è forse un'aristocrazia quella da cui siamo governati? Una Camera di cittadini sorteggiati, con funzioni di stimolo e controllo sulla Camera elettiva, aiuterebbe le nostre istituzioni a trasformarsi nello specchio della società italiana. Limiti e vincoli più rigidi nei confronti degli eletti azzopperebbero il potere delle segreterie politiche, restituendo la rappresentanza al suo più autentico valore. Se l'utopia è il motore della storia, adesso ne abbiamo più che mai bisogno per continuare la nostra storia collettiva. Michele Ainis