domenica 27 novembre 2016

L'ASCOLTO DEI RAGIONAMENTI ALTRUI, L'EMOZIONE DI PARTECIPARE ALLE DECISIONI

Senatrice a vita Elena Cattaneo
tratto dal libro "OGNI GIORNO tra scienza politica"

L'ascolto dei ragionamenti altrui e il controllo delle basi alle quali essi sono ancorati è, quindi, condizione irrinunciabile per avvicinarmi a temi che, non infrequentemente, mi colpiscono per la vastità del loro significato politico e le conseguenze che possono avere (da subito) sulla vita dei cittadini e delle istituzioni.
Provo una continua emozione, devo ammetterlo, per il fatto di trovarmi a poter partecipare, con il mio voto o la mia astensione motivata, a contribuire per definire la direzione.

L'istituto dei Senatori a vita è sensato e la sua sostituzione con i Senatori a tempo è una delle più evidenti sciatterie della proposta di Riforma Costituzionale.

SISTEMI ELETTORALI. IL VOTO "TRASFERIBILE"

SISTEMI ELETTORALI. IL VOTO "TRASFERIBILE"
Leggo su "VOTA X STORIA DI UN SEGNO. La legislazione elettorale dal '700 ad oggi: dalla scelta fra i candidati alla formazione del parlamento"
(il libro è del 2009- si può pensare che il sistema sia ancora in vigore)

Una curiosa soluzione è quella del voto singolo trasferibile, utilizzato in Irlanda ed a Malta. Si tratta di un sistema ideato nel 1859 da Thomas Hare: l'elettore indica sulla scheda i candidati in ordine di preferenza e quando un candidato raggiunge un certo numero di voti che gli garantiscono l'elezione (c.d. droop quota), le schede che recano il suo nome come prima preferenza iniziano a venire conteggiate in base alla seconda preferenza.
(..)
In effetti, i risultati che derivano dall'applicazione di questo sistema sono assai proporzionali, ma in esso è ravvisabile una certa componente di aleatorietà, in quanto molto dipende dall'ordine casuale con cui le schede vengono scrutinate. Tuttavia, i fautori della formula di Hare affermano che, per la "legge (matematica) dei grandi numeri", quando i calcoli vengono effettuati su milioni di voti le componenti di casualità si attenuano.

EUROPA COME UNICO STATO SOVRANO DEGLI EUROPEI

EUROPA COME UNICO STATO SOVRANO DEGLI EUROPEI

Segnalo un interessante articolo su Repubblica di oggi a firma di Roberto Esposito.
titolo "L'equilibrio che si spezza"
Traggo e copio da questo articolo due frasi centrali.
Rafforza la mia convinzione che l'Europa funzionerà veramente quando tutti gli stati nazionali che la compongono si scioglieranno in un unico Stato Europeo, con diritto pubblico e privato comune, un Parlamento eletto che legifera, un Governo che conquista la fiducia di questo governo e l'integrazione comune di tutti i servizi dello Stato.

Ma è soprattutto in Europa che il binomio democrazia-liberalismo pare disgregarsi in una maniera che trasforma, e insieme deforma, entrambi i suoi termini. Per almeno un secolo il luogo d’incontro tra democrazia e liberalismo è stato il rapporto tra diritti individuali e sovranità popolare. Esso implicava che gli interessi individuali si integrassero con le scelte politiche di governi legittimamente eletti, in un equilibrio di poteri garantito dalla Costituzione. È appunto questo equilibrio complessivo che rischia oggi di spezzarsi nella prevalenza dei diritti individuali su quelli collettivi, del mercato globale sulle volontà nazionali, della logica finanziaria sulle scelte politiche.
Certo, nei nostri sistemi politici, il diritto costituisce il collante della democrazia. La stessa idea di democrazia presuppone un insieme di regole condivise, all’interno delle quali le forze politiche si misurano contendendosi il governo dei rispettivi Paesi. Ma ciò è possibile per gli Stati nazionali. Negli organismi sopranazionali — come l’Unione Europea — la legislazione tutela un sistema di interessi che non coincide con il diritto pubblico. Il quale resta, al momento, appannaggio degli Stati nazionali. In fondo il contenzioso aperto da alcuni di essi — tra cui anche l’Italia — riguarda proprio questa differenza.

giovedì 17 novembre 2016

"POST-TRUTH" PAROLA DELL'ANNO ?

"POST-TRUTH" PAROLA DELL'ANNO ?

Letta sul giornale oggi
L'Oxford Dictionary l'ha scelta definendola come
"l'aggettivo che descrive una situazione in cui i fatti obiettivi sono meno influenti sull'opinione pubblica rispetto agli appelli emotivi e alle convinzioni personali"

Viene sposata con questo pensiero di Hannah Arendt
"Il suddito ideale del regno totalitario non è il nazista convinto né il comunista convinto, ma l'uomo per cui la distinzione tra fatti e finzione, e la distinzione tra vero e falso, non esistono più"

Mi sembra a proposito.

mercoledì 16 novembre 2016

L'UOMO E' SOLO INSIEME CON GLI ALTRI

L'UOMO E' SOLO INSIEME CON GLI ALTRI
tratto dal capitolo "il Mistero della Morte e della Vita" in  IL DIRITTO DI MORIRE

"nella visione laica, invece, l'uomo non è più "figlio" di nessuno e diventa padre di se stesso. E' una posizione difficile, dove c'è una libertà tutta umana, che non è solo il terreno riservato del libero arbitrio e in cui non c'è più protezione: l'uomo è solo insieme con gli altri uomini, nel bene e nel male. Il senso di questa solitudine e finitezza gli può ispirare terrore e disperazione, oppure saggezza e serenità"

17 piccoli motivi perché..' "JE SUIS" senza bisogno di attentati e morti... oggi: "JE SUIS... EUROPEO"

17 piccoli motivi perché..' "JE SUIS" senza bisogno di attentati e morti... oggi:"JE SUIS... EUROPEO"

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO
DEL 26 AGOSTO 1789


I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri; affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del Potere legislativo e quelli del Potere esecutivo dal poter essere in ogni istante paragonati con il fine di ogni istituzione politica; affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su dei principi semplici ed incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento della Costituzione e la felicità di tutti. Di conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino:
Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.
Art. 2 – Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.
Art. 3 – Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa.
Art. 4 – La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge.
Art. 5 – La Legge ha il diritto di vietare solo le azioni nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato dalla Legge non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a fare ciò che essa non ordina.
Art. 6 – La Legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di concorrere, personalmente o mediante i loro rappresentanti, alla sua formazione. Essa deve essere uguale per tutti, sia che protegga, sia che punisca. Tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed impieghi pubblici secondo la loro capacità, e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti.
Art. 7 – Nessun uomo può essere accusato, arrestato o detenuto se non nei casi determinati dalla Legge, e secondo le forme da essa prescritte. Quelli che sollecitano, emanano, eseguono o fanno eseguire degli ordini arbitrari, devono essere puniti; ma ogni cittadino citato o tratto in arresto, in virtù della Legge, deve obbedire immediatamente: opponendo resistenza si rende colpevole.
Art. 8 – La Legge deve stabilire solo pene strettamente ed evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una Legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto, e legalmente applicata.
Art. 9 – Presumendosi innocente ogni uomo sino a quando non sia stato dichiarato colpevole, se si ritiene indispensabile arrestarlo, ogni rigore non necessario per assicurarsi della sua persona deve essere severamente represso dalla Legge.
Art. 10 – Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla Legge.
Art. 11 – La libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.
Art. 12 – La garanzia dei diritti dell’uomo e del cittadino ha bisogno di una forza pubblica; questa forza è dunque istituita per il vantaggio di tutti e non per l’utilità particolare di coloro ai quali essa è affidata.
Art. 13 – Per il mantenimento della forza pubblica, e per le spese d’amministrazione, è indispensabile un contributo comune: esso deve essere ugualmente ripartito fra tutti i cittadini in ragione delle loro capacità.
Art. 14 – Tutti i cittadini hanno il diritto di constatare, da loro stessi o mediante i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico, di approvarlo liberamente, di controllarne l’impiego e di determinarne la quantità, la ripartizione, la riscossione e la durata.
Art. 15 – La società ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione ad ogni pubblico funzionario.
Art. 16 – Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri stabilita, non ha una costituzione.
Art. 17 – La proprietà essendo un diritto inviolabile e sacro, nessuno può esserne privato, salvo quando la necessità pubblica, legalmente constatata, lo esiga in maniera evidente, e previo un giusto e preventivo indennizzo.

FONTE:

P. Biscaretti di Ruffia, Le Costituzioni di dieci Stati di “democrazia stabilizzata”, Giuffrè, Milano 1994.

domenica 13 novembre 2016

TRE DOMANDE DI UMBERTO VERONESI SUL DIRITTO DI MORIRE

TRE DOMANDE DI UMBERTO VERONESI SUL DIRITTO DI MORIRE

Inizio a leggere il libro di Umberto Veronesi IL DIRITTO DI MORIRE. Al termine dell'introduzione l'oncologo da poco deceduto pone tre domande alle quali immediatamente assegna la sua risposta (sono ovviamente domande retoriche alle quali le risposte sono ovvie, immagino che nel libro motiverà le sue risposte).
Mi sembrano domande interessanti, coinvolgenti per un tentennante sostenitore del diritto all'eutanasia attiva (ovvero come scelta libera e responsabile della persona verso se stessa).
Non so come motiverà Veronesi le sue risposte, e la curiosità spinge a leggere questo smilzo libricino.
Dopo aver ragionato sui diritti personali e sulla libertà partendo dalle Costituzioni Illuministe francesi, Veronesi scrive:
"Alla luce di questi principi di libertà diventa assai agevole porre alcune domande circa il diritto di morire quando la malattia non è più curabile e quandola situazione non solo è irreversibile, ma porta con sé sofferenze e umiliazioni.
Prima domanda: la richiesta di eutanasia, cioè di morire senza sofferenza, quando è in atto una malattia incurabile e irreversibile che ha come punto di arrivo la morte contrasta con i principi di natura?
Poiché la morte è ineluttabile, questa richiesta si limita ad anticiparla per renderla meno traumatica, non vi è sovvertimento dell'ordine naturale. La risposta quindi non può essere che "no".
Seconda domanda: Chi chiede l'eutanasia nuoce a un altro membro della società?
Per l'uomo di fede nascerebbe il dubbio della frattura del patto con Dio, ma in una società laica la risposta è "no".
Terza domanda: se un individuo nella situazione di sofferenza fisica e morale data da una malattia incurabile e irreversibile chiede che sia riconosciuto il suo diritto naturale a morire (un precedente lettore scrive a matita sopra: "esiste?") , non viene egli oppresso da una società che glielo nega?
Se l'autodeterminazione è un diritto non può essere che oppressiva.La risposta quindi non può essere che "sì"."
Conclude Veronesi: "io penso , tour court, che il diritto di morire facia parte del corpus fondamentale dei diritti individuali."



venerdì 11 novembre 2016

DOVERI PRIMA DEI DIRITTI ED ETICA INECCEPIBILE E INTRANSIGENTE

DOVERI PRIMA DEI DIRITTI ED ETICA INECCEPIBILE E INTRANSIGENTE
Leggendo tanti commenti, analisi e riflessioni seguite la vittoria di Trump alle presidenziali USA si provano due sensazioni
-ci si sente come il famoso Rabbino e si darebbe ragione a tutti
-si rimane basito dalla "lucidtà" di tanti commentatori che non solo hanno già capito tutto (a meno che non abbiano preparato due articoli da usare alternativamente in caso di vittoria dell'uno o dell'altra) e perchè, ma anche "lo sapevano già" ... e dirlo prima, no?

Mi sarà sfuggito ma non ho trovato mai quanto segue:
Mi chiedo se non possa essere utile a coloro che si sentono dalla stessa parte ideale, politica, sociale nella quale mi riconosco io (come definirla con una parola: progressista? Usiamola, è contro natura essere sintetici per descrive la parte di campo dove mi posiziono, servirebbero 15 righe di precisazioni... ma forziamo la mano, quindi vada per progressista e chi vuol capire capirà.) e che, dal quartiere allo Stato o alle realtà sovranazionali, non voglia nascondere questa scelta, questi due banali stili di essere:
1- considerare i doveri ( di cittadino, di lavoratore, di persona) prioritari rispetto ai diritti e far discendere i secondi dai primi
2- tenere un comportamento (nel lavoro, negli affari, in politica, nella vita quotidiana) eticamente ineccepibile e intransigente.
Due concetti vecchi, due abitudini arcaiche, due atteggiamenti modesti e umili da tenere con il pugno chiuso senza indici puntati.   Così, semplicemente, un modo do essere riconoscibile e identificativo, poi seguiranno le proposte

martedì 1 novembre 2016

Conteggio del tempo in Giappone

Conteggio del tempo in Giappone

I giapponesi utilizzavano un calendario, i cui mesi, di 29 o 30 giorni, seguivano le fasi lunari. In genere la fase di luna piena coincideva con il 15º giorno del mese. Gli anni, costituiti da 12 mesi lunari, erano composti di 357 giorni e periodicamente veniva introdotto un tredicesimo mese per mantenere il capodanno vicino al solstizio d'inverno. In Giappone il sistema tradizionale di registrare le date è per nengo, o ere, stabiliti per decreto governativo in base a eventi significativi. Dal 1868 questi sono determinate dal mutamento di regno. Il sistema di datazione utilizzato durante il periodo EDO era: anno dell'era, numero del mese, numero del giorno. Spesso queste sistema veniva sostituito o abbinato a un altro relativo al sistema zodiacale cinese di un ciclo dei sessant'anni. Con questo sistema, la posizione di un anno all'interno del ciclo era indicata dalla combinazione del nome dei cinque elementi (legno, fuoco, terra, ferro, acqua) con uno dei 12 segni zodiacali(topo, bue, tigre, lepre, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane, cinghiale). Inoltre i mesi non erano suddivisi in settimana, ma in periodi di 10 giorni chiamati jun. Ogni singolo giorno era suddiviso in 12 ore, dalle quali sei appartenevano alla luce e sei al buio. La durata delle ore variava a seconda del periodo dell'anno. Al tempo di Hokusai l'età veniva calcolata a partire dalla uno alla nascita, perciò risultava di un anno superiore rispetto al computo occidentale.

Tratto dal catalogo della mostra Hokusai il vecchio pazzo per la pittura, Electa