domenica 27 dicembre 2015

GIAPPONE _ Né di Eva né di Adamo di Amelie Nothomb

GIAPPONE _ Né di Eva né di Adamo di Amelie Nothomb

Dopo pranzo (polenta e brasato, nostro nuovo sperimento culinario), ho fatto una passeggiata, cogliendo l'occasione per leggere sul Kobo il nuovo libro "Né di Eva né di Adamo" di Amelie Nothomb scaricato gratuitamente (Christmas gift) da Bookrepublic.
Per ora, ho letto solo le prime 50 pagine, è un libro divertentissimo, tanto che ho la sensazione di aver camminato per Trezzo ridendo spesso da solo - c'era un po' di nebbia e poca gente in giro...speriamo...
Ho ritrovato tante piccole realtà del Giappone, (pranzi a base di Okonomiyaki - do you remember, Roberta e Simone?) che mi provocano piacevole nostalgia.
Anche questo breve paragrafo:
"Passavamo un'infinità di tempo nel bagno. La vasca aveva le dimensioni di una balena cava, con gli sfiatatoi rivolti all'interno.
Rinri, rispettoso della tradizione, si lavava accuratamente nel lavabo prima di entrare nella vasca: non si sporca l'acqua dell'onorevole vasca da bagno. Io non  potevo piegarmi a un uso che trovavo assurdo. Come mettere piatti puliti nella lavastoviglie (che Antonella abbia qualche lontana origine Giapponese?).
Gli esposi il mio punto di vista.
-Forse hai ragione, - disse - ma io non sono capace di comportarmi altrimenti. Profanare l'acqua del bagno è al di là delle mie forze-"

ANCHE QUELLI CHE NON PIACCIONO. (il lettore stolto _ appunti)

BISOGNA SEMPRE RISPETTARLI E PROTEGGERLI, I LIBRI. ANCHE QUELLI CHE NON PIACCIONO

Tra i libri che sto leggendo in questo post Natale 2016, c'è il tanto desiderato (e regalato dalla mia famiglia) NON LUOGO A PROCEDERE di Claudio Magris. Da questo libro, non facile e di non immediato accesso (ma sono alle prime pagine) ho tratto la frase con la quale inizio questo post. Trovo in essa la grande lezione umanistica che possiamo apprendere seguendo Magris nei suoi scritti, nei suoi articoli sul Corriere... "anche quelli che non piacciono", in cinque parole il succo dell'Occidente, quell'Occidente che più e più volte ha tradito questa verità e ancora adesso non solo la tradisce (in ottima compagnia peraltro di chi si sente nel giusto nel non applicare quell' ANCHE), che potrebbe passare per debolezza e rabbia del momento, ma sembra addirittura volerla cancellare dal suo DNA (la vicenda di Venezia può essere frutto della becera stupidità del singolo, ma può anche essere una avvisaglia da non sottovalutare).

Sto leggendo anche un fintamente leggero LUCA BIANCHINI: SE DOMANI FARà BEL TEMPO (preso in biblioteca Malpensata). Storia della discesa umana (e forse della redenzione, ma sono a metà libro e non darei nulla per scontato) di un rampollo, cocainomane e sex-addicted supericco, e nulla facente di una insulsa famiglia. Il linguaggio è attuale (e quindi ipervolgare) ma l'abilità di Bianchini è di renderci simpatico questa persona (che nella vita reale ci obbligherebbe a cercare un bulldozer per spiaccicarlo) e la sua crisi interiore.
Vedremo come va a finire. Avevo letto di questo autore il racconto di un matrimonio in Puglia (forse ne hanno fatto anche un film) e l'avevo trovato divertente, con i personaggi dotati di spessore e sofferenze, non solo macchiette.

Ho letto una grafic novel dedicata al Commissario Ricciardi, cupo e affascinante personaggio dei romanzi di Maurizio de Giovanni.. L'ho trovato aderente al romanzo e disegnato bene (in sintonia con i personaggi).

Infine sto leggendo 'ALA al-ASWANI : "CAIRO AUTOMOBIL CLUB". Credo di aver letto altro di questo autore, tipo CHICAGO e forse ancora qualcosa. Non so ancora dire se mi piace e se lo finirò. E' un autore che ama i libri con molti personaggi, libri corali, e mi sembra che sappia gestire tutti bene, con sguardo attento, in alcuni casi affettuoso, ma, ho come l'impressione, mai di condanna neanche nelle persone meno piacevoli, come se registrasse la loro esistenza e considerasse il loro agire come ruolo svolto in un disegno nel quale non sono libere di muoversi.

Altro libro che ho tra le mani è EL GAUCHO MARTIN FIERRO, l'epopea guachesca in versi, libro nazionale argentino, che è stato regalato dal trezzese- argentino NORBERTO LUIS COLOMBO, figlio di CARLOS TOMAS COLOMBO padre di CLAUDIO COLOMBO  con il quale sono entrato in contatto per via del viaggio, alla biblioteca di Trezzo.


venerdì 25 dicembre 2015

"EBBENE LA FILOSOFIA SERVE A NON DARE PER SCONTATO. NULLA"

"EBBENE LA FILOSOFIA SERVE A NON DARE PER SCONTATO. NULLA"

Ancora Carofiglio

"Avremmo dato per scontato che questi fossero solo fumetti. Invece sono anche poesia, filosofia e molto altro. Avremmo dato per scontato che quella roba sulla cattedra fosse solo spazzatura e invece può essere parte di un capolavoro della pittura. Qualcuno si chiede per quale motivo si studi la filosofia, cioè una disciplina che in apparenza non ha alcuna utilità pratica. Ebbene la filosofia serve a non dare per contato. Nulla. La filosofia è uno strumento per capire quello che ci sta attorno - per capire quello che ci sta dentro probabilmente è più efficace la letteratura -, ma capiamo davvero quello che ci sta attorno se non diamo per scontate le verità che qualcun altro ha pensato di allestire per noi. Fare filosofia - cioè pensare - significa imparare a fare e a farsi domande. Significa non aver paura delle idee nuove. Significa non fermarsi alle apparenze. Significa essere capaci di dire di no a chi vorrebbe imporci il suo modo di pensare e di vedere il mondo. Cioè a chi vorrebbe pensare per noi".

giovedì 24 dicembre 2015

"A COSA PENSAVI?" "AL TEMPO SPRECATO, TE L'HO DETTO"

"A COSA PENSAVI?" "AL TEMPO SPRECATO, TE L'HO DETTO"
Ieri ho preso, per caso (era sul bancone delle promozioni) alla biblioteca della Malpensata di Bergamo il libro IL BORDO VERITIGINOSO DELLE COSE di Gianrico Carofiglio. Non so come mai, ma non mi viene mai di dire che Carofiglio è uno dei miei autori preferiti. Generalmente prendo i suoi libri in biblioteca perchè quando incrocio il suo nome mi ricordo che è uno degli autori preferiti del mio amico Stefano Crespi, e se piace a lui. Poi piace molto anche a me. Fino a ieri. Fino a ieri i suoi libri mi piacevano molto. Ora questo che questa sera finirò è invece un libro straordinario. Direi che l'ultimo impatto così forte con un libro è stato con Un Giorno Altrove di Roncoroni. Ecco, siamo su quei livelli. E infatti oggi ho promosso questo libro con quasi tutti gli amici che ho incontrato.
La trama è semplice, salvo colpi di scena che per ora non sono in vista: un uomo mediocre che scava nel suo passato per capire il suo presente fallimentare. Ci sarà catarsi? Non lo so, ora sto scrivendo e non riesco a leggere. Poi posto e riprendo la lettura.
Un brano. Non lo contestualizzo, sfido gli amici a leggere il libro e a ritrovarlo.
"A cosa pensavi?"
"Al tempo sprecato, te l'ho detto. Ai libri che non avevo letto, alle cose che non ero stata capace di dire alle persone cui avrei dovuto dirle. Ai viaggi, alle passeggiate non fatte. Una volta mi venne in mente un cucciolo che volevano regalarmi. Avrei voluto prenderlo e poi avevo pensato che avrebbe significato la perdita della mia libertà e tutte queste cazzate e insomma non l'avevo preso.
Anche quella era stata una forma di vigliaccheria. Pensavo a tutti i rischi che non avevo voluto correre. Pensavo alla mia indifferenza. Ecco. Pensavo che se fossi potuta tornare indietro- bada: non pensavo se fossi sopravvissuta perché non ci credevo - sarei stata meno indifferente. Mi sarei fatta meno i fatti miei, sarei stata meno prudente, mi sarei sputtanata di più, invece di calcolare ogni singolo passo, sotto l'apparenza di una spontaneità che non è mai esistita".

giovedì 17 dicembre 2015

ORWELL DAL VIVO _ STORIA DEL XX SECOLO

ORWELL DAL VIVO _ STORIA DEL XX SECOLO
da LA GRANDE SVOLTA di Giuseppe Boffa

"Il disegno che apparve sulla prima pagina della Pravda, accanto alla testata, il 14 febbraio 1956 fu per moltissimi lettori più eloquente di qualsiasi titolo a sensazione. Era un'immagine dedicata al congresso che stava per cominciare. Quel piccolo lavoro figurativo non si distingueva nello stile dallo stampo più diffuso dei manifesti celebrativi. La testa di Lenin si stagliava alta al disopra di colonne in marcia e di svolazzanti bandieroni, sui cui erano scritti alcuni slogan. Ma qui appunto parlava il linguaggio dei simboli: il profilo di Lenin era da solo.
Da almeno vent'anni tutti lo avevano visto sempre e soltanto accompagnato da quello di Stalin. Per il sovietico era quella un'indicazione chiarissima sull'orientamento degli imminenti dibattiti: un amico mi confessò che una notizia annunciata a caratteri di scatola non gli avrebbe fatto tanta impressione quanta ne provò quel mattino non appena prese in mano il giornale."

martedì 15 dicembre 2015

L'UNICO CASTIGO E' PER CHI FALLISCE

L'UNICO CASTIGO E' PER CHI FALLISCE

J. Steinbeck- L'INVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO

"Per la maggior parte degli uomini il successo non è mai un male. Ricordo che, quando Hitler avanzava incontrollato e trionfante, molti uomini onorevoli gli cercarono e gli trovarono delle virtù. E Mussolini faceva arrivare i treni in orario, e Vichy collaborò per il bene della Francia, e Stalin se non altro era forte. Forza e successo stanno a disopra della moralità, al disopra della critica. Par dunque che non conti cosa fai, ma come lo fai e come lo chiami. C'è un controllo negli uomini, nel fondo, una cosa che li fermi e li castighi? Pare che non ci sia. L'unico castigo è per chi fallisce. In effetti nessun delitto è davvero commesso finché non si prende il delinquente."

sabato 5 dicembre 2015

PERCHE' RITENGO L'ATTENTATO DI SAN BERNARDINO Più DEVASTANTE DI TUTTI

PERCHE' RITENGO L'ATTENTATO DI SAN BERNARDINO Più DEVASTANTE DI TUTTI

Probabilmente sbaglio per inesperienza geopolitica o miopia storica, però ritengo l'attentato di san Bernardino, in California, più devastante e più gravido di conseguenze potenzialmente critiche rispetto alla orrenda strage di Parigi. Non è un problema di numeri, una sola morte violenta di una persona innocente uccisa per terrorismo è una tragedia, non cambia, se non nell'impatto emotivo, la quantità (sappiamo purtroppo che l'impatto cambia nella nostra percezione per la localizzazione dell'attentato – come è stato giustamente fatto notare- ma questo è un altro discorso, importante ma altro).

Il particolare che mi preoccupa di san Bernardino, se erro segnalatemelo, è il contesto. Un attentato perpetrato da un collega, da uno con cui avevo preso un caffè o fatto un discussione, di qualunque tipo, il giorno prima o poco prima. Un fatto del genere può inoculare (con ragioni emotive, magari stimolate ad arte, alle quali si possono opporre le convinzioni dettate dalle esperienze personali, ma concretamente plausibili ) il germe del sospetto verso ogni persona di fede islamica, senza che per forza questa debba manifestare atteggiamenti che oggi vengono indicati come “radicalizzazione”, anzi, se la paranoia dovesse crescere senza che siano messi in campo strumenti e strategie chiare e sicure, un atteggiamento rilassato potrebbe essere considerato una dissimulazione.

Ecco perchè ho il timore, spero infondato, da pessimista cosmico, che l'attentato di san Bernardino ci ponga su un crinale, tutti, dal quale possiamo con facilità prendere il versante sbagliato indirizzandoci verso una rovinosa discesa.

E' un momento di crisi. La crisi può essere un momento di ripartenza e di crescita se l'uscita è ricercata con pazienza e costanza, verso una condizione di condivisione di valori fondamentali quali quelli scritti dopo l'abisso della seconda guerra mondiale nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

E' indiscutibile che, anche se con sofferenza da parte di centinaia di milioni di Musulmani che hanno gli stessi problemi di tutti gli altri di condurre una vita dignitosa, pensare al futuro dei propri figli e al benessere dei propri vecchi, il mondo Islamico si sta confrontando con il resto del mondo, ed è chiamato a esprimersi. Due sono i possibili strappi, perchè le crisi, anche se affrontate con pazienza, credo provochino strappi, a mio avviso: una strappo che io individuerei come positivo, verso una maggiore laicizzazione, una maggiore separazione del diritto civile dal diritto religioso, una contestualizzazione storica del testo. Lo strappo negativo sarebbe di considerarsi invisi al mondo e chiudersi maggiormente a qualsiasi apertura. Questa partita, a mio avviso, è una partita globale, non del solo mondo islamico. Io credo che siamo tutti giocatori interessati, determinanti, e responsabili dell'esito.

martedì 1 dicembre 2015

DUE NOTERELLE SULLA VICENDA DI ROZZANO

DUE NOTERELLE SULLA VICENDA DI ROZZANO

Sulla vicenda di Rozzano ho avuto occasione di leggere, senza particolare curiosità, molte cose, in parte molto interessanti, condivisibili o meno, in parte emerite sciocchezze, tutte non condivisibili.
La confusione era tanta, per esempio ancora questa sera il TG3Lombardia citava un concerto di Natale annullato, che ho avuto voglia di andare a leggere la lettera redatta dal Dirigente scolastico Parma.
Egli scrive che "l'unico diniego che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell'intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani".
Il dicibile e l'indicibile (forse questo in misura maggiore di quello) sulla vicenda é stato detto. A me due cose colpiscono, molto marginali, sia chiaro, secondarie direi.
La prima é la centralità della scuola e la sua sussidiarietà rispetto ad altre agenzie formative informali. Mi spiego. Queste due mamme hanno ritenuto di dover entrare nella scuola per insegnare ai bambini cristiani ( a tutti? A quelli che volevano? A quelli i cui genitori volevano?), quindi già parte di un ambiente specifico, canti cristiani che evidentemente non era possibile fare nelle famiglie, all'Oratorio, al catechismo che probabilmente in quanto cristiani questi bambini seguivano. Ne esce un ruolo preminente per la scuola nella formazione a tutto tondo dei giovani, merita questo una riflessione su quanto sia importante investirci risorse e impegno, ma ne esce anche un ritratto molto povero delle altre agenzie educative.
La seconda riflessione é sullo stato veramente deprecabile in cui versa " l'informazione" in questo paese. Questa necessità di cercare mostro da sbattere in prima pagina, questo dipendere dal "cane che morde l'uomo" altrimenti con cosa si riempiono prima i giornali, soprattutto i minori, e poi a cascata gli altri organi di informazione. Se questa "stampa" (ma uso la parola nel senso più ampio) dovrebbe essere "il cane da guardia della democrazia", comincio a rivalutare le oche ( del Campidoglio). Con maggior modestia e sentendosi meno "casta" hanno fatto meglio il loro dovere.