domenica 12 dicembre 2010

Nobel a Liu Xiabao: la commissione pubblica le motivazioni

Nobel a Liu Xiabao: la commissione pubblica le motivazioni
Il dissidente premiato "per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali in Cina"


PeaceReporter - Ecco il testo integrale pubblicato on line della motivazione con cui il Comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il premio per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo:
"Il Comitato norvegese per il Nobel ha deciso di assegnare il premio Nobel per la pace 2010 a Liu Xiaobao per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali in Cina. Il Comitato norvegese per il Nobel ritiene da tempo che ci sia uno stretto legame tra i diritti umani e la pace. Tali diritti sono un prerequisito per la fratellanza tra le nazioni della quale Alfred Nobel scrisse nel suo testamento. Nei decenni passati, la Cina ha raggiunto risultati economici difficilmente eguagliabili nella storia. Il Paese è oggi la seconda economia più grande del mondo; centinaia di milioni di persone sono state sottratte alla povertà. Anche le possibilità di partecipazione politica sono state ampliate. Il nuovo status della Cina deve comportare una maggiore responsabilità. La Cina viola diversi accordi internazionali dei quali è firmataria, così come la sua stessa legislazione in merito ai diritti umani. L'articolo 35 della Costituzione cinese sancisce che 'i cittadini della Repubblica popolare cinese godono della libertà di espressione, di stampa, di assemblea, di associazione, di corteo e di manifestazione. In pratica, è dimostrato che queste libertà sono chiaramente limitate per i cittadini cinesi. Da oltre due decenni, Liu Xiaobao è un forte portavoce della battaglia per l'applicazione dei diritti umani fondamentali anche in Cina. Prese parte alle proteste di Tienanmen nel 1989; è stato uno degli autori promotori della Carta08, il manifesto di tali diritti in Cina che è stato pubblicato nel 60/o anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, il 10 dicembre 2008. L'anno successivo, Liu è stato condannato a undici anni di prigione e a due anni di privazione di diritti politici per 'aver incitato alla sovversione contro lo Statò. Liu ha ripetutamente sostenuto che questa sentenza viola sia la Costituzione cinese che i diritti umani fondamentali. La campagna per promuovere i diritti umani universali anche in Cina è stata intrapresa da molti cinesi, sia nella stessa Cina che all'estero. Attraverso le severe punizioni inflittegli, Liu è diventato il principale simbolo dell'intera battaglia per i diritti umani in Cina".

venerdì 8 ottobre 2010

L'UOMO VIENE PRIMA DI DIO

Mi ha molto colpito la vicenda della signora Shanhaz Begum, la prima mamma martire morta per aver cercato di difendere la figlia Nosheen dalla violenza dei familiari contrari alle sue scelte libere sulla propria vita sociale e affettiva. Premetto. Per me giovani donne come Hina, Sanaa e la stessa Nosheen sono "eroine dei nostri tempi". Non tanto e non solo perchè, cresciute in una cultura Islamica tradizionale, volevano abbracciate stili di vita simili a quelli di alcuni dei loro coetanei italiani. Credo che più importante fosse la loro volontà e capacità di CAMBIARE. Cioè di scegliere liberamente di porre in atto un cambiamento culturale e sociale frutto della maturazione di un percorso di crescita e confronto. Purtroppo le tappe di una evoluzione, di una liberazione sono sempre segnate dal sangue di chi si è sacrificato per compiere i primi passi sulla strada della libertà e spero che quelle giovani donne saranno ricordate come esempio quando una diversa scelta di vita potrà essere considerata riprovevole da chi preferisce seguire le forme tradizionali ma con il limite appunto che non più oltre che un'opposizione ideale possa essere messa in campo. Per me altrettanta dignità merita chi, per scelte comunque libere fa dei precetti religiosi per quanto stringenti e faticosi da rispettare la propria ragione di vita e la misura dei propri atteggiamenti, cambiando al contrario da uno stile di vita "suggerito" dalla nostra società guadente ed egoista.
Ma la scelta della signora Shanhaz Begum contiene una frattura a mio avviso ancora più forte. Riprendo da un bel articolo apparso ieri sul Sole XXIV Ore a firma di Karima Moual le ultime righe: "La madre martire per la figlia è il segnale che una piccola rivoluzione si sta facendo largo, anche con il sangue versato. E' la solidarietà e la complicità ta madre e figlie che può farci sperare in un cambiamento, a un'unione che farà la forza per aiutare queste donne a liberarsi dai padri padroni. E vivere da donne".
Concordo, ma per me la scelta, forse consapevole, forse istintiva, della signora, al contrario delle madri di Hina e Sanaa, di difendere la figlia contro il marito e il figlio che la punivano anche per motivi religiosi, significa che L'UOMO VIENE PRIMA DI DIO, L'AMORE TRA GLI ESSERI UMANI SOVRASTA I DOVERI RELIGIOSI, CHE L'UOMO E' PADRONE DELLA SUA VITA

mercoledì 29 settembre 2010

IN FONDO AL TUNNEL SI VEDE LA LUCE?

Scrive Michele Serra la sua “amaca” quotidiana: “ Un importante quotidiano dedica la sua prima pagina al probabile ritrovamento di una cucina Scavolini. Un premier europeo è accusato di controllare 64 società off-shore attraverso le quali avrebbe sottratto 884 miliardi di lire al fisco del paese del quale è primo ministro. Un celebrato play-boy viene accusato dal suo anziano amante gay di averlo mantenuto per anni. Un ministro definisce “porci” i cittadini della capitale del suo Paese. Un sindaco fa sgomberare dai carabinieri i giornalisti che volevano seguire una seduta del Consiglio Comunale. Un miliardario a lungo latitante nei Carabi torna in Italia per spiegare in televisione che i numeri vincenti del Supernalotto erano i suoi e non quelli della sua ex fidanzata, nel frattempo diventata moglie del presidente della Camera. Si indaga sui brogli elettorali che hanno falsato un reality-show. Il Papa annuncia che imbiancherà personalmente il suo appartamento in Vaticano. Viene reso pubblico il regolare contratto di assunzione (diecimila euro di stipendio al mese) con il quale un governo ha pagato il voto di due parlamentari esterni alla sua maggioranza. Una sola di queste notizie è falsa. Sapreste dire quale?”
Io non ho molte speranze per il presente. Penso che si possa solo “resistere, resistere, resistere”. Ma ho la speranza che tra vent’anni, quando i nostri figli avranno in mano le redini dell’Italia ( e spero le abbiano loro, non qualche trota o delfino ereditario) possano voltarsi indietro e definire quest’epoca un momento buoi della storia d’Italia ( e forse d’Europa) fortunatamente finito.

domenica 29 agosto 2010

BERLINGUER SEMPRE ATTUALE

EDITORIALE DI EUGENIO SCALFARI SU “LA REPUBBLICA” DEL 29 AGOSTO 2010
(stralcio)
L’ETICA DI BERLINGUER (RIFLESSIONE SULL’AUSTERITA’, LA POLITICA ECONOMICA E I COSTI DELLA GLOBALIZZAZIONE)
Nel corso del Meeting di Rimini (ndr. Organizzato da CL), l’intervento di Tremonti (…) ha parlato di austerità ricordando che in anni ormai lontani quel concetto fu patrocinato da Enrico Berlinguer ( ndr: segretario del Partito Comunista Italiano) che propose di farne il cardine di una nuova politica economica. E’ vero, Berlinguer vide con trent’anni di anticipo il grande riassetto sociale che stava arrivando , ne colse alcune implicazioni che riguardavano la politica e le istituzioni, decise di orientare in modo nuovo la politica del suo partito affinchè si ponesse alla guida di quel riassetto..
Non fu soltanto Berlinguer a imboccare quella strada (…) insomma la Sinistra di governo e la Sinistra di opposizione.
Il richiamo di Tremonti è stato quindi molto opportuno: la Sinistra, quella Sinistra, aveva capito in anticipo i tempi e le crisi che si addensavano e ne vide le conseguenze sulla società italiana.
Tremonti però non ha reso esplicito il significato di quella posizione. Berlinguer voleva che fosse la sinistra a guidare il riassetto sociale incombente, per garantire che non fossero solo i ceti più deboli a pagarne il costo.Questo aspetto del problema è stato oscurato dal nostro ministro dell’Economia ed è invece l’aspetto fondamentale.
Se si deve attuare una vasta modernizzazione istituzionale e un trasferimento di benessere sociale dalle economie opulente verso quelle emergenti; se un così gigantesco riassetto non può essere disgiunto da un riassetto analogo all’interno delle aree opulente; è evidente che i più deboli devono partecipare in primissima fila a questa operazione. I ceti medi e medio-bassi non possono essere oggetto del riassetto sociale senza esserne al tempo stesso il principale soggetto. Questo è il punto che manca all’analisi di Tremonti (…) Marchionne () Marcegaglia.
L’intero Meeting di Rimini su questo punto ha taciuto: omissione tanto più vistosa in quanto avvenuta in una occasione promossa da una delle principali Comunità cattoliche, con tanto di benedizione papale e presenza cardinalizie.
Ne è accettabile che una così plateale omissione sia giustificata con l’argomento che l’aspetto politico non riguarda gli operatori economici e gli imprenditori.
Grave errore: l’economia politica ha come tema centrale proprio quello dell’etica, cioè dei diritti e dei doveri, della felicità e dell’infelicità, della giustizia e del privilegio.
Una Comunità cattolica dovrebbe mettere al centro delle sue riflessioni questo tema e porlo ai suoi ospiti. Se non lo fa, diventa una lobby come in effetti CL da tempo è diventata.

martedì 24 agosto 2010

UN PROPOSTA DI RIFLESSIONE PER I LAICI

Giancarlo Bosetti
“Il fallimento dei laici furiosi. Come stanno perdendo la scommessa contro Dio”
Pag. 178
Dirigenti politici xenofobi non si limitano a negare l’evidenza “multietnica” della composizione degli abitanti delle nostre città e campagne ma tendono a esorcizzare la realtà con proposte come… la proibizione dei giardini pubblici agli extraeuropei. A simili amenità – che hanno evidentemente un certo rendimento elettorale e che sono peraltro irrealizzabili - non è sufficiente rispondere con accuse di razzismo. E’ bene sviluppare una linea di proposte alternative che si propongano di rendere visibili le differenze come fattori di vitalità e ricchezza della convivenza… La trincea dei laici che si limitano a difendere la sovranità dello Stato dalle ingerenze della Chiesa è un luogo cieco e sordo a tutto questo. E’ il momento di arrendersi all’evidenza di questa povertà, inerzia, inconcludenza di un laicità, fondamentalmente monoculturale, che ignora le ragioni del pluralismo.

domenica 22 agosto 2010

GERARCHIA E DEMOCRAZIA.

Da Slavoj Zizek “In difesa delle cause perse, materiali per la rivoluzione globale”
Citazione da Shakespeare: “ Troilo e Clessidra”
“E’ caduto ogni senso di disciplina; guardate . quante tende di greci vedete aprirsi giù per la pianura, altrettante porte aperte alle fazioni. (…) Oh, quando è scossa la gerarchia, che è scala per ogni compimento, l’intrapresa si ammala. Come possono conservare la loro naturale posizione comunità gradi nelle scuole, confraternite nelle città, traffici tranquilli nelle separate sponde, primogeniture e privilegi di nascita, prerogative di anzianità, corone, scettri e allori, se non seguendo un ordine gerarchico? Provate ad eliminare la gerarchia, mettete fuor di tono quella corda unica e sentirete che stonatura ne seguirà; tutto sarà solo e sempre in conflitto; le acque, contenute, vorranno tanto gonfiarsi da superare gli argini e far di questo nostro solido globo tutta una zuppa; la forza tornerà a imporsi da padrona alla debolezza e il figlio disumano potrà stendere morto il padre suo; la forza si farà diritto o per dir meglio i diritto e il torto sui cui conflitto consiste la giustizia, perderanno il loro nome e perderà il suo la giustizia medesima. Allora tutto si risolve in potere…"

sabato 21 agosto 2010

OBIETTIVI VERI E FALSI

da Giancarlo Bosetti
“Il fallimento dei laici furiosi. Come stanno perdendo la scommessa contro Dio”
Pag. 130 “Non possiamo più concepire un mondo intero dentro un orizzonte cristiano o giudaico-cristiano. E’ un esercizio risibile da lasciare a Pera e alle retoriche degli atei devoti. Non lo possiamo fare neppure portando come attenuante quella che molti inflessibili laici non si decidono a fare: il salto dentro il paesaggio del pluralismo, dove il conflitto con la Chiesa non è più la pietra di paragone della libertà. Se c’è del provincialismo parrocchiale tra i laici questo è solo la conferma che l’etnocentrismo è in agguato per tutti. E tutti se ne dovranno liberare. Dobbiamo lasciare a epoche passate la percezione di un mondo omogeneo tutto cristiano, non meno di quanto i musulmani debbano spogliarsi di un paradigma di veritù esclusiva che fa capo alla shari’a. Nel mondo di oggi troviamo conviventi negli stessi Stati molteplici credenze e culture, compresi i non credenti o gli atei associati. Nuove pietre di paragone urgono per definire il nostro orizzonte di libertà, pluralismo, tolleranza”

martedì 25 maggio 2010

Mozziconi in strada , degrado e vergogna

DAL CORRIERE DELLA SERA

Caro Direttore, vorrei essere un cittadino propositivo e iscrivermi al Manifesto di Milano partendo dalle piccole cose. Primo: evitare di gettare rifiuti, cartacce e mozziconi per strada. È un segno di civiltà.

Provo un senso di vergogna, come cittadino, per il degrado in cui è stata lasciata cadere Milano e credo che alcune cose potrebbero essere evitate, a partire da noi, per invertire la tendenza che porta verso l’imbarbarimento. Il mio decalogo è semplice e pratico. Eccolo.

Evitare di parcheggiare sui marciapiedi e nelle zone proibite. Evitare di fare inutili rumori nelle ore notturne. Aiutare ad attraversare le strade chi non è autonomo. Raccogliere sempre le deiezioni canine. Tenere comportamenti educati e rispettosi degli altri passeggeri sui mezzi pubblici lasciando il posto ad anziani ed invalidi, e non gettare i rifiuti sul pavimento. Detto questo, serve la collaborazione di tutti. I portinai devono pulire i marciapiedi corrispondenti agli stabili da loro custoditi. Ciclisti e motociclisti devono rispettare semafori e la segnaletica orizzontale ed evitare di salire sui marciapiedi.

Gli impiegati dei pubblici uffici devono rispettare gli orari di lavoro, eseguire il loro incarico con zelo e, se in contatto con il pubblico, comportarsi con educazione e rispetto. Anche i dirigenti devono rispettare i loro collaboratori ed evitare di abusare dei loro poteri. Tutti gli addetti al funzionamento della città, dai servizi e ai trasporti sappiano di essere sempre sotto l’esame dei cittadini, che pagano le tasse e finanziano il loro lavoro. I vigili devono appunto vigilare durante tutto il tempo per il quale sono pagati; devono comportarsi con saggia tolleranza e con gentilezza nell'approccio, nella spiegazione e nella somministrazione di ammende. Devono applicare il principio della autorità delegata e non assoluta.

Così i conducenti di tram e metropolitane devono essere gentili negli approcci e nel rispondere ad eventuali domande;devono rispettare gli orari e devono condurre con buon senso, senza prevaricare chi passa per le strade a piedi o con veicoli; rispettare la segnaletica e condurre possibilmente senza strappi, accelerazioni o frenate.

Gli addetti alla manutenzione stabili, mezzi ed automezzi o strade pubbliche devono attuare la manutenzione preventiva pianificata, ed intervenire con sollecitudine e professionalità per terminare i lavori nei tempi stabiliti: coi cantieri bisogna evitare i troppi disagi ai cittadini.

Le autorità pubbliche come assessori, consiglieri, sindaci, parlamentari devono rendersi conto delle responsabilità loro delegate dai cittadini, impegnandosi ad assolvere al meglio il mandato con impegno, dignità e zelo nel rispetto della fiducia accordata: soprattutto con onestà, negando e opponendosi ad ogni richiesta corruttiva, denunciando anche i casi più gravi. I Sindaci devono ricorrentemente girare per le loro città a piedi per rendersi conto della realtà quotidiana dei loro cittadini evitando così di vivere una vita staccata dai problemi reali. Devono istituire appositi uffici di accoglimento di lamentele rispondendo poi in tempo brevi. Il motto deve essere: verificare e provvedere. La scuola non si deve chiamare fuori. Gli insegnanti, oltre tenere un comportamento dignitoso ed etico, devono fare rispettare regole di buona educazione ai propri allievi diventando esempio per alunni e studenti. L'esempio, da sempre, è la forma più efficace per educare.

Vorrei che questi suggerimenti servissero a cambiare certi nostri comportamenti, per cercare di far riprendere a Milano una coscienza, un senso civico e una fierezza cittadina. Ho studiato negli States dove, pur con tutte le contraddizioni e manchevolezze, il senso di appartenenza è profondo: se ciascuno di noi, nelle rispettive posizioni, seguisse semplici ed elementari doveri, sarebbe già molto. Lo scorso agosto la mia ex compagna cinquantenne è stata travolta ed uccisa a Milano da un autobus in piazza Wagner: attraversava sulle strisce pedonali con il semaforo verde. Lascia due giovani figlie. Una tragedia. Che forse si poteva evitare.

Dario U. D'Adda
19 maggio 2010

mercoledì 14 aprile 2010

GRAZIE MICHELE, SPERIAMO ABBIA SEGUITO

Michele Serra su "l'amaca" di oggi scrive ciò che ho proposto all'IC frequentato dai miei figli da quando è entrata alla Scuola Materna la più grande, che ora sta per iniziare l'Università, senza successo.
"Ignoro quali siano le idee politiche della preside del Trevigiano che ha proposto una "felpa scolastica", uguale per tutti gli studenti, per contrastare la dipendenza dalla griffe e come "simbolo di democrazia e di uguaglianza". Ma sono d'accordo con lei. Vengo da una generazione che si ribellò alle divise, al formalismo, alle regole imposte dall'alto. Non potevamo ( o non sapevamo) immaginare che le regole imposte dal basso potessero essere perfino peggiori. La soggezione alle mode, la sbracatezza come scorciatoia per sentirsi "qualcuno", l'ostentazione del proprio potere d'acquisto, fino dalla preadoloscenza, sono diventate appunto "regole", non per autoritarismo ma per conformismo sociale.
L'idea di reintrodure le divise scolastiche, in questo clima e in quet'epoca, ha dunque qualcosa di nuovamente sovversivo: l'infrazione di regole - quelle del conformismo modaiolo - che sono più pervasive e più subdole di qualunque regolamento scolastico. La divisa scolastica diventa una forma di anticonformismo attivo. Il suo unico difetto è essere suggerita o imposta dagli adulti, e non è un difetto da poco. Ma almeno ristabilisce una dialettica vivace, e contrastata, tra adulti e ragazzi, piuttosto che il pigro, sterile, noioso sopportarsi a vicenda".
Concludo che non temo di dire che in questo caso sono d'accordo con il Ministro Gelmini, dalla quale molte altre cose mi dividono.

martedì 2 marzo 2010

PIU' CHIUSE, ARRETRATE

LA SPOSA BAMBINA
da Repubblica — 01 marzo 2010 pagina 293031 sezione: R2
articolo di VLADIMIRO POLCHI
riporto due stralci dell'interessante articolo
questo è l'inizio
«Mi sono sposata a 14 anni. Lui ne aveva 20 di più. La mia famiglia mi ha venduta. Il prezzo? Poca cosa: seicento euro, paria tre mesi di stipendio per mio padre. In Italia sono stata rinchiusa, picchiata, costretta a indossare il velo, messa incinta. E umiliata: a Milano mi aspettava un' altra sposa. Mio marito era poligamo». Amina è marocchina, lunghe ciglia nere e capelli corvini. Tre mesi fa è fuggita dalla sua "prigione". Oggi ha 17 anni, una figlia di sei mesi, un alloggio in una casa famiglia. E un sogno: «Riprendere gli studi e diventare psicologa». Una sposa bambina? «Ero piuttosto una schiava bambina». Quella di Amina (il nome è di fantasia) è la storia di un' infanzia rubata: isolata e prigioniera in un matrimonio combinato dalla famiglia. Come lei, sono tante le "spose bambine" nel mondo: circa 60 milioni, secondo l' International center for research on women. Vivono in Niger innanzitutto e poi in Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Nepal, Mozambico, Uganda, India ed Etiopia. E in Italia? Secondo gli esperti, sarebbero qualche migliaio, celate dietro l' opacità di alcune comunità immigrate. Quelle più impermeabili al mondo esterno: pakistane, indiane, egiziane, marocchine. E Rom. «Sono nata in un piccolo villaggio del Marocco centrale - racconta Amina- due fratelli maschi,m amma casalinga, papà commerciante. Una famiglia benestante, musulmana come tante altre. Nessuno mi imponeva d' indossare il velo. Ero felice, serena. Non uscivo molto di casa, ma andavo a scuola e mi piaceva leggere e studiare. Poi, di colpo, tutto è cambiato. Quando ho compiuto 14 anni, mia madre mi ha preso da parte e mi ha dato la notizia: "Ti abbiamo trovato uno sposo, un brav' uomo". Mi ha detto anche il nome di quello sconosciuto: un 34enne, marocchino, che viveva da anni in Italia. Le due famiglie si erano già accordate. Tutto era deciso, io potevo solo accettare. Quanto valevo? Poco, 600 euro: la sdrak (dote) che il mio futuro marito aveva già consegnato a papà».

questa è la conclusione dell'articolo, che riporta una osservazione, dal di dentro, molto interessante e che interroga noi italiani e le comunità straniere:
"Amina ha denunciato il marito e andrà a testimoniare al processo. "Non ho paura di lui, temo solo per mia figlia. Mi trattava come una schiava e non una sposa. E' STRANO: LE COMUNITA' IMMIGRATE IN ITALIA RESTANO SPESSO MOLTO PIU' INDIETRO DEI LORO RISPETTIVI PAESI. PIU' CHIUSE, VIOLENTE, ARRETRATE. PORTANO QUI LE ABITUDINI PEGGIORI. In Marocco, per sempio. dal 2003 è vietata la poligamia, a meno che la prima moglie non sia d'accordo (che già non è il massimo- mia nota) e i matrimoni di minorenni. Eppure c'è chi continua a farli. Quando in tv ho sentito della morte di quella ragazza, Sanaa, son orimasta pietrificata, terrorizzata. Ho temuto di venire uccisa anch'io".

lunedì 1 marzo 2010

IL CORAGGIO SPIEGATO A UN AMBULANTE TRIESTINO

stralcio di un articolo apparso su "Internazionale" del 18 dicembre, articolo di Laila Wadia ( nata a Mumbay -INDIA - e residente a Trieste)
"Mentre pensavo a quel gesto coraggioso (di Rosa Parks), un'anziana signora triestina si è seduta a un tavolino del bar. Le si è subito avvicinato un venditore senegalese. La donna ha declinato l'offerta di libri e incensi, ma ha cercato un euro da regalargli. Non trovando monetine, ha abbassato la voce e gli ha detto che, solo per quella volta, gli avrebbe dato cinque euro. Alla domanda su cosa avrebbe fatto con i soldi, il giovane le ha confessato che avrebbe condito la pasta con il sugo di carne invece del solito passato di pomodoro. Allora lei gli ha chiesto come faceva il ragù e, insoddisfatta della sua risposta, l'ha invitato a sedersi.
"Non puoi buttare dentro tutto insieme! Non sai cos'è il soffritto? La cipolla va tagliata fine, poi ci metti uno spicchio di agli. Aggiungi la carne e la fai rosolare. Piano piano", ha precisato la donna.
"Piano piano" ha ripetuto il ragazzo, colpito dalla sua gentilezza. I due sembravano nonna e nipote.
A quel punto è arrivato il cameriere del bar, dicendo che lo straniero doveva andarsene:la sua presenza avrebbe allontanato gli altri clienti. La donna ha risposto che se il giovane non poteva restare, se ne sarebbe andata anche lei.
Il senegalese era già in piedi, ma la signora l'ha rimporverato per la mancanza di coraggio."Hai dei soldi per pagarti la consumazione" gli ha ricordato, "quindi devi esigere di essere trattato come gli altri".
Dopo un momento di esitazione, il ragazzo ha tirato fuori la banconota da cinque euro dalla tasca per farla vedere al cameriere.
"Oggi io resto" m ha detto con la voce tremante dall'emozione.

sabato 23 gennaio 2010

LA CURA DEL BULLO

Tratto da "BUONGIORNO" di Massimo Gramellini, su La Stampa del 23 Gennaio.
Grazie signor Gramellini per quello che scrive

LA CURA DEL BULLO
Sul Lago di Garda abita una ragazza dello Sri Lanka, venuta in Italia per guadagnare i seimila euro che servono a pagare le cure del fratellino malato di tumore. Lavando i pavimenti di giorno, facendo la badante di notte, e risparmiando ferocemente su tutto, giorno e notte, in un anno la ragazza riesce a mettere da parte la cifra agognata. Si accinge a mandare il vaglia a casa, ma non resiste alla tentazione di telefonare alla mamma per anticiparle la grande notizia. Entra in una cabina (la ragazza non ha il telefonino), tenendo a tracolla la borsa con i seimila euro. Quando quattro ragazzetti gliela strappano, lei lancia un urlo nella cornetta e la madre, dall’altra parte del mondo, vive il suo dramma in diretta.

I carabinieri identificano subito i rapinatori: li conoscono già. Sono adolescenti della zona, molto ricchi e molto annoiati, che cercano di scuotere l’abulia delle proprie esistenze con gesti che procurino scariche violente di adrenalina: per esempio rubare soldi a chi ne ha bisogno per andarli a spendere in cose di cui loro non hanno alcun bisogno. Vengono acciuffati mentre stanno finendo di dilapidare il bottino in un negozio di oggetti griffati. Lo scontro fra bene e male è così lampante che per mettere tutto a tacere, anche la coscienza, i genitori dei bulletti rifondono i seimila euro. «Sono i nostri figli, cosa possiamo fare?», si giustificano. Un’idea l’avrei. Vivere come la ragazza per un anno: lavando i pavimenti di giorno, facendo i badanti di notte, e risparmiando ferocemente su tutto, giorno e notte. Magari funziona.