martedì 2 marzo 2010

PIU' CHIUSE, ARRETRATE

LA SPOSA BAMBINA
da Repubblica — 01 marzo 2010 pagina 293031 sezione: R2
articolo di VLADIMIRO POLCHI
riporto due stralci dell'interessante articolo
questo è l'inizio
«Mi sono sposata a 14 anni. Lui ne aveva 20 di più. La mia famiglia mi ha venduta. Il prezzo? Poca cosa: seicento euro, paria tre mesi di stipendio per mio padre. In Italia sono stata rinchiusa, picchiata, costretta a indossare il velo, messa incinta. E umiliata: a Milano mi aspettava un' altra sposa. Mio marito era poligamo». Amina è marocchina, lunghe ciglia nere e capelli corvini. Tre mesi fa è fuggita dalla sua "prigione". Oggi ha 17 anni, una figlia di sei mesi, un alloggio in una casa famiglia. E un sogno: «Riprendere gli studi e diventare psicologa». Una sposa bambina? «Ero piuttosto una schiava bambina». Quella di Amina (il nome è di fantasia) è la storia di un' infanzia rubata: isolata e prigioniera in un matrimonio combinato dalla famiglia. Come lei, sono tante le "spose bambine" nel mondo: circa 60 milioni, secondo l' International center for research on women. Vivono in Niger innanzitutto e poi in Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Nepal, Mozambico, Uganda, India ed Etiopia. E in Italia? Secondo gli esperti, sarebbero qualche migliaio, celate dietro l' opacità di alcune comunità immigrate. Quelle più impermeabili al mondo esterno: pakistane, indiane, egiziane, marocchine. E Rom. «Sono nata in un piccolo villaggio del Marocco centrale - racconta Amina- due fratelli maschi,m amma casalinga, papà commerciante. Una famiglia benestante, musulmana come tante altre. Nessuno mi imponeva d' indossare il velo. Ero felice, serena. Non uscivo molto di casa, ma andavo a scuola e mi piaceva leggere e studiare. Poi, di colpo, tutto è cambiato. Quando ho compiuto 14 anni, mia madre mi ha preso da parte e mi ha dato la notizia: "Ti abbiamo trovato uno sposo, un brav' uomo". Mi ha detto anche il nome di quello sconosciuto: un 34enne, marocchino, che viveva da anni in Italia. Le due famiglie si erano già accordate. Tutto era deciso, io potevo solo accettare. Quanto valevo? Poco, 600 euro: la sdrak (dote) che il mio futuro marito aveva già consegnato a papà».

questa è la conclusione dell'articolo, che riporta una osservazione, dal di dentro, molto interessante e che interroga noi italiani e le comunità straniere:
"Amina ha denunciato il marito e andrà a testimoniare al processo. "Non ho paura di lui, temo solo per mia figlia. Mi trattava come una schiava e non una sposa. E' STRANO: LE COMUNITA' IMMIGRATE IN ITALIA RESTANO SPESSO MOLTO PIU' INDIETRO DEI LORO RISPETTIVI PAESI. PIU' CHIUSE, VIOLENTE, ARRETRATE. PORTANO QUI LE ABITUDINI PEGGIORI. In Marocco, per sempio. dal 2003 è vietata la poligamia, a meno che la prima moglie non sia d'accordo (che già non è il massimo- mia nota) e i matrimoni di minorenni. Eppure c'è chi continua a farli. Quando in tv ho sentito della morte di quella ragazza, Sanaa, son orimasta pietrificata, terrorizzata. Ho temuto di venire uccisa anch'io".

lunedì 1 marzo 2010

IL CORAGGIO SPIEGATO A UN AMBULANTE TRIESTINO

stralcio di un articolo apparso su "Internazionale" del 18 dicembre, articolo di Laila Wadia ( nata a Mumbay -INDIA - e residente a Trieste)
"Mentre pensavo a quel gesto coraggioso (di Rosa Parks), un'anziana signora triestina si è seduta a un tavolino del bar. Le si è subito avvicinato un venditore senegalese. La donna ha declinato l'offerta di libri e incensi, ma ha cercato un euro da regalargli. Non trovando monetine, ha abbassato la voce e gli ha detto che, solo per quella volta, gli avrebbe dato cinque euro. Alla domanda su cosa avrebbe fatto con i soldi, il giovane le ha confessato che avrebbe condito la pasta con il sugo di carne invece del solito passato di pomodoro. Allora lei gli ha chiesto come faceva il ragù e, insoddisfatta della sua risposta, l'ha invitato a sedersi.
"Non puoi buttare dentro tutto insieme! Non sai cos'è il soffritto? La cipolla va tagliata fine, poi ci metti uno spicchio di agli. Aggiungi la carne e la fai rosolare. Piano piano", ha precisato la donna.
"Piano piano" ha ripetuto il ragazzo, colpito dalla sua gentilezza. I due sembravano nonna e nipote.
A quel punto è arrivato il cameriere del bar, dicendo che lo straniero doveva andarsene:la sua presenza avrebbe allontanato gli altri clienti. La donna ha risposto che se il giovane non poteva restare, se ne sarebbe andata anche lei.
Il senegalese era già in piedi, ma la signora l'ha rimporverato per la mancanza di coraggio."Hai dei soldi per pagarti la consumazione" gli ha ricordato, "quindi devi esigere di essere trattato come gli altri".
Dopo un momento di esitazione, il ragazzo ha tirato fuori la banconota da cinque euro dalla tasca per farla vedere al cameriere.
"Oggi io resto" m ha detto con la voce tremante dall'emozione.