domenica 26 agosto 2018

SIMONE WEIL _ C'è IN OGNI UOMO QUALCOSA DI SACRO

SIMONE WEIL _ C'è IN OGNI UOMO QUALCOSA DI SACRO
SIMONE WEIL "LA PERSONA E IL SACRO"  da MORALE E LETTERATURA.
saggio trovato nel libro: SIMONE WEIL_PAGINE SCELTE

Presento una estrapolazione di frasi tratte dal saggio citato, senza la presunzione di riassumere il complesso ragionamento, scelte solo perché ho l'impressione che possano dire qualcosa a noi oggi.

"C'è in ogni uomo qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. non è neppure la persona umana. E' semplicemente lui, quest'uomo. Ecco un passante per la strada che ha lunghe braccia, degli occhi celesti, una mente dove si agitano pensieri che ignoro ma che forse sono mediocri. E' lui. Lui tutto intero. Le braccia, gli occhi, i pensieri, tutto. Non violerei niente di tutto questo senza infiniti scrupoli."
"C'è nell'intimo di ogni essere umano, dalla prima infanzia sino alla tomba e nonostante tutta l'esperienza dei crimini commessi, sofferti e osservati, qualcosa che si aspetta invincibilmente che gli si faccia del bene e non del male. E' questo, prima di tutto, che è sacro in ogni essere umano. Il bene è l'unica fonte del sacro. Solo il bene è sacro, e quanto è relativo al bene."

"Per esempio non c'è niente di più orribile che vedere in tribunale uno sventurato balbettare davanti a un magistrato che fa lo spiritoso in un linguaggio elegante (mia nota: adeguando la frase ai tempi, possiamo usare anche violento, sprezzante, umiliante al posto di elegante)"
"E' inutile spiegare a una collettività che in ciascuna delle unità che la compongono c'è qualcosa che non deve essere violato. Prima di tutto una collettività non è un qualcuno,se non idealmente; non ha una esistenza, se non astratta; parlarle è un'operazione fittizia. Poi, se fosse qualcuno, sarebbe qualcuno disposto a rispettare solamente se stesso. Per di più, il pericolo maggiore non è la tendenza del collettivo a comprimere la persona, ma la tendenza della persona a precipitarsi, ad affogare nel collettivo"
"Una mente che sente la propria prigionia vorrebbe dissimularla. Ma se ha orrore della menzogna, non lo farà. Dovrà allora soffrire molto. Batterà la testa contro la muraglia fino allo svenimento; si sveglierà, guarderà la muraglia con timore, poi un giorno ricomincerà e sverrà di nuovo; e così di seguito, senza fine, senza alcuna speranza. Un giorno si sveglierà dall'altra parte del muro"
"La sventura, quando la distanza materiale o morale permette di vederla soltanto in modo vago, confuso, senza distinguerla dalla semplice sofferenza, ispira alle anime generose una tenera pietà. Ma quando un qualche giorno di circostanza fa sì che d'improvviso si trovi da qualche parte messa a nudo, come qualcosa capace di distruggere, una mutilazione o una lebbra dell'anima, si rabbrividisce e si retrocede. E gli stessi sventurati provano lo stesso brivido di orrore davanti a se stessi"
"Ma abbiamo perso completamente perfino la nozione di castigo. Non sappiamo più che esso serve a procurare il bene. Per noi si limita a infliggere il male. E' la ragione per cui vi è una cosa, un'unica cosa, nella società moderna, ancora più orrenda del crimine, la giustizia repressiva"
"Dio e verità sono tra queste parole. Pure giustizia, amore, bene. Tali parole sono pericolose da usare. Perché ne venga fatto un uso legittimo, occorre da un lato non richiuderle in alcuna concezione umana, e dall'altro collegarle a concetti e azioni direttamente ed esclusivamente ispirate dalla loro luce. Se no, sono riconosciute subito da tutti come menzogne"

sabato 4 agosto 2018

FONTANA. MINISTRO FURBETTO, PAVIDO E PIAGNONE

FONTANA. MINISTRO FURBETTO, PAVIDO E PIAGNONE

La resa pubblica dei propri desideri da parte del Ministro Fontana ha prioritariamente la funzione ovvia dell’investimento politico. Probabilmente ipotizzando tra gli scenari prossimi anche nuove elezioni per una ridistribuzione dei consensi tra Lega e M5S (che si possono stimare in 4/5 dei suffragi) si pensa di assicurarsi il fianco destro. Inoltre, confondendosi nella narrazione mediatica annunci e cose fatte, questo annuncio, ben confezionato dai russi , si sedimenterà nella convinzione conformista dell’elettorato attivo.

Contemporaneamente, come alcuni affermano, può anche essere un'operazione di distrazione (annuncio seducente offuscante scarsità di provvedimenti reali)

La mia idea è che se crede giusto abolire quella legge, non faccia una riflessione, ma produca, attraverso il suo partito un disegno di legge, convinca gli alleati che è da votare, e lo faccia votare in Parlamento. Hanno una stragrande maggioranza e il diritto di votare le leggi, non incostituzionali, che ritengono giuste. La maggioranza non ha ragione, ha diritto a governare.

Perché allora pavido e piagnone? Perché non ha il coraggio di dire: ora comandiamo noi, abbiamo l’appoggio della stragrande maggioranza degli italiani, ancora maggiore rispetto ai suffragi di partenza (come ci dicono i sondaggi), e siamo noi a decidere cosa è “politicamente corretto”, quale è il pensiero “mainstream” (magari non uso la terminologia “pensiero unico” perché la testimonianza di dissenso, purché ininfluente, viene accettata per quanto osteggiata tramite importanti scelte mediatiche), quali sono i riferimenti culturali e ideologici da dare agli italiani. Anzi, la battaglia di definire il pensiero mainstream, il politicamente corretto, la abbiamo vinta ancor prima delle elezioni, diventando i proprietari del vocabolario e definendo il perimetro del dibattito. Questo sarebbe un discorso onesto.

Preferisce un vittimismo stucchevole e piagnone tanto peloso e falso quanto gradito dai conformisti accidiosi. Probabilmente funziona. Ma se egli ha il diritto di specularci (insomma se lo prende, io credo che ciascuno avrebbe il dovere di essere sincero, ma non è un pensiero "mainstream"!) deve anche accettare che lo si definisca per quello che politicamente è: pavido e piagnone.

giovedì 2 agosto 2018

DEDICATO A NOI

Gianrico Carofiglio. AD OCCHI CHIUSI

(dedicato a noi)

"Ovviamente bisogna intendersi su cosa significhi cedevolezza. Significa resistere fino ad un certo punto, e poi sapere esattamente in quale momento cedere, e sviare la forza dell'avversario, che alla fine si ritorce contro di lui. Il segreto dovrebbe essere nel saper trovare il punto di equilibrio fra resistenza e cedevolezza; cedevolezza e resistenza; debolezza e forza. Il principio della vittoria dovrebbe essere tutto qui. Fare esattamente il contrario di quello che l'avversario si aspetta, e che a te verrebbe naturale, o spontaneo. Qualunque cosa significhino queste due parole".