lunedì 16 settembre 2013

'ALA AL-ASWANI : CHICAGO


Seguiamo le vicende di questo composito gruppo di egiziani che ruotano attorno all’ambiente universitario di Chicago con umana e commossa partecipazione.
Ripercorrendo le vicende del libro mi sembra che l’autore abbia voluto illuderci che l’unione o l’incontrarsi delle debolezze di queste persone (diverse per cultura e provenienza ma nelle quali potremmo riconoscerci) avrebbe potuto produrre risultati positivi, nella vita, nelle aspirazioni, negli esiti degli sforzi culturali, politici o sentimentali.
Poi si introducono, nella trama, crepe che portano velocemente al drammatico esito finale. Il potere appartiene a chi sa schiacciare gli altri sotto il proprio scarpone, oppure da servo sa aggrapparsi ad esso vendendo se stesso e chi sta vicino senza ritegno.
Non c’è speranza alla fine del libro. Il potere è un moloch che asservisce o distrugge. E chi si fa servo fa terra bruciata attorno a sé, può solo schiacciare chi è più piccolo, ma non creare una rete di rapporti umani paritari.  E non c’è salvezza per chi non si benda gli occhi e si vuole illudere che tutto vada bene. Anche se fugge dove sembra esserci democrazia e rispetto dei diritti, si accorge che questi valgono se non toccano la sostanza del potere, in caso contrario potere espresso in forma dittatoriale o potere con parvenza democratica parlano la stessa lingua, si appoggiano e hanno gli stessi nemici.
E’ un libro che avvince, un bel romanzo ben scritto, disegna figure che hanno la nostra simpatia e per la cui sorte rimaniamo addolorati.

domenica 8 settembre 2013

SEMPRE DALLA LETTURA DELLA LETTERA ENCICLICA "PACEM IN TERRIS " DI GIOVANNI XXIII

Non so se possa essere considerato un approccio disonesto stralciare pezzi della lettera enciclica (un colosso culturale ed etico). Il dibattito e la riflessione su questa enciclica non si fermerà mail. Riportare alcuni stralci da parte mia testimoniano più la mia piccolezza di lettore e colgono con un tentativo di ironia a volte quanto siano stantie le argomentazioni di dibattito politico e sociale nei nostri giorni, forse anche questo potrebbe aiutarci a capire perchè non siamo in grado di uscire da questo vortice di crisi che non è solo economica.

Al paragrafo 44 scriveva nel 1963 Giovanni XXIII
"LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI ALLA VITA PUBBLICA
E' un'esigenza della loro dignità di persone che gli esseri umani prendano parte attiva alla vita pubblica, anche se le forme con cui vi partecipano sono necessariamente legate al grado di maturità umana raggiunto dalla comunità politica di cui sono membri e in cui operano.
Attraverso la partecipazione alla vita pubblica si aprono agli esseri umani nuovi e vasti campi di bene, mentre i frequenti contatti tra cittadini e funzionari pubblici rendono a questi meno arduo cogliere le esigenze obiettive del bene comune; e l'avvicendarsi dei titolari nei poteri pubblici impedisce il loro logorio e assicura il loro rinnovarsi in rispondenza dell'evolversi sociale" (1963! credo che ogni commento sia superfluo ma un amaro sorriso consentito!)


sabato 7 settembre 2013

PACEM IN TERRIS DIRITTO DI EMIGRAZIONE E DI IMMIGRAZIONE

da PACEM IN TERRIS - papa Giovanni XXIII

(prima lettura da parte mia di questa enciclica di cui avevo sempre sentito parlare ma non avevo mai letto)

diritto di emigrazione e di immigrazione
12. Ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora nell'interno della comunità politica di cui è cittadino; ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse ( cit: radiomessaggio natalizio di Pio XII, 1952). Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l'appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale.

mi sembra condivisibile.

venerdì 6 settembre 2013

l'opinione (sulla Siria) di GIDEON LEVY, HA'ARETZ (ISRAELE) da INTERNAZIONALE

uno stralcio dall'intervento di Levy su Ha'aretz ripreso da Internazionale

ANCHE ISRAELE E GLI STATI UNITI ARMI VIETATE DAL DIRITTO INTERNAZIONALE. MA NON SONO STATI PUNITI

Un esercizio sull'onestà (e sui doppi standard): cosa succederebbe se un giorno fosse Israele a usare le armi chimiche? Gli Stati Uniti sosterrebbero la necessità di attaccarlo? E cosa succederebbe se gli Stati Uniti facessero ricorso a queste armi? Bisogna ammettere che, pur avendole in arsenale, Israele non userebbe mai armi di distruzione di massa, se non in circostanze estreme (???- nota mia).
Tuttavia ha già usato armi che sono vietate dal diritto internazionale - il fosforo bianco e i proiettili di tipo fléchette contro i civili della Striscia di Gaza, e le bombe a grappolo in Libano -  ma il resto del mondo non ha alzato un dito.
...
La Siria, naturalmente, è una questione diversa. Dopotutto nessuno può seriamente pensare che un attacco statunitense contro il regime del presidente Bashar al Assad possa essere basato su considerazioni di ordine morale. I circa centomila siriani che sono morti finora non hanno spinto il mondo a intervenire (e questo dovrebbe far riflettere autocriticamente quei pacifisti che si sono attivati con riflesso pavloniano appena Obama ha manifestato l'intenzione di intervenire, e che stavano zitti nella carneficina in atto da un paio di anni - altra nota mia), e solo la notizia di 1.400 vittime delle armi chimiche - ma sul numero non c'è ancora una conferma definitiva - sta spingendo l'esercito mondiale della salvezza ad agire.


Un'ultima mia riflessione, che è più un dubbio che altro: posta la mai sopita e innata (direbbe de Sade) volontà umana di prevaricare sul più debole con la violenza e la sopraffazione (lo scarpone in faccia alla vittima di orwelliana memoria), il ragionamento della linea rossa non potrebbe essere un cinico realismo che dice: sappiamo che ci ammazzeremo sempre l'un l'altro, poniamo delle regole al massacro continuo (che non sarà mai estinto e non avrà fine) in modo da evitare che il gioco ci sfugga di mano e metta in pericolo la sopravvivenza della specie, invece vietando certe armi chi ci rimetterà saranno sempre e solo i più deboli, i meno influenti, un po' scelti a caso (e per loro sfortuna) tra il 99%.



KIKUO TAKANO - NEL CIELO ALTO

SE RESTO SOLO

Se resto solo
il più vicino diventa più lontano
Come i guanti a rovescio
l'interno si fa esterno

Se restano soli, tutti
gli uomini si macchiano si sangue
a tradire Dio,
più non sanno quel che devono dire.

Se l'uomo resta solo, perchè
è assalito da pensieri ripugnanti
e turbato da mille idee?
Leggendo Luca a rovescio,

piantato a rovescio l'albero di gardenia,
dico "Padre, cammino a rovescio
per questa strada,
continuando a sbagliare".

giovedì 5 settembre 2013

FINE DELLE LEZIONI, USCITA DALL'AULA

Miyazawa Kenji
"Una notte sul treno della Via Lattea"

Subito l'aula si riempì dello sbatacchiare delle tavolette dei banchi sollevate e abbassate, e dei libri che venivano ammonticchiati, e dopo pochi istanti gli scolari si alzarono disciplinatamente, salutarono il maestro con un inchino e uscirono