domenica 31 maggio 2015

...POI LA LEZIONE E' STATA APPRESA (FIN TROPPO) BENE

...POI LA LEZIONE E' STATA APPRESA (FIN TROPPO) BENE
DONALD SASSOON
LA CULTURA DEGLI EUROPEI DAL 1800 AD OGGI
"su una cosa gli anticlericali avevano ragione: fino al XVIII secolo la Chiesa Cattolica Romana fu convinta che l'istruzione favorisse la diffusione delle idee luterane nelle campagne; ancora alla fine del XVIII secolo, il vescovo di Graz-Seckau suggeriva di abolire le scuole rurali per -seccare le sorgenti di velenose eresie- . Il solerte vescovo perse la battaglia contro le autorità secolari, ma il suo caso resta sintomatico di quanto la Chiesa cattolica temesse le conseguenze dell'educazione del popolo. Nelle regioni italiane poste sotto il dominio austriaco già all'inizio del XIX secolo esistevano forme di istruzione primaria, mentre nelle regioni appartenenti al papato la Chiesa si oppose fermamente al diffondersi dell'istruzione. A metà del XVIII secolo la santa Inquisizione spagnola continuava a proibire perfino la pubblicazione di racconti di origine popolare, come la Historia de Carlo Magno e la Historia de la pasion de Jesu Cristo"
in buona compagnia con l'Arcivescovo di Canterbury
"nel 1807 la camera dei Lord respinse un disegno di legge che prevedeva l'istituzione di scuole elementari; tra i contrari c'erano l'Arcivescovo di Canterbury e il presidente della Rotal Society, convinti che il progetto di dare un'istruzione alle classi lavoratrici sarebbe "

giovedì 28 maggio 2015

Il mondo non ci appare come un oggetto di nostra responsabilità

Zygmunt Bauman Ezio Mauro: Babel

Trovo, in queste righe che trascrivo, dal libro di Bauman-Mauro, una linea rossa che si collega con il ragionamento di Harari.

"L'habitat naturale della -cultura del dare- erano la famiglia è il vicinato;l'habitat artificiale della -cultura del prendere-era invece il mondo degli affari, il cui distacco dalla famiglia all'inizio del XIX secolo segnò, secondo Max Weber, l'atto di nascita del capitalismo moderno. Ma nella prima parte saldamente moderna della storia del capitalismo moderno, quando il capitalismo viveva e prosperava grazie agli artigiani trasformatisi in produttori a servizio di un'impresa, lo stabilimento industriale, una delle innovazioni più incisive dell'era capitalistica, tendeva a essere -indipendentemente da tutto- una fabbrica di solidarietà. Il suo effetto collaterale, ma fondamentale, fu di coagulare i problemi privati in interessi condivisi.
(...)
Ma col passaggio dalla società dei produttori alla società dei consumatori, il pendolo si è spostato dall'altra parte...
(...)
Il mondo non ci appare come un oggetto di nostra responsabilità. E in effetti che razza di responsabilità sarebbe la nostra se qualunque cosa facciamo o non facciamo ha effetti così scarsi, o nessun effetto, sulle nostre prospettive di vita? Il mondo appare piuttosto come un enorme container di potenziali beni di consumo: è il saper vivere mi impone una strategia che punti ad attingere da quel container tutto quello che mi è possibile e a conferire ad esso il meno che mi sia possibile..."

Ovviamente la lettura completa del testo é molto più interessante e pregna, spero di non aver confuso il messaggio con la mia sintesi

Gli assassini di Roma possono essere definiti "assassini razzisti"?

Gli assassini di Roma possono essere definiti "assassini razzisti"?

Premessa. L'assassinio e i ferimenti di Roma sono un atto tanto efferato che, spero, gli autori e i complici dovranno essere catturati e scontare in carcere l'espiazione del loro orrendo atto avendo la possibilità, oltre che di pentirsi ogni giorno della loro vita, anche di rinascere a donne e uomini nuovi, recuperati al vivere civile, ma operando come cittadini si, ma dentro il carcere.

La triste vicenda però mi solleva un interrogativo. Chiedo venia se la prendo un po' alla larga. Una delle caratteristiche del razzismo, credo di poter dire, è quella di considerare, da parte degli uomini di una supposta razza, gli uomini di altre supposte razze come inferiori, e pensare di utilizzarli come mezzi e non considerarli come fine.
L'espressione massima della politica razzista è considerata a ragione il nazismo. Tipico del nazismo fu di considerare le "razze inferiori" come "cose" da utilizzare indifferenti alle conseguenze su di essi. Ricordo un brano, spero di non sbagliare, di Primo Levi che raccontava di come lo avesse ferito il soldato tedesco che mentre lo scortava al laboratorio, essendosi sporcato di grasso la mano su un cancello, lo avesse fatto avvicinare per pulirsela sulla sua divisa da internato, agendo con la massima indifferenza.
Ora, gli assassini di Roma, leggendo i giornali, si sono trovati davanti le persone che attraversavano, e dovendo scegliere se fermarsi e farsi prendere, con la prospettiva di una condanna  non credo elevata, o proseguire travolgendo e condannando a  gravi danni certi queste persone, hanno scelto di trattare queste come "cose", come "mezzi" da usare per il loro scopo, ritenendoli probabilmente "altri" rispetto al loro gruppo di appartenenza, e quindi sacrificabili

Molte volte ci poniamo la domanda se giungiamo con  i nostri atteggiamenti ad essere razzisti, spesso lo siamo, ma ragione e verità vogliono che si tenti di non ragionare per stereotipi, bensì di tentare di analizzare razionalmente gli accadimenti, anche superando il dolore e lo sgomento, traendo quindi conseguentemente considerazioni e giudizi non emotivi. questo è il mio tentativo di ragionamento
Rimane una ultima considerazione.
Al momento in cui scrivo due assassini sono ancora latitanti. É presumibile che cerchino aiuto nella rete parentale e amicale. Credo sia necessario che questa rete non dia protezione a questi assassini, e li consegni alle forze dell'ordine o dia indicazioni, se in loro possesso, su come catturarli. Il non farlo equivale ad instaurare un sistema mafioso, e io della mafia, come moltissimi altri cittadini, sono nemico. Proteggerli come se si approvasse di aver usato delle persone come "cose" vuol dire approvare e condividere il loro razzismo, e dei razzisti, con molti altri cittadini, sono nemico. E allora le parole stanno a zero.

IL MERCATO, LA FINE DELLA FAMIGLIA, LA SOCIETA' ODIERNA. La versione di Harari





IL MERCATO, LA FINE DELLA FAMIGLIA, LA SOCIETA' ODIERNA. La versione di Harari

Questo stralcio sull’evoluzione ( o involuzione) della famiglia e della comunità si collega a un post che pubblicherò in seguito tratto da un altro libro che sto leggendo in contemporanea e che, caso strano ma interesante, affronta lo stesso argomento con riflessioni simili.

In questa prima parte ho copiato, stralciando (purtroppo facendo perdere il gusto della brillante esposizione di questo studioso israeliano) brani la libro “Da animali a déi”. Il brano che pubblicherò successivamente sarà tratto da un libro “Babel” scritto in coppia, a mo’ di dialogo, da Bauman e Mauro


Yuval Noah Harari. Da animali a dei. Breve storia dell’umanità

Prima della Rivoluzione industriale, la vita quotidiana della maggior parte degli uomini si svolgeva all’interno di tre ambiti immutabili: la famiglia nucleare, la famiglia allargata e la comunità locale ristretta. Quasi tutti i componenti erano impegnati nella attività di famiglia, per esempio la fattoria o il laboratorio artigiano. La famiglia costituiva al contempo lo stato assistenziale, il sistema sanitario, il sistema scolastico, l’industria edilizia, il sindacato, il fondo pensioni, la società di assicurazioni, la radio, la televisione, i giornali, la banca e anche al polizia.
(…)
Una persona che intorno al 1750 avesse perduto la propria famiglia e la propria comunità era bell’e spacciata. In tepi di malanni e difficoltà, questa persona on aveva un lavoro; non aveva istruzione né sostegno alcuno. Nessuno gli avrebbe prestato dei soldi; nessuno si sarebbe fatto avanti a soccorrerlo se si fosse trovato nei guai. Non c’erano forze dell’ordine, assistenti sociali e scuole obbligatorie. Per poter sopravvivere, questa persona aveva bisogno di trovare al più presto una famiglia o comunità alternative. I ragazzi e le ragazze che scappavano di casa potevano aspettarsi, al meglio, didi ventare servi in qualche nuova famiglia. Al peggio, c’era l’esercito o il bordello.

Tutto è cambiato completamente durante gli ultimi due secoli. La Rivoluzione industriale dette al mercato immensi e nuovi potere, fornì agli stati nazionali nuovi mezzi di comunicazione e di trasporto, mise a disposizione del governo un esercito di impiegati, insegnanti, poliziotti e assistenti sociali.
(…)
Col passare del tempo stati e mercati usarono il loro crescente potere per indebolire i tradizionali legami della famiglia e della comunità.
(…)
Lo stato e il mercato avvicinarono le persone suggerendo al loro orecchio qualcosa che non si poteva rifiutare. “Diventate individui”. Dicevano
(…)
Spesso la letteratura romantica presenta l’individuo come qualcuno che ci si trova a lottare contro lo stato e contro il mercato. Niente di più lontano dalla verità. Lo stato e il mercato sono la mamma e il papà dell’individuo, e l’individuo può sopravvivere solo grazie a loro.
(…)
Ma la liberazione dell’individuo ha avuto un prezzo. Oggi molti di noi si dolgono per la perdita delle forti famiglie e comunità di un tempo, e si sentono alienati e minacciati dal potere che uno stato e un mercato impersonali fanno incombere sulle nostro vite. Stati e mercati composti da individui alienati possono intervenire nell’esistenza dei loro membri con molta maggiore facilità rispetto agli stati e ai mercati composti da forti famiglie e comunità.
(…)
Milioni di anni di evoluzione ci hanno modellato a vivere e a pensare come membri di una comunità. Nel giro di appena due secoli, siamo diventati individui alienati. Non c’è niente che testimoni meglio di ciò i potere tremendo della cultura.

martedì 26 maggio 2015

MA IL LIBERO MERCATO HA UN NEO

Yuval Noah Harari
Da animali a dèi. Breve storia dell'umanità

MA IL LIBERO MERCATO HA UN NEO

Ma il libero mercato ha un neo. Non può garantire che i profitti vengano ricavati i modo giusto o distribuiti in giusta misura. Al contrario, la brama di incrementare i profitti e la produzione acceca le persone. Quando la crescita diventa il bene supremo, svincolato da ogni considerazione etica, può facilmente portare alla catastrofe.
Certe religioni come il cristianesimo o il nazismo sono arrivate ad uccidere milioni di persone per odio insopprimibile. Il capitalismo ha ucciso milioni di persone con fredda indifferenza unità all'avidità, il commercio degli schiavi nell'Atlantico non discendeva da un odio razziale verso gli africani. Gli individui che comperavano le azioni, gli agenti che gliele vendevano e i dirigenti delle società che si occupavano del commercio di schiavi semplicemente non pensavano agli africani. E non ci pensavano neppure i proprietari delle piantagioni, molti dei quali peraltro abitavano lontano, e le sole cose su cui volevano essere informati erano i risultati a libro mastro, tra profitti e perdite.

OGGI IL CITTADINO DELL'EUROPA PERCEPISCE I VINCOLI. NON PUO' DURARE.

l’Unione Europea, è vista come il santuario delle procedure, un insieme di regole e parametri senza un’anima, pura meccanica ottusa. (...) Non può durare a lungo.

ZYGMUNT BAUMAN – EZIO MAURO: “BABEL” 


Che ci piaccia o no, il neopopulismo che affascina masse deluse e disperse potrebbe sembrare una nuova strada per riportare il cittadino dentro il recinto del discorso pubblico, disertato ogni giorno di più. Ma quale discorso, e per quale concetto di pubblico? Nietzsche ci aveva avvertiti che nella decadenza è facile smarrire per , lasciando prevalere fino a
L’analisi mi sembra puntuale e corretta, ma sarebbe monca se si fermasse qui, perché questi nuovi pifferai non vengono da Marte ma sono prodotto o conseguenza di una mancanza che dura da anni.

Infatti poche righe dopo leggiamo questo paragrafo strettamente correlato


Siamo in un’epoca in cui le regole vengono contrapposte ad una specie di , come una malattia senile del democraticismo. E tu hai ragione a dire che o impariamo ad abitare politicamente lo spazio sovranazionale o siamo perduti, perché è là che si decide tutto ciò che conta, non qui da noi. Ma c’è un problema: perché quello spazio a noi più vicino, l’Unione Europea, è vista come il santuario delle procedure, un insieme di regole e parametri senza un’anima, pura meccanica ottusa. E’ un paradosso: sono infatti convinto che esisterebbe una opinione pubblica europea sui grandi temi della democrazia, della libertà e dei diritti, fondamentali per l’Occidente dunque per l’Europa, ma le istituzioni non sanno ascoltarla, raccoglierla, rappresentarla, non sanno suscitarla. (…) Ecco perché dell’Europa oggi il cittadino percepisce i vincoli, non la loro legittimità. Non può durare a lungo.

mercoledì 20 maggio 2015

IL LETTORE STOLTO: LA CROCE E IL POTERE. I CRISTIANI DA MARTIRI A PERSECUTORI

Sto leggendo un interessante libro di Giovanni Filoramo intitolato LA CROCE E IL POTERE. I CRISTIANI DA MARTIRI A PERSECUTORI, incentrato sulla ricostruzione storica del periodo tra il 313 (Editto di Costantino) e il 380 ( Teodosio dichiara il cristianesimo unica religione ufficiale dell'impero romano).
Ho trovato la recensione di questo libro sulla DOMENICA del SOLE24ORE e ho potuto facilmente recuperare il tomo attraverso il nostro Sistema Bibliotecario.
Ecco un paio di stralci:
"Nel complesso, nessuna religione aveva fino ad allora goduto di una legislazione così capillare e favorevole, coerentemente strutturata e destinata a facilitarne l'unità e l'espansione, privilegiando in particolare i clero e attribuendo ai suoi capi, i vescovi, una serie di poteri che finivano per assimilarli sempre più a degli importanti funzionari pubblici
(...)
Costantino aveva appreso dai vescovi il principio che la verità è unica, rivelata e non può essere imposta con la forza (anche se alla fine, come si vedrà..., fu proprio questo principio coercitivo, teorizzato da Agostino, a prevalere). Ciò che, in cambio, egli insegnò loro fu il principio fondamentale della religione polita tradizionale: la divinità recitava un ruolo decisivo nella sicurezza statale; chi aveva a a che fare con la gestione di questo ruolo non poteva che ricavarne benefici. I vescovi appresero bene la lezione".

lunedì 18 maggio 2015

IL LETTORE STOLTO: LA MEMETICA

YUVAL NOAH HARARI
DA ANIMALI A DEI. BREVE STORIA DELL'UMANITA'
LA MEMETICA

Se non riusciamo a spiegarci le scelte che fa la storia, possiamo però dire qualcosa di molto importante intorno 


Ad esse: tali scelte non sono fatte perché debbano portare beneficio agli umani. Non esiste assolutamente alcuna prova che la prosperità umana migliori col procedere della storia
Non esiste alcuna prova che le culture che sono di beneficio degli umani debbano inesorabilmente instaurarsi e diffondersi, mentre le culture meno benefiche siano destinate a scomparire. Non esiste alcuna prova che il cristianesimo costituisca una scelta migliore, per esempio del manicheismo, o che l'impero arabo sia venuto a maggior beneficio di quello dei persiani sassanidi.
(…)
Culture differenti assegnano una definizione del bene che è differente, e noi non disponiamo di un parametro con cui giudicare le varie definizioni. I vincitori, naturalmente credono sempre che la giusta definizione di vene sia la loro. Ma perché dovremmo credere ai vincitori?
(…)
Un numero sempre maggiore di studiosi considerano le culture come infezioni o parassiti della mente, dove gli umani agiscono ad inconsapevoli ospiti. I parassiti organici, come i virus, vivono all'interno del corpo ospite. Si moltiplicano e si diffondono da un corpo ospite all'altro, alimentandosi dei loro ospiti, indebolendoli e talvolta uccidendoli. (…) Le idee culturali vivono nelle menti degli umani proprio in questa maniera. Esse si moltiplicano e si propagano da un ospite a un altro, talvolta indebolendo gli ospiti, talaltra uccidendoli.
(…)

Questo approccio viene chiamato talvolta col termine di memetica. La memetica presume che, come l'evoluzione organica si basa sulla replicazione delle unità di informazione organica chiamate “geni”, così l'evoluzione culturale si basa sulla replicazione delle unità di informazione culturale chiamate “memi”. Le culture vincenti sono quelle che eccellono nella riproduzione dei loro memi, senza badare a costi e benefici per gli ospiti umani.

domenica 17 maggio 2015

NESSUNO NELLA STORIA HA AVUTO ABBASTANZA CORAGGIO

NESSUNO NELLA STORIA HA AVUTO ABBASTANZA CORAGGIO
YUVAL NOAH HARARI
"DA ANIMALI A DEI. BREVE STORIA DELL'UMANITA'"
La battaglia tra il bene e il male
Dal politeismo non nacquero solo religioni monoteiste, ma anche religioni dualiste. Le religioni dualiste abbracciano l'esistenza di due opposti poteri: il bene e il male.
A differenza del monoteismo, il dualismo ritiene che il male sia un potere indipendente, che non è creato dal buon Dio e non gli è subordinato. Il Dualismo spiega che l'intero universo è un campo di battaglia tra queste due forze, e che tutto ciò accade al mondo fa parte di questa eterna lotta.
Il dualismo è una visione piuttosto attraente, perchè possiede in sé una risposta sintetica e semplice al famoso problema del amle, una delle preoccupazioni fondamentali del pensiero umano. "Perché nel mondo c'è il male? Perché c'è la sofferenza? Perché alle buone persone succedono cose brute?" I monoteisti devono fare acrobazie intellettuali per spiegare come mai un Dio che tutto sa, tutto può e che è perfettamente buono debba consentire tanta sofferenza nel mondo. Una spiegazione assai nota è che questo è il modo in cui Dio consente il libero arbitrio dell'uomo (...) il libero arbirtrio consente agli uomini di scegliere il male. (...)Ma se Dio sa in anticipo che una particolare persona userà il suo libero arbitrio per scegliere il male, e che come risultato verrà punita con le torture eterne dell'inferno, perchè ha creato quella persona? I teologi hanno scritto innumerevoli libri per rispondere a interrogativi di questo genere. C'è chi trova le risposte abbastanza convincenti e chi no. Innegabile resta comunque il fatto che i monoteisti hanno difficoltà quando devono trattare il problema del male.
Per i dualisti il motivo per cui le cose cattive accadono anche quando la gente è buona dipende dal fatto che il mondo non è sotto l'egida di un dio che tutto sa, tutto può e che è completamente buono. Libero per il mondo c'è anche un potere malefico indipendente. E questo potere del male a compiere le cose cattive. (...) hai suoi lati negativi. Certo, essa offre una soluzione molto semplice al problema del male, ma è intaccata dal problema dell'ordine. Se al mondo esistono due poteri contrapposti, quello del bene e quello del male, chi decreta, allora, le leggi che regolano la lotta fra i due?  (...) Quando sono (...) il Bene e il Male, a quali leggi comuni essi obbediscono, e chi decreta queste leggi?
Viceversa i monoteisti non hanno difficoltà a spiegare il problema dell'ordine, mentre l'hanno per il problema del male.
C' è solo una via logica per risolvere il dilemma: sostenere che esiste un singolo dio onnipotente creatore dell'intero universo- e che esso è un dio malvagio. Però nessuno, nella storia, ha avuto abbastanza coraggio da accettare questa credenza.

sabato 9 maggio 2015

9 maggio GIORNATA DELL'EUROPA. GITA IN UNA CITTA' EUROPEA: MILANO





Oggi gita in Europa, a Milano, con gli amici Aida D'Amico e Renato Caccia. Dalla bellissima Chiesa di san Cristoforo sul Naviglio fino alla Darsena e per concludere al Castello per vedere la Pietà Rondanini. Una giornata ben spesa con gli amici cari.




























lunedì 4 maggio 2015

L'ELOQUENZA DEL SILENZIO

L'eloquenza della silenzio
Aldo Grasso
Corriere della Sera, La Lettura 28 ottobre 2012
Mi basterebbe capire perché non siamo più capaci, quando capita, di osservare un minuto di silenzio negli stadi o perché nel corso di un funerale ci abbandoniamo all'applauso. Il silenzio non ci appartiene più, non lo riconosciamo. Per esprimere quella cupa, muta e sorda ebetudine che tramortisce quando le grandi disgrazie premono, ci abbandoniamo a una sinistra euforia: sfogarci, applaudire.
...
Il silenzio ci appare oggi come un vuoto angoscioso, così angoscioso da preferirgli il rumore, il chiacchiericcio, persino l'acufene, la vera colonna sonora della modernità. Eppure , la nostra epigrafe sarà solo quella dettata da Ceronetti, "la vita rimescola dati e dadi; l'ultima parola, su tutto, la dirà il silenzio">