domenica 29 ottobre 2017

6 BUONI MOTIVI PER PREOCCUPARSI

6 BUONI  MOTIVI PER PREOCCUPARSI
C'è un aspetto, della recente vicenda referendaria (o tentativo plebiscitario come si può indifferentemente chiamare) che, a distanza di una settimana dalla conclusione del processo, mi sembra sparito dal dibattito. E la cui sparizione, a mio avviso, è poco lungimirante e sintomo di scarsa attenzione.
Non a caso definisco processo la vicenda referendaria, per come è stata vissuta in Lombardia, perchè la mia preoccupazione non si riferisce all'evento del voto, con una partecipazione popolare estremamente scarsa -  avere dei dubbi nel riconoscere un fatto oggettivo tanto quanto la pioggia quando piove è evidenza di sudditanza culturale desolante- bensì alla campagna propagandistica precedente.
Il processo ha dimostrato, nei sostenitori e promotori del referendum, alcune caratteristiche che elenco per brevità:

  1. spregiudicatezza nell'uso di risorse pubbliche al servizio di una campagna politica privata
  2. facilità nell'utilizzo delle Istituzioni, anche in forma surrettizia, con scopi particolari
  3. attitudine a confondere il mandato popolare a governare pro-tempore con la cessione di proprietà della Istituzione governata (da cui le boutade degli analfabeti istituzionali consigliera regionale e sindaci sui servizi a fronte di presentazione di ricevuta del voto)
  4. desiderio di determinare cosa sia "politicamente corretto" con la tendenza a squalificare ogni pensiero dissenziente
  5. ambizione di redarre un vocabolario e una lingua nuova che definisca i limiti del discorso e indottrini il dibattito politico e culturale (da cui l'esempio dei libri di testo per la Primaria di cui si è parlato)
  6. indifferenza e spregiudicatezza nell'utilizzare affermazioni a sostegno delle proprie tesi che spaziano, in un range di affidabilità, dal "piuttosto approssimativo" alla "fake news" con la conseguenti dimostrazione di scarsissima valutazione e stima del "popolo"
Ora, tutto questo, espresso da gruppi politici che fra pochi mesi governeranno l'Italia, per me dovrebbe essere motivo di preoccupazione e riflessione, e dimenticarlo perchè il Referendum è passato e corriamo sempre dietro alla cronaca della notizia del giorno, salvo accorgersene in ritardo e impotenti nella prossima occasione del dispiegamento mediatico-propagandistico (o quando questi al Governo si sarà impotenti), può non essere lungimirante e saggio.

giovedì 26 ottobre 2017

ENRICO BERLINGUER: se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone

Tra l’altro non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone.
Sto leggendo con interesse e una buona dose di commossa nostalgia un bel libro di Pier Paolo Farina che raccoglie saggi e interviste di Enrico Berlinguer.
E' un libro meritorio perchè sono raccolte interviste che non conoscevo e che dimostrano vuoi una non comune, ma non sorprendente, lungimiranza tipica di uno statista che è anche un umanista,  un profondo pensatore sulla vicenda umana, vuoi una intuizione sui pericoli di una deriva negativa di fenomeni che si stavano evidenziando che a noi, che abbiamo percorso fino in fondo questa deriva, pur nella sua visione dimostratasi utopistica e non realistica, provocano dolore mostrandoci una alternativa possibile e possibilmente migliore dell'evoluzione di questi fenomeni.
Ora copio uno stralcio di questa intervista, quanto mai attuale (anche se in senso classico della lettura):
VERSO IL DUEMILA Intervista a Ferdinando Adornato, l’Unità, 18 dicembre 1983 (notare l'anno di rilascio dell'intervista)
Adornato- Ma in un mondo nel quale le informazioni, anche le più sofisticate, possono arrivare direttamente nelle case della gente, resisterà il partito di massa? Avrà ancora un senso un partito che costruisce un proprio sistema autonomo di informazione con gli iscritti? L’elettronica non spezzerà il circuito della partecipazione?
Berlinguer - La questione esiste ed è anche più ampia di quella che tu poni. Non riguarda solo il PCI e i partiti di massa ma riguarda il destino e le possibilità stesse dell’associazione collettiva. Io francamente credo che questa esigenza sia una esigenza irrinunciabile dell’uomo e continuerà a esistere anche se in forme diverse dal passato. La lotta, la pressione di massa saranno sempre necessarie. Certo si può immaginare un mondo nel quale la politica si riduca solo al voto e ai sondaggi; ma questo sarebbe inaccettabile perché significherebbe stravolgere l’essenza della vita democratica…
Adornato- Ma già si parla di «democrazia elettronica»: la gente risponde da casa ai quesiti posti sul video dall’amministrazione…
Berlinguer - La democrazia elettronica limitata ad alcuni aspetti della vita associata dell’uomo può anche essere presa in considerazione. Ma non si può accettare che sostituisca tutte le forme della vita democratica. Anzi credo che bisogna preoccuparsi di essere pronti ad affrontare questo pericolo anche sul terreno legislativo. Ci vogliono limiti precisi all’uso dei computer come alternativa alle assemblee elettive. Tra l’altro non credo che si potrà mai capire cosa pensa davvero la gente se l’unica forma di espressione democratica diventa quella di spingere un bottone. A ogni modo, lo ripeto: io credo che nessuno mai riuscirà a reprimere la naturale tendenza dell’uomo a discutere, a riunirsi, ad associarsi. Ogni epoca, certo, ha e avrà i suoi movimenti e le sue associazioni. Vedi per esempio, nella nostra, i movimenti pacifisti, i movimenti ecologici, quelli che, in un modo o nell’altro, contrastano la omologazione dei gusti e il conformismo: chi avrebbe saputo immaginarli quaranta o anche venti anni fa? Naturalmente compito dei partiti dovrà essere quello di adeguarsi ai tempi e alle epoche. È qui che si misura la loro tenuta: sulla loro capacità di rinnovarsi.

lunedì 23 ottobre 2017

PLEBISCITO. AVEVO FATTO UNA PREVISIONE, CHE IL 34%...

PLEBISCITO. AVEVO FATTO UNA PREVISIONE, CHE IL 34%...
...in realtà avevo previsto che il 20% dei Lombardi avrebbe manifestato il proprio sacrosanto dissenso verso questo inutile tentativo di plebiscito (e di riposizionamento di potere in diversi schieramenti politici) indetto dopo anni di latitanza e di immobilismo, ma non volevo passare per il solito pessimista, e quindi ho alzato il limite di "break even politico" al 34%. Ci credevo però poco. E invece... ben il 62% circa dei Lombardi ha deciso di non andare a votare e di manifestare il proprio dissenso (in una richiesta di plebiscito come è stato questo referendum le motivazioni anche per il non voto non sono pigrizia o disinteresse se non in minima parte, e anche il disinteresse non è una medaglia che i proponenti possono mettersi al collo).
Mi sembra un risultato significativo.
Poi, nell'era della "verità alternativa", la narrazione dei fatti può trasformare mediaticamente un cattivo risultato in un successo clamoroso, non ci stupiamo di ciò. Aiuta la debolezza culturale degli avversari. Io rimango convinto che in Lombardia, a fronte di una campagna elettorale spregiudicata nel racconto e nell'uso delle istituzioni, chi ha proposto il referendum non ha ottenuto un gran successo (eufemismo per dire che ha avuto un reale insuccesso). Se attrezzo una squadra che è una corazzata (e ho anche gli arbitri dalla mia parte) non posso dire che lotto per salvarmi e gioire se non vinco lo scudetto ma entro in Europa League. Se non vinco il Campionato ho perso. E la metà di 10 è 5, non 3,8. Quando il "non mi piego al diktat" non votando è espressamente una scelta politica.
Io mi preoccuperei, rispetto ad alcuni commenti dei pochi che ho letto, invece del fatto che questa gente, che tra pochi mesi governerà l'Italia, grazie anche, insisto, al cupio dissolvi del centro sinistra e della sinistra, dimostri scarsissimo senso delle istituzioni, spregiudicatezza nell'utilizzo della comunicazione anche istituzionale, propensione per le fake news e istinto proprietario verso le istituzioni che è chiamata pro-tempore a governare. Si arriverà ad accorgersene come sempre un attivo tardi.

venerdì 20 ottobre 2017

IL DOVERE DI DISSENTIRE. NON VADO A VOTARE IL 22 OTTOBRE

IL DOVERE DI DISSENTIRE. NON VADO A VOTARE IL 22 OTTOBRE, non partecipo a questo Referendum che considero inutile, e lo faccio come scelta politica ben precisa di critica verso il presidente della Regione e il governo della stessa.
La scelta è motivata da 3 forme di rispetto.
Si  badi che non entro neppure nel merito della questione su cui si basa la consultazione, perché non concedo riconoscimento politico al referendum stesso, quindi a monte della richiesta che finge di sostenere. La questione dell’autonomia e delle trattative con il Governo ha un suo percorso normale che è stato negletto per motivi opportunistici.
PRIMO RISPETTO: per le forme di rappresentanza democratica. Non sostengo e non apprezzo questa maggioranza che governa la Regione, ma essa è legittima e ha il potere e il dovere di dare seguito al programma su cui è stata eletta, del quale la richiesta di maggiore autonomia è una parte minima delle promesse elettorali, e poiché il meno è parte del tutto, cercare di conseguire una piccola parte del proprio programma non ha bisogno di una ulteriore conferma da parte degli elettori.
SECONDO RISPETTO: per i cittadini. Se la consultazione richiesta da Maroni serve per un riposizionamento o un confronto di potere all’interno della Lega spinta da Salvini verso il Sovranismo, o per distrarre l’opinione pubblica da possibili problemi di rendicontazione di Maroni, non è giusto che queste dinamiche siano pagate da tutti i cittadini lombardi. Come pure occorre che sia chiaro che avere il mandato di governare pro-tempore una istituzione, avere la maggioranza dei voti, non equivale a una cessione di proprietà. Maroni governa la Lombardia, non la possiede. Che la campagna per il voto e per il Sì sia stata pagata dalla Regione, quindi dai soldi pubblici, e non dai partiti che sostengono il sì, a me sembra un vulnus non abbastanza evidenziato.

TERZO RISPETTO: per la trasparenza. Non comprendo perché, avendo la sensazione che non ci sia un minimo di opposizione (intendo per il voto NO, non per l’astensione critica), i vertici politici della Regione si siano sentiti nella necessità di diffondere notizie che, con un eufemismo, possono essere definite di discutibile verità (altri hanno chiaramente parlato di FAKE NEWS), come se noi cittadini elettori fossimo bambocci che possono essere facilmente presi per il naso. Forse tra tutte le MANCANZE DI RISPETTO questa è la più grave, e per questo spero che molti lombardi, indipendentemente da come la pensano sull’autonomia, decidano di mandare una messaggio di richiesta di maggior rispetto nei loro confronti a Maroni e di invito a lavorare concretamente invece di perdere tempo e soldi in manovre strumentali.

sabato 7 ottobre 2017

LA GIUSTIZIA COME GIOCO DI RUOLO RIDOTTA AD ACCADEMIA STERILE

LA GIUSTIZIA COME GIOCO DI RUOLO RIDOTTA AD ACCADEMIA STERILE
La possibilità di estinguere un reato grave come lo stalking con €1.500 di sanzione rappresenta in modo evidente come il diritto e la giustizia siano diventati un artificio accademico sterile ed astratto e non si curi dei cittadini che, rispettosi della legge, ad essa si affidano e contano sulla legittima violenza, ove necessaria, o forza repressiva, e non solo preventiva, dello Stato per la loro difesa.
Così il diritto e la giustizia sono diventati un gioco di ruolo giocato da classi che fondano su questa alterità la loro potenza e il loro guadagno, usando i cittadini come pedine del Risiko per calibrare i loro rapporti di forza.
Una sentenza del genere dovrebbe stupire maggiormente, preoccupare maggiormente i cittadini e i rappresentanti politici.
Forse dovrebbe avere un impatto e una incidenza sul dibattito pubblico maggiore di quello che sembra avere.