martedì 29 ottobre 2013

VACLAV HAVEL: IL POTERE DEI SENZA POTERE

Sto leggendo il libro di Vaclav Havel "IL POTERE DEI SENZA POTERE" accogliendo il suggerimento letto sulla Stampa di Mario Calabresi.
Qualche spunto in corso di lettura. Mi chiedo se ci sia una differenza tra l'analisi del potere da parte di Havel rispetto ad Orwell.
Per il secondo, alla fine, l'uomo schiacciato dalla violenza del potere è  tanto profondamente plagiato da "amare"  il potere stesso al quale precedentemente si è opposto in nome della verità.
Per Havel l'uomo è ben conscio della menzogna del potere ma "finge" di amarlo per convenienza e vigliaccheria.
Questa è la prima impressione dopo qualche pagina.

pag. 27
" In ogni uomo ovviamente la vita è presente nelle sue inclinazioni naturali: c'è in ognuno un pizzico di desiderio di una propria dignità umana, di una integrità morale, di una libera esperienza dell'esistere, della trascendenza del "mondo dell'essere"; al tempo stesso però ognuno è più o meno capace di rassegnarsi alla "vita nella menzogna", ognuno in qualche modo cade nella oggettivazione e nella finalizzazione profana, c'è in ognuno un pizzico di compiacimento nel confondersi tra la massa anonima e nell'adagiarsi comodamente sul letto della vita inautentica"

lunedì 28 ottobre 2013

Isaac B. Singer: LA FAMIGLIA MOSKAT

Ritengo che il romanzo “LA FAMIGLIA MOSKAT” di I.B.Singer sia un gran libro.
In sintesi: narra la tragica epopea di una famiglia ebrea nella Polonia di inizio XX secolo, fino all’inizio della invasione nazista.
Non è solo vicenda narrata, una storia così complessa e con un tal numero di personaggi da necessariamente iniziare con alcuni alberi genealogici, ad essere avvincente e coinvolgente.
E’ la vivida e partecipata descrizione del variopinto, multiforme, composito mondo ebraico yiddish che viveva, prosperava e allo stesso tempo sopravviveva sempre con senso di provvisorietà e insicurezza in una Europa che non ha mai saputo accettare completamente la loro presenza.
Ma non è un romanzo fazioso. E’ un romanzo sul una vicenda umana, mondo a sé e parte della storia universale, nel quale l’alterità e la chiusura ebraica viene evidenziata criticamente (un personaggio riflette su questa comunità ebraica che vive da 800 anni in Polonia e non si è mai preoccupata di imparare il polacco).
La descrizione dei riti, delle usanze nelle ricorrenze, dei cibi, di costumi (le parrucche che le donne ebree sposate portano per non mostrare i capelli nudi), sono così precise e parti integranti della storia da stuzzicare la voglia di conoscere meglio quella cultura ( che la religione sostanzia tutta – c’è molta affinità con l’Islam  e un antico Cristianesimo in questo).

Toccante la parte finale, temporalmente appartenente al periodo immediatamente precedente l’invasione nazista, nel quale si percepisce, da parte degli ebrei,   una fatalistica e rassegnata consapevolezza del disastro futuro, forse comunque inimmaginabile negli esiti orrendi dell’Olocausto. Un fatalismo che secoli di persecuzioni e pogrom hanno scolpito nella psicologia del popolo ebraico (senza quelli- riflette un protagonista- saremmo centinaia di milioni). 

martedì 15 ottobre 2013

MALPENSA. BASTEREBBE UN CARTELLO

Malpensa, settore B. Ci sediamo su comode poltrone in attesa del volo. Le poltrone sono posizionate vicino a un gruppo di toilette, tra l'altro piuttosto pulite trovandosi in un'area periferica dell'aeroporto.  È comunque turno di pulizia e una signora si avvia con il suo carrello per prestare il suo prezioso lavoro ( sappiamo che uno degli indici di civiltà di una nazione sono lo stato dei suoi gabinetti pubblici).
Purtroppo quel gruppo di gabinetti é l'unico segnalato per il gruppo di Gâté che vi gravitano attorno. Per quanto poca gente, relativamente poca, utilizzi il settore B é facile che ci sia n flusso continuo. Bene credo che la signora abbia impiegato metà del tempo a indicare altri bagni, piuttosto nascosti e comunque non indicato, ai numerosi viaggiatori che si mettevano in attesa. Poi la signora parlava solo italiano, e non era tenuta a parlare altre lingue, e l'area B é per voli verso l'estero. Mi chiedo, ma la sua azienda non potrebbe fornire un semplice cartello che indichi in italiano e in inglese dove trovare altri gabinetti aperti piuttosto che far diventare matta la povera signora?

sabato 12 ottobre 2013

ILLUMINISMO: "ABBI IL CORAGGIO DI SERVIRTI DELLA TUA INTELLIGENZA" NON ABBIATE PAURA.

tratto da AUGIAS/MANCUSO: DISPUTA SU DIO E DINTORNI

Quando chiesero a Immanuel Kant di definire l'Illuminismo, il filosofo rispose con parole rimaste famose (...)
"L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dalla stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di qualcun altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la  causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro: Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza! E' questo il motto dell'Illuminismo"

martedì 8 ottobre 2013

PENSIERI E CITAZIONI INTERESSANTI ED ATTUALI DA METTERE IN PIAZZA

Sto leggendo il libro /dialogo “DISPUTA SU DIO E DINTORNI” di Corrado Augias e Vito Mancuso.
Un libro interessante, pregnante, polemico nel senso etimologico e alto del termine, anche se sconta il limite di essere stato scritto nell’epoca “pre-J.M.Bergoglio”.
A pag. 57 e pag. 60, in una parte scritta da Mancuso, ho trovato due frasi che mi appaiono, come cittadino,  essere molto attuali e quindi da condividere. Contemporaneamente le trovo degne di essere estrapolate dal contesto interrogante il solo “credente” e, facendole umanistiche, di essere inserite in un contesto interrogante anche noi illuministi e atei. Non ci possiamo chiamare fuori dal rispondere della nostra intima coerenza agli ideali che abbracciamo o piuttosto ai simulacri cui ci accontentiamo di rendere onore.

Le citazioni
Pag. 57
“… L’ha affermato Gesù, non io: < Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli>. Aggiungendo poi un affondo abbastanza destabilizzante: (Mt 7, 21-23)

Pag 60

Cosa a suo tempo già notata da Baruch Spinoza nella prefazione al Trattato teologico-politico: “ per il volgo religione significa tributare sommo onore al clero”, parole che magari, oggi, per il popolo calzano meno, ma che fotografano alla perfezione il comportamento di molti politici.