sabato 23 febbraio 2013

IL FARISEISMO DEL DELUDENTE GIORNALISMO ITALIANO


Per una volta la “casta dei giornalisti” si trova nelle condizioni di tale debolezza da dover parlare (molte volte lisciare) chi, utilizzando gli stessi strumenti ( strumentalizzazione, estrapolazione del particolare dal contesto per renderlo generale fuorviandone il senso, ricostruzione della realtà ad uso del proprio fine), la lascia a bocca asciutta, sbavante saliva come un cane che non riesce a raggiungere il cibo bloccato da una catena troppo corta.
Stupisce, ma no anzi! , non stupisce, che i giornalisti italiani chiamino il mondo a sostegno del loro diritto all’informazione quando, potendo godere generalmente a piene mani di tale diritto, lo usano non per “informare” i loro lettori, ma per dimostrare il loro potere di costruzione o distruzione delle fortune altrui, nel nostro caso di persone impegnate in politica bersaglio ormai stantio della rabbia di chi li ha votati o ha votato per anni coloro i quali hanno portato il Paese alla situazione di emergenza come quella odierna (ligi e obbedienti quando il baratro si stava aprendo ancora sotto i piedi, maramaldi ora quando si pensa che non tanto il baratro si sia allontanato quanto che gli italiani si siano dimenticati il baratro prospiciente).
Si indignano sugli stessi giornali dai quali abbiamo potuto leggere tante mistificazioni ai danni della vittima di turno, si intervistano tra di loro e si auto immolano a vittime, mentre non sono altro che deludenti giocatori di un gioco deludente che per una volta li vedere perdenti – ma proni alla necessità di vendere titoli, di share, di accessi ai siti internet dei giornali, di copie cartacee.
Dove inchinarsi a chi li chiude nei recinti lontano dal cuore della azione e li bistratta continuamente è un buon contrappasso per la loro protervia ma non aiuta certo noi cittadini che dalle notizie abbiamo un bisogno enorme (lo avremmo di buona informazione in realtà, e ci frena la scarsa conoscenza dell’inglese, del tedesco e del francese per molti di noi).
Se ci hanno deluso i politici, ancor di più ci hanno deluso, salvo rari esempi che emergono dalla massa, i giornalisti italiani.
Sarebbe necessaria una riflessione generale tra coloro che si dedicano all’informazione in Italia, che dovrebbe essere una professione rigorosa, vissuta anche con spirito di servizio. Ma purtroppo non sembra alle porte, si nota invece una tendenza a credersi al di sopra ( in realtà al di sotto) di un minimo etico di correttezza anche nei piccoli fogli di paese, come quelli che girano nelle edicole di Trezzo, nei quali si assembla il trash con la strumentalizzazione o il dileggio per la parte politica che si è scelto di combattere a favore di quella che si è scelto (senza ovviamente renderlo esplicito) di appoggiare, ammantandosi con un falso velo di equidistanza che è invece solo un velo di opacità ingannatrice.
La crisi del giornalismo italiano è sintomo e causa insieme della più grande e grave crisi sociale italiana.

UNA SIMILITUDINE TRA I CANDIDATI PD E M5S AL PARLAMENTO


ANALOGIE TRA I CANDIDATI PD E I CANDIDATI M5S

Scorrendo i giornali on line ho trovato questa intervista a Giuliana Sarti, capolista in Emilia Romagna per il M5S

Da Huffington Post Italia. Parla Giulia Sarti, capolista Emilia Romagna per il M5S
"A noi ora importa solo di fare bene - continua Giulia Sarti - Guardi, la sfida è dopo le elezioni: è lì che dovremo far partecipare sempre più i cittadini. Dobbiamo aprire un nuovo canale: noi portiamo le informazioni fuori dal Parlamento e le condividiamo con i cittadini che a loro volta partecipano alla "costruzione" del futuro". Una impresa ardua: anche per questo sono stati costituiti vari Meetup dove scambiarsi informazioni di tipo "parlamentare". Vi partecipano i vari capilista (e non solo) e tutti quelli - i numeri "possibili" indicano più di 70 seggi alla Camera e una trentina al Senato - che potrebbero entrare in Parlamento sotto la bandiera M5s.
Queste parole, già lo stile diverso dall’insulto denigratorio bambinesco (quando Berlusconi diceva che l’italiano medio ha la maturazione mentale di uno studente della scuola media, di uno che non si siede neanche nei primi banchi, non è molto diverso dal Grillo che usa lo stesso linguaggio) si fa apprezzare, mi hanno fatto tornare in mente una lettera che ho spedito ai candidati per le primarie per il Parlamento nelle liste PD (il partito che ho scelto di votare)
Le mie domande ai partecipanti alle primarie del PD  per il parlamento
1-     Se eletto la/il rappresentante della circoscrizione che avrò scelta/o aprirà un canale di contatto con i propri elettori che identifico in una newsletter nella quale ci dirà cosa fa in parlamento, quali legge vota, come e perché, quali leggi propone?
2-     Se eletto la/il rappresentante della circoscrizione che avrò scelta/o aprirà un ufficio sul territorio nel quale assicurerà la presenza nei giorni di vacanza di convocazione parlamentare per essere punto certo di riferimento per amministratori locali, volontari nei partiti di riferimento, cittadini dell’area di riferimento e cittadini comuni?
3-     Se eletto la/il rappresentante della circoscrizione avrò scelta/o si impegna a organizzare assemblee pubbliche sul territorio nelle quali illustrare la sua attività parlamentare passata e discutere con i propri elettori (in senso più ampio possibile) anche le scelte future motivando i propri convincimenti (sia che voto con senso di squadra come chiede la coalizione, sia che esprima un voto libero in contrasto con il resto del gruppo parlamentare), in un dibatti che, preservando la libertà di scelta del parlamentare, possa creare una circolazione di idee e un concorso di conoscenza e partecipazione.
Le risposte che ho avuto, da tutto coloro che ho contattato,  sono state di intenzione /disponibilità al confronto continuo con il territorio, come per la signora Sarti.
Certo si può dire che sulla manifestazione di intento della signora Sarti e della capacità sua e dei suoi compagni di partito di emanciparsi dal due Grillo/Casaleggio dobbiamo fare una “scommessa di fiducia”, ma io sono disposto a farla.
Mi sembra una buona premessa per quando, dalle premesse e dalle minacce roboanti (inutili ma sembra imprescindibili per i politici italiani –Grillo compreso) si passerà al difficilissimo lavoro che li attende.

lunedì 11 febbraio 2013

QUELLO CHE CI MERITIAMO?

Continuo a leggere di proposte shock, di "non avere carisma", si scaldare o non scaldare il cuore, di bucare lo schermo, di tanta necessità di essere superficialmente sedotti da qualche ideona fatta giusta per soddisfare i titolisti dei giornali, i conduttori di talk show e i loro inserzionisti pubblicitari.
E il 90% dei miei interlocutori sui social ( o degli interlocutori dei miei interlocutori) sono in un'area che dovrebbe essermi vicina.

Poi leggo oggi l'intervista, il dialogo (meglio) tra l'ambasciatore Puri Purini e il grande presidente Carlo Azeglio Ciampi.
CIAMPI: " Caro Ambasciatore, mi chiama a una battaglia assai difficile. Razionalità, responsabilità, intelligenza sono merci rare. Pur se non sono pochi coloro che ne sono provvisti, e costantemente ne fanno buon uso, la loro voce risulta flebile, perchè ragionare e far ragionare è faticoso; implica di dire anche cose sgradevoli per chi ascolta. La loro capacità di attrarre è di molto inferiore a quella di chi urla, di chi si straccia le vesti per qualunque cosa, di chi preferisce sollecitare sensazioni epidermiche; di chi predilige sguazzare nel malcontento."

Io a volte penso che forse ci meritiamo la classe dirigenziale che abbiamo, è a nostra immagine e somiglianza.

Vorrei un governo grigio, di gente grigia, che annoia quando parla ma che fa ciò che si propone di fare, che scontenta tutti e non guarda in faccia a nessuna lobby o potentato, che ci chiede di essere cittadini e non sudditi o spettatori paganti, un parlamento di culi di pietra che mi interessa meno se siano più ricchi alla fine del mandato rispetto all'inizio, ma sicuramente più stanchi. Vorrei un governo da lunedì di pioggia, perchè i lunedì di pioggia sono molti di più delle domeniche di sole. Non ho bisogno di un premier seducente o accattivante, mi basta un premier serio, noioso ma concreto. Voglio dei parlamentari che il lunedì vengano da noi gente semplice a dirci cosa stanno facendo e ne discutano con noi.

PD. PROGRAMMA SULLA SCUOLA. Molti ricordano con affetto e riconoscenza almeno un insegnante che gli ha trasmesso uno spunto per mettersi in cammino col passo giusto. Nessun'altra figura incide così in profondità nel patrimonio morale di una nazione


Da la Repubblica di oggi. Lettera di Bersani al Direttore. Mi piace e condivido

Caro Direttore, in questi giorni si parla molto di fisco ma troppo poco di lavoro, sanità, scuola. Se saremo chiamati a governare, restituire all'istruzione le risorse, la stabilità e la fiducia sarà il cuore del programma. Insieme, naturalmente, con occupazione e moralità. Dico questo nella consapevolezza che le ricette economiche non bastano a uscire dalla crisi: per fermare il declino è necessario rilanciare la formazione. In Europa, il nostro è uno dei Paesi con meno laureati, dove si legge di meno e si abbandona più precocemente la scuola. Questo incide nello sviluppo economico, sociale e culturale. Se dunque c'è un settore ìn favore del quale è giusto che altri ambiti della spesa statale rinuncino a qualcosa, quello è la formazione dei giovani. Dovremo investire in istruzione e diritto allo studio larga parte delle risorse rese disponibili dalla lotta all'evasione fiscale e alla corruzione, per riportare gradualmente l'investimento al livello medio dell'Ocse. Se toccherà a noi governare, ci impegniamo ad affrontare tre emergenze.


Anzitutto la sicurezza delle scuole. Il 64 per cento degli edifici non rispetta le norme. Ricordiamo le tragedie di Rivoli e di San Giuliano. Non possiamo permettere il ripetersi di simili disastri mentre i nostri figli e nipoti sono seduti in un banco. Per questo, come proponiamo da tempo, lanceremo un programma per la messa in sicurezza di ospedali e scuole, finanziato con la riduzionedella spesa per armamenti e con fondi strutturali europei. Occorre liberare risorse allentando il patto di stabilità interno per gli enti locali che investono per dotarsi di ambienti di apprendimento innovativi ed ecosostenibili. Nello stesso tempo, vogliamo approvare una nostra proposta, scritta con l'associazione Libera, perché i cittadini possano destinare 1'8 x mille dello Stato all'edilizia scolastica. Già alle medie o nei primi anni delle superiori, in particolare negli istituti tecnici e professionali. Se ne vanno non perché siano meno bravi o intelligenti, ma perché in quell'età una scelta immatura di indirizzo scolastico può essere fatale. Molti non ce la fanno perché l'ambiente sociale e familiare di provenienza è disagiato, con povertà materiali e culturali che rendono difficile l'inserimento scolastico. In questo modo la scuola rischia di essere lo specchio di una società ingiusta, invece di un "ascensore sociale". Il giusto riconoscimento del merito deve essere accompagnato dalla valorizzazione delle opportunità che ciascuno ha di accedere alla formazione, altrimenti diventa solo la certificazione di un privilegio di nascita o di censo. Se toccherà a noi, ci impegneremo per affrontare questa situazione: formazione offerta ai docenti in servizio per innovare la didattica, nuove tecnologie, scuole aperte tutto il giorno, rilancio della formazione tecnica e professionale, necessaria anche per sostenere il Made ín Italy e contrastare la disoccupazione giovanile.


Infine serve un nuovo sistema di formazione e reclutamento degli insegnanti. Dagli anni Ottanta, sono state approvate continue riforme, con una stratificazione di diritti, spesso lesi, e sistemi ingarbugliati di punteggio che hanno alimentato sfruttamento e frustrazione professionale, precarietà di vita degli insegnanti e precarietà dell'apprendere. Migliaia di studenti ogni anno salutano maestri e professori a giugno nella certezza dí non ritrovarli a settembre. Quello che serve è un nuovo piano pluriennale di esaurimento. In secondo luogo, è insieme con gli insegnanti che vogliamo cambiare la scuola per combattere la dispersione scolastica. Per dimezzarla entro i12020, come chiede l'Europa, servono interventi mirati. Il tasso di abbandono scolastico in Italia è al 18 per cento, con punte del 25-30 per cento nel Sud e nelle periferie delle grandi città. La media europea è del 13 per cento e andrà ridotta al 10 per il 2020: Come sanno gli insegnanti, sono soprattutto i preadolescenti e gli adolescenti che lasciano la scuola, delle graduatorie per eliminare la precarietà dalla scuola e offrire la continuità didattica agli studenti. Bisogna definire un sistema che leghi la formazione iniziale al reclutamento e sappia selezionare i migliori laureati per accedere alla professione di insegnante attraverso numeri programmati per dare una dotazione di personale stabile a ogni istituto.


In conclusione, vorrei che la scuola accompagnasse il cambiamento che ho in mente per l'Italia. Molti ricordano con affetto e riconoscenza almeno un insegnante che gli ha trasmesso uno spunto per mettersi in cammino col passo giusto. Nessun'altra figura incide così in profondità nel patrimonio morale di una nazione. Deve tenerlo presente chi coltiva ambizioni per il futuro italiano, perché non si riforma la scuola se non si ha un grande progetto di ricostruzione civica del Paese. Non smarrirò questa consapevolezza se toccherà ai democratici e ai progressisti governare l'Italia.

mercoledì 6 febbraio 2013

I VESTITI NUOVI DELL'IMPERATORE. COME UNA ANTICA FAVOLA PUò PARLARCI DELL'ITALIA DI OGGI



Se più semplicemente ascoltassimo il bambino che con la sincerità dell’innocenza, e senza calcolo di convenienza, ci dice che l’imperatrice è nuda?
Mi torna in mente la famosa favola “ i vestiti nuovi dell’Imperatore”.
Come calare nella realtà odierna questa favola? A chi affidare i ruoli?
L’Imperatrice non può essere che la nostra povera Italia, la sua società civile, che troppe volte preferisce “voler” credere di essere agghindata con i migliori vestiti piuttosto che leggere e interpretare la cruda realtà. Meglio fantasmagoriche illusioni. I vestiti di lana grezza sono ciò che ci possiamo permettere, ci difendono dalle intemperie ma sono scomodi da portare.
Sembrava che la dura crisi ci avesse definitivamente aperto gli occhi, ma dimostriamo una debolezza psicologica a reggere a lungo uno sforzo di confronto e di sfida con la dura realtà, siamo tentati di farci cullare dalla illusione.
Non c’è il minimo dubbio che il sarto che intasca il compenso fingendo di cucire l’abito da sogno, quello più bello, più immaginifico, sia il padrone della destra politica. Non ha credibilità, ma campa sulla credulità, sulla debolezza psicologica, sulla meschineria egoistica.
I funzionari dell’Imperatrice che fingono di vedere ciò che non c’è, ma per pigrizia intellettuale, per tornaconto e per viltà sono disposti a giurare di vederlo sono per me gli operatori dei media ( televisivi in primis, ma con parecchi accoliti anche della carta stampata)
Per interesse di casta piuttosto che analizzare con discernimento i vestiti proposti sono disposti a vedere vestiti che non ci sono, pronti però a smascherare l’imbroglio una volta che qualcuno l’abbia fatto prima di loro e dimostri che non c’è pericolo nell’essere i cani da guardia della democrazia.
Mi chiedo, mi sono convinto di sì, se il ruolo del bambino innocente possa essere affidato a un intellettuale che usa la satira e l’ironia per gridare che l’Imperatrice è nuda e che ancora una volta il sarto imbroglione la veste di nulla. Serve oltre che un profondo senso etico, anche uno stato di grazia artistico come sta dimostrando di avere oggi in Italia Crozza.
Può essere sufficiente un capolavoro allegro e divertente per aprirci gli occhi. Ma una volta aperti gli occhi, smettiamo di occuparci del sarto imbroglione e parliamo di quali stoffe usare e vestiti cucire per proteggere la Imperatrice società civile Italiana.  Confrontiamoci nella serietà.

GRATTANDO IL GHIACCIO PER CERCARE TERRENO FERTILE- DUE SEMPLICI DIRITTI DI CITTADINANZA

A volte non sono necessari discorsi roboanti o scioccanti (più spesso sciocchi). A volte basta guardarsi intorno nella nostra nazione per vedere come ci siano diritti che ci sembrerebbero scontati e che invece faticano ad essere riconosciuti.

L'impegno è preso, e' forse più onesto dire di  essere in disaccordo che fingere che non sia stato preso, è sicuramente più comodo ignorare l'urgenza del riconoscimento di questo diritto o fingere che non ci siano proposte forti in alcuni programmi elettorali

Queste due brevi frasi che ho trovato nel programma del PD mi piacciono.

DIRITTI
Sul piano dei diritti di cittadinanza l’Italia attende da troppo tempo una legge semplice ma irrinunciabile: un bambino, figlio d’immigrati, nato e cresciuto in Italia, è un cittadino italiano. L’approvazione di questa norma sarà simbolicamente il primo atto che ci proponiamo di compiere nella prossima legislatura.

Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte Costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico.

GLI SPRECHI


Ho avuto una influenza un po’ forte. Malanno di stagione. Dopo qualche giorno mi sono arreso e il dottore mi ha prescritto un antibiotico per 8 giorni( 2 volte al dì, 16 compresse) marca Klacid. Credo sia valido. Sono groggy ma guarito.
Il Klacid è dispensato dal SSN. Sulla scatola c’è scritto che costa €14,28. Io ho pagato una piccola parte, credo 1/3, a memoria. La farmacista mi ha, molto correttamente, proposto anche l’alternativa generica. Tutto bene. Ma la confezione di Klacid è da 14 compresse. Ne ho comperate 28  ma ne devo usare 16 ( e io mi attengo).
Cosa faccio delle altre 12 compresse? Beh, se c’è qualche amico malato che ha la stessa cura mi venga a trovare che gli passo le capsule in eccesso.
Domanda.
Il dottore avrebbe dovuto prescrivermi 7 giorni (14 capsule)?
Oppure la prescrizione minima è di 8 giorni ( 16 compresse), Klacid (Abbott) lo sa e fa apposta a fare scatole da 14?
Dottori (SSN9 e case farmaceutiche non si parlano?
Perché le farmacie non vendono il numero esatto di compresse necessarie- come ho letto essere fatto in Giappone (vedi i libro: IL PAESE PIU’ STUPIDO DEL MONDO)?
Impedire sprechi nel SSN, comprimere guadagni ottenuti furbescamente dalle case farmaceutiche, evitare di produrre e vendere medicine destinate allo smaltimento è un modo per abbassarmi concretamente le tasse? Ma questo allora non può avvenire a costo zero, qualcuno qualcosa deve vedere diminuito – forse comprimere l’avidità di guadagno?

martedì 5 febbraio 2013

GRATTANDO IL GHIACCIO PER CERCARE TERRENO FERTILE. LA LETTURA DEI PROGRAMMI ELETTORALI

Sempre leggendo il programma del PD ci si imbatte in un capitolo nel quale vengono citati I BENI COMUNI. 
Mi stimola postare ora le righe che mi sembrano significative di questo capitoletto, comparandole in modo virtuale con la sollecitazione orgiastica all'INTERESSE PRIVATO verso il quale siamo chiamati, o tentati, in questi giorni di proposte schock o sciocche.

Che abissale differenza tra i lustrini e pallettes con le quali i giornalisti italiani circondano queste proposte che ai loro occhi hanno il pregio di non chiedere loro la fatica della riflessione e le proposte (seriose e faticose) che si trovano nei programmi così scritti e così poco "attreaenti" e "suducenti" (forse perchè parlano della vita comune di noi gente comune)

BENI COMUNI

Per noi salute, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in via di principio, non deve esserci il povero né il ricco. Perché sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni di tutti e di ciascuno e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese.
...
La difesa dei beni comuni è la risposta che la politica deve a un bisogno di comunità che è tornato a manifestarsi anche tra noi. I referendum della primavera del 2011 ne sono stati un’espressione fondamentale. È tramontata l’idea che la privatizzazione e l’assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta. Non si tratta per questo di tornare al vecchio statalismo o a una diffidenza preventiva verso un mercato regolato. Il punto è affermare l’idea che questi beni riguardano il futuro dei nostri figli e chiedono pertanto una presa in carico da parte della comunità.

domenica 3 febbraio 2013

ITALIA- IL PROGRAMMA DEL PD - grattando il ghiaccio per cercare terreno fertile

Proseguendo la lettura del programma del PD per le elezioni legislative, si incontra il capitolo SAPERE, da cui estrapolo due frasi, a mio avviso,  interessanti

SAPERE
nei prossimi anni, se vi è un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa, è quello della ricerca e della formazione
Questo per me é un grandissimo punto programmatico, mi stupisco che non facciano i manifesti su questo punto, mi sembra quasi scritto con un eccesso di modestia. Io avrei scritto più direttamente che con il PD al governo alcuni ambiti (io penso alla difesa, specialmente, piuttosto che alla pubblica amministrazione - leggi stipendi boiardi stato) rinunceranno a qualcosa in favore dell'ambito della istruzione, della formazione e della ricerca
...
A fronte di questo impegno, garantiremo processi di riqualificazione e di rigore della spesa, avendo come riferimento il grado di preparazione degli studenti e il raggiungimento degli obiettivi formativi. La scuola e l’università italiane, già fiaccate da un quindicennio di riforme inconcludenti e contraddittorie, hanno ricevuto nell’ultima stagione un colpo quasi letale. Ora si tratta di avviare un’opera di ricostruzione vera e propria. Nella prossima legislatura partiremo da un piano straordinario contro la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone a più forte infiltrazione criminale, dal varo di misure operative per il diritto allo studio, da un investimento sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione. Tutto ciò nel quadro del valore universalistico della formazione, della promozione della ricerca scientifica e della ricerca di base in ambito umanistico.

SCUOLA - PARTECIPAZIONE E TECNOLOGIE

il 2 gennaio, in un post di critica nei confronti della posizione della signora Veladiano sul registro elettronico - contraria - apparsa su un articolo su Repubblica, scrivevo che ero anzi favorevole all'aumento della tecnologia nella scuola.
scrivevo questo paragrafo:

Secondo settore. La giornalista lamenta la scarsa propensione delle famiglie a colloquiare con i docenti. Ma non ha pensato, Veladiano, che forse esiste anche una difficoltà delle famiglie perché gli orari dei colloqui non sono amichevoli? O si fanno colloqui mattutini, in orario, per chi l’ha, di lavoro, o si fanno colloqui di massa pomeridiani che, salvo rari e bene auguranti casi, sono piuttosto veloci e affollati?
Quale alternativa? Esiste Skype. Perché non pensare a sessioni di colloqui organizzati via Skype, dove famiglia e docenti si possono guardare negli occhi, parlare a tu per tu ma con la possibilità di farlo senza essere fisicamente davanti ( senza che fisicamente ci si debba spostare a volte anche in luoghi non vicini al proprio lavoro o alla propria abitazione)?


Ora leggo volentieri sul Corriere del 1 febbraio questo articolo:
IL COLLOQUI CON I PROF SI FA DA CASA VIA SKYPE
" i genitori in video" è un progetto promosso dal Comune di Milano con Microsoft per consentire video colloqui online tra genitori e prof.
La sperimentazione avverrà al Civico Liceo Manzoni-

Sono contento.

sabato 2 febbraio 2013

REGIONE LOMBARDIA- PROGRAMMA AMBROSOLI. GRATTANDO IL GHIACCIO PER CERCARE TERRENO FERTILE

Se il dibattito nazionale non è esaltante, neppure quello regionale si distingue, anzi penalizzato dallo scandalo dei rimborsi elettorali (che se pur largamente minori nella quantità e qualitativamente diversi nella maggior parte dei contenuti, colpisce pesantemente anche l'area di centro sinistra) sta languendo in formulette stantie (75 che poi sarebbe 78) o proposte vuoi immaginifiche - rinunciamo ad EXPO - vuoi stuzzicanti - vendiamo il Pirellone (solo un attimo che l'Emiro del Qatar ora è in vacanza).
Io vado alla vecchia. Cerco di leggere (e di capire) i programmi elettorali, soprattutto cercando di capire se propongono cose realizzabili.
Ho cominciato a leggere quello di Ambrosoli Presidente (il mio preferito), per accertarmi della fondatezza di questa preferenza, non solo per contrapposizione all'impresentabile coalizione Formigonleghista.

Come al solito condivido qualche capitoletto.
per esempio a pagina 21, seconda parte, capitolo 11 leggo questo testo

11. Comunicazione pubblica, dibattito pubblico, partecipazione
Le attività di comunicazione istituzionale della Regione saranno sviluppate
secondo l’attuazione di alcuni principi ispiratori:
• privilegiare il contenuto informativo teso a dotare i cittadini e gli utenti
di tutti i servizi che risalgono alle responsabilità della Regione di una
piena consapevolezza dei contenuti normativi e dei diritti di
interlocuzione con l’Amministrazione;
• ricondurre l’insieme delle attività comunicative ad un principio di
valutazione generale delle politiche pubbliche messe in atto dalla
Regione così da rendicontare qualitativamente la trasparenza e gli
standard di servizio contenuto nella comunicazione stessa;
• considerare le funzioni comunicative come un sistema radicato nel
principio generale della bilateralità con gli interlocutori esterni e quindi –
agli sportelli, in rete e nelle forme di corrispondenza puntuale – regolate
da un principio socialmente significativo di interattività;
• porre le dinamiche partecipative come contesto essenziale della visione
stessa delle attività di comunicazione, quindi in un quadro in cui anche la
settorialità della comunicazione viene posta in un principio di
coordinamento funzionale all’interesse degli utenti;
• assicurare la relazione tra comunicazione, dibattito assembleare e
dibattito pubblico così da creare nessi profondi tra processi comunicativi
e processi decisionali.
In particolare in materia di dibattito pubblico, la Regione affronterà la
prospettiva di regolamentare questa modalità partecipativa – soprattutto
attorno a decisioni rilevanti per la sensibilità dei cittadini – che oggi in Europa
costituisce una procedura che, attorno ad alcuni specifici temi, garantisce
forme di interazione e di rappresentazione di valorialità e interessi non
riconducibili ad arbitrarietà.
L’impegno della legislatura è di far crescere il principio di un presidio di queste
funzioni orientato a professionalità, neutralità, socialità.

Al netto di un linguaggio che fa a pugni con quella comunicazione aperta, piana, comprensibile e amichevole che promette verrà instaurata dalla struttura Regione (ma se non cominci ad usarlo quando lo prometti, voglio vederti sul campo sudare sette camicie per riuscire a convincere i funzionari che dovranno essere interattivi con il cittadino!), ci sono parole di un impegnativo straordinario: RENDICONTAZIONE TRASPORENTE, COMUNICAZIONE BILATERALE E INTERATTIVA  e tutto il concetto del DIBATTITO PUBBLICO. E' un proposito impegnativo. Secondo me un po' lasciato in secondo piano. Vorrei capire come si controllerà che ciò che viene promesso verrà veramente fatto. Una specie di rendicontazione della rendicontazione.

PROGRAMMI ELETTORALI

proseguendo con la lettura de IL NOSTRO PROGRAMMA del PD, nel capitolo LIBERTA' si trova questo paragrafo che propongo:


Su temi che riguardano la vita e morte delle persone, la politica deve coltivare il senso del proprio limite e il legislatore deve intervenire sempre sulla base di un principio di cautela e di laicità del diritto. Per evitare i guasti di un pericoloso “bipolarismo etico” che la destra ha perseguito in questi anni, è necessario assumere come riferimento i principi scolpiti nella prima parte della nostra Costituzione e, a partire da quelli, procedere alla ricerca di punti di equilibrio condivisi, fatte salve la libertà di coscienza e l’inviolabilità della persona nella sua dignità.

Secondo me la cautela é sempre necessaria quando si toccano diritti "di confine" purché sia una cautela laica e non dettata da principi ideologici o religiosi.
La libertà di coscienza non deve consentire che ci siano aree off limits per l'applicazione di leggi dello stato, soprattutto in strutture pubbliche o in qualche modo convenzionate o destinatarie di sovvenzioni statali

venerdì 1 febbraio 2013

PROGRAMMI ELETTORALI


Ieri sul Corriere Aldo Cazzullo ha scritto, per il fondo, un pezzo che molto probabilmente non rientrerà nei suoi "best thousand"
Tra le affermazioni:
"... la composizione delle liste del PD..."silenziare" renziani e veltroniani..."
"Quanto alla lista Monti, non é riuscita a scrollarsi di dosso l'immagine di "partito dei notabili"
Oggi il Corriere ha dovuto ospitare una replica, come si dice "a tambur battente" di Monti che da del "cinico" a Cazzullo perché etichetta in modo troppo superficiale.
Avrei voluto, da libero cittadino non iscritto che si é impegnato in vari modi nella primarie per i parlamentari del PD, leggere una lettera di Bersani che da del cinico a Cazzullo che finge di dimenticare quante, tra le persone in lista, sono state votate con uno sforzo democratico (perfettibile come solo l'imperfettisima democrazia consente) come le Primarie,  che, questo é il vero scandalo, oggi é già stato dimenticato e accantonato.
Non lo avrei voluta vedere per la difesa di Bersani, delle sue scelte (liberamente criticabili), ma per onorare quelle migliaia di persone, di grandi democratici italiani che per tre volte hanno organizzato le primarie, che si sono candidati per le primarie, che nelle giornate di dicembre si sono sorbiti giornate ai seggi per dare vita alla possibilità che l'Italia  e la Lombardia (per noi) ripartano, e che essendo (nelle giornate del MPS e della Nutella) il più grande patrimonio di quel partito, non capisco come mai appaiano dimenticate o oscurate. 

Sempre leggendo il programma del PD (IL NOSTRO PROGRAMMA), dal capitolo UGUAGLIANZA mi è piaciuto estrarre questa frase che propongo.

È la crisi stessa a insegnarci che la giustizia sociale non è pensabile come derivata della crescita economica, ma ne costituisce il presupposto. Ciò significa che la ripresa economica richiede politiche di contrasto alla povertà, anche in un Paese come il nostro dove il fenomeno sta assumendo caratteri nuovi e dimensioni angoscianti. I “nuovi poveri”, per altro, continuano ad assistere allo scandalo di rendite o emolumenti cresciuti a livelli indecenti, a ricchezze e proprietà smodate che si sottraggono a qualunque vincolo di solidarietà. A tutto questo bisogna finalmente mettere un argine.

Però l'impressione é che le democrazie, che devono usare le leggi e strumenti legalmente corretti, sono vittime degli smodatamente ricchi che hanno sempre vie d'uscita, paesi con sistemi finanziari opachi e dittatori pronti ad accoglierli e proteggerli. Non rischia di rimanere un buon intento?