domenica 25 febbraio 2018

ANALOGIE?

Edgar Morin  - CULTURA E BARBARIE EUROPEE

ANALOGIE?
FALLIMENTI QUASI ANALOGHI
Il fallimento della rivoluzione russa è fondamentalmente culturale, perchè non c'è in quel momento cultura socialista. Non c'è neanche cultura mondiale. Questa mancanza ha permesso il successo dello stalinismo. Lo stalinismo abbandona totalmente la prospettica rivoluzionaria mondiale e intende ormai edificare il socialismo in un solo paese attraverso lo sviluppo industriale. Questo fallimento dell'idea socialista, fraterna e umanista, è quasi analogo al fallimento spirituale del Cristianesimo, che, istituendosi, ha falsato il messaggio originale di Gesù Cristo. Gesù aveva detto ai suoi discepoli che sarebbe tornato mentre erano in vita. Per più di un secolo, i discepoli e i loro discendenti hanno vissuto persuasi che la fine dei tempi fosse vicino, che la loro grande notte stesse arrivando. Quando fu palese che non ci sarebbe stata la grande notte, hanno realizzato la costruzione di una Chiesa gerarchizzata, organizzata, potenzialmente "totalitaria" in un certo senso. Così il fallimento del messaggio redentore di Gesù ha provocato il trionfo della chiesa cattolica. Allo stesso modo possiamo dire che il fallimento culturale del socialismo in Unione Sovietica  ha provocato l'insediamento del socialismo reale e lo spettacolare sviluppo della sua potenza sotto il giogo di Stalin.

sabato 17 febbraio 2018

GENOVA 1960 BOLOGNA 2018 UGUALI? TANTI DUBBI E UN TENTATIVO DI RAGIONAMENTO FATICOSO

GENOVA 1960 BOLOGNA 2018 UGUALI? TANTI DUBBI E UN TENTATIVO DI RAGIONAMENTO FATICOSO

da http://www.minimaetmoralia.it/wp/

http://www.minimaetmoralia.it/wp/antifascisti-impedire-ai-neofascisti-manifestare-discorso-sandro-pertini-genova-nel-1960/

Sul blog “Minima e moralia” trovo questo pezzo pubblicato da Christian Raimo e riproducente il testo di un intervento dell'indimenticato Presidente Partigiano Sandro Pertini sulla manifestazioni contro il congresso Missino a Genova nel 1960 dal titolo eloquente: “ Essere antifascisti oggi è impedire ai neofascisti di manifestare”. Questa lunga citazione di Pertini dovrebbe essere come una pietra tombale sulla possibile discussione sugli avvenimenti di ieri a Bologna (che invece mi pongono tanti interrogativi e dubbi) e su tante altre occasioni di contrasto interdittorio alle manifestazioni pubbliche dei gruppi di estrema destra italiani ( che si richiamano mitologicamente e cialtronescamente al periodo peggiore della breve storia italiana, quello del regime dittatoriale fascista). Nulla da eccepire sul discorso e sulle intenzioni di Pertini, però lui stesso cita un dato che mi sembra importante: siamo a 15 anni dalla fine della Guerra e dalla caduta dell'ultimo residuo della dittatura. Con le ferite ancora aperte e sanguinanti e in un contesto storico nel quale le dittature fasciste erano ancora considerate una opzione da giocare nella guerra fredda. Forse però la preoccupazione per il risorgere delle sirene fascistoidi e delle tentazioni autoritaria (ben più marcate e agenti nella Europa orientale), dovrebbe farci piuttosto guardare al periodo precedente l'assurgere al potere delle dittature fasciste per trovare un monito su come si possa giungere a disprezzare la democrazia. E forse il punto fermo su cui non cedere è la difesa dello Stato come unico elemento autorizzato ad usare la forza per la difesa della democrazia, la protezione del cittadino, la ricerca e la applicazione della giustizia, la punizione dei reati. Non voglio fare un paragone che potrebbe risultare insultante per alcuni, ma temo che se un gruppo di cittadini si sente investito dalla autorità di decidere chi ha diritto di parola, preventivamente alla espressione della parola stessa, questo gruppo di cittadini (anche se mosso dai migliori sentimenti – anche se... ed è tutto da verificare) diventa un somministratore di una “giustizia fai da te”, abbastanza pericoloso perchè diventa poco chiaro dove si pone il limite di questo tribunale che si autoinveste di potere di decisione. Intendiamoci, credo che la mobilitazione antifascista debba rafforzarsi e la denuncia di chi utilizza in modo strumentale questi utili idioti per calcoli elettorali di brevissimo respiro debba essere sempre più forte. Ma occorre avere la pazienza di percorrere tre strade: la manifestazione pubblica, anche con presenza fisica ma non interdittiva, in occasione di manifestazioni fasciste (lasciar parlare può anche essere utile a raccogliere informazioni degne di denuncia ai sensi delle leggi), il richiamo dello Stato alla applicazione delle leggi (leggi applicabili e applicate, se solo di facciata si prestano a facili ironie e sfide che diventano perdenti per gli antifascisti) e lo sforzo culturale e civico pro democrazia e pro Repubblica Antifascista, che si fonda sulla pietra angolare del rispetto del DOVERE da parte di ciascuno in ciascun ambito, perchè non possiamo nasconderci il fatto che se un periodo tanto nero e luttuoso come quello fascista attira ragazzi e ragazze nati attorno al 2000, forse è anche dovuto al fatto che si sono trovati di fronte un deserto etico e culturale coperto di cartelloni pubblicitari pieni di slogan ormai svuotati di senso e costellato di lobbies e categorie impegnare solo a far prevalere i propri DIRITTI

giovedì 15 febbraio 2018

ISTRUZIONI SEMPLICI SU COME RIBELLARSI

ISTRUZIONI SEMPLICI SU COME RIBELLARSI
La Stampa - 15 febbraio 2018 -  "Buongiorno" di Mattia Feltri
L'ARTE DI RIBELLARSI
stralcio
"... E fin qui il processo è già servito a rendere giustizia a un'idea: quando si ritiene che la legge e la morale siano in conflitto, quando si ritiene che la legge non sia all'altezza della morale, non si scende in piazza mascherati sfasciando vetrine e bancomat (e per me qui Feltri dimentica altri non - non si evadono tasse, non si eludono tariffe, non si obietta di coscienza magari per fare carriera...), si fa molto di più: come Cappato si mette sul piatto la propria libertà per ottenere la libertà di tutti