giovedì 21 luglio 2016

LA STORIA DELLA CIVILTA' SI PUO' RIDURRE ALLA STORIA DELL'ASSERVIMENTO DELLA BELLEZZA FEMMINILE

LA STORIA DELLA CIVILTA' SI PUO' RIDURRE ALLA STORIA DELL'ASSERVIMENTO DELLA BELLEZZA FEMMINILE

Non conoscevo (le opere di ) Erri De Luca, né il personaggio se non per la vicenda del processo sui NOTAV. Giovedì scorso ho ascoltato alla cascina Elav  ( https://www.cascinaelav.com/ ) la lettura del libro (un racconto lungo) "Il peso della farfalla" e mi è venuta curiosità. Così sono andato in biblioteca e ho preso 3 o 4 libri di De Luca.
(approfitto per invitare chi può ad andare questa sera alla Cascina Elav ad ascoltare le letture tratte da PREGHIERA PER CHERNOBYL di Svetlana Aleksevic, ore 21.30)
Tornando a De Luca, devo dire che fino ad ora non mi appassiona molto. Però volevo copiare uno stralcio del libro "LE SANTE DELLO SCANDALO" perché mi sembra, pur non condividendolo appieno, piuttosto interessante
"le donne portano la bellezza. Ogni generazione femminile si impegna a onorare la dote assegnata. Il corpo femminile si perseguita con accanimento per esaltare la qualità.
Il maschile che gliela invidia reagisce esagerando la sua differenza virile o sforzandosi all'opposto di essere femminile. Il maschile davanti al femminile sbanda.
Le civiltà si sono specializzate nei minuziosi canoni dell'attrazione fino a differenze mostruose. Il torturato piedino giapponese (forse un errore, non dovrebbe essere cinese? mia nota) l'ingrasso o il contrario, lo scarnificato dimagrimento: il corpo della donna è sotto la pressa di uno stampo variabile, per adeguarsi all'icona prescritta. La dannazione di provare attrazione per l'uomo la sottomette al capriccio estetico maschile. Dopo aver detto: , la divinità aggiunge.
. non su te ma in te: sarà il suo criterio e gusto a governare dentro la donna, che piegherà la sua bellezza, la torturerà per obbedire a quello.
La storia della civiltà si può ridurre alla storia dell'asservimento della bellezza femminile".


martedì 19 luglio 2016

IL CORPO DELLE DONNE RESTA SOTTO COSTANTE E PETTEGOLA OSSERVAZIONE

IL CORPO DELLE DONNE RESTA SOTTO COSTANTE E PETTEGOLA OSSERVAZIONE

Trovo sulla DOMENICA del SOLE24ORE questo interessante "graffio" (questo è il nome della rubrica di acuta e salace critica al costume...e ai "costumisti")
"La nuova inquilina di Downing Street ha dichiarato di amare la rivista Vogue e le scarpe leopardate per prendere in contropiede  i cronisti scatenati su suo look. Ma il blu dei suoi trailleur è comunque sotto attacco: quante sfumature ha? E' più chiaro o più scuro del blu dei soprabiti di Margaret Thatcher? Non c'è contropiede che tenga: ancora nel terzo millennio il corpo delle donne, anche quello delle politiche più toste, resta sotto costante e pettegola osservazione."

sabato 9 luglio 2016

L'ANTIPOLITICA E' VERA E AUTENTICA POLITICA

Trovato sul Corriere della Sera.
articolo di NATALINO IRTI. "L'antipolitica come visione alternativa della società"
"Antipolitica è fra le comode parole, che, con sicuro risparmio di pensiero, sono fruibili in giudizi sommari e conversazioni salottiere. Intanto, è da dire che l'antipolitica non muove mai, o quasi mai, contro la politica in sé, ma contro la specifica politica, professata da un  partito o svolta da un governo.
Il rifiuto della politica come tale, ossia il trarsi fuori dai problemi della convivenza, non è concepibile. In questo senso tutti siamo immersi nella vita politica, e tutti concorriamo a determinarne le scelte.
Un frammento dell'altero Eraclito ammonisce, da oltre duemilacinquecento anni: 'I dormienti sono artefici delle cose che accadono nel mondo e aiutano a produrle'. Anche agli uomini pigri, inerti, sognanti, vanno imputati gli eventi della storia, poiché tutti siamo attori, e nessuno è semplice spettatore.
(...)
L'antipolitica, che riguardi dal lato dei 'dormienti' o dal lato degli 'esperti'  si rivela sempre come vera e autentica politica. Sono politici coloro che dichiarano di rifiutare la politica e coloro che pretendono di levare, al di fuori e al di sopra di essa, la verginità tecnica delle competenze. (...)"

martedì 5 luglio 2016

L'AUTO SENZA PILOTA UCCIDEREBBE L'UOMO GRASSO?

L'AUTO SENZA PILOTA UCCIDEREBBE L'UOMO GRASSO?

Mi rendo conto che a una settimana dal reale lutto dello sperimentatore di auto senza pilota, questo articolo contiene un filo di ineleganza.
Mi scuso e mi dispiaccio per l'accaduto.

Quello che trascrivo è un interessante sunto di uno studio su SCIENCE (USA) pubblicato su INTERNAZIONALE
Si tratta di una ricerca di etica. utilitaristica.
"Le auto senza conducente pongono problemi etici complessi che vanno in qualche modo risolti se si vogliono programmare questo tipo di auto, metterle in produzione e venderle. In uno studio su Science un'équipe di ricercatori ha presentato a dei volontari alcune situazioni che richiedono un giudizio morale. In un caso, un'auto senza guidatore si dirige verso alcuni pedoni. Può continuare in linea retta e travolgerli oppure svoltare e schiantarsi contro un muro, uccidendo il passeggero. Tra sacrificare il passeggero e investire 10 pedoni, il 76% de volontari sceglieva l'approccio utilitaristico di far morire il passeggero. Se poi a bordo del veicolo c'era un familiare, il sacrificio risultava ancor meno accettabile. I ricercatori hanno anche cercato di capire quanto fosse desiderabile l'acquisto di un'auto programmata in modo da sacrificare il passeggero in alcune circostanze. Dallo studio è emerso che l'auto utilitaristica era considerata la migliore da mettere in circolazione, ma pochi volontari l'avrebbero comprata, preferivano un veicolo che proteggesse il guidatore a ogni costo"

domenica 3 luglio 2016

L'UOMO. L'ANIMALE CHE FA DOMANDE, CHE VUOLE CAPIRE

L'UOMO. L'ANIMALE CHE FA DOMANDE, CHE VUOLE CAPIRE

Ho trovato interessante oggi leggere le prime pagine dell'inserto culturale del Corriere della domenica LA LETTURA.
Particolarmente combinando i primi due articoli:
di Donatella Di Cesare – L'Islam spiazza il terzomondismo
di Mauro Bonazzi - Siamo liberi? Yes, Edipo, we can.

Però leggendo prima quello di Bonazzi.

Perchè Bonazzi ci suggerisce un'azione che Di Cesare fa (magari poi perdendosi un po' nel prosieguo dell'articolo).
Bonazzi, lo si legge nel lancio, scrive: “Il vero complesso è quello dell'uomo di fronte a se stesso e alla storia: ciò che ci fa grandi NON SONO LE RISPOSTE CHE TROVIAMO MA LE DOMANDE CHE CI PONIAMO.
Ed è appunto una domanda (non in senso tecnico con il “?” alla fine, ma intendendo come ambito di indagine e questione problematica sollevata) importante quella che fa Di Cesare.

Prima di passare a Di Cesare volevo però copiare l'ultimo paragrafo del brano di Bonazzi, temine di un ragionamento sul senso della libertà dell'uomo in un mondo che appare governato dal caso

“Ma proprio dove maggiore sembra la miseria, lì è la nostra grandezza. E' vero; ci crediamo forti e non lo siamo, pensiamo di vedere e non capiamo nulla. Ma non per questo ci arrendiamo. Siamo sempre in cerca. E in questa continua ricerca di un significato, nel coraggio con cui affrontiamo le domande più scomode, costi quel che costi, emerge qualcosa che è nostro e solo nostro, che ci distingue e ci unici (mia nota. Per quanto ne sappiamo) nell'universo immenso che ci circonda. L'uomo, l'animale che fa domande, che vuole capire”


Da questa affermazione invito a spostarsi sul brano scritto da Di Cesare, della quale uso il lancio come sunto abbastanza preciso.

“La religione musulmana sembra oggi l'unico elemento capace di mobilitare le masse, un ruolo che fino a pochi decenni fa spettava al marxismo rivoluzionario e anticoloniale. Il quale, a sua volta, ha creduto utile allearsi con l'oltranzismo in nome dell'antimperialismo. Ma l'obiettivo del jihad è tutto tranne che progressista e punta a soppiantare la politica con la fede. Niente equivoci: l'internazionalismo della “guerra santa” non è quello democratico delle brigate antifasciste nella Spagna del 36”.

Certo, di questo articolo vale il fastidio provocato in chi è di sinistra nel rispondere al quesito di come e quanto si è colto subito e si è proclamato con la giusta forza di come il combinato tra tradizione e fondamentalismo islamico fosse assolutamente agli antipodi di una visione laica e progressista della società degli uomini. (il costi quel che costi dell'articolo di prima). Poi purtroppo Di Cesare deve indirizzare le risposte verso tesi precostituite tipiche del conformismo politicamente corretto della linea editoriale del Corriere e spreca l'occasione ( con l'ipocrita abilità di chi sembra voler difendere chi si vuole denigrare), anche facendo a pugni con la storia (i Talebani furono, mi risulta, gli eroici combattenti alleati dell'Occidente contro l'Orso Sovietico, e la rivoluzione Iraniana forse non sarebbe arrivata se il nostro Occidente non avesse eliminato Mossadeq per mettere sul trono quella triste figura di Palhavi, mentre sulla vicenda di Gaza, occorre non fare confusione tra sostegno alla popolazione inutilmente sottoposta alle punizioni collettive comminate da Israele con i fanatici dittatori di Hamas)