martedì 1 settembre 2015

Parlare con proprietà. Non bastano 500 parole.

Parlare con proprietà. Non bastano 500 parole.

Tra le letture del lunedì, un posto fisso viene occupato dalla lettura della DOMENICA del Sole 24 Ore. Un bellissimo inserto nel quale si trovano tanti ottimi suggerimenti per libri, articoli molto interessanti, divertenti e acuti.

Nel fascicolo di domenica 30 agosto ho trovato questo breve articolo di ROBERTO CASATI: Parlare con proprietà. Non bastano 500 parole.

Ho cercato sul sito del Sole 24 ore il link all’articolo per postarlo interamente, ma purtroppo non l’ho trovato.

Non posso riprodurlo tutto, mi limito a copiare il primo e l’ultimo paragrafo, tanto il senso è chiaro: “disporre di un buon lessico non è un lusso, offre un modo vantaggioso ed economico per esprimersi”. Conoscendo Casati per altri scritti, non evito il dubbio che ci sia un filo di sottile ironia in queste motivazioni, come dire utilizzare una attenuazione di valore (volevo usare una parola inglese, ma in questo caso sarebbe stata veramente fuori contesto) per sottintendere e farci intuire altre motivazioni e altri pregi dell’esprimersi con proprietà di linguaggio.

Ecco alcune righe
Provatevi a esprimere l'idea contenuta in una frase assai semplice come: “vorrei frullare questo mango”, senza usare le parole frullare e mango. Provateci davvero. (10 secondi di pausa… Fatto?) o provate a dire con parole vostre quello che sta scritto qui: l'orario dei treni è inaffidabile, o ancora, in un vertiginoso crescendo, l'inflazione erode le pensioni. Ripeto, provateci davvero. Magari mettete per iscritto quello che siete riusciti a scovare. (Ci ho provato anch'io: per esempio, ho scritto riduci in poltiglia il frutto tropicale giallo). Perché questo piccolo esperimento? Si pensa che parlar forbito sia un lusso; una cosa da intellettuali, o da perditempo: alla ricerca del vocabolo cesellato, del sinonimo inusitato, o peggio dell'effetto azzeccagarbugli. Parlassimo tutti come mangiamo, faremmo meno fatica a capirci e ad esprimerci. Ma è vero?
(...)
BENEDETTO VERTECCHI, che ha analizzato il corpus linguistico nei documenti degli studenti intorno ai 14 anni di età dal 1966 al 2006 sostiene che nel corso del tempo si nota un'evoluzione netta: a minor lessico, testi più lunghi. Se nel 1966 i testi erano di 100 parole, nel 2006, a parità di contenuto, ne contavano 120. Se non hai le parole per dirlo, devi inventarti una perifrasi. Il lessico povero ti fa assomigliare a chi non parla una lingua straniera e si trova costretto a fare dei giri di parole. Ti tocca di usare quello che hai. E dato che la perifrasi va generata sul momento, fai molta più fatica. E’ come se dovessi utilizzare un cacciavite come martello; magari alla fine il chiodo lo pianti, ma a che prezzo? La risposta migliore è dunque che disporre di buon lessico non è un lusso. Al contrario! Offre un modo vantaggioso ed economico di esprimersi, risparmiando sulle inevitabili e costose perifrasi cui deve dedicarsi chi un buon lessico non ha. Come abbiamo visto, non c'è bisogno di scomodare il vocabolario tecnico o accademico. Frullare una parola, ridurre in poltiglia ne contiene tre, e se non sai che cos'è la poltiglia?

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