domenica 28 maggio 2017

PASSAGGIO IN TRAM CON STILE GIAPPONESE di V. Lamarque

PASSAGGIO IN TRAM CON STILE GIAPPONESE. di Vivian Lamarque. Corriere della Sera di domenica 28 maggio

Chiedo scusa e spero non me ne vorrà se ignoro il monito "riproduzione riservata" e condivido per intero il suo breve intervento,Vivian Lamarque,  apparso sul Corriere di oggi. E' che ancora da distanza di anni, quando sento parlare di Giappone non riesco a rimanere indifferente, sento ancora un potente moto di nostalgica ammirazione. Il racconto di oggi poi, così rappresentativo dell'idea (e della realtà ) che abbiamo dei giapponesi mi spinge a condividerlo.

"Il tram è un teatrino itinerante, basta ogni tanto riuscire a staccare gli occhi da quello schiavista di un cellulare (quando si distrae un attimo). Sul 19, giorni fa, è salita una coppia giapponese.
Avevano inserito male il biglietto da vidimare e, ricevuto aiuto da un passeggero, lo hanno ringraziato una decina di volte, con una decina di sorrisi, mentre quello ne faceva soddisfatto buona scorta per le molte giornate di magra. I due si sedevano poi nel tram semi-deserto, aprivano una guida della città e la commentavano insieme a bassa anzi bisbigliata voce.
A un tratto, soprassalto, hanno avvistato un cartello: erano seduti in due posti riservati agli anziani. Rossore, vergogna, immediato cambio di posto sul tram semi-deserto. E una buona decina di scusi scusi a noi quattro gatti di passeggeri inebetiti, increduli, esterrefatti".

lunedì 22 maggio 2017

IN REALTA', C'E' UN'ITALIA ...

Carlo Carboni
La società Cinica
Le classi dirigenti italiane nell'epoca dell'antipolitica

dall'introduzione:
LA PORTA STRETTA
(...)
In realtà, c'è un'Italia in cui alberga l'individualismo amorale, secondo il quale lo spazio pubblico è visto in funzione di un riconoscimento o di un vantaggio individuale: è l'Italia in cerca di scorciatoie, che rifà il verso ai "furbetti del quartierino, che cerca di emergere a qualsiasi costo e possibilmente in un solo colpo. L'Italia che si copre nelle protezioni clientelari e quella che narcotizza le sue aspettative nei comodi automatismi garantiti o tenta di fuggire la mediocrità nei consumi rateizzati. L'Italia che non rispetta le regole, approfittando delle lungaggini bizantine della nostra giustizia e l'Italia degli ultras, dell'evasione fiscale diffusa. Pezzi d'Italia deserti di merito, presi nei vortici dei valori delle tv commerciali. e poi, purtroppo, c'è anche l'Italia del grande degrado che con cementificazioni abusive sfigura per sempre la natura che la ospita, l?italia che vede crescere la violenza contro le donne e la famiglia, l'Italia che alimenta organizzazioni criminose e mafiose anti-Stato. E' quindi inevitabile aprire gli occhi criticamente sul lato indolente, cinico e persino torbido e illegale del nostro tessuto sociale, mettendo a nudo i suoi aspetti avariati esattamente come è accaduto nel rete dibattito sulle nostre élites e, in particolare , sulla classe politica, criticata come una casta.
Inevitabile l'amara condivisione dei vizi e delle carenze delle nostre élites con quelli della nostra società, appunto "complice". autoreferenziali le prime, corporativa, localistica ed essenzialmente individualistica la seconda, entrambe provinciali, invecchiate, maschiliste, centronordiste e d'accordo con merito e mobilità solo a parole.
(...)
Tuttavia, c'è anche un'Italia che preme per il cambiamento...

giovedì 18 maggio 2017

GIUSEPPE MAZZINI: I DIRITTI SONO UNA CONSEGUENZA DEI DOVERI ADEMPITI



Giuseppe Mazzini: "Doveri dell'uomo".

Ohibò, mi scopro essere Mazziniano (a mia insaputa)?
 "EDUCAZIONE, abbiamo detto; ed è la gran parola che racchiude tutta quanta la nostra dottrina. La questione vitale che s'agita nel nostro secolo è una questione di Educazione. Si tratta non stabilire un nuovo ordine di cose colla violenza; un ordine di cose stabilito colla violenza è sempre tirannico foss'anche migliore del vecchio: si tratta di rovesciare colla forza la forza brutale che s'oppone in oggi a ogni tentativo di miglioramento, (...) Si tratta dunque di trovare un principio educatore superiore a siffatta teoria, che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li vincoli a' loro fratelli senza farli dipendenti dall'idea d'un solo o dalla forza di tutti. E questo principio è il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini ch'essi, figli d'un solo Dio, hanno ad essere qui in terra esecutori d'una sola legge - che ognuno d'essi deve vivere, non per sé, ma per gli altri - che lo scopo della loro vita non è quello d'essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori - che il combattere l'ingiustizia e l'errore a benefizio dei loro fratelli e dovunque si trova, è non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa - dovere di tutta la vita.
Operai Italiani, fratelli miei! intendetemi bene. Quand'io dico, che la conoscenza dei loro diritti non basta agli uomini per operare un miglioramento importante e durevole, non chiedo che rinunzino a questi diritti; dico soltanto che non sono se non una conseguenza di doveri adempiti e che bisogna cominciare da questi per giungere a quelli."

domenica 14 maggio 2017

UN METODO INFALLIBILE PER MORIRE

http://intern.az/1xu3
Amira Hass. da Internazionale.
Pubblico uno stralcio dell'articolo, con il link per leggerlo tutto. Tra il grottesco e il drammatico. Potrà mai cambiare?

UN METODO INFALLIBILE

Quando l’uomo si è avvicinato minacciosamente alla soldata, gli agenti dell’azienda privata che gestisce il checkpoint si sono messi in allerta. Hanno notato il coltello e hanno sparato all’uomo.
(...)
“Il giovane non era palestinese”. Era ebreo. Nei comunicati successivi è stato indicato come una “persona” o un “giovane”. Non era più un “terrorista”.

Il giovane ebreo, com’è stato scritto in seguito, aveva deciso di suicidarsi. La logica è chiara: dopo aver visto per due anni militari israeliani che non esitavano a sparare a palestinesi armati di coltello, l’uomo sapeva che era un modo sicuro per morire.

venerdì 12 maggio 2017

GENERARE VISIONI ALTE

GENERARE VISIONI ALTE

Paolo Pileri nel libro IL SUOLO SOPRA TUTTO  Cercasi "terreno comune": dialogo tra un sindaco e un urbanista, scritto con Matilde Casa.

"Se penso alla sfide sociali e ambientali di oggi, mi preoccupa che la comprensione approfondita che richiedono sia in gran parte affidata alla buona volontà dei singoli.
La formazione a cui penso non è però quella degli aggiornamenti legislativi o procedurali o di "gestione del personale nelle P.A." o di marketing urbano. No, la formazione che manca è quella dei grandi orizzonti culturali, quella che apre le menti, che dà gli strumenti della conoscenza critica e, soprattutto, che insegna a generare le visioni alte. Perché il mestiere della politica è di dare visioni e il governo del territorio ne ha bisogno. Perché se non lo fa, gioca al ribasso e da laggiù non riconosce più come alto e possibile un gesto politico e un progetto urbanistico come quello di Lauriano. Non lo vede proprio. Semmai, non avendo le chiavi per leggerlo, arriva persino a deriderlo.
La frammentazione politica degli ultimi anni ha individualizzato e spezzettato le rappresentanze politiche in migliaia di monadi che non si riconoscono in nessuna struttura di riferimento che possa fare loro da supporto e possa essere un luogo di sintesi culturale, o perfino di scontro ideologico. Ognuno fa da sé senza neppur più porsi il dubbio se governare senza avere delle guide culturali sia o no un problema. Inevitabilmente questo atteggiamento è parente dell'individualismo e rischia di deteriorare la complessità del fare politica che, di per sé, è un'arte sociale che vive di relazione, confronto, alleanze e non ama certo la reclusione entro i confini stretti del proprio municipio."

venerdì 5 maggio 2017

LA MAESTA' DELLA LEGGE, LA CERTEZZA DELLA PENA, IL MONOPOLIO STATALE DELLA VIOLENZA

LA MAESTA' DELLA LEGGE, LA CERTEZZA DELLA PENA, IL MONOPOLIO STATALE DELLA VIOLENZA

Non voglio entrare nel merito della legge approvata in Parlamento e in attesa di iniziare la navetta con il Senato sulla “legittima difesa”. Non ho le competenze e comunque credo sia correlata e conseguente alla cultura egemone che da anni possiede il “vocabolario” del dibattito civico italiano, segno inequivocabile di una vittoria ben più sostanziosa dell'alternante e contingente esito elettorale. Così è, e forse la “legittima difesa” verrà ancora resa meno vincolante. Spero solo, lo dico con convinzione, che quando accadrà che un padre spaventato ucciderà il figlio rientrato tardi scambiandolo per un ladro, lo si consideri per quello che è, un danno collaterale e non si spargano lacrime di coccodrillo. Anche se ciò accadesse due o tre volte l'anno, cosa significa percentualmente a fronte di 100, 200, 500 ladri e malviventi uccisi nel corso dei tentativi di rapina? Voglio solo condividere le riflessioni di oggi, parte di esse, con cui mi trovo d'accordo (e già questa è una novità quasi assoluta) scritte da Pierluigi Battista sulle colonne del Corriere. Riporto, anche per rispetto del copyright, solo gli ultimi due paragrafi, quelli dell'accordo. Perché a me sembra che ciò di cui abbiamo bisogno sono Forze dell'Ordine che considerino la nostra sicurezza e la tutela della nostra proprietà come bene primario, e che quindi ci diano confidenza di mettere tutto l'impegno per recuperare ciò che ci può essere stato rubato, fosse la catenina che ci ricorda la mamma morta come l'automobile che ci serve per lavorare, non considerando alcun reato “bagatellare” ma una violenza inaccettabile, e uno Stato severo e inflessibile che troviamo nelle parole di Battista che riporto. Alla fine è la sicurezza della legge l'unica difesa per i cittadini.


Pierluigi Battista

Non bisogna sottovalutare questo stato di malessere, liquidarlo come se fosse una reazione isterica o addirittura meschina. Anzi, bisogna ricordare che gli Stati moderni nascono proprio da questo patto con i sudditi che poi diventeranno cittadini titolari di diritti inalienabili: ti sottometti alla maestà della legge, perché la legge è la garanzia della tua sicurezza. Lo Stato garantisce secondo questo patto la protezione delle persone, si arroga il monopolio della violenza, si dota di un apparato repressivo e di un sistema giudiziario proprio per tutelare e difendere la vita e la proprietà di chi fa parte di una comunità nazionale regolata dalle leggi. Ma proprio per questo la risposta al senso di insicurezza che serpeggia in Italia deve muoversi in più direzioni. La prima è che le forze della sicurezza e dell’ordine non debbano conoscere tagli e mortificazioni.

La percezione dell’insicurezza diminuisce quando vedi lo Stato presente, i territori presidiati, la tutela delle persone avvertita anche fisicamente grazie a una polizia a cui non lesini risorse e aiuto. La seconda è la sempre ricercata certezza della pena, che impedisce a chi delinque di tornare a delinquere e di seminare paura e anzi terrore in chi si sente, indifeso, alla mercè dei violenti, con uno Stato impotente. Se non si imboccano queste due strade il tema della sicurezza resterà per forza un tossico destinato a inquinare lo spirito pubblico e dare spazio a demagoghi e violenti. E la disciplina della legittima difesa si rivelerà fragile e inefficace.

RELAZIONI

Mi chiedo se ci sia una relazione tra i rating pessimi che ha l'Italia in diversi campi e notiziole come questa letta oggi sul Corriere della Sera.
"LA CASSAZIONE
FA LAVORARE LA MOGLIE? VIALE MAZZINI NON LO LICENZI
Il coniuge non è un parente. Con questa motivazione la Cassazione ha respinto il ricorso della RAI contro un caporedattore, Livio Leonardi. Nel modulo con il quale aveva chiesto all'azienda un contratto di lavoro autonomo per la moglie, Leonardi aveva negato, sottoscrivendolo, "rapporti di parentela" con la signora (il regolamento vieta di assumere familiari. E la Rai aveva così chiesto il licenziamento di Leonardi, per aver taciuto il legame con la donna per la quale aveva chiesto un ingaggio "come invitata intervistata" al programma "Paese che vai". Tra i parenti, in base al "senso comune" ci sono anche i coniugi. Non così per la Suprema Corte: "parentela" e "coniugio" sono due cose diverse. Ricorso respinto."

lunedì 1 maggio 2017

ERI CONTENTO E RICONOSCENTE DI QUELLO CHE AVEVAMO

da IL GUARDIANO DEL FARO di Camilla Laekberg

"Era buonissimo già da neonato" disse Signe, la voce rotta e raschiante dopo il lungo silenzio. "Dormiva tutta la notte fin dai primi giorni e non ha mai causato fastidi. Ma io mi preoccupavo, l'ho sempre fatto. Era come se aspettassi che gli capitasse qualcosa di terribile."
" E hai avuto ragione. Avrei dovuto darti retta." Gunnar abbassò gli occhi.
"No, eri tu ad avere ragione." ribatté Signe guardandolo. Sembrava che di colpo fosse riemersa dal torpore. "Ho sprecato tanto tempo e tanta gioia mentre tu eri contento e riconoscente di quello che avevamo, di Matte."