sabato 21 giugno 2014

LA SFIDA MORALE DEL FUTURO

Sto casualmente leggendo un libro di SALVATORE VECA: QUESTIONI DI VITA E CONVERSAZIONI FILOSOFICHE del 1991.
Ho trovato questo paragrafo che mi è piaciuto, e mi ha anche incuriosito perchè esprime "la sfida morale del futuro". IL 1991, che è lontano giusto i pochi anni di vita di Giulia, sembra in realtà lontanissimo.
Veca sta scrivendo della vita come un labirinto, che lui vede come un percorso da fare con il filo di Arianna tra le mani.

" La costruzione di un'identità che può darci il filo d'Arianna nel labirinto non è un'impresa solitaria. Al contrario. Essa ha luogo e cresce grazie a un delicato e difficile esercizio di ascolto degli altri. Dipende dalla nostra capacità di metterci nei loro panni, di guardare il mondo dal loro punto di vista, di conversare con loro, sui di noi e su loro. L'amore e la simpatia, l'amicizia e il rispetto, l'ascolto e l'altruismo: sono quelle che la grande tradizione moderna della morale razionale ha identificato come le passioni che mettono in mostra il nostro moral learning, il nostro apprendimento morale.
La sfida morale del futuro sarà quella di una solidarietà razionale per individui come persone differenti, di una più profonda responsabilità per un destino collettivo e condiviso e di un rispetto per l'avventura individuale di ogni progetto di vita autonomo, mai ceduto a terzi al cento per cento"

Colgo mille sollecitazioni in queste ispirate parole, penso all'urlare senza sentirsi tipico del nostro dibattito etico e politico, penso alla contaminazione così difficile e così necessaria con tante altre culture, penso alla facilità di massificare e non distinguere l'unicità e l'irripetibilità  di ciascuno nel giudicare chi sfugge dalla guerra, dalla fame e dalla persecuzione,  penso alle parole di Shirin Ebadi (ogni tradizione, ogni cultura si ferma di fronte ai diritti fondamentali delle persone), penso al grido di dolore di Francesco per i cristiani perseguitati nel mondo. Penso che questa sfida morale è e sarò sempre per il futuro, perché temo non sarà mai presente.

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