mercoledì 7 marzo 2018

PER UN'ARTE DEL BUON VICINATO_ MARIO DELPINI

MARIO DELPINI
PER UN'ARTE DEL BUON VICINATO
Ho letto (ci si impiega un'ora, a leggerlo, per rifletterci sopra sicuramente no) questo libricino denso e importante che Mario Delpini ha pubblicato come "discorso alla città" (credo venga fatto ogni anno in occasione di sant'Ambrogio - Mario Delpini è Arcivescovo di Milano).
E' stata una lettura che mi ha coinvolto e fatto entrare in sintonia con l'autore, per quanto io sia lontano da Chiesa e religione in modo netto e definitivo.
Forse perchè l'ho trovato un libro laico, no, meglio, universale. Sì universale nel senso che parla a tutti gli uomini che ascoltano (beh, ammettiamolo, forse non ci sono esponenti religiosi che sanno parlare in modo così universale come gli esponenti della Chiesa Cattolica). Ma oltre, ho trovato i discorso di Delpini molto controcorrente, fuori anzi alternativo al "politicamente corretto" dominante oggi, in questa nazione l'un contro l'altro armato. E ovviamente sono attirato da chi va controcorrente, soprattutto con uno stile discreto e pacato come su questo libro.
Mi è piaciuta la parte iniziate con gli elogi (istituzioni, insegnanti - bellissimo - operatori (contrastando, come scrive, quella tendenza troppo facile alla critica e quell'enfasi troppo sproporzionata su alcuni... corrotti), che si conclude con un ringraziamento ( solo apparentemente banale) a chi fa funzionare la città facendo il proprio dovere. La tematica del dovere ritorna periodicamente nel libro, per esempio in contraltare rispetto ai "comportamenti arbitrari e la suscettibilità di chi credi di avere solo diritti". Ma ugualmente dovere delle Istituzioni  essere baluardo contro la prepotenza di chi prevarica sui diritti degli altri. Sembrerebbe banale buon senso, ma forse non è proprio il buon senso che è venuto a mancare?( c'è anche della ironia quando indica il dovere di elaborare normative sensate e di farle rispettare?). Ma non troviamo solo quelle raccomandazioni sensate che potrebbero relegare questo libricino tra "i bei discorsi" che si possono dimenticare in fretta. Non mi sembra. A pagina 19 e 20 troviamo una serie di domande che Delpini suggerisce le Istituzioni si pongano che sono in forma quasi maieutica una griglia per un programma di governo del territorio di chi si pone come potenziale amministratore di un Ente Locale. Così, senza dare nell'occhio un bel carico da mille. Con discrezione. Infine, tornando alla universalità, un richiamo a tutti (usando le sue parole: "per questo tutti, tutti!, sono invitati a partecipare; chi abita da sempre in città e chi è arrivato oggi, chi abita in centro e chi abita in periferia, chi parla il dialetto milanese e chi stenta a parlare italiano, chi ha un passaporto granata, chi ha un passaporto blu, verde, rosso"). Forse sbaglio ma questo non è solo un richiamo, è anche l'indicare un problema (tra l'altro ho trovato sintonia con un articolo letto su la Lettura del Corriere di Breschi - cito: "non importa da dove provieni, importa se la terra di arrivo è la tua nuova patria, e al riconoscimento di diritti e status corrispondono fedeltà e rispetto degli obblighi di una convivenza civile". Certo i piani sono un po' differenti, ma non opposti), ovvero se le comunità di nuovi italiani o di coloro che sperano di essere presto nuovi italiani non si chiudano, per mille motivi, nei loro cluster (per esempio, che partecipazione c'è di genitori allogeni o non italofoni ai Comitati Genitori delle scuole per interessarsi dei problemi delle scuole frequentate dai loro figli?, o nelle associazioni di volontariato?). L'ho fatta fin troppo lunga, ma è un libricino smilzo dove non una parola è di troppo. Meglio leggerlo che ignorarlo.

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