sabato 5 settembre 2015

IL LETTORE STOLTO: UN PERSONAGGIO CHE CORRISPONDA A UN'IDEA POSITIVA DI NOI STESSI

IL LETTORE STOLTO: UN PERSONAGGIO CHE CORRISPONDA A UN'IDEA POSITIVA DI NOI STESSI
Ieri sera ho finito il libro LA REGOLA DELL'EQUILIBRIO di Gianrico Carofiglio.

La mia valutazione, palesemente più superficiale della critica non favorevole della mia amica, è piuttosto positiva. Ho letto il libro volentieri, è stato facile individuare l'esito, oserei dire dalle prime battute, ma non per questo il plot è risultato scontato in modo annoiante. Certo, Carofiglio, perlomeno in questo libro, sembra non volere (o non sapere) gestire più di pochi personaggi, e infatti molti sono complementari e abbozzati (oppure relegati in ruoli fin troppo e irrealisticamente secondari), mentre altri, vedi Annapaola, sembrano un po' troppo costruiti. Però sono tutti “simpatici”, nel senso che hanno la loro funzione per far scorrere il “giallo” fino in fondo.

Ho trovato bellissimo il cameo della professoressa di letteratura incontrata di notte in libreria, a mio avviso un omaggio a una amica di Carofiglio, introdotto e concluso con tenera simpatia.

Mi piace lo stile del protagonista che ci racconta la sua storia, riflessioni argute ed autoironiche comprese, mi ricorda certi film nei quali possiamo anche sentire i pensieri del protagonista che si guarda assieme a noi che lo guardiamo. Ho l'impressione che serva a Carofiglio per introdurre le sue riflessione etiche e morali che, forse sono di bocca buona, mi sembrano mai banali. Tutto il libro è pervaso da senso etico e da una volontà di guardarsi con ironico disincanto, come a voler dire che da vicino siamo tutti un po' miserelli, ma che se ci accettiamo, nelle nostre piccolezze, e senza autoassolverci sappiamo guardare con ironia i nostri faticosi sforzi per migliorarci, possiamo continuare a convivere con noi stessi.
Questa è la mia riflessione, magari Carofiglio voleva dire tutt'altro e io continuo a condire tutto con aria fritta

Però vorrei riportare due paragrafi che mi sono piaciuti molto e nei quali mi sono riconosciuto molto

Nel primo Annapaola, l'investigatrice verso cui Guerrieri è attratto gli dice:

uno di noi, negli anni, crea un personaggio disse stesso. Uno con cui identificarci, che corrisponde a un'idea positiva di noi stessi, che racchiude le qualità che ci piace pensare di avere. Il tuo personaggio, quello che ti sei creato con cui ti identifichi, fra le varie caratteristiche, ne ha uno che potrebbe essere descritta così:
e continua con una descrizione legata al personaggio che qui non interessa. La parte importante, quella nella quale ho immaginato Annapaola parlasse a me, è quella che ho trascritto e che ho trovato precisa e vera


Un'altra parte nella quale mi sono sentito coinvolto e messo in discussione è questa
Tutto quello che stai dicendo solo un modo per sollevare cortine fumogene, per sfuggire alla responsabilità di prendere una decisione non ovvio. Un modo di mentire a te stesso. Dici che ci sono le regole deontologiche, la tutela del cliente, gli obblighi dell'avvocato per sottrarsi alla responsabilità che ti deriva dall'aver saputo certe cose. Non è che ti nascondi dietro i presunti doveri professionali solo per evitare seccature, solo per evitare di scegliere? Solo per sottrarsi alla fatica di fare delle distinzioni?
Come era la battuta di quel film bellissimo di Renoir, la regola del gioco? " Ho voglia di sparire in un buco... Di non vedere più niente, di non dover più distinguere ciò che è bene e ciò che è male ". È quello che vuoi fare tu? Sparire in un buco per non dover distinguere fra bene e male? Come ti sentirai fra 10 anni rispetto a questo? Cosa vorreste aver fatto, fra 10 anni?


La difficoltà nel leggere la realtà odierna a volte mi fa sentire come il personaggio di Renoir.

Quando un autore sa mettere nella sua storia frasi come questa, beh, allora il suo libro merita di essere letto.

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