giovedì 3 settembre 2015

IL LETTORE STOLTO. TUTTI I PENSIERI INTELLIGENTI SONO GIA' STATI PENSATI

Ho preso in biblioteca e ho iniziato a leggere oggi questo smilzo librettino (si presenza smilzo di dimensione ma ho l'impressione, dalle prime pagine, che sia di un peso specifico notevolissimo) di STEFANO LEVI DELLA TORRE dall'intrigante titolo LAICITA', GRAZIE A DIO, frase che richiama quella famosa (che io pensavo fosse di Bunuel e che invece sembra sia di Bergson) che recita "SONO ATEO, GRAZIE A DIO" che io ripeto spesso, e spesso a vanvera come mi capita.

Vorrei proporre due stralci iniziali che mi fanno pregustare una lettura piacevolissima.
Il primo paragrafo che copio contiene la frase, di Goethe, che ho messo come titolo del post e che si completa con l'invito a tentare di ripensare i pensieri intelligenti, e LEVI DELLA TORRE spiega perchè. Mi ha colpito il suo argomentare, mi mette in discussione. Non che io abbia pensieri intelligenti, già pensati, piuttosto mi rendo conto, per una ricerca di coerenza a volte un po' donchisciottesca, di far fatica a ripensare i pensieri intelligenti con cui mi confronto, o mi scontro. Insomma, mi rendo conto di avere una certa rigidità di pensiero che non è esattamente laica.
Conclusione: che bello leggere, quanto aiuta nel mettersi in discussione e quindi nell'interrogarsi nel profondo. E come i pensieri intelligenti sono già stati pensati, le frasi intelligenti sono già state scritte, e mi limito a riproporle.

Nel suo breviario di massime e riflessioni Goethe scriveva che "tutti i pensieri intelligenti sono già stati pensati; occorre solo tentare di ripensarli". Se non ripensate, le convinzioni degradano in convenzioni, cambiano inavvertitamente di natura. Così può avvenire anche per le idee più brillanti e profonde; da rivelazioni che aprono nuovi orizzonti e dissipano pregiudizi, diventano fissazioni conservatrici, diventano esse stesse pregiudizio. Ugualmente avviene per le fedi: come i pani e i pesci, meglio siano fresche di giornata

Il secondo paragrafo invece mi conforta. Da ateo mi sento particolarmente interessato alle religioni e alla necessità che molti compagni di strada sul nostro pianeta sentono di avere di un Dio e una religione. LEVI DELLA TORRE mi sostiene in questo interesse, anzi dice che è un dovere per un laico conoscere le religioni per "litigare" (inteso in senso ironico, come confronto)

Per confrontarsi con la religione bisognerà pur saperne qualcosa, interrogarne i tesi e le argomentazioni. Se infatti, sul piano giuridico e istituzionale, ha senso il principio (laico) della reciproca non interferenza (libere chiese in libero Stato), sul piano del confronto delle idee e delle mentalità l'interferenza è invece doverosa. Non condivido la posizione di quei laici secondo i quali gli argomenti religiosi sono affari che non li riguardano. la religione non è solo un fatto privato, bensì collettivo e sociale, ed è su questo terreno che ci si confronta realisticamente con essa. In massima parte, laicità e religione si occupano in modo diverso delle stesse cose;: di come va il mondo e di come dovrebbe andare, della vita e della morte, della sofferenza e della speranza. Il conflitto tra laicità e religione non è tanto sugli argomenti quanto sul modo di argomentare, sui criteri di fondo circa il vero e il falso, circa il rapporto tra il sapere e il credere.

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