giovedì 3 settembre 2015

IL LETTORE STOLTO. PENSARE ALLA VITA QUANDO LA VITA SEMBRA ALLA FINE

Ho iniziato a leggere LA REGOLA DELL'EQUILIBRIO di Gianrico Carofiglio. So che, quando leggerà questa dichiarazione, un carissimo amico appassionato lettore di Carofiglio, gioirà. L'ho preso in biblioteca anche pensando a lui. Se a questo mio amico piace Carofiglio, vuol dire che merita. Ho già letto altri libri di questo autore e me li sono gustati. Non è quindi una novità. Però oggi ho trovato, nelle prime pagine questa frase (che fa dire al protagonista, l'avvocato Guido Guerrieri) che mi ha colpito e che ho trovato profonda, vera e ho sentito mia.

La regola dell'equilibrio di Gianrico Carofiglio
"Non lo so. Non riesco a definire il mio ricordo. È stato un giorno sospeso nel nulla. C'era la paura, prima di tutto. Erano come pulsazioni di paura. L'idea concreta che in breve, non in un futuro remoto e astratto, non esisterai più. Il mondo non esisterà più. Mi sono ricordato quello che disse un mio amico, Emilio, quando mi raccontò della malattia e della morte di sua moglie, aveva 34 anni. Pensi alle passeggiate che non hai fatto, a quando ti sei comportato da ragioniere con la moneta degli affetti. Non è solo la paura della morte, e che vorresti non aver sprecato il tuo tempo. Poi c'erano momenti di quiete perfetta. Come se mi fossi già abituato, come se avessi accettato il mio destino è potessi osservarlo con distacco. Una cosa che riguardava qualcun altro. E c'erano momenti in cui pensavo che non mi sarei dovuto arrendere, che avrei dovuto lottare, sconfiggere la malattia, qualunque fosse."

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