mercoledì 25 febbraio 2015

IL LETTORE STOLTO (5) : SI SALUTANO NICK HORNBY E JEROME K. JEROME

IL LETTORE STOLTO (5) : SI SALUTANO NICK HORNBY E JEROME K. JEROME

Ho concluso a breve distanza di tempo due libri che mi hanno tenuto una piacevolissima compagni in questi ultimi giorni: UNA VITA DA LETTORE di Nick Hornby e TRE UOMINI IN BARCA (PER TACER DEL CANE ) di Jerome K. Jerome.

Il libro di Hornby, beh, lo dovrò acquistare perchè anche se trascrivessi l'enorme bibliografia proposta, come potrei ricordare gli appunti e le annotazioni che in questo travolgente libro il supertifoso dell'Arsenal ci ha consegnato? Fortunatamente il capolavoro di Jerome è sul Kobo e potrò riprenderlo ogni volta che avrò voglia.

Saluto per ora questi due libri con due stralci.

Hornby ci insegna che i libri non muoiono mai, neanche quelli acquistati e non letti da 10 e più anni, siamo noi a non saper bene sentire il loro polso

“Sopra il mio letto (prendi nota Antonella! Mia nota) c'è uno scaffale dove tengo i Libri Letti e altri che sono davvero intenzionato a leggere, un giorno o l'altro. E inevitabilmente, con il tempo, alcuni di questi ultimi vengono dichiarati morti e traslati con delicatezza e rispetto al piano di sotto: nella libreria in soggiorno, se sono volumi rilegati, o in quella degli economici, appena fuori dalla porta della camera da letto. Lì hanno modo di riposa in pace (abbiamo una parola per indicare qualcosa che un tempo sembrava una buona idea? Lo spero.) Sono sicuro che lo sapevate già tutti, ma in realtà i libri non muoiono mai, solo che evidentemente non sono molto bravo a sentir loro il polso. L'ho imparato dai miei due figli più piccoli, che hanno preso l'abitudine di tirarli fuori dagli scaffali che riescono a raggiungere e farli cadere per terra. Ovviamente, cerco di non accorgermene, in quanto, se lo facessi poi forse sarei anche costretto a raccoglierli. Ma quando infine, a malincuore, ho concluso che nessun altro lo farà, spesso il libro o i libri che mi trovo in mano hanno un aspetto appetitoso – appetitoso e intonso – e così vengono rimessi sullo scaffale sopra il letto. E' un ottimo sistema, anche se vizioso, un po' come il ciclo della pioggia convettiva: l'interesse evapora e i libri si riducono ad aria calda, per cui si sollevano, sapete, obliquamente, o addirittura precipitano al pino terra ma poi bla bla bla e cadono sul pavimento... Forse non è proprio così, ma qualcosa del genere. E' proprio in questo modo che di recente è stato riscoperto Aria di Famiglia di Michael Ondaatje... ho cominciato a leggerlo appena l'ho raccolto dal pavimento, e non come se fosse pioggia, ma un frutto maturo e succoso."

Il secondo stralcio, per prendere commiato da “J.K.J.” è tratto da due capitoli , il 13° e il 16°. E' il collegamento che facciamo noi a rendere irresistibile il racconto, senza che l'autore faccia un richiamo. Alla fine del primo brano il risultato umoristico sembrerebbe raggiunto e compiuto, invece non che è il primo tempo (mimetizzato) di un sagace ritratto umano che non ci giunge nuovo. Ridiamo compassionevoli di noi stessi.

Cap 13

Avemmo molto da fare con le lance a vapore. Stava per cominciare la settimana di Henley, e ne passavano in gran numero, alcune sole, altre portando a rimorchio delle barche. Io odio le lance a vapore, e credo che ogni rematore le odii. Non vedo mai una lancia a vapore senza sentire il desiderio di attirarle in una parte solitaria del fiume e di strangolarle, nel silenzio e nella solitudine.

Nella lancia a vapore v’è una spocchiosa ostentazione che ha la virtù di destare ogni pravo istinto della mia natura, e io rimpiango il buon tempo antico quando si poteva andare in giro con un’ascia, con un arco e delle frecce senza tante cerimonie. L’espressione della faccia dell’uomo, che, con le mani in tasca se ne sta accanto al timone fumando un sigaro, basta per sè sola a scusare un impeto di rivolta, e l’imperioso fischio che v’intima di tirarvi da parte, son certo che assicurerebbe un verdetto di «omicidio giustificato» da parte di qualsiasi giurì degli abitanti delle sponde.

I conduttori delle lance a vapore solevano incomodarsi a fischiare per farci scansare. Se io posso dirlo senza apparire immodesto, credo di poter onestamente affermare che la nostra sola barchetta diede, durante quella settimana, più noie, molestie e fastidi alle lance a vapore che s’incontravano, che tutte le altre imbarcazioni messe insieme.

— Viene una lancia a vapore! — gridava uno di noi, avvistando il nemico a distanza; e in un istante tutto era pronto a riceverla. Io mi mettevo al timone, e Harris e Giorgio si sedevano accanto a me, tutti e tre voltando le spalle alla lancia, e la barca fluttuava tranquillamente in mezzo alla corrente.

La lancia continuava ad avanzare fischiando, e noi continuavamo come se nulla fosse. A circa un centinaio di metri di distanza, essa cominciava a fischiar furiosa, e i passeggeri correvano a chinarsi di lato vociando contro di noi, ma noi non li sentivamo nemmeno! Harris ci raccontava un aneddoto di sua madre, e Giorgio e io non ne avremmo perduto sillaba per tutto l’oro del mondo.

Allora la lancia dava un urlo finale, con un sibilo che quasi faceva scoppiare la caldaia; e poi rovesciava le sue macchine, soffiava nuvole di vapore, oscillava in giro e si avvicinava alla sponda: tutti a bordo si precipitavano a prua e urlavano contro di noi; e la gente sulla sponda si fermava a gridarci contro; e tutte le altre barche di passaggio si fermavano a far coro, finchè tutto il fiume, per miglia su e giù, era in uno stato di frenetica eccitazione. E allora Harris s’interrompeva nella parte più interessante della sua narrazione, e levava lo sguardo dolcemente sorpreso per dire a Giorgio:

— Ma, Giorgio, che Dio mi benedica, mi par ci sia una lancia a vapore.

E Giorgio rispondeva:

— Già, mi sembrava d’aver udito qualcosa!

E allora noi diventavamo nervosi e confusi, e non sapevamo come scansarci, e la gente nella lancia s’affollava intorno a darci delle istruzioni.

— Remate a destra… idiota! Indietro a sinistra. No, non voi… quell’altro. Lasciate stare il timone… ora, tutti e due insieme. Non a quel modo… Dico a voi…

Allora calavano un canotto e ci venivano in aiuto, e dopo lo sforzo d’un quarto d’ora, ci allontanavamo dalla loro via, in modo che potevano continuare la loro rotta; e noi li ringraziavamo tanto, domandando loro di rimorchiarci, cosa che non ci fu concessa mai.

Al capitolo 16

Alla chiusa di Reading trovammo una lancia a vapore di alcuni amici miei, che ci rimorchiarono fino a circa un miglio da Streatley. È delizioso essere rimorchiati da una lancia a vapore. Lo preferisco al remare. La rotta sarebbe stata ancora più deliziosa, se non fosse stato per un branco di miserabili barche che inceppavano continuamente il cammino della lancia. Per evitar d’investirle, dovevamo ogni tanto star bene attenti e fermarci. È veramente seccantissima la maniera come quelle barche a remi ostacolano la via d’una lancia sul fiume: si dovrebbe pensare a far cessare questo sconcio.

E sono anche così maledettamente insolenti. Potete fischiare fino a far scoppiar la caldaia, prima che si scomodino a tirarsi da parte. Se potessi fare a mio modo, ne investirei un paio di tanto in tanto, se non altro per dar loro una lezione.




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