sabato 12 luglio 2014

PAOLA MASTROCOLA: RIFLESSIONI SUI TEMI DI MATURITà

PAOLA MASTROCOLA: RIFLESSIONI SUI TEMI DI MATURITà
Stralci dall’intervento sul LA DOMENICA DEL SOLE 24 ORE del 29 Giugno.  Spero che gli estratti non pregiudichino il senso dell’intervento di Mastrocola.
Generalmente ciò che scrive e le idee che esprime questa scrittrice non mi piace, però per la terza volta, con una certa preoccupazione, trovo affinità, o perlomeno un piacevole disturbo alla pigrizia mentale,  con il suo discorrere.
“ (…)
Scorriamo i titoli, gli argomenti, per la prova di italiano di quest’anno: la tecnologia pervasiva, le città e le periferie fragili, il senso del dono, violenza e non-violenza, le nuove responsabilità (il clima e lo sviluppo) una poesia di Quasimodo, l’Europa negli ultimi cento anni.
Un tema letterario e un tema storico. Per il resto, i temi consueti del consueto dibattito d’attualità, i temi politici, sociologici, ambientali, etici, normalmente ospitati nei talkshow e sui giornali, in linea con il politicamente corretto cui siamo abituati. Tutto sommato, un invito agli studenti a mostrarsi conformi agli stereotipi dominanti. Una sottile istigazione al conformismo. E al discorso generico, fumoso, per forza intriso di sentito dire e luoghi comuni.
E adesso guardiamo le percentuali. (…)Solo il 4% ha scelto Quasimodo, e solo un altro 4% la storia d’Europa.
Hanno vinto i temi dell’attualità. (…) Temi per cui non è necessario uno studio approfondito, né la padronanza di competenze specifiche  (qui, per eccesso di vis polemica o forse per l’antico vizio italico di non considerare la competenza scientifica, per me Mastrocola sbaglia in pieno. E’ vero che si può cincischiare con luoghi comuni, ma questo non vuol dire che così facendo si fa bene. Le tematiche proposte richiedono competenze scientifiche o conoscenze storico/letterarie precise – e pure precisione linguistica- per essere sviscerate con pienezza critica. Mastrocola nel suo manicheismo volge il discorso dove le fa comodo, ma è imprecisa tanto quanto presume lo siano i suo nemici – del ministero, di una parte della società che manifesta attenzione verso le problematiche attuali). Basta avere opinioni, orecchiare qua e là, collegare i brani fotocopiati e confezionare un discorso sull’onda degli stereotipi da mass-media. Dopo cinque anni di scuola superiore noi diciamo ai nostri ragazzi: va be’, non importa cosa avete studiato e cosa sapete, vediamo un po’ che opinione vi siete fatta su alcuni temi caldi della nostra società.
4 studenti su 100 hanno scelto la poesia. Mi torna. (…) Abbiamo reso estranea la poesia. (Da notare che quando Mastrocola usa la prima persona plurale è palese e chiarissimo che in realtà parla in 2°pl o 3° pl – meglio seconda perché credo che lei abbia ben chiaro quali sono i suoi nemici). Ci siamo riusciti, in pochi anni. Secoli, millenni di poesia che, grazie al nostro operato, decadono, precipitano negli abissi del nulla. (…) Solo la scuola, unico luogo di una qualche timida resistenza, insiste nel dare ancora qualche assaggio di poesia. Ma sempre meno, sempre più stancamente perché non si può per anni continuare a parlare nel deserto. Lo si può fare per un po’, ma non per anni. (…)
L’intervento, che suggerisco di recuperare, continua con una invettiva contro la falsità dei politici che dicono di voler preservare la risorse per la cultura e un inno alla forza rivoluzionaria della cultura umanistica fondata sulla sua “inutilità”.

Come sempre quando la leggo trovo in Mastrocola qualunquismo reazionario mescolato a profonde e sentite denunce… del qualunquismo altrui. Rimane, spesso, non sempre, una valida stimolatrice contro la pigrizia intellettuale.

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