domenica 13 luglio 2014

BIG DATA. PRIVACY BY DESIGN NEI BIG DATA EUROPEI

Da NOVA SOLE24ORE DEL 21 LUGLIO 2013
Articolo di DIno Pedreschi e Fosca Giannotti

Siamo tutti pollicini digitali, seminiamo le briciole (digitali) dietro di noi. I nostri desideri, opinioni, stili di vita, movimenti, relazioni sociali lasciano traccia attraverso il web, gli smartphone, il bancomat. E giorno dopo giorno, le nostre briciole diventano una valanga di BIG DATA, nuovi strumenti per capire la società e prevedere crisi economiche, epidemie, diffusione di opinioni, distribuzione di benessere, povertà, risorse energetiche. Social mining, per accelerare la conoscenza e migliorare la qualità delle nostre decisioni come singoli cittadini, istituzioni, imprese.
Da questo bendidio, però, a trarne beneficio finora sono i "latifondisti della conoscenza": i giganti del web che dai dati scoprono i nostri profili per il loro business, il marketing personalizzato; le agenzie di sicurezza dei governi, che ci spiano per scoprire potenziali terroristi.
Poco beneficio ricade, finora, sulla gente comune, che pure le briciole le produce. Le potenzialità dei BIG DATA come bene pubblico non sono percepite dalle persone che invece leggono i BIG DATA come sorveglianza, controllo sociale, intrusione nella sfera personale, mancanza di trasparenza. E quindi si fidano poco. Eppure questa situazione non è ineluttabile. Un'altra strada è possibile, basata sulla partecipazione. Democratizzare i BIG DATA. Seguendo due linee di attacco.
Primo, liberare la potenza dei BIG DATA con la privacy-by-design. La tecnologia è già disponibile, si tratta di abituarsi a soppesare due interessi legittimi che possono entrare in conflitto: il diritto al rispetto della sfera personale e il diritto di accedere alla conoscenza come bene comune. La buona notizia è che nella gran parte di usi statistici dei BIG DATA si può avere capra e cavoli: privacy a braccetto d'informazione di qualità.
Seconda linea di attacco, new deal sui dati personali: porre la persona al centro dell'ecosistema dei BIG DATA, padrone delle sue briciole. Se ciascuno ha la possibilità di integrare i propri dati ed estrarne migliore conoscenza di sé, allora parte un'altra storia. Allora ciascuno capisce il valore dei BIG DATA, vedendosi riflesso nello specchio digitale, e può decidere di partecipare al gioco, condividendo parte della propria conoscenza per migliorare i servizi che trova utili e di cui si fida.

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