giovedì 26 dicembre 2013

Perché l'Italia non riuscì a cogliere la straordinaria opportunità di utilizzare l'euro

Angelo Bolaffi. Cuore tedesco, il modello Germania, l'Italia e la crisi europea

Perché l'Italia non riuscì a cogliere la straordinaria opportunità di utilizzare l'euro come un vincolo esterno capace di imporre quella modernizzazione del paese che altrimenti le classi dirigenti da sole non sarebbero mai state non dico di realizzare ma neppure di pensare?
Quella dell'euro sarebbe potuta essere dopo il Risorgimento e la Resistenza la terza grande tappa dell'Italia verso la modernità democratica ed europea. Per poter sperare di vincere la battaglia dell'euro l'Italia avrebbe avuto bisogno di una sorta di governo di salute pubblica, convinto della necessità storica e della portata strategica di un simile impegno e in grado di raccogliere intorno a sé il consenso della nazione. Invece gli elettori italiani hanno irresponsabilmente creduto di poter aggirare una tale sfida lasciandosi convincere dalla narrazione tanto seducente quanto ingannevole di Berlusconi, un personaggio politico il cui profilo ricorda non certo quello di Mussolini, a suo modo caratterizzato da una tragica e criminale grandezza, quanto piuttosto quello di un "pifferaio magico".
O, peggio ancora, dell'omino di burro che nel Pinocchio di Collodi fa credere a degli ingenui bambini che sia possibile trasformare il mondo in un paese dei balocchi.
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"L'isolamento crescente in cui si è ritrovata l'Italia all'interno dell'Unione Europea é conseguente anche di una noncuranza autolesionistica per i meccanismi e le dinamiche del contesto europeo, di cui sono stati colpevolmente trascurati i vincoli, ma anche le opportunità (...) l'Unione é stata di volta in volta, a seconda delle opportunità del momento, ora rappresentata come vincolo esterno inderogabile, ora additata a causa dei mali nazionali, ora, anche, invocata come unica fonte di salvezza, col risultato di confondere responsabilità nazionali ed europee" (annuario della politica estera dell'Italia 2012 a cura di Istituto Affari Internazionali e Istituto per gli studi di politica internazionale)

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