sabato 18 giugno 2016

LO STOLTO LETTORE: SE NON CREDETE IN NIENTE, MEGLIO COSì, MUOIONO MEGLIO GLI ATEI

SE NON CREDETE IN NIENTE, MEGLIO COSì, MUOIONO MEGLIO GLI ATEI

CESARINA VIGHY

L'ULTIMA ESTATE

L'antefatto.

L'antefatto sta nella passione che mi è venuta per i cimiteri da cui deriva la ricerca e la lettura di libri che parlano dei cimiteri, in particolar modo quelli monumentali. Uno dei libri che sto leggendo è di Valeria Pelliccia: “PASSEGGIATE NEI TRATTI DELL'ETERNITÀ”. Pelliccia visita diversi cimiteri. Visitando il cimitero di Venezia SAN MICHELE IN ISOLA conosce una signora, anch'ella sul traghetto che le fa approdare sull'isola.

Voglio trascrivere il dialogo per inquadrare chi sia questa signora.
-Scusi, è questo il vaporetto per l'isola San Michele?
--Si, ci vado anch'io. Se vuole possiamo farci compagnia
-Va a visitare qualcuno?
--Ogni volta che torno a Venezia faccio una visita ai miei genitori e controllo se c'è posto anche per me
-Sa già che verrà sepolta lì, a San Michele?
--Sì, lo desidero molto. Ho dato disposizioni severissime a mio marito in proposito. Di lui mi fido e abbiamo già fatto insieme anche il giro di prova.
-Il giro di prova?
--Vorrei che i miei cari, dopo avermi accompagnata, andassero a mangiare in un bel posto, in laguna. Avevo pensato alle Vignole, un a piccola isola romantica tutta orti, due trattorie rustiche con il pergolato. Sarebbero andate bene ma poi abbiamo scoperto che sono aperte solo nella bella stagione.
-Allora può morire soltanto d'estate?
--No, ho cambiato giro. Li manderò a Torcello, dove c'è una magnifica locanda che funziona tutto l'anno. E' un po' casa ma si mangia benissimo. Si muore una volta sola, no?


Questo dialogo continua, ma non voglio stancare, e poi se si è curiosi si può cercare il libro nel nostro meraviglioso sistema bibliotecario, tra qualche giorno io lo riconsegno.

Abbiamo cominciato a farci un'idea della signora che dice che dopo che la avranno sepolta, manderà (!) i suoi famigliari alla locanda al Torcello!

Scopriremo dopo qualche pagina che la signora è Cesarina Vighy, bibliotecaria appassionata di cimiteri. Ci informa l'autrice che a questa signora, un anno dopo, verrà diagnosticata una rara malattia neurologica degenrativa. E, poco dopo, a 73 anni, ha scritto il suo primo romanzo, L'ULTIMA ESTATE, diario estremo e potente inno alla vita. La sua sfida a ciò che ne sottraeva respiro, movimento, futuro si è nutrita anche del suo speciale culto dei morti e di passeggiate nei cimiteri. Continua Pelliccia: prima di scendere tra gli extraterreni è riuscita a pubblicare un altro libro, in cui ha dimostrato come si possa riuscire a vincere il morire (la morte è invincibile) , con dignità e schiena dritta, grazie allo humour, nero e spiazzante.

Cosa mi restava da fare, dopo aver letto queste righe? Solamente inserire i libri di Cesarina Vighy nella Wishing list di Amazon (nota non casuale per i lettori, se il vostro grande cuore vuole farmi un regalo e non sapete cosa, andate sulla wishing list e troverete abbondanti suggerimenti!) e cercarli in biblioteca. Fortunatamente unendo il sistema bibliotecario del vimercatese e la rete delle biblioteche del bergamasco si ha accesso a un'infinità di libri, così ho facilmente trovato anche i libri di Cesarina Vighy. Sto leggendo il primo libro (in realtà l'ho già finito) significativamente intitolato L'ULTIMA ESTATE.

Questo è libro dal tono duro a volte spietato, netto e mai edulcorato nei giudizi senza indulgenza neppure per i più vicini o per se stessa. Penso di poter usare a proposito le parole di Marino Sinibaldi nella fascette di presentazione: “scrive con una lingua nitida, a tratti feroce, mai retorica, attraversata da una vena di sarcasmo che non concede nulla alla pietàs, l'autrice affronta il più evitato dagli argomenti: la sofferenza.”

Si legge molto volentieri questo libro. Lo si legge con un senso di rispetto per la figura di questa donna e ci si chiede se questa scrittura, questo stile, sia dovuto alla malattia o una caratteristica intrinseca della signora.

Voglio citare due brani che possono rendere parzialmente consci del rigore di questa donna e di come ho l'impressione non facesse sconti a nessuno. Ricordo che la signora era bibliotecario.

A pagina 19 scrive “i più vanitosi vanno a rompere le tasche a bibliotecari e archivisti, nella ricerca inutile di nobili antenati. Ho lavorato per anni in biblioteca, amavo i lettori e facevo per loro le ricerche più raffinate finché indietreggiarono spaventati (troppa grazia, sant'Antonio) ma quella categoria di genealofili la detestavo, scarsa com'era di ogni cognizione e ricca soltanto di un'infinità di tempo da perdere. Ma non lo sanno, risalendo di ramo in ramo, si scopre che siamo tutti figli di puttana?"

Poco più avanti, dopo averci raccontato come si poneva in contrasto con le mode, compresa la moda di voler apparire antisistema ed essere invece perfettamente conformisti, scrive

“Dicono che si nasca incendiari e si muoia pompieri. A me è successo il contrario: brucerei tutto, adesso”
Infine un aforisma, che lei enumera nel capitolo “I consigli di Madame de la Palisse”, libera anche di andare oltre il decimo:

Mi piace il quarto: SE NON CREDETE IN NIENTE, MEGLIO COSì. UN PENSIERO IN MENO. MOLTI OSSERVATORI PROFESSIONALI RIFERISCONO CHE MUOIONO MEGLIO GLI ATEI

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