mercoledì 15 giugno 2011

I MANIFESTI DELLA LEGA E L'ARTE DI SENTIRSI SCIVOLARE VIA IL TERRITORIO

Casualmente a Trezzo i tabelloni destinati ai manifesti elettorali per il referendum sono ancora piantati per le vie del paese, casualmente domenica prossima la Lega organizza il raduno a Pontida verso cui si avvia con le ruote un po' sgonfie, casualmente a Trezzo la Lega ha riempito con i suoi manifesti (e con i suoi slogan un po' logori...SIETE AL GOVERNO, PRIMA DI RECLAMARE IL LAVORO PER I RESIDENTI, FATE SCELTE CHE FAVORISCANO LA RIPRESA OCCUPAZIONALE!!!...) che ricordano l'appuntamento a Pontida (senza parole d'ordine, nella confusione mentale del momento non ne è venuta in mente neanche una). Quei tabelloni elettorali non erano il posto deputato per manifesti di partito non inerenti ai quesiti referendari. Ma volete che le avanguardie della rivoluzione si fermino davanti a simili quisquilie? (e poi costa meno che pagare la tassa di affissione). Le regole sono per i banali difensori del vecchio, chi si crede illuminato al massimo le regole chiede che siano gli altri a rispettarle. Non capita solo alla Lega, va detto, vediamo che anche a Sinistra c'è chi purtroppo ha questa idea del rapporto sociale. Ma forse la crisi di legame con il territorio passa anche, parzialmente è vero, da questa arroganza, da questa volontà di marchiare il territorio anche se il territorio non vorrebbe essere marchiato, che più di tutti è proprio delle persone della Lega. Non me la prendo tanto con i passionali e appassionati militanti, quanto con il loro dirigenti che hanno fatto di questo modo di rapportarsi con il resto della popolazione una cifra stilistica. Non so se l'invasione di manifesti della Lega sui tabelloni elettorali sia una violazione di qualche norma (salvo che il buon gusto, la correttezza etica e la convivenza civica), non so se il Sindaco di Trezzo dovrà intervenire per sanzionare gli irregolari (non tema, ho sentito che i Partiti hanno predisposto una legge - con il concorso anche del PD - che stempera gli effetti sanzionatori), ma che sia un evidente segno di difficoltà, un tentativo di afferrare qualcosa che sguscia tra le mani come se fosse unto di grasso, un tentativo di fermare un scivolamento verso il basso come quando ci si trova su un declivio ghiacciato, un tentativo di dire "devo dire qualcosa" per far sentire il suono della propria voce come testimonianza di esistenza lasciando che il rumore sostituisca le parole, appare chiaro e più è grossolana la prevaricazione più stimola all'effetto opposto a quello prefisso.

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