martedì 9 agosto 2016

RYSZARD KAPUSCINKI: IL NEGUS (consigliato: con convinzione)

RYSZARD KAPUSCINKI: IL NEGUS (consigliato: con convinzione)

Kapuscinski
Che fortuna aver incontrato Kapuscinski. Ultimamente mi sto interessando di viaggi (si badi bene, di viaggi, non di turismo) e di diari di viaggio. Il nome di questo autore mi era noto per fama ma non per conoscenza diretta. Per approfondire questa tematica ho preso in biblioteca il Meridiano a lui dedicato.
Ottima scelta,
Ho letto quasi d'un fiato il primo libro, Negus, dedicato alla figura dell'Imperatore dell'Etiopia Hailé Selassié e alla fine del suo potere autocratico.
Kapuscinski idea un racconto che ha una prospettiva anomala, non dal punto di vista del vecchio autocrate, non dal punto di vista dei rivoluzionari seguaci di Menghistu e del DERG, ma dal punto di vista dei dignitari di corte. Nasce un racconto che assume a volte i toni di farsa ( i dignitari credono o fingono di credere in ciò che affermano, ma noi che vediamo "da fuori" ci accorgiamo del corrotto sofisma che stravolge e violenta la realtà ). Ho letto che Kapuscinski crea una "poetica del servilismo" e che nel raccontarci dell'Etiopia di Hailé Salassié estremizza una idea di stato sociale che a gradi diversi é applicabile (e applicata o pensata perlomeno) ovunque. In questo teatro dell'assurdo che sono le testimonianze che Kapuscinski genialmente va a cercare assieme al vecchio conoscente Teferra Gebrewold, ex caposezione dei Servizi di Informazione etiopici conosciuto in precedenti viaggi, pochissimo tempo dopo la presa del potere da parte del DERG, tra i funzionari di Palazzo Imperiale che non sono stati fucilati, imprigionati o che non sono fuggiti sulle montagne o all'estero, il servilismo, l'abiezioni di uomini che per mantenere un piccolo privilegio accettano qualsiasi umiliazione (il funzionario addetto a mettere il cuscino sotto i piedi del troppo piccolo Imperatore che sedeva su un alto trono - ne aveva 52 nel suo magazzino- o il funzionario che aveva come compito asciugare le scarpe sulle quali il cane dell'Imperatore aveva orinato), la lotta per conquistare il favore, la spietata logica per cui il popolo doveva essere mantenuto nella fame e nel'ignoranza, l'arte di caricarlo di gravami poco alla volta per evitare disperate rivolte, la corruzione e la delazione eretta a sistema, diventano filosofia di vita e di potere assunte come naturali da questi spaventati fuggiaschi.
Mi spiace non riuscire a spiegare la bellezza di queso libro, tradotto mirabilmente da Vera Verdiani, posso solo consigliare di leggerlo e copiare l'incipit.
""La sera andavo a raccogliere le confidenze di persone che avevano frequentato la corte imperiale:gente che un tempo risiedeva a Palazzo o che vi aveva avuto libero accesso. Ormai erano rimasti in pochi. Qualcuno era finito davanti al plotone d'esecuzione, altri erano fuggiti all'estero o erano stati rinchiusi nei sotterranei del Palazzo stesso, passando bruscamente dai saloni alle segrete. C'era anche chi si nascondeva nelle montagne o viveva tra le mura dei conventi, travestito da Monaco. Ognuno cercava di sopravvivere come poteva. Solo pochi erano rimasti ad Addis Abeba dove, a quanto pareva, era più facile sfuggire alla sorveglianza delle autorità.
Andavo a trovarli quando scendeva la notte. Dovevo continuamente cambiare automobile e travestimento. Gli etiopi, sospettosi per natura, stentavano a credere nella sincerità del mio intento: far rivivere il mondo spazzato via dalle mitragliatrici della Quarta Divisione."

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