sabato 13 dicembre 2014

QUALI SONO I REATI CHE IMPATTANO Più DIRETTAMENTE SUI CITTADINI- DUBBI SUI “REATI DI LIEVE ENTITA’” NON E’ IL CASO CHE IL GOVERNO CI RIPENSI SULLA DEPENALIZZAZIONE DEI “REATI TENUI”?

QUALI SONO I REATI CHE IMPATTANO Più DIRETTAMENTE SUI CITTADINI- DUBBI SUI “REAT IDI LIEVE ENTITA’”

NON E’ IL CASO CHE IL GOVERNO CI RIPENSI SULLA DEPENALIZZAZIONE DEI “REATI TENUI”?

Sono consapevole della mia ignoranza giuridica e del rischio che scriva senza fare una analisi razionale e sull’onda emotiva, però non posso evitare di percepire una certa contraddizione tra la volontà espressa dal Presidente del Consiglio di inasprire le pene sui reati legati alla corruzione http://youtu.be/7rFDC9T0Aps

e agli omicidi per incidenti stradali http://youtu.be/aRzCedYLAKk?list=UUp8W1bzofvzB8MfZSkYW2xw

e la approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri del giorno 1 dicembre, dello schema di decreto delegato con il fine di “sancire la non punibilità del fatto” per i cosiddetti reati di lieve entità.

Dal sito http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio

NON PUNIBILITÀ PER PARTICOLARE TENUITÀ DEL FATTO
Disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto (decreto legislativo – esame preliminare)

Su proposta del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto delegato che recepisce le proposte elaborate dalla commissione ministeriale nominata con D.M. 27 maggio 2014 e presieduta dal prof. Francesco Palazzo con l’obiettivo di rivedere il sistema sanzionatorio e dare attuazione alla legge delega 67/2014 in materia di pene detentive non carcerarie e depenalizzazione.
L’istituto, costruito quale causa di non punibilità, consentirà una più rapida definizione, con decreto di archiviazione o con sentenza di assoluzione, dei procedimenti iniziati nei confronti di soggetti che abbiano commesso fatti di penale rilievo caratterizzati da una complessiva tenuità del fatto, evitando l’avvio di giudizi complessi e dispendiosi laddove la sanzione penale non risulti necessaria. Resta ferma la possibilità, per le persone offese, di ottenere serio ed adeguato ristoro nella competente sede civile. L’attuazione della delega consentirà ragionevolmente, nel breve periodo, di deflazionare il carico giudiziario restituendo alla giustizia la possibilità di affrontare con nuove energie indagini e processi complessi, la cui definizione possa essere ritardata o ostacolata dalla pendenza di processi relativi a fatti di particolare tenuità.


Sono  pure consapevole che, anche se indiretti, i costi e i danni che sopportiamo per la diffusa corruzione, anche quando siamo parti coinvolte come ungitori e unti (perché se è così diffusa non è possibile che sia sempre “opera di altri” come appare dall’indignazione diffusa – ma qui ciascuno risponde di sé) e quindi pensiamo di averne beneficio diretto, sono molto maggiori del furto o della piccola truffa subita. Ne paghiamo le spese quando i nostri figli non trovano lavoro, hanno le porte sbarrate nel cercare una formazione di qualità, non siamo ben curati o ben assistiti in caso di necessità, subiamo trasporti carenti o danni per infrastrutture non funzionanti.

E’ vero.

Credo anche che togliere la punibilità non vuol dire che non si attivi il processo di resa giustizia per chi ha subito il reato (anche perché ci sono casistiche che rendono necessaria, a parità di reato, la sanzione penale, e comunque il risarcimento del danno è previsto) ragione per cui non accade che a fronte di una denuncia di un reato (lieve) subito ci si senta rispondere: ma è tenue, lasciamo perdere (almeno non dovrebbe essere così, ma il linguaggio è ancora oscuro e burocratico – nonostante le promesse).

Però. Però è una brutta sensazione quella di sentirsi poco importanti agli occhi dello Stato. Perché credo sia questa la sensazione, almeno la mia. Perché non credo che lo Stato possa avere una visione puramente funzionale del cittadino, non considerarlo più il fine della sua azione. Non è piacevole sentirsi considerato meritevole di scarsa attenzione perché il baraccone della giustizia non funziona, come se fossimo noi, con la nostra giusta rivendicazione di una punizione per colui che ha infranto il patto sociale e ha violentato la nostra tranquillità, a non farlo funzionare. Sia compito dello Stato far funzionare a tutto tondo la giustizia.

Cosa vuol dire tenue? E’ tenue farsi sottrarre con la violenza, l’inganno o la scaltrezza qualcosa che possediamo? Cosa ne sa lo Stato di che cosa significa per noi quanto ci è stato rubato? Se un ladro ci ruba la catenina d’oro che è il ricordo di nostra nonna, o il camper con cui trascorro momenti felici con la mia famiglia, o il quadro che mi ha regalato un caro amico per un anniversario, al di la del valore economico, cosa ne sa il giudice se il danno che ho subito è tenue?

E la paura, l’ansia, il timore con cui devo vivere quotidianamente, il tempo vita e la qualità della vita che mi sono rubati o deteriorati?

E’ forse una piccola vendetta quella che desideriamo verso chi è entrato non invitato nelle nostre vite per procurarci danno a suo beneficio (senza che questo beneficio discenda dall’onesto sudore della sua fronte?). Può darsi.

Si può dire che non è il timore della condanna che ferma il ladro, quando lo è per indole o anche per una serie di cause che possono trasformare una persona che non lo sarebbe naturalmente ( non è il caso di discutere qui della guerra del penultimo contro l’ultimo che la situazione odierna e gli interessi partitici di alcuni – o perché utili idioti - stanno fomentando per distrarci da ben altri soprusi che subiamo quotidianamente), però non si può neanche dare la sensazione che lo stato distolga lo sguardo (anche se non lo fa, in un momento di crisi e di disorientamento come questo, la cura deve aumentare non dare l’impressione di diminuire).

Invece.

A mio avviso c’è un’altra sensazione altrettanto pericolosa che mina la nostra fiducia. Ancor prima della decisione del giudice (il reato è tenue, non c’è reiterazione, io vittima vengo rimborsato del danno…) occorre che il ladro sia preso.

Occorre che la prima risposta da parte dello stato (sulla prevenzione si sprecano tante parole, ma non possiamo pensare a un poliziotto dietro ad ogni angolo… ci sono sicuramente mezzi e metodi, ma non illudiamoci più di tanto) sia una risposta pronta e che ci dia la sensazione che il nostro problema diventa un suo problema. Che venga colta con piena considerazione la gravità percepita del danno subito (furto, truffa, violenza). E questo possono farlo le Forze dell’Ordine.



Non è che forse allora, piuttosto che cercare di risolvere il problema giustizia agendo per diminuzione sarebbe invece il caso di agire per incremento, sia quantitativo sia qualitativo e soprattutto di “attenzione al cittadino”. E poiché chi si mette tanto in gioco per la nostra sicurezza sono anch’essi cittadini, con politiche di “attenzione ai cittadini della polizia , dei carabinieri e delle altre forze”. Se ne esce solo insieme.

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