venerdì 30 maggio 2014

SI CONOSCE SOLTANTO CIÒ A CUI LA NOSTRA INTELLIGENZA RICONOSCE UN VALORE- LA “CLASSE CONVIVIO”



SI CONOSCE SOLTANTO CIÒ A CUI LA NOSTRA INTELLIGENZA RICONOSCE UN VALORE- LA “CLASSE CONVIVIO”


SCUOLA- UN DIBATTITO SULLE PAGINE DE “LA LETTURA” DEL CORRIERE DELLA SERA

Intervento di Alessandro d’Avenia: INSEGNANTI. QUESTA SCUOLA NON E’ UN’ANAGRAFE. Ma aggiungerei STUDENTI. QUESTA SCUOLA è UNA OPPORTUNITà CHE CHIEDE ANCHE IL VOSTRO CONTRIBUTO PER ESSERE PIENAMENTE REALIZZATA

Questo articolo trovato domenica 25 sulle pagine dell’inserto culturale del Corriere è molto interessate e invito a cercare di recuperarlo

Merita di essere letto tutto, riproduco alcuni brevi stralci che non danno l’idea della ricchezza del contenuto nel suo complesso.

A mio avviso meriterebbe una continuazione che ponga sullo stesso piano contrapposto/relazionale gli studenti. Se la figura del docente è importantissima nell’economia di una “buona scuola” lo studente di oggi ha tutti gli strumenti per capire la fortuna di “poter studiare” e per convincersi che la sua responsabilità nel funzionamento della scuola è altrettanto importante. Un giovane oggi non può limitarsi ad essere condiscendente target consumistico o target cultural/politico. Ha la possibilità di essere veramente libero e quindi di comprendere l’importanza dell’istruzione, della curiosità e della conoscenza anche se di fronte si trova un “in-docente” o un “in-decente” e non solo un “docente in atto”.

Stralcio 1: “Se dovessi distillare il succo di 14 anni di insegnamento… direi con Elisa Canetti … Solo una discontinuità antropologica (e quindi economica) potrà cambiare la scuola, non belletti organizzativi spacciati per riforme. Una rivoluzione copernicana che ponga nell’ordine giusto conoscenza e amore: ogni crescita in estensione e profondità della nostra conoscenza del mondo presuppone un’estensione della nostra sfera di inter-esse, cioè di amore.”

Stralcio 2 “ La qualità della relazione docente-studente determina l’apertura conoscitiva, a meno di non illudersi che istruzione ed educazione siano separabili. Si conosce soltanto ciò a cui la nostra intelligenza riconosce un valore (il cuore intelligente di Finkielkraut) segnalato da tutto l’essere dell’in-segnante”

Stralcio 3 “ Nella relazione scolastica tre sono gli elementi indispensabili: amore per ciò che si insegna (conoscenza e passione: studium), amore per il chi a cui si insegna (empatia: non sentimentalismo, ma riconoscimento dello studente come soggetto di un “inedito stare al mondo” e non oggetto da cui ottenere prestazioni), amore per il come si insegna (creatività didattica che rinnova ogni lezione in base ad allievi e contesto: metodo). Senza questi tre elementi non si dà e si genera contro-effetti: noia, avversione, disinteresse. Per questo credo in una personalissima trinità di professori. Uno. DOCENTE IN ATTO. Curando faticosamente i tre elementi, trasformano il loro “dìcere” (dire) in “docère” (mostrare)… e i ragazzi sono pro-vocati a lavorare sodo ( a noia non si oppone divertimento ma interesse) e a diventare teste fredde e cuori caldi… svicolano il sapere dalla pur necessaria prestazione e lo orientano a diventare vita: la cultura come strumento per leggere la realtà con totale apertura… aiutano i ragazzi a trasformare il loro destino in destinazione: “ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna” (Dante a Brunetto Latini). La loro classe è convivio, hanno l’autorità di chi assapora la vita e la porge.

Stralcio 4: Due. Gli “in-docenti”… Tre. Gli “in-decenti”. (nota mia, queste due categorie in questo post non interessano e non approfondisco)


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