sabato 24 maggio 2014

L'EUROPA CHE VOGLIAMO. SOLO EUROPA.

questo è il link a un articolo sull'Europa che merita di essere letto

http://temi.repubblica.it/limes/leuropa-che-vogliamo/62359

è di Lucio Caracciolo, tratto dalla bellissima rivista LIMES
Non si può essere in disaccordo con Caracciolo quando scrive che il Parlamento che andiamo ad eleggere non passerebbe un serio esame di democrazia, considerato che è ampiamente esautorato da veri poteri, viene eletto non su suffragio universale europeo ma con elezioni nazione per nazione, dove le tematiche fuorvianti nazionali prendono il posto del dibattito europeo (per un italiano questo è tragicamente verificato)

due stralci
Nessuno pare in grado di determinare in modo univoco che cosa significhi Europa, quale spazio geografico designi, di quali istituzioni debba dotarsi, quali obiettivi debba perseguire per i suoi cittadini e quale funzione possa svolgere nel mondo. Ciascuno ne coltiva idee diverse, più spesso nessuna idea. Perché nessun leader europeo pensa che questo esercizio possa portargli vantaggio. Anzi, a mostrarsi pro-europei i voti si perdono
— giurano tutti (in privato).
È davvero così? Lo è senz’altro, se si scambia per pro-europeo il vuoto europeismo retorico, con i suoi discorsi della domenica recitati al modo ottativo intorno agli Stati Uniti d’Europa e ad altri magnifici ideali mai definiti, senza una road map verificabile. Ma non si può solo moralizzare intorno al “dover essere”, magari non credendo nemmeno alle proprie parole. Come si può chiedere a un cittadino elettore di entusiasmarsi per qualcosa che non siamo nemmeno in grado di definire?

Si può sperare in non troppo future elezioni per il Parlamento europeo, senza virgolette? Si deve. La deriva antipolitica non si ferma da sola. Per invertire la rotta, orientandola verso una democrazia europea, dunque verso uno Stato europeo a tutto tondo, prodotto da chi lo vuole e lo può erigere, occorre che ciò che resta delle democrazie e dei parlamenti nazionali produca un disegno possibile, non per aggirare il consenso, ma per coagularlo. Scopriremmo forse che, coinvolti in un progetto d’Europa, noi europei ne premieremmo gli artefici con il nostro voto. L’alternativa non è lo status quo, che non esiste. Galleggiare a lungo nel mare dell’antipolitica è illusione. E naufragarvi non sarebbe dolce.

la soluzione è quindi non solo più Europa, ma solo Europa. Uno stato Europeo, per me centralizzato, non federale, nel quale il Parlamento viene eletto con partiti e liste transnazionali, con una lingua condivisa, con una burocrazia condivisa, e nel quale le leggi non devono essere "adottate" ma sono cogenti da subito.
Purtroppo nessuna lista, a quanto sono riuscito a sapere in questo "silenzio sull'Europa", ha il coraggio di proporre questo

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