martedì 1 dicembre 2015

DUE NOTERELLE SULLA VICENDA DI ROZZANO

DUE NOTERELLE SULLA VICENDA DI ROZZANO

Sulla vicenda di Rozzano ho avuto occasione di leggere, senza particolare curiosità, molte cose, in parte molto interessanti, condivisibili o meno, in parte emerite sciocchezze, tutte non condivisibili.
La confusione era tanta, per esempio ancora questa sera il TG3Lombardia citava un concerto di Natale annullato, che ho avuto voglia di andare a leggere la lettera redatta dal Dirigente scolastico Parma.
Egli scrive che "l'unico diniego che ho opposto riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell'intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani".
Il dicibile e l'indicibile (forse questo in misura maggiore di quello) sulla vicenda é stato detto. A me due cose colpiscono, molto marginali, sia chiaro, secondarie direi.
La prima é la centralità della scuola e la sua sussidiarietà rispetto ad altre agenzie formative informali. Mi spiego. Queste due mamme hanno ritenuto di dover entrare nella scuola per insegnare ai bambini cristiani ( a tutti? A quelli che volevano? A quelli i cui genitori volevano?), quindi già parte di un ambiente specifico, canti cristiani che evidentemente non era possibile fare nelle famiglie, all'Oratorio, al catechismo che probabilmente in quanto cristiani questi bambini seguivano. Ne esce un ruolo preminente per la scuola nella formazione a tutto tondo dei giovani, merita questo una riflessione su quanto sia importante investirci risorse e impegno, ma ne esce anche un ritratto molto povero delle altre agenzie educative.
La seconda riflessione é sullo stato veramente deprecabile in cui versa " l'informazione" in questo paese. Questa necessità di cercare mostro da sbattere in prima pagina, questo dipendere dal "cane che morde l'uomo" altrimenti con cosa si riempiono prima i giornali, soprattutto i minori, e poi a cascata gli altri organi di informazione. Se questa "stampa" (ma uso la parola nel senso più ampio) dovrebbe essere "il cane da guardia della democrazia", comincio a rivalutare le oche ( del Campidoglio). Con maggior modestia e sentendosi meno "casta" hanno fatto meglio il loro dovere.

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