sabato 30 gennaio 2016

NASCERANNO DA NOI UOMINI MIGLIORI? Spero solo nei giovani.



GIORNATA DELLA MEMORIA 2016. “LE VIOLE MI HANNO LIBERATO” Letture da memorie di deportati di Barbara Menegardo e Marco Montanari dell'Associazione Colpo d'Elfo. Serata organizzata a Trezzo da ANPI TREZZO.

https://youtu.be/WR1KZ8Tod8Q

Ho trovato questo breve brano finale dell'ottima performance dei due artisti (credo tratto da un libro di Roberto Camerani -un tempo ospite abituale ed apprezzato a Trezzo) il momento più drammatico, amaro e disperante dell'intera rappresentazione.

Perché non c'è nulla di più amaro e triste di una profezia inattuata, una promessa mancata, un speranza disattesa, un impegno inevaso, una accorata richiesta non ascoltata.

Legge Barbara Menegardo (ho trascritto spero fedelmente le parole), facendo parlare il deportato Camerani: “Nasceranno da noi uomini migliori... senza paura e senza troppo riflettere i nostri nipoti si daranno la mano e rimirando le stelle del cielo diranno come è bella la vita, intoneranno una canzone nuovissima, profonda come gli occhi dell'uomo, fresca come un grappo d'uva, una canzone libera e gioiosa. Nessun albero ha mai dato frutti più belli, e nemmeno la più bella delle notti di primavera ha mai conosciuto questi suoni, questi colori. Nasceranno da noi uomini migliori, la generazione che dovrà venire, sarà migliore di chi è nato dalla terra, dal ferro e dal fuoco”.

E' vero, c'è stata la tragedia della spartizione alla nascita di India e Pakistan, c'è stata l'Indonesia, il Viet-nam, il Biafra, la dissoluzione della Yugoslavia, il Rwanda, l'Apartheid, il Sud America da D'Abouisson a Videla, la Cambogia, il Tibet, i Gulag, i Laogai, e mille altri motivi per cui avremmo dovuto capire che questa speranza, questa invocazione, questa preghiera era già stata tradita, iniziando ad essere tradita immediatamente dopo che l'ultima parola era stata pronunciata.

Ma è da Europeo che vive in Europa in questi anni, questi mesi, questi giorni, che provo e sento tutto il peso del tradimento di questa stupenda affermazione. Lo sento sulla pelle ma lo vedo soprattutto sorgente attorno a noi e tra di noi. E sento che, per colpa o per inettitudine, per calcolo o per ignavia, non è questa mia la generazione di cui parlava Camerani. Forse siamo vittime dell'eccesso confuso di informazione e del senso ultimativo che la cronaca ha assunto per cui ogni settimana ci sembra di essere in procinto di vivere la fine dei tempi e il momento definitivo della storia (e questo toglie speranza e lucidità nel ragionare sul medio lungo periodo). Ma nella lunga infinita striscia di sangue che accompagna la nostra storia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, mai come ora appare ricorrere quello che pensavamo di esserci lasciato alle spalle: la volontà di distruggere l'altro per la sua stessa ontologica essenza (razziale, culturale, religiosa o civile), che non può non far tornare alla mente il Nazismo. Forse ne siamo particolarmente colpiti perchè siamo noi Europei ad essere messi in mezzo, contrariamente ad altri momenti nei quali potevamo magari commuoverci per popoli lontani e considerati poco civili?

Queste considerazioni mi sorgevano ascoltando le parole pronunciate da Barbara Menegardo, che casualmente avevo deciso di registrare, e motivatamente mi saliva la depressione. Poi mi sono voltato e ho visto seduti dietro di me due splendidi giovani e in loro, nei loro bellissimi volti, ho visto anche tanti altri giovani come loro o più giovani, come i miei figli e tanti altri che ho la fortuna di considerare amici, e ho capito che è in loro la speranza di Camerani, di loro parlava, se manterranno la promessa, dicendo “nasceranno uomini migliori”. E' così.



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