sabato 16 agosto 2014

FERGUSON: LA PRIMA GUERRA MONDIALE: IL PIU' GRANDE ERRORE DELLA STORIA MODERNA (?)

NIALL FERGUSON: LA VERITA’ TACIUTA
A pagina 238 del suo libro, al termine della rielaborazione storica politica ed economica dell’Europa (e conseguentemente del mondo) che si sta dirigendo verso l’abisso della Grande Guerra, l’autore, che manifesta di credere che questo evento non fosse ineluttabile (il sottotitolo del libro è “ La Prima guerra mondiale: il più grande errore della storia moderna”) e si pone delle domande con le conseguenti risposte derivate.
(il capitolo è lungo, Ferguson pur essendo scozzese non è avaro di parole, pubblico alcuni stralci sperando di non rendere incomprensibile il senso)

L’UNIONE EUROPEA DEL KAISER
La Gran Bretagna avrebbe potuto limitarsi a una guerra continentale? Si tratta di una possibilità che è stata del tutto trascurata dagli storici. Anche quelli che deplorano il modo in cui fu combattuta la guerra in genere trascurano questa evenienza. Eppure dovrebbe essere chiaro che questa possibilità esisteva.
(…) La tesi di fondo di Grey (ministro inglese) era che la Gran Bretagna non poteva permettere che la Germania vincesse, perché una simile vittoria avrebbe reso la Germania “padrona di tutta l’Europa continentale e dell’Asia Minore”.
Ma era proprio questo l’obiettivo della Germania? Il Kaiser era davvero un Napoleone? La risposta a questa domanda dipende ovviamente dalla risposta a un’ulteriore domanda: quali erano i veri “scopi bellici” della Germania nel 1914?
(… disserta e cerca di confutare che il “programma di Settembre” di Bethmann rappresenti il vero scopo di guerra della Germania…)
Il punto critico è che , se la Gran Bretagna non fosse intervenuta immediatamente, gli copi bellici dei tedeschi sarebbero stati significativamente diversi da quelli del Programma di Settembre. (…) I famosi “suggerimenti di natura politico-militare” di Moltke del 2 agosto dicevano la stessa cosa: l’assicurazione che la Germania “avrebbe agito con moderazione in caso di vittoria sulla Francia […]doveva essere data […]senza condizioni e nella forma più vincolante”, insieme con la garanzia dell’integrità territoriale del Belgio. (…) Quindi non sarebbe rimasto altro che le seguenti proposte:
1.Francia […]Dev’essere pagata un’indennità di guerra a rate: dev’essere sufficientemente alta da impedire alla Francia di spendere somme considerevoli in armamenti nei prossimi 15-20 anni. Inoltre un trattato commerciale che renda la Francia economicamente dipendente dalla Germania [e] assicuri il mercato francese alle nostre esportazioni […] Questo trattato deve assicurarci libertà di movimento finanziaria e industriale in Francia in modo tale che le imprese tedesche non possano più ricevere trattamenti differenziati dai francesi.
2.[…] Dobbiamo creare un’associazione economica centro –europea tramite trattati doganali comuni che includano Francia, Belgio, Olanda, Danimarca, Austria-Ungheria, Polonia e forse Italia, Svezia e Norvegia. Questa associazione non avrà alcuna suprema autorità costituzionale e tutti i membri saranno formalmente uguali, ma in pratica saranno sotto la leadership tedesca e dovranno consolidare il predominio economico della Germani sulla Mitteleuropa.
3. La questione delle acquisizioni coloniali, in cui il primo scopo è la creazione di un impero coloniale centro-africano senza soluzione di continuità, sarà considerata in seguito, così come quella degli obiettivi da raggiungere nei confronti della Russia.
4. Olanda (…) Quindi l’Olanda dev’essere lasciata indipendente all’esterno, ma dipendente internamente da noi. Si potrebbe anche considerare un’alleanza difensiva e offensiva a copertura delle colonie; in ogni caso una stretta unione doganale.
(…)
I limitati scopi bellici sopra descritti avrebbe costituito una minaccia diretta per gli interessi della Gran Bretagna? Implicavano una strategia napoleonica? Non sembrerebbe. Tutto quello che le clausole economiche del Programma di settembre (senza annessione di Francia e Belgio) pretendevano era la creazione- con ottant’anni di anticipo, bisogna dire- di un’unione doganale europea dominata dalla Germani. Anzi molte dichiarazioni ufficiali sull’argomento hanno una impressionante risonanza con la situazione contemporanea: per esempio quella di Hans Delbrueck: “Solo un’Europa che costituisca una singola unità doganale può affrontare con sufficiente vigore le risorse produttive iperpotenti del mondo d’oltre Atlantico”, o l’entusiastico appello di Gustav Mueller agli “Stati Uniti d’Europa” (una frase usata prima della guerra dal Kaise) “ che comprendano la Svizzera, i Paesi Bassi, gli stati scandivani, Belgio, Francia, anche la Spagna e il Portogallo e, tramite l’Austria- Ungheria, anche la Romania, la Bulgaria e la Turchia”
(…)
Certo, Bethmann e il suo confidente Kurt Riezler non dubitavano che questo “Impero mitteleuropeo della nazione tedesca” fosse semplicemente “la maschera europea del nostro desiderio di potenza”. Lo scopo di Bethmann, come aveva detto Riezler nel marco 1917, era: “condurre il Reich tedesco, che con i metodi dello stato territoriale prussiano [..] non può diventare una potenza mondiale […] a un imperialismo di forma europea, organizzando il continente dal centro verso l’esterno (Austria, Polonia, Belgio) attorno alla nostra leadership tacitamente accettata”
Non è il modo in cui parlano i politici tedeschi d’oggi. Ma anche messo così, il progetto europeo tedesco non era ytale da impedire alla Gran Bretagna, con il suo impero marittimo intatto, di accettarlo e di conviverci.

(…)

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