lunedì 16 settembre 2013

'ALA AL-ASWANI : CHICAGO


Seguiamo le vicende di questo composito gruppo di egiziani che ruotano attorno all’ambiente universitario di Chicago con umana e commossa partecipazione.
Ripercorrendo le vicende del libro mi sembra che l’autore abbia voluto illuderci che l’unione o l’incontrarsi delle debolezze di queste persone (diverse per cultura e provenienza ma nelle quali potremmo riconoscerci) avrebbe potuto produrre risultati positivi, nella vita, nelle aspirazioni, negli esiti degli sforzi culturali, politici o sentimentali.
Poi si introducono, nella trama, crepe che portano velocemente al drammatico esito finale. Il potere appartiene a chi sa schiacciare gli altri sotto il proprio scarpone, oppure da servo sa aggrapparsi ad esso vendendo se stesso e chi sta vicino senza ritegno.
Non c’è speranza alla fine del libro. Il potere è un moloch che asservisce o distrugge. E chi si fa servo fa terra bruciata attorno a sé, può solo schiacciare chi è più piccolo, ma non creare una rete di rapporti umani paritari.  E non c’è salvezza per chi non si benda gli occhi e si vuole illudere che tutto vada bene. Anche se fugge dove sembra esserci democrazia e rispetto dei diritti, si accorge che questi valgono se non toccano la sostanza del potere, in caso contrario potere espresso in forma dittatoriale o potere con parvenza democratica parlano la stessa lingua, si appoggiano e hanno gli stessi nemici.
E’ un libro che avvince, un bel romanzo ben scritto, disegna figure che hanno la nostra simpatia e per la cui sorte rimaniamo addolorati.

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