sabato 14 novembre 2015

CHE IMPEGNO DOVREBBERO PRENDERE, SECONDO ME, LE COMUNITA' ISLAMICHE

CHE IMPEGNO DOVREBBERO PRENDERE, SECONDO ME, LE COMUNITA' ISLAMICHE

Premesso che non confondo 1 miliardo e mezzo di musulmani con i terroristi e che considero importanti e sinceri i comunicati di condanna che leggo sul web redatti dalle diverse organizzazioni islamiche italiane ed europee (e condivido il post “Not in my name” nel quale giovani musulmani dimostrano la loro opposizione e il loro dolore per chi professa la stessa fede e la rende motivo di timore e di lutto nel mondo). Premesso tutto questo mi chiedo se sia, da parte delle varie comunità musulmane, in particolare quelle residenti nei Paesi Europei o comunque considerati Occidentali (con il significato geopolitico che ha questo aggettivo), sufficiente.

Io credo di no.

Chiedo, in forma dialogica (ma la mia risposta è Sì!) se queste comunità non debbano esplicitamente e pubblicamente fare un passo in più.

Con tutti i distinguo del caso, ciò che non si può negare è che questi terroristi sono frutti avvelenati che però nascono da uno stesso giardino. Il giardino da più di un miliardo di frutti normali (buoni, meno buoni, comunque normali- non voglio perdermi in altri distinguo ora inutili) e un certo numero (spero piccolo, ma pericolosissimo) di frutti avvelenati. Ma il giardino è quello.

Ora, ci può essere il lavoro di intelligence, la giusta repressione e prevenzione da parte degli Stati, gli interventi alla radice e gli accordi internazionali che impediscano agli sponsor di fornire soldi, armi e obiettivi. Tutto bene, tutto necessario. Ma io credo che la sconfitta di questo terrorismo, soprattutto “domestico” può avvenire come abbiamo imparato e fatto già in Italia. Deve essere il giardino a seccare quelle radici. Ovvero le comunità islamiche a stringere accordi con gli Stati e impegnarsi a isolare e denunciare chi si perde sulla strada dell'estremismo non solo ideologico bensì anche terroristico. Io credo che possano, per mille motivi evidenti che è inutile spiegare, vedere, sentire, intuire e conoscere ben prima di ogni apparato di intelligence. Ci deve essere anche una alleanza di questo tipo tra le comunità e gli Stati. C'è già? Non lo so, non sono esperto di prevenzione del terrorismo (forse lo si fa in modo “coperto”, ma credo ora sia tempo che lo si faccia esponendosi), ma sicuramente aiuterebbe se oltre alle dichiarazioni di condanna e al “not in my name” (che sono importantissimi) ci fossero anche prese di posizione, impegni solenni e pubblici anche di questo tipo. Almeno io penso questo, potrei ovviamente sbagliarmi.

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