martedì 14 luglio 2015

IL LETTORE STOLTO. LA STORIA SI RIPETE? SI IMPARA DALLA STORIA?

IL LETTORE STOLTO. LA STORIA SI RIPETE? SI IMPARA DALLA STORIA?

Quando sono arrivato al brano che ora trascrivo di seguito, nel corso della lettura del libro di Oz UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA, ho avuto la sensazione di aver già letto questo passo.
Di averlo appena letto (altrimenti con la memoria che ho, come mi sarei potuto ricordare), e sono riuscito a ritrovare facilmente il collegamento.
E’ un breve stralcio dell’editoriale di LIMES dedicato alle migrazioni CHI BUSSA ALLA NOSTRA PORTA.
Non so, io propongo questa connessione. Forse è la suggestione di ritrovare parole simili in due brani letti a breve distanza, forse invece c’è proprio un profondo rimando storico e un monito su un pericolo che palesemente non viene colto in questi anni di “cupio dissolvi” del più importante, profondo, giusto, grande progetto che questo nostro continente, che tanto ha dato, in termini di civiltà e di lutto, a tutto il mondo e a tutti i popoli, abbia iniziato.

Amos Oz
Una storia di amore e di tenebra
Mio padre e i suoi genitori furono gli ultimi a giungere a Gerusalemme: il fratello di papà, lo zio David, insieme alla moglie Malka e al piccolo Daniel, nato un anno e mezzo prima di me, rimasero a Vilna.: mio zio David, malgrado la sua appartenenza ebraica, in giovane età era stato nominato docente di letteratura all'università locale.
Era un europeo consapevole, in un'epoca in cui nessuno in Europa si sentiva ancora europeo, a parte i membri della mia famiglia e altri ebrei come loro tutti gli altri erano panslavi, la germanici, o semplicemente patrioti lituani, bulgari, irlandesi, slovacchi. Gli unici europei di tutta l'Europa, negli anni venti e trenta, erano gli ebrei. Mio padre diceva sempre: in Cecoslovacchia vivono tre nazionalità - cechi, slovacchi e cecoslovacchi cioè gli ebrei. In Iugoslavia ci sono i serbi, i croati, gli sloveni e i montenegrini, ma anche lì vive una manciata di iugoslavi smaccati, e persino con Stalin, ci sono russi e ucraini e uzbeki e ceceni e tatari, ma fra tutti vivono anche dei nostri fratelli, membri del popolo sovietico.

Editoriale di Limes. Chi bussa alla nostra porta.
Trattare con distanza analitica un tema sconvolgente (le migrazioni) fuggendo la retorica (con annessa industria) dell'umanità riamo e le scorciatoie securitarie che speculano sulla paura dell'altro, può apparire velleitario. Eppure é uno sforzo che dobbiamo a noi stessi dopo che lo straniero in fuga da molti Sud in miseria o in fiamme che affacciano sul già mare nostrum ci ha strappato la maschera. Perché una certezza l'abbiamo: l'ordine europeo non é più.
(...)
Non abbiamo retto alla prova del migrante. Sotto la maschera che lo straniero ci ha strappato scopriamo mille identità, dalle nazionali alle locali, opportunamente inflazionate dalla paura del diverso. Tanti volti sfigurati dalla paura. Ne manca uno:l'europeo. Gli extraeuropei ci svelano ex europei.

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