sabato 12 aprile 2014

LOTTA AGLI SPRECHI. CAMBIAMENTO VERO O SOLO POLVERONE?



“Sulla prima pagina di lunedì scorso Luca Ricolfi ci ha raccontato la sua ultima peripezia burocratica: aveva chiesto all’Inps alcuni dati storici sulla cassa integrazione in Italia e l’ente pensionistico, affabile come sempre, gli aveva risposto in ritardo, con un preventivo di 732 euro per un servizio che a un impiegato fornito di computer avrebbe richiesto pochi secondi di lavoro. Gli ingenui lettori di Ricolfi si aspettavano dall’Inps una lettera di smentita oppure di scuse. Invece, dai bastioni del palazzo presidiato a lungo dal prode Mastrapasqua, esemplare raro di corpo umano con più incarichi che cellule, non si è levato alcun grido di dolore. Anzi, a precisa domanda, ci si è sentiti opporre un silenzio orgoglioso. 
 
Saranno i giornali che non fanno più paura, direte voi. Ma un trattamento analogo viene riservato ogni
settimana ai mammasantissima della tivù, da Report alle Iene. Le loro denunce spietate e circostanziate tolgono il sonno a noi telespettatori, ma non ai diretti interessati, che ormai non si prendono più nemmeno la briga di querelare. Le accuse ai burocrati di Stato rimbalzano contro un muro di indifferenza. Maleducazione? Forse. Senso di impunità. Può darsi. Ma ogni tanto mi assale il sospetto che nessuno si faccia avanti perché in un ente pubblico nessuno si sente davvero responsabile di qualcosa. Proprio perché lavora in un posto che è di tutti, il dirigente statale (con rare eccezioni) pensa che a rispondere debba essere sempre qualcun altro. E, al riparo di codicilli e regolamenti, finisce per rispondere soltanto a sé”. – tratto da il BUONGIORNO di Massimo Gramellini.


Mi piace riprendere interamente, a rischio di ledere il copyright de “la Stampa”, il BUONGIORNO, perché a mio avviso Gramellini mette il sale su una piaga.
Dall'uscita dell’ormai famoso libro “la Casta” di Rizzo e Stella la caccia allo spreco, alla stortura, all'approfittatore, al grande burocrate o al dirigente (anche privato a volte) che viene beneficiato da superstipendi, bonifici, indennità o superpensioni, è diventato lo sport nazionale
Come scrive Ostellino, nell’unico momento felice di un brutto articolo: “L’incultura politica nazionale plaude chiunque denunci “la casta dei politici”. Così l’Italia non esce dalla sua condizione e rischia di aprile le porte al primo ducetto”
L’alternativa è altrettanto deleteria, a mio avviso. Questa jacquerie mediatica più priva di preparazione politica piuttosto che spontanea, nella quale ormai gli editori e i programmatori di palinsesti televisivi puntano molto alimentata dalla rabbia degli esclusi dalla divisione del bottino ( rabbia per l’ingiustizia civica del profittare dei beni comuni oppure per essere stati esclusi?) produrrà veramente uno scatto etico del sentire politico della nazione o sarà tanta polvere alzata e tanto fango gettato in modo da non poter distinguere puliti da sporchi o dando la sterile soddisfazione del mostro (burocrate con stipendio e pensione irragionevole, ente inutile con numero spropositato di amministratori o dipendenti – che non vengono da Marte e non sono stranieri invasori – o similia) sbattuto in prima pagina e dimenticato il giorno dopo perché sostituito da un altro mostro.
Torniamo sempre al Gattopardo che sembra veramente il simbolo di questa nazione.
A un sostenitore dello stato centralizzato come me non può che far piacere il ripensamento, dopo l’ubriacatura federalista che – non ci voleva un genio se l’ho intuito io dall’inizio – ha portato al moltiplicarsi dello spreco, della corruzione e dei privilegi, sull’organizzazione dell’architettura della nazione. Ma a patto che ci sia una burocrazia prussiana. Entrare nel merito dell’opportunità di uno Stato Europeo centralizzato ci porterebbe lontano – ma ancora oggi sul Corriere la lettera del signor Scarbocci è una freccia in più nella mia faretra. Fatta questa pulizia necessaria, dagli esiti non scontati, è opportuno uscire anche dalla ubriacatura che l’impegno politico debba per forza essere gratuito. Con il rischio di far scontare la gratuità con la incompetenza. Federico il Grande, senza scomodare Pericle , scrisse nel 1752: “ Il sovrano è la prima persona dello Stato. E’ pagato bene, in modo che possa rispettare la dignità della sua carica. Ma in cambio gli è richiesto di lavorare indefessamente per il benessere dello Stato”. Fatte le dovute proporzioni, passando dall’Assolutismo Illuminato alla Democrazia, il concetto base non cambia molto.
Come l’Italia, temo, non cambierà molto! Se non cambia nel profondo.

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