domenica 17 novembre 2013

GERMANIA. SEMPRE COLPA DELLA GERMANIA. UN DIBATTITO

Dal Blog POSTDAMER PLATZ


Posted: 02 Nov 2013 02:18 AM PDT

L’importante è prendersela con la Germania. Una delle posizioni di maggior successo nell’Italia di oggi è dare la colpa alla Repubblica Federale Tedesca e alla sua Cancelliera le cui posizioni sono all’origine di tutti i nostri mali. Dal destino della controversa salma di Priebke all’accusa di esportazioni in eccesso, dall’introduzione del pedaggio autostradale fino all’austerità, invocare l’avvento di un imminenteQuarto Reich è diventato di moda, l’analisi più facile e semplice, anche perché, si sa, tutti i tedeschi sono nazisti. Simili semplificazioni sono diventate molto diffuse e popolari nel nostro Paese. Dai social network ai commenti sui principali organi di stampa nazionali è un proliferare continuo di accuse ai tedeschi di voler germanizzare l’Europa.

Negli ultimi giorni ci hanno pensato due tradizionali medaglie d’oro dell’antigermanesimo a dare fiato alla facile vulgata antitedesca e antimerkeliana. Libero, il quotidiano di Feltri e Belpietro, con un bel titolo in prima pagina: “La Germania ci deruba”. Il riferimento era all’accusa degli Stati Uniti allaGermania di violare i trattati sul surplus commerciale. In altre parole, la Germania esporta troppo e toglierebbe quote di mercato ai partner europei. Invece di ringraziare Berlino di tenere a galla la barcollante economie europea, gli "amici" di Libero dicono addirittura “ecco le prove” del furto della Germania al nostro Paese. Naturalmente non poteva mancare anche un attacco all’Unione Europea: “L’Italia e gli altri partner tacciono, gli USA no: La Merkel è la vera causa della crisi europea”. Ilterrorismo psicologico antieuropeista è una buona strategia per alimentare un sentimento antieuro sul quale poter fondare magari un nuovo partito pronto per le imminenti elezioni europee.
A rispondere alle critiche degli Stati Uniti al governo di Berlino ci ha pensato, tra gli altri, laSüddetusche Zeitung. La critica arriva nel momento sbagliato perché già dal prossimo bilancio federale i dati cambieranno e, secondo, la critica viene da un Nazione, gli USA, dove la Federal Reserve è costretta a stampare moneta per sostenere la crescita economica e contrastare la politica di austerità diWashington. Oggi è molto più critica la situazione economica e finanziaria degli Stati Uniti rispetto a quella dell’Europa.
Se Libero attacca, il Giornale rilancia. Il quotidiano di Sallusti accusa Angela Merkel (quale novità!) di voler far pagare agli stranieri le autostrade tedesche – notizia ripresa, ovviamente, anche da Libero. Nell’articolo “Sulle autostrade tedesche pagano solo gli stranieri. E l’Europa obbedisce” di Antonio Borrelli si legge: “Frau Merkel ha individuato chi dovrà pagare i conti pubblici tedeschi: gli stranieri. No, non i clandestini. Neppure i turisti extracomunitari. Quelli da tassare sono i vicini di casa, quelli che un tempo erano i cittadini di un unico grande sogno senza frontiere. Ecco, le frontiere sono tornate. Tutto questo con il probabile consenso dell'Europa. L’idea è semplice: far pagare le autostrade a tutti quelli che non sono tedeschi. … Il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung rivela che il commissario europeo ai Trasporti Siim Kallas considera compatibile con le normative europee la proposta tedesca, specie se ci fosse almeno una forma di pagamento ridotta per i germanici, magari un contributo incluso nel bollo auto.”

Tralasciando che ci si sarebbe aspettati almeno un cenno ad un dibattitto molto più complesso che c’è stato durante la recente campagna elettorale, tralasciando ancora che fino a prova contraria siamo noi italiani che facciamo pagare le autostrade ai tedeschi (in Germania infatti sono gratuite), tralasciando l’incomprensibile riferimento ai clandestini ed extracomunitari e tralasciando, infine, che non è stata una rivelazione della Süddeutsche Zeitung, la notizia è falsa. Non c’è stato alcun assenso dell’Unione Europea alla proposta della CSU (e mai accettata né dalla CDU di Merkel né dalla SPD, futuro alleato di governo) di introdurre il pedaggio autostradale per stranieri.
Non è la prima volta che Libero e il Giornale attaccano gratuitamente la Germania. Resta indimenticabile l’eleganza del quotidiano di Sallusti al tempo dell’incidende della Costa Concodia. Per rispondere ad un articolo ironico dello Spiegel, titolò “A noi Schettino. A voi Auschwitz”. O ancora il ridicolo articolo La Merkel ci ruba i cervelli, che denota, evidentemente, l'ignoranza delle drammatiche condizioni di lavoro in Italia.
Dare la colpa alla Germania è la migliore delle scuse per non voler vedere e affrontare i nostri problemi. Che si parli di debito pubblico, di instabilità politica, di inefficienza della giustizia, di disoccupazione, della morte di Priebke o della sporcizia delle strade, l’unica colpevole è sempre Angela Merkel, la Cancelliera da dipingere con i baffetti di Hitler, #tuttacolpadellagermania.

twitter@uvillanilubelli



Libero e Giornale sbagliano, ma la Germania è miope

Posted: 05 Nov 2013 12:40 AM PST

Ricevo e pubblico una replica di Giuseppe De Lorenzo (che i lettori di questo blog già conoscono) al mio articolo Sempre colpa della Germania.

Non sarà tutta colpa della Germania, certo, e probabilmente i titoli di Libero e de Il Giornalesono volutamente gonfiati perché indirizzati ad un lettore spesso critico nei confronti della linea tedesca e dell’Unione Europea. Accettiamo, dunque, la tesi che le posizioni dei due quotidiani sianoesagerate e magari troppo plateali. Ma, anche questo va sottolineato, è pratica diffusa di molti giornali “prendersela con qualcuno” per vendere più copie: Scalfari fu l’inventore di questo sistema e sugli attacchi a Craxi prima e Berlusconi poi ha costruito il primato italiano del suo giornale.



Detto questo, se nascondere il dramma della situazione economica italiana dietro le colpe dellaGermania è certamente inutile, oltre che cieco, non è però possibile nemmeno fare l’opposto, cioè chiudersi gli occhi davanti ad un fatto che riguarda non solo l’Italia, ma l’intera zona euro: laGermania, con le scelte di austerity, di intransigenza verso i debitori e i paesi in difficoltà, rischia di indebolire la tenuta dell’Eurozona. Ed è parere, oltre che degli Usa (secondo quanto riportato in questi giorni), anche di numerosi economisti. Rievochiamo qui, a modi di esempio, le posizioni del NobelPaul Krugman, secondo cui le scelte di Berlino hanno aggravato la spirale recessiva e difficilmente porteranno l’Unione fuori dal fango della crisi. Che, ormai, dura da molto, troppo tempo.
Gli Stati Uniti accusano la Merkel di esportare troppo, violando i trattati del surplus commerciale. Ebbene, mi sembra sbagliato affermare – come fai te - che, invece, bisognerebbe “ringraziare Berlino di tendere a galla la traballante economia Europea”. Perché se è vero che la crescita delle esportazioni tedesche permette alle statistiche sull’Europa presa nel suo insieme di non sfigurare troppo, è altrettanto vero che questo significa riduzione della competitività per le aziende degli altri partner (evidentemente svantaggiati dall’impossibilità di svalutare l’euro per sostenere l’export) e maggior afflusso di capitali nei territori tedeschi. Togliendoli – di fatto – alle altre nazioni europee, che invece devono rispondere alla crisi diminuendo le importazioni e i consumi interni, così da poter sostenere il debito. Senza addentrarci sulle accuse del Tesoro americano alla Germania, è forse utile ricordare un po’ di storia economica per capire il perché del sentimento antieuropeista e antitedesco che sta crescendo. Quando nel secondo dopoguerra la situazione economica dell’Europa era drammatica e i consumi dei cittadini dei paesi appena usciti dalla guerra praticamente prossimi allo zero, la scelta degli Stati Uniti fu quella del “creditore responsabile”: tassandosi ed intraprendendo il famoso piano Marshall favorì la ripresa del mercato europeo. I motivi di tale scelta erano anche economici: se l’Europa non si fosse ripresa, gli Usa avrebbero perso un mercato fondamentale, di cui la sua economia non poteva fare a meno. Allo stesso modo, la Germania ha incentivi di natura economica nell’evitare il collasso dell’eurozona: un ritorno alle monete nazionali non è certo ben visto a Berlino. Quindi, a detta di molti economisti, le scelte future della Germania dovrebbero essere molto distanti dalle politiche tenute sino ad ora e avvicinarsi, invece, a quelle fatte dagli Stati Uniti dopo il ’45. Che nel caso attuale significa sostenere l’importazione, favorendo così l’export dei partner europei, e allentare la presa sull’inflazione, che permetterebbe a paesi come Italia e Grecia di ridurre il valore del proprio debito e – ancora una volta – incentivare le esportazioni.
La crisi dell’eurozona non è tutta da addossare sulle spalle dei tedeschi e, ovviamente, laGermania può essere additata come la causa di tutti i mali italiani, che sono invece sistemici e di più lunga data: corruzione, debito pubblico, disoccupazione e instabilità politica. Ma se indietro non si può tornare, si deve guardare avanti ed evitare errori del passato. La Germania non può più abbassare la testa e portare avanti l’ariete dell’austerity a tutti i costi.

Giuseppe De Lorenzo


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