domenica 17 novembre 2013

CORRUZIONE. C'è CHI DICE NO

DAL SITO "AVVISO PUBBLICO"

“Come i cittadini possono risanare lo Stato”. Intervista ad Alberto Robiati, co-autore del libro “C’e’ chi dice no”.

I cittadini possono fare qualcosa contro la corruzione, le mafie e il malaffare? Anche se molte volte prevale lo scoramento o, peggio ancora, l’indifferenza, pare proprio di sì. Avviso Pubblico ha intervistato lo scrittore e giornalista Alberto Robiati, fondatore dell’associazione “I signori Rossi”, specialista in formazione relazionale e change management, che ha recentemente scritto un libro insieme a Stefano Di Polito e Raphael Rossi intitolato“C’è chi dice no. La rivoluzione dei Signori Rossi. Come i cittadini possono risanare lo Stato” (edito da Chiarelettere).

1. Chi sono i Signori Rossi?

Sono persone comuni. In particolare sono le persone oneste e corrette; dunque, almeno secondo noi, sono la maggioranza dei cittadini. Il problema è che, come noto, la maggioranza è silenziosa. Quindi noi ci siamo posti l'obiettivo di lavorare per renderla manifesta. I “Signori Rossi” sono per noi una risposta civica al dilagare, silenzioso e nascosto, della corruzione. Attraverso il Manifesto dei Signori Rossi sosteniamo e stimoliamo ogni singolo individuo e ogni movimento di cittadini attivi (per esempio tutti quei gruppi nati per presidiare un bene comune). I Signori Rossi mirano a sostenere una rete di, ci auguriamo numerosissime, azioni locali che sappiano creare un risveglio nella coscienza civica collettiva, per tornare ad avere voglia di occuparsi della cosa pubblica, di prendersi cura dello Stato.

2. Possiamo esserlo tutti?

Sì, possiamo esserlo tutti! Rossi è tra i cognomi più diffusi in Italia, può rappresentare il cittadino comune. Corretto e onesto. Rossi è anche il cognome di Raphael, co-autore con me e Stefano Di Polito del libro “C'è chi dice no”. Dall'esperienza personale di Raphael, che da amministratore pubblico ha denunciato una tangente, abbiamo tratto stimolo per rappresentare un modello nuovo, positivo, creativo, etico, per contrastare un malcostume diffuso nella Pubblica Amministrazione. Vogliamo creare una nuova percezione attorno alla correttezza. Non è vero che siamo circondati da corrotti e scorretti, come spesso si sente dire, o come spesso si vuole far credere. Siamo molti a praticare la correttezza quotidianamente e a pretenderla, specie dai nostri governanti e amministratori. Ma saremo in grado di ottenere risultati davvero concreti, pervasivi ed efficaci, solo quando oltre a essere una maggioranza, ci sentiremo anche tale. Per questo è importante che la voce circoli forte e veloce e che i corretti si manifestino!

3. Quando e perché è nata l'idea di scrivere un libro?

Abbiamo voluto lasciare questa traccia perché, attraverso la testimonianza di quanto fatto, proponiamo una strada possibile, se pure tra numerose difficoltà e ostacoli. Volevamo raccontare un'esperienza positiva, o come la definiamo noi una “avventura civica”. Rianimare la coscienza etica della maggioranza delle persone, innescare una serie di azioni per amplificarne la portata mediatica, sono tutti ingredienti necessari per un antidoto alla corruzione. La diretta conseguenza è la costituzione di presidi civici di persone interessate al proprio territorio e ai propri beni comuni, che esercitano un controllo sociale e, laddove possibile, una cooperazione civica, intorno alle aziende pubbliche (vero bacino di corrotti e corruttori). Il libro racconta tutto questo e fa una serie di proposte ai cittadini, agli amministratori pubblici, ai giornalisti, alla società civile, agli opinion leader, agli imprenditori e al mondo delle aziende. Non si tratta di utopie, ma di idee dedotte dalle nostre esperienze concrete.

4. Per essere “corretti e non corrotti” da dove bisogna iniziare?

Dal proprio quotidiano. Ciò che proponiamo è una sorta di “rivoluzione” personale, una specie di “chiamata” alla propria coscienza civica. Un invito a risvegliare la voglia, o in alcuni casi il bisogno, di impegno sociale. Certo, è necessaria la convinzione che i beni comuni siano una risorsa essenziale per lo sviluppo della società. E di conseguenza bisogna conoscerli e impararne i meccanismi, come fanno tanti cittadini nei piccoli comuni di tutta Italia quando partecipano ai consigli comunali. Si informano, studiano, dibattono, si confrontano. E poi prendono posizione, decidono e propongono. Questo tipo di partecipazione informata, colta, matura, competente, è la garanzia che può proteggere il nostro Paese da chi invece pensa che ciò che è di tutti sia di nessuno, dunque buono per il saccheggio. Quest'opera di partecipazione non può che essere collettiva. Dobbiamo tornare a nutrire la nostra capacità di metterci insieme agli altri e darci da fare per obiettivi condivisi. Dobbiamo educarci alla cooperazione e alla partecipazione, per esempio vivendo e sostenendo le tantissime associazioni già attive ovunque in Italia, che hanno a cuore una sola cosa: il bene comune e il nostro Paese.

5. Nel vostro libro avete parlato anche di Avviso Pubblico. Qual è secondo lei il ruolo e il valore che hanno associazioni come la nostra?


Avviso Pubblico ha il merito di mettere in rete enti locali che vogliono condividere pratiche virtuose e di proporre formazione su temi specifici, come il contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata. Ad associazioni come Libera e Avviso Pubblico abbiamo immediatamente pensato di rivolgerci quando ci siamo attivati come cittadini e come professionisti dando vita all'iniziativa dei Signori Rossi. Sul nostro sito www.signorirossi.it abbiamo voluto rappresentare il network di soggetti che promuovono come noi la cultura etica. Il senso profondo, appunto, è la rete, il fatto di mettersi insieme, e perseguire scopi comuni. Ed è con soggetti come Avviso Pubblico che miriamo, in futuro, a rafforzare servizi come SOS Corruzione, attivato sul nostro sito e gestito in modo del tutto volontario da esperti del tema. Un domani, ci auguriamo che, grazie all'aiuto di persone competenti e appassionate come don Luigi Ciotti di Libera e Pierpaolo Romani di Avviso Pubblico, questo tipo di servizio venga tramutato in uno sportello istituzionale, gestito direttamente all'interno degli enti locali, come servizio pubblico rivolto a tutti i cittadini.

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