giovedì 5 novembre 2009

LA MODA E LA MORTE SORELLE

Giacomo Leopardi, Operette Morali, "Dialogo della Morte e della Moda" (estratto)
Moda “io sono la Moda, tua sorella”
Morte “ mia sorella?”
Moda “ Sì: non ti ricordi che tutte e due siamo nate dalla Caducità?”
Morte “che m’ho a ricordare io che sono nemica capitale della memoria”
Moda “ Ma io me ne ricordo bene; e so che l’una e l’altra tiriamo parimente a disfare e a rimutare di continuo le cose di quaggiù, benché tu vada a questo effetto per una strada e io per un’altra.”
Morte “…”
Moda “ … Dico che la nostra natura e usanza comune è di rinnovare continuamente il mondo, ma tu fino da principio ti gittasti alle persone e al sangue; io mi contento per lo più delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle masserizie, dei palazzi e di cose tali. Ben è vero che io non sono perà mancata e non manco di fare parecchi giuochi da paragonare ai tuoi, come verbigrazia sforacchiare quando orecchi, quando labbra e nasi, e stracciarli colle bazzecole che io v’appicco per li fori; abbruciacchiare le carni degli uomini con istampe roventi che io fo che essi v’improntino per bellezza; sformare le teste dei bambini con fasciature e altri ingegni, mettendo per costume che tutti gli uomini del paese abbiano a portare il capo di una figura, come ho fatto in America e in Asia; storpiare la gente colle calzature snelle, chiuderle il fiato e fare che gli occhi le scoppino dalla struttura dei bustini; e cento altre cose di questo andare. Anzi generalmente parlando, io persuado e costringo tutti gli uomini gentili a sopportare ogni giorno mille fatiche e mille disagi, e spesso dolori e strazi, e qualcuno a morire gloriosamente, per l’amore che mi portano. (…)
Morte “ In conclusione io ti credo che mi sii sorella e, se tu vuoi, l’ho più per certo della morte. (…)

Nessun commento:

Posta un commento