mercoledì 2 gennaio 2013

DISCUSSIONE SU REGISTRO ELETTRONICO - IL MIO PARERE


MARIAPIA VELADIANO
PERCHE’ IL REGISTRO ELETTRONICO è UN’ILLUSIONE EDUCATIVA
Nono sono affatto d’accordo con l’articolo della signora Veladiano apparso oggi su Repubblica.
Il disaccordo parte dal titolo, e non è un fatto secondario perché crea un discrimine quando la giornalista illustra invece, nel proseguo dell’articolo,  concetti critici condivisibilissimi, solo che li imputa a un mezzo al quale invece io attribuisco potenzialità positive, ritenendo personalmente  i punti di crisi elencati estranei ad esso, esistenti anche in sua assenza, e figli di un approccio culturale più riconducibile a sensibilità di natura, in senso ampio, politica (nell’accezione di intereresse e cura della polis all’interno della quale il percorso scolastico dei nostri figli cittadini “quì ed ora” e “in fieri” nel contempo è parte fondamentale).
Concetti come la partecipazione dei genitori alla vita della scuola, oltre che nel rapporto precipuo con gli insegnanti dei nostri figli, la fiducia nei ragazzi, messa a volte a dura prova ma sempre da ricostruire con fatica e volontà  da parte di entrambi, le crisi, il cui superamento è iniziazione alla vita adulta.
Tutti concetti condivisi ai quali a mio avviso non si contrappone il registro elettronico. Il registro elettronico a mio avviso non placa l’ansia neglettendo la fiducia (come potete trovare scritto nell’articolo).
Il registro elettronico è uno strumento utile che anzi penso possa aiutare il collegamento e il colloquio tra docenti/scuola e famiglia
Dove c’è il registro elettronico, argomenta Veladiano, capita che i genitori non si facciano più vedere ai colloqui.
E’ un’affermazione apodittica che può avere riscontri positivi o negativi.
Ho il riscontro che in assenza di registro elettronico famiglie pur sollecitate a confrontarsi  con la scuola ignorino le richieste di incontro, o al contrario in presenza di registro elettronico ci sono famiglie costantemente a colloquio con i docenti per trovare assieme una strada per far superare le difficoltà ai figli.
Su queste e su altre affermazioni della giornalista si può assentire, ma non nel metodo che imputa al registro elettronico la causa delle difficoltà e delle negatività.
Non credo neppure che il registro elettronico possa ampliare e stressare la carenza di partecipazione da parte delle famiglie.
Anzi, io aumenterei l’utilizzo della tecnologia nel rapporto diretto tra scuola e famiglia. In due settori.
Primo settore: la trasmissione alle famiglie delle verifiche fatte dai figli alle famiglie. Sappiamo che moltissimi Istituti sono alquanto restii a consegnare ai ragazzi, soprattutto delle superiori, le verifiche in quanto documenti ufficiali. Eppure sarebbero uno strumento utilissimo per i genitori per conoscere non il nudo voto ma dove si annida la carenza del proprio figlio o figlia. Utile a cercare una strada per risolverla. Tutto quello che il nudo voto non concede (e difficilmente lo esaurisce il colloquio con il docente che anzi potrebbe presupporre come conosciuto il problema e potrebbe concentrarsi sulla strada per la soluzione).
Allora perché non utilizzare la tecnologia per  consegnare alle famiglie una scansione della verifica, salvando il documento ufficiale e ampliando la conoscenza delle famiglie?
Si pensa che questo strumento sarebbe utilizzato, come già la giornalista imputa al registro elettronico, dalle famiglie per aprire contenzioni con i docenti per un mezzo punto in più o mezzo punto in meno? Purtroppo questo problema già esiste (al netto di casi giustificati, è un andazzo tristemente comune a tutte le scuole, frutto di anni di svilimento della autorevolezza dei docenti e di un costume nazionale teso all’autogiustificazione a  priori – ma non è il caso ora di aprire questo fronte di riflessione).
Secondo settore. La giornalista lamenta la scarsa propensione delle famiglie a colloquiare  con i docenti. Ma non ha pensato, Veladiano, che forse esiste anche una difficoltà delle famiglie perché gli orari dei colloqui non sono amichevoli? O si fanno colloqui mattutini, in orario, per chi l’ha, di lavoro, o si fanno colloqui di massa pomeridiani che, salvo rari e bene auguranti casi, sono piuttosto veloci e affollati?
Quale alternativa? Esiste Skype. Perché non pensare a sessioni di colloqui organizzati via Skype, dove famiglia e docenti si possono guardare negli occhi, parlare a tu per  tu ma con la possibilità di farlo senza essere fisicamente davanti ( senza che fisicamente ci si debba spostare a volte anche in luoghi non vicini al proprio lavoro o alla propria abitazione)?
Mi rendo conto che il mio discorso è monco. Partecipare alla scuola vuol dire anche uscire una fredda sera d’inverno per partecipare alla riunione del Comitato Genitori, magari in una città non proprio vicina a casa, vuol dire essere disponibili a fare i rappresentanti, i genitori nel CdI. Per i ragazzi vuol dire non scappare da scuola al suono della campanella, ma vivere la scuola lungo tutto il giorno con attività e studio comune (ma apriamo il triste capitolo dei trasporti,  che mettono in disagio anche solo quando c’è un corso di recupero), vuol dire che Amministrazione Comunale e Genitori e Docenti partecipano assieme a mantenere il plesso in regime di scarsità di risorse (come ci racconta l’esperienza di Gallarate). Ma sto divagando.


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