martedì 4 marzo 2014

GRAZIE PER AVERCI OBBLIGATI

Tempo fa mi è capitato di leggere, da qualche parte, forse sui social, non ricordo più, un brano di qualcuno che sosteneva la necessità che ogni compito assegnato, ogni dovere richiesto fosse spiegato e motivato. Può darsi che si parlasse di scuola o di rapporti intergenerazionali, proprio non ricordo. E' rimasta invece dentro, a stuzzicarmi il quarto neurone a sinistra, la sensazione che quella affermazione, secondo il mio modo di pensare, non fosse corretta.
Cercavo il modo di spiegare perchè, ma tra una cosa e l'altra, il neurone prudeva ma non trovavo il modo di esprimere il pensiero.
Nell'attività di archiviazione dei libri posseduti saltano fuori tomi interessantissimi e piccoli libri preziosi, come i Peanuts.
Ben venga l'incapacità di resistere alla tentazione di leggerli, sia pure nelle situazioni più improbabili, perchè ho trovato la strip che posto e che in 20 parole risolve e restituisce il senso del mio arrovellarsi
La differenza tra C.M.Schulz e me è quella che passa tra un genio e un noioso e si può anche contare: 20 parole (so che c'è chi apprezza questa capacità di sintesi). 
Sintetizzando ancora: Grazie per averci OBBLIGATI a leggerlo. 
Ecco, la gratuità dell'obbligo, non sempre e non tutto è necessario sia spiegato. Ci può anche essere la gratuità del dovere, la gratuità dell'esecuzione del compito assegnato, senza per forza una spiegazione e una condivisione, una trattativa. La storia, le relazioni sociali, l'autorevolezza, i diversi ruoli assegnati e meritati nelle dinamiche sociali, l'opportunità che ci sia una gerarchia motivata a priori e poi accettata (che non è dispotismo, non è obbedienza cieca) a mio avviso possono condurre a una convivenza civile più ordinata se non più armonica (ma io credo anche più armonica). Certo l'autorevolezza va meritata, la gerarchia guadagnata e sempre deve esistere la possibilità della contestazione. Forse non è esattamente lo sbrago dell'autoreferenzialità interessata, della messa in discussione di tutto (ciò che ci fa comodo discutere) senza avere gli strumenti cui assistiamo. Non è un caso che la contestazione dovrebbe costare  una fatica doppia rispetto all'obbedienza, non il contrario.

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