Sto rileggendo il discorso di J.M.Bergoglio al Parlamento Europeo. A ogni rilettura mi sembra di cogliere un aspetto nuovo e un motivo di riflessione e di approfondimento.
Questa sera mi ha colpito il paragrafo nel quale cita la “Scuola di Atene” di Raffaello.
In calce lo copio.
La sua critica alla perdita della dimensione trascendente è degna di considerazione anche per chi non ha per nulla una dimensione trascendente, proprio in forza e in considerazione del motto dell’Europa (uniti nella diversità). Certo, il crescente disinteresse delle popolazioni europee per la religione non è il realizzarsi di un disegno della “Internazionale atea” come certi potentati mediatici vorrebbero farci credere, bensì la conseguenza di atteggiamenti più indirizzati a conservare o rafforzare il potere, economico ed etico, delle gerarchie ecclesiastiche che a testimoniare la propria fede con l’esempio (in Italia, IOR e simpatie per movimenti che hanno espresso politici poi dimostratisi poco corretti).
A parte queste considerazioni, per molti uomini ricercare il senso della vita e il fine del proprio esistere al di fuori della finitezza umana è fondamento della propria esistenza. Bellissima quindi l’immagine scelta da Bergoglio dei due filosofi che indicano il cielo e la terra, racchiudendo i due limiti nei quali e con i quali confrontarsi.
Ma quanti cieli? Perché non credo che possiamo intendere che per l’Europa ormai esista un solo tipo di trascendenza. Per diversi motivi, non ultimo che ce li siamo andati a cercare con il colonialismo, l’Europa è attraversata e conformata da diverse religioni.
Il problema è quante e quali di tutte le religioni Europee hanno appreso la lezione della Scuola di Atene (e oserei dire, si sono confrontate con l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese).
Posso anche ammettere che l’Europa, nella sua maggioranza, ha un rapporto privilegiato con il Cristianesimo nelle diverse confessioni in cui si è diviso, la storia lo insegna e rende plausibile questo pensiero. Ma la storia cammina. Solo cinici mestatori politicanti e cittadini che fanno fatica per onesta e giustificata paura del cambiamento possono pensare che la Storia di fermi o possa essere fermata da incerti muri.
Quindi il confronto è con una molteplicità di trascendenti, con i quali è necessario impostare il discorso citato da Bergoglio: il contributo di tutte le religioni europee, anche sull’esempio della evoluzione del Cristianesimo, non deve costituire un pericolo per la laicità degli Stati… bensì un arricchimento.
E un arricchimento anche per le religioni, per alcune più che per altre, che nel confronto con lo stato Laico, quindi con il diritto pubblico e diritto privato, la sovranità degli organismi rappresentativi, l’uguaglianza formale e sostanziale delle persone, ne avrebbero solo da guadagnare (e ne guadagneremmo tutti)
…
Forse è meglio lasciare la parola a J.M.Bergoglio.
“Come dunque ridare speranza al futuro, così che, a partire dalle giovani generazioni, si ritrovi la fiducia per perseguire il grande ideale di un’Europa unita e in pace, creativa e intraprendente, rispettosa dei diritti e consapevole dei propri doveri?
Per rispondere a questa domanda, permettetemi di ricorrere a un’immagine. Uno dei più celebri affreschi di Raffaello che si trovano in Vaticano raffigura la cosiddetta Scuola di Atene. Al suo centro vi sono Platone e Aristotele. Il primo con il dito che punta verso l’alto, verso il mondo delle idee, potremmo dire verso il cielo; il secondo tende la mano in avanti, verso chi guarda, verso la terra, la realtà concreta. Mi pare un’immagine che ben descrive l’Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi.
Il futuro dell’Europa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile fra questi due elementi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello “spirito umanistico” che pure ama e difende. Proprio a partire dalla necessità di un’apertura al trascendente, intendo affermare la centralità della persona umana, altrimenti in balia delle mode e dei poteri del momento. In questo senso ritengo fondamentale non solo il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento. Ce lo indicano gli ideali che l’hanno formata fin dal principio, quali la pace, la sussidiarietà e la solidarietà reciproca, un umanesimo incentrato sul rispetto della dignità della persona."
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