giovedì 28 maggio 2015

Il mondo non ci appare come un oggetto di nostra responsabilità

Zygmunt Bauman Ezio Mauro: Babel

Trovo, in queste righe che trascrivo, dal libro di Bauman-Mauro, una linea rossa che si collega con il ragionamento di Harari.

"L'habitat naturale della -cultura del dare- erano la famiglia è il vicinato;l'habitat artificiale della -cultura del prendere-era invece il mondo degli affari, il cui distacco dalla famiglia all'inizio del XIX secolo segnò, secondo Max Weber, l'atto di nascita del capitalismo moderno. Ma nella prima parte saldamente moderna della storia del capitalismo moderno, quando il capitalismo viveva e prosperava grazie agli artigiani trasformatisi in produttori a servizio di un'impresa, lo stabilimento industriale, una delle innovazioni più incisive dell'era capitalistica, tendeva a essere -indipendentemente da tutto- una fabbrica di solidarietà. Il suo effetto collaterale, ma fondamentale, fu di coagulare i problemi privati in interessi condivisi.
(...)
Ma col passaggio dalla società dei produttori alla società dei consumatori, il pendolo si è spostato dall'altra parte...
(...)
Il mondo non ci appare come un oggetto di nostra responsabilità. E in effetti che razza di responsabilità sarebbe la nostra se qualunque cosa facciamo o non facciamo ha effetti così scarsi, o nessun effetto, sulle nostre prospettive di vita? Il mondo appare piuttosto come un enorme container di potenziali beni di consumo: è il saper vivere mi impone una strategia che punti ad attingere da quel container tutto quello che mi è possibile e a conferire ad esso il meno che mi sia possibile..."

Ovviamente la lettura completa del testo é molto più interessante e pregna, spero di non aver confuso il messaggio con la mia sintesi

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