giovedì 28 maggio 2015

Gli assassini di Roma possono essere definiti "assassini razzisti"?

Gli assassini di Roma possono essere definiti "assassini razzisti"?

Premessa. L'assassinio e i ferimenti di Roma sono un atto tanto efferato che, spero, gli autori e i complici dovranno essere catturati e scontare in carcere l'espiazione del loro orrendo atto avendo la possibilità, oltre che di pentirsi ogni giorno della loro vita, anche di rinascere a donne e uomini nuovi, recuperati al vivere civile, ma operando come cittadini si, ma dentro il carcere.

La triste vicenda però mi solleva un interrogativo. Chiedo venia se la prendo un po' alla larga. Una delle caratteristiche del razzismo, credo di poter dire, è quella di considerare, da parte degli uomini di una supposta razza, gli uomini di altre supposte razze come inferiori, e pensare di utilizzarli come mezzi e non considerarli come fine.
L'espressione massima della politica razzista è considerata a ragione il nazismo. Tipico del nazismo fu di considerare le "razze inferiori" come "cose" da utilizzare indifferenti alle conseguenze su di essi. Ricordo un brano, spero di non sbagliare, di Primo Levi che raccontava di come lo avesse ferito il soldato tedesco che mentre lo scortava al laboratorio, essendosi sporcato di grasso la mano su un cancello, lo avesse fatto avvicinare per pulirsela sulla sua divisa da internato, agendo con la massima indifferenza.
Ora, gli assassini di Roma, leggendo i giornali, si sono trovati davanti le persone che attraversavano, e dovendo scegliere se fermarsi e farsi prendere, con la prospettiva di una condanna  non credo elevata, o proseguire travolgendo e condannando a  gravi danni certi queste persone, hanno scelto di trattare queste come "cose", come "mezzi" da usare per il loro scopo, ritenendoli probabilmente "altri" rispetto al loro gruppo di appartenenza, e quindi sacrificabili

Molte volte ci poniamo la domanda se giungiamo con  i nostri atteggiamenti ad essere razzisti, spesso lo siamo, ma ragione e verità vogliono che si tenti di non ragionare per stereotipi, bensì di tentare di analizzare razionalmente gli accadimenti, anche superando il dolore e lo sgomento, traendo quindi conseguentemente considerazioni e giudizi non emotivi. questo è il mio tentativo di ragionamento
Rimane una ultima considerazione.
Al momento in cui scrivo due assassini sono ancora latitanti. É presumibile che cerchino aiuto nella rete parentale e amicale. Credo sia necessario che questa rete non dia protezione a questi assassini, e li consegni alle forze dell'ordine o dia indicazioni, se in loro possesso, su come catturarli. Il non farlo equivale ad instaurare un sistema mafioso, e io della mafia, come moltissimi altri cittadini, sono nemico. Proteggerli come se si approvasse di aver usato delle persone come "cose" vuol dire approvare e condividere il loro razzismo, e dei razzisti, con molti altri cittadini, sono nemico. E allora le parole stanno a zero.

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