da Laura Pennacchi: Filosofia dei beni comuni.
Continuità tra "naturale" e "morale" e concentualizzazione a priori trovano il loro fulcro nel "rispetto" che gli esseri umani reciprocamente si debbono, base soggettiva delle ragioni morali, forma di autocontrollo e disciplina che va al di là della costrizione di sanzioni e incentivi (che generano coattivamente paura di punizioni o speranza di premi), dunque espressione precipua della nostra libertà. Il rispetto, come fonte indipendente di attribuzione di autorità alle azioni e alle scelte, "è il nome della ricettività da parte nostra del puro interesse morale; è l'esperienza soggettiva dell'autonomia, e mostra la nostra capacità di ragione pratica" (Pagnini 2012).
Kant emblematizza l'importanza del rispetto oltre tutti gli altri atteggiamenti reattivi: il risentimento, l'amore, l'indignazione, il biasimo. Possiamo dire che "il razionalismo kantiano si sposa con una teoria delle capacità di tipo aristotelico in quanto le emozioni sono considerate come strutturalmente e costituitivamente legate alla ragion pratica; agendo e deliberando si osserva la legge morale, e insieme si mostra una sensibilità marcata da quell'emozione condivisa che è il rispetto.
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